Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Il 5 marzo scorso è stata emessa la sentenza d’appello sui fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto a fine luglio 2001, durante la contestazione del G8 di Genova.
Bolzaneto, insieme alla Diaz e all’omicidio di Carlo Giuliani, è diventato uno dei simboli della violenza poliziesca e della sospensione dello stato di diritto che aveva caratterizzato Genova nei giorni 20 e 21 luglio 2001.
La sentenza della Corte d’Appello di Genova è sicuramente una notizia in parte positiva, perché riforma la sentenza di primo grado, che aveva assolto la maggior parte degli imputati, pur riconoscendo che nella caserma erano avvenuti degli abusi e delle violenze. Infatti, la sentenza d’appello ha accolto la tesi accusatoria e dichiarato “responsabili” tutti i 44 agenti e funzionari imputati (il 45esimo era nel frattempo deceduto), compreso, per prima volta, un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri.
È stato quindi finalmente riconosciuto in un’aula di tribunale quanto denunciato sin dal primissimo minuto dal movimento. Cioè, a Bolzaneto la democrazia era stata sospesa ed è stata praticata la violenza e la tortura contro i fermati.
Tuttavia, in galera non ci andrà praticamente nessuno, anche se dovranno risarcire le parti civili, perché la maggior parte di quelli ritenuti “responsabili” –cioè, colpevoli- si è vista prosciogliere per avvenuta prescrizione.
Insomma, sono colpevoli, le denunce dei manifestanti fermati e del movimento erano fondate e veritiere, mentre le parole dei Ministri degli Interni erano false. Chissà se la certezza dell’avvenuta prescrizione ha contribuito a che i giudici potessero giudicare con maggiore autonomia...?
Insomma, tutti colpevoli e tutti liberi. E, soprattutto, stiamo ancora aspettando che qualche giudice trovi il coraggio di far rispondere i veri responsabili delle violenze di Genova, cioè i mandanti, che allora occupano poltrone di Ministri e facevano i capi della Polizia di Stato.
Comunque sia, se volete approfondire ulteriormente la vicenda processuale di Bolzaneto e tutti i processi legati al G8 del 2001 andate su www.processig8.org. Su quel sito potete scaricare anche il dispositivo della sentenza.
 
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L’hanno fatto! Il Consiglio dei Ministri si è riunito alle ore 21.00 di venerdì 5 marzo e dopo mezz’ora ha varato un decreto-legge che cambia le carte in tavola, con una “interpretazione” ad hoc della normativa in materia elettorale, che sana retroattivamente la situazione delle liste irregolari della destra. Cioè, riammette per decreto la lista provinciale del Pdl a Roma e quella presidenziale di Formigoni in Lombardia, nonostante fossero state presentate in palese violazione della legge elettorale.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il garante della legalità costituzionale (…), poco prima di mezzanotte, ha dato il via libera al decreto salva-liste, firmando il decreto-legge di Berlusconi.
Non ci sono parole per descrivere quello che sta accadendo. Stanno trascinando il paese verso una situazione da Repubblica di Weimar, con una crescente delegittimazione delle istituzioni democratiche, che apre la strada ad avventure di ogni tipo.
Non basta più la dilagante questione morale, ma ora fanno a pezzi persino le regole che governano le elezioni. Loro possono fare di tutto, anche fregarsene della legge elettorale, che al massimo vale per gli altri, ma non per loro.
Formigoni e Comunione e Liberazione governano la Lombardia da 15 anni e ora il “Celeste” si ripresenta tranquillamente per il quarto mandato consecutivo, anche se la legge italiana dice che più di due mandati non si possono fare. Peraltro, anche la più sfigata delle repubbliche presidenziali pone il limite dei due mandati. Ci sarà una ragione, o no? Ma qui nel Belpaese, chi se ne frega, tanto non succede nulla, aggiustiamo la legge, la “interpretiamo” a nostro piacimento, azzeriamo il contatore ecc. ecc.
E se poi, dopo quindici anni di ininterrotto governo della regione, non si ha nemmeno la decenza di presentare le firme debitamente autenticate, come dice la legge e come devono fare tutti gli altri, allora, ancora una volta, chi se ne frega. Che problema c’è? Faccio un decreto-legge, riscrivo retroattivamente le regole e voilà: la magia è fatta!
Ma forse non dobbiamo prendercela troppo con loro. In fondo, loro possono fare quello che vogliono perché noi li lasciamo fare, perché ci siamo seduti, perché ci siamo arresi. “Ed essi confidano nella nostra disperazione”, scriveva anni fa Heriberto Montano, un poeta salvadoregno. Appunto.
E allora muoviamoci, prima che sia troppo tardi.
Un primo appuntamento c’è da subito a Milano. Sabato 6 marzo, ore 12.00, davanti alla Prefettura di Milano, in corso Monforte 31.
E dopo, alle 14.00, davanti alla stazione Centrale, appuntamento per il No Razzismo Day.
Partecipate. E soprattutto reagite!
 
P.S. scritto di getto, a caldo, come si suole dire, cioè com’è venuto, a tarda ora, con tanta rabbia, ma anche con tanto cuore
 
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La Lega ha un concetto molto particolare della democrazia e della legalità. Anzi, ne ha un’idea eversiva dell’ordinamento democratico.
E così, quando un cittadino normale vuole partecipare a un concorso pubblico e viene escluso perché si è dimenticato, ad esempio, un certificato o una data, allora gli si dà del pirla e che si attacchi al tram. E più o meno la stessa cosa gli accade quando sbaglia qualche dettaglio nelle pratiche per l'indennità di disoccupazione.
Quando invece Formigoni si presenta con centinaia di firme non debitamente autenticate, allora le regole diventano all’improvviso “inutili questioni formali”, come dice Igor Iezzi, segretario provinciale della Lega di Milano, e si comincia addirittura ad inneggiare al mitra contro i giudici, come fa la Lega su facebook.
Sarebbe un bene che qualcuno intervenisse al più presto e soprattutto che ci fosse una svegliata dal basso, perché questa pretesa che la legge e le regole valgano soltanto per gli altri sta diventando francamente nauseante e pericolosa.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Stamattina hanno manifestato davanti al Pirellone i lavoratori di tutte le aziende del settore delle telecomunicazioni (Italtel, Nokia Siemens Network, Alcatel, ecc.), presenti sul territorio milanese. È la prima volta che questo accade e ciò è forse il segno più tangibile della gravità della crisi, che in Lombardia rischia di spazzare via un intero settore, peraltro tecnologicamente maturo e strategicamente importante.
Eppure, nemmeno questa volta il presidente e gli assessori si sono degnati di incontrare i lavoratori e i sindacati. Anzi, la richiesta di incontro, inviata il 2 marzo scorso da Fiom, Fim e Uilm e indirizzata a Formigoni e al sedicente “Assessore all’Industria, Piccola e Media Impresa”, Romano La Russa, non ha nemmeno ottenuto una risposta formale.
E così, stamattina gli oltre mille lavoratori, i sindacalisti e i molti sindaci presenti al corteo, si sono trovati davanti un Pirellone blindato e silente. Alla fine un incontro è stato improvvisato, con il solito dottor Matone, direttore dell’Agenzia regionale per il Lavoro, che ormai è costretto a coprire con una certa regolarità l’assenteismo della giunta, ma che non può fare altro che ascoltare, visto che di mestiere fa il tecnico e non il politico.
Insomma, Formigoni e La Russa hanno snobbato i lavoratori e, evidentemente, se ne strafregano della crisi di un intero settore economico.
Questo comportamento è inqualificabile in sé, ma è ancora più grave alla luce del fatto che la crisi del settore potrebbe essere contrastata, se soltanto ci fosse uno straccio di politica industriale. Cioè, se si iniziasse almeno ad intervenire contro le delocalizzazioni e per sbloccare i fondi per la banda larga. Ma tutto ciò non sembra interessare minimamente Formigoni e i suoi assessori.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Respinto il ricorso di Formigoni. La Corte d'appello di Milano ha confermato la non ammissione della lista “Per la Lombardia”, guidata da Roberto Formigoni. Conseguenza della decisione della Corte, contro cui il centrodestra ha già annunciato di volersi appellare al Tar, è che non si potranno presentare alle elezioni nemmeno le liste che lo sostengono, cioè quelle di Pdl e Lega Nord.
Nel frattempo, a Roma è stata confermata un’altra esclusione, cioè quella della lista di Roma del Pdl, presentata in ritardo sul tempi previsti dalla legge.
 
Qui di seguito la nostra dichiarazione a caldo dopo la notizia del rigetto del ricorso:
 
“Da parte nostra, auspichiamo vivamente che il centrodestra ora non perda la testa e che riesca a  mettere un freno ai suoi Ministri più nervosi, come quello alla Difesa, La Russa, che incurante del delicato ruolo che ricopre si era già in precedenza abbandonato a dichiarazioni inaccettabili.
Il rigetto del ricorso di Formigoni e la conseguente conferma dell’esclusione dalle regionali lombarde del candidato Presidente e di tutta la coalizione di centrodestra, salvo future decisioni diverse da parte della magistratura amministrativa, apre sicuramente uno scenario estremamente complesso, che richiederà la massima sensibilità democratica da parte di tutti.
Ma soprattutto richiede sensibilità democratica e rispetto delle regole da parte di chi ha combinato tutto questo pasticcio. Cioè, lo stesso centrodestra. Perché non c’è alternativa al rispetto delle regole democratiche, soprattutto a quelle che governano i processi elettorali.”
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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di lucmu (del 03/03/2010, in Politica, linkato 1032 volte)
Comunque vada a finire la vicenda dei ricorsi, appare evidente che dietro la corazza dello strapotere di Berlusconi si sono aperte delle crepe molto profonde, che testimoniano che iniziata la fase senile del berlusconismo.
Proprio per questo è ancora più importante che i massimi dirigenti del Pdl e della Lega mantengano in questo frangente la calma e non ripropongano messaggi come quelli lanciati dalla pagine dei giornali da Ignazio La Russa. Insomma, è perlomeno inopportuno, se non preoccupante, che in un momento delicato come questo il Ministro della Difesa esclami “siamo pronti a tutto”.
L’unico responsabile dell’attuale situazione è il centrodestra stesso. Quindi, chi è causa del suo mal pianga se stesso.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Stamattina ho fatto un sopralluogo nelle case popolari del Comune in via Feltrinelli 16, a Milano Rogoredo, conosciute anche come “le white” dagli abitanti e come “case di amianto” dalla stampa. Ecco quanto ho dichiarato alla stampa alla fine (e penso di essere stato diplomatico):
La situazione nelle case di via Feltrinelli 16 è semplicemente allucinante. Non solo l’Asl di Milano aveva segnalato già anni fa al Comune la necessità di un intervento immediato rispetto a tutti i manufatti con presenza di amianto, ma lo stato di pericolosità nelle case di via Feltrinelli, di proprietà comunale, è visibile ad occhio nudo: lo stabile è rivestito interamente con materiali contenenti amianto e il processo di sgretolamento è in fase avanzata in diversi punti.
Eppure, ancora stamattina ho potuto vedere con i miei occhi che incredibilmente un gruppo di operai, impegnanti in un trasloco, ha lavorato a contatto diretto con le parti in amianto senza alcuna protezione. Insomma, qualcuno li aveva avvisati dello stato in cui si trova lo stabile dove andavano a lavorare? Chi ha chiamato quella o quelle ditte?
Chiediamo quindi al Comune di Milano e all’Aler, che ora gestisce le case popolari comunali, un immediato chiarimento. E, soprattutto, gli chiediamo di garantire una corretta informazione preventiva a chiunque debba svolgere attività lavorative all’interno dello stabile e il rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza.
Con l’amianto non si scherza! Proprio poche settimane fa, il rapporto biennale del Registro nazionale dei mesoteliomi (Renam) ha sottolineato che sono in aumento i casi di persone colpite da malattie asbesto-correlate di cui non è possibile individuare quando e dove siano stati esposti all’amianto. Siamo ormai al 19,5% del totale, tanto per capirci.
Cioè, si tratta di casi che non sono riconducibili ad esposizione sul luogo di lavoro o ambientale, nelle vicinanze di stabilimenti che lavoravano l’amianto. In altre parole, tra le cause probabili si trovano anche le abitazioni con parti in amianto.
In secondo luogo, chiediamo al Comune che il processo di ricollocazione dei nuclei familiari ancora presenti in via Feltrinelli venga gestito e governato nel rispetto delle regole e del buon senso, nonché in maniera concordata con i sindacati inquilini Unione Inquilini e Sicet.
Infatti, allucinante non è soltanto lo stato palese di pericolosità dal punto di vista dell’esposizione dell’amianto, ma anche molti aspetti del piano di ricollocazione abitativa, che il Comune ha presentato dopo tanti anni di incuranza.
A questo proposito, potremmo parlare della localizzazione delle nuove abitazioni, per lo più in zone lontanissime da Rogoredo, oppure del loro precario stato di manutenzione, per usare un eufemismo. Ma forse basta ricordare che a un signore costretto alla sedia a rotelle è stata proposta un’abitazione che non solo si trova al primo piano senza ascensore, ma che dispone di un bagno non accessibile con la carrozzina.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare le foto scattate stamattina con il cellulare
 

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Lunedì 1° marzo sarà una giornata particolare, che probabilmente verrà ricordata come una “prima volta”. Infatti, dalle nostre parti non era ancora accaduto che si lanciasse l’idea di uno sciopero degli stranieri, una “24h senza di noi”.
Ma è quello che ci volevo e che richiedeva la situazione: un piccolo antidoto contro l’idiozia razzista che sta devastando la coscienza civile nel nostro paese. E una ribellione morale contro i professionisti della paura e dell’odio che abbiamo visto all’opera anche in seguito ai fatti di Rosarno e di via Padova.
Lo sciopero civile e le mobilitazioni del 1° marzo sono una straordinaria occasione per rimettere i piedi per terra, vedendo nell’immigrazione gli uomini e le donne, i lavoratori e le lavoratrici e non, come vorrebbero i De Corato e i Salvini, il nemico da abbattere e il capro espiatorio universale da indicare.
Noi sosteniamo quella giornata, perché ne condividiamo lo spirito e l’intento e perché ci indica la possibile strada da percorrere: quella che dice che il futuro si costruisce insieme, bianchi e neri, vecchi e nuovi cittadini, oppure il futuro sarà buio per tutti.
E un ringraziamento a quel gruppo di donne che ha avuto l’idea e il coraggio di lanciare lo sciopero degli stranieri.
 
Ecco le iniziative principali che si terranno a Milano, organizzate dal Comitato Primo Marzo 2010 di Milano:
- ore 9.30: appuntamento davanti a Palazzo Marino per un presidio/corteo
- ore 17.30: piazza Duomo, dove si terranno iniziative varie, tra cui il lancio dei palloncini gialli alle 18.30 (contestualmente a tutte le altre città italiane), e verso le 19.00 ci sarà un corteo in direzione piazza Castello, dove finiremo con parole e musica.
 
Oltre a queste iniziative centrali, organizzate dal Comitato unitario e dalle realtà che vi partecipano, si svolgeranno anche altre iniziative autonome (assemblee, presidi, musica ecc.) in giro per la città.
 
Comunque sia, partecipate e fate partecipare!
 
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L’ultima trovata pubblicitaria del duo Moratti-De Corato, quella di trasformare in sceriffi gli amministratori di stabile mediante ordinanza comunale, non solo è repellente, ma è anche un imbroglio.
È repellente imporre agli amministratori di stabili e ai portieri di fare la spia nel condominio, pena una multa da 500 euro da parte della polizia locale per “omessa vigilanza”.
Ed è da bugiardi patentati propagandare l’imbroglio di ordinanze comunali che ricalcano, peraltro in modo poco legittimo, delle norme di legge già esistenti, come nel caso del registro dei contratti d’affitto.
Infatti, la legge n. 191 del lontano 1978 prevede quanto segue: “Chiunque cede la proprietà o il godimento o a qualunque altro titolo consente, per un tempo superiore a un mese, l'uso esclusivo di un fabbricato o di parte di esso ha l'obbligo di comunicare all'autorità locale di pubblica sicurezza, entro quarantotto ore dalla consegna dell'immobile, la sua esatta ubicazione, nonché le generalità dell'acquirente, del conduttore o della persona che assume la disponibilità del bene e gli estremi del documento di identità o di riconoscimento, che deve essere richiesto all'interessato (…). Nel caso di violazione delle disposizioni indicate nei commi precedenti si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire 200 mila a lire tre milioni.”
Moratti e De Corato, peraltro, sono pure recidivi da questo punto di vista. Vi ricordate l’ordinanza comunale del luglio scorso, che vietò la vendita di bevande alcoliche a minori di 16 anni? Ebbene, era un imbroglio anche quello. Tutto ciò era già scritto da tempo immemorabile nell’articolo 689 del codice penale.
Ma cosa non si fa per farsi campagna elettorale e, soprattutto, per cercare di far parlare d’altro. Insomma, trattiamo via Padova come una zona di guerra e indichiamo nell’immigrato il pericolo pubblico numero uno, così magari nessuno si ricorda del menefreghismo dei governanti rispetto alla crisi o alla questione morale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Stamattina davanti al Pirellone c’è voluto un blocco stradale e qualche momento di tensione perché i lavoratori della Maflow di Trezzano e della Novaceta di Magenta ottenessero finalmente un appuntamento con il governo regionale.
Eppure, già due giorni fa, era stata inviata una formale richiesta d’incontro al Presidente Formigoni e al suo vice, nonché Assessore al Lavoro, Gianni Rossoni. Ma nessuna risposta è mai arrivata e questa mattina i lavoratori delle due aziende in presidio davanti al Pirellone, in via Fabio Filzi, hanno trovato, come unico segno di interesse tangibile, l’ingresso del Palazzo della Regione blindato dalle transenne.
Un atteggiamento incomprensibile, poi parzialmente superato, anche per la giusta testardaggine degli operai, grazie a un incontro dentro il Pirellone con il dott. Matone, direttore generale dell’Agenzia regionale per il Lavoro (Arifl), il braccio operativo dell’assessorato regionale al Lavoro.
All’incontro hanno partecipato i delegati sindacali delle due aziende, due dirigenti sindacali - Walter Montagnoli della Cub e Marcello Scipioni della Fiom - e il sottoscritto. Il confronto, date le premesse, non poteva che avere carattere interlocutorio, ma alla fine è arrivato il formale impegno che l’Assessore Rossoni riceverà i rappresentanti sindacali sia della Maflow, sia della Novaceta. Le date degli incontri verranno comunicate entro lunedì prossimo.
Siamo ovviamente soddisfatti di queste convocazioni, sebbene i lavoratori abbiano dovuto “conquistarle” sul campoe siano in grave ritardo rispetto non solo all’evolversi della situazione, ma anche agli impegni delle altre istituzioni, come Prefettura ed enti locali. Proprio per questo chiediamo al governo regionale di non perdersi in chiacchiere, ma di utilizzare gli incontri con le parti sindacali per mettere in campo immediatamente degli impegni concreti.
Va infatti ricordato che ambedue le aziende sono presidiate dai lavoratori da ormai molto tempo, che i posti di lavoro a rischio sono complessivamente 500 e, soprattutto, che non si tratta di aziende decotte, bensì competitive, trascinate nell’attuale situazione da ragioni estranee a quelle di mercato.
In altre parole, quelle aziende possono vivere, a patto che tutte le istituzioni si schierino attivamente per raggiungere la soluzione. Fino ad oggi la Regione è mancata all’appello. Auspichiamo che da domani si cambi registro.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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