Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Ieri sera in Consiglio regionale l’Assessore Cattaneo e il Pdl hanno impedito l’approvazione della mozione che chiede di ridurre il costo, attualmente troppo alto, del biglietto ferroviario sulla tratta Rho-Milano.
La vicenda ha del grottesco, ma soprattutto è indecoroso che i giochini politici all’interno del Pdl e di Comunione e Liberazione debbano ricadere sulle spalle dei pendolari rhodensi, già abbastanza bistrattati dall’insensato taglio della fermata di Rho Centro, ora parzialmente ripristinata.
Ma vediamo quello che è successo ieri sera in Consiglio dopo le ore 19.00, quando l’ordine del giorno prevedeva la discussione della mozione urgente.
Sul punto non si prevedevano problemi e il voto favorevole dell’Aula sembrava scontato, visto che agli originari firmatari della mozione - Muhlbauer (Prc), Prina e Mirabelli (Pd), Monguzzi e Saponaro (Verdi), Agostinelli e Squassina O. (S.Ual), Storti (C.I.), Squassina A. (Sd), Cé (Misto) - si era aggiunto in corso d’opera anche Cecchetti (Lega) e che la mozione ricalcava quella approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Rho, il 29 settembre scorso.
Ma poi ha preso la parola l’Assessore alla Mobilità, Cattaneo (Pdl, area Cl), dicendosi contrario alla mozione, perché riconoscere la riduzione ai pendolari di Rho avrebbe potuto stimolare altre richieste simili, e chiarendo che non gliene fregava niente se la richiesta era condivisa anche dal Sindaco di Rho (Pdl, area Cl). Di conseguenza, dato che in Aula c’era comunque un’ampia maggioranza favorevole alla mozione, il capogruppo del Pdl, Valentini (di area Cl pure lui), ha chiesto il voto segreto, che comporta la verifica automatica del numero legale. Risultato: 22 a favore, 7 contrari, ma mancanza del numero legale e dunque Consiglio chiuso.
Insomma, un indecoroso teatrino recitato interamente in casa Pdl-Cl, dove Cattaneo affonda Zucchetti, ma il prezzo dovrebbero pagarlo i pendolari di Rho.
Tuttavia, ora in casa Pdl nessuno pensi che la vicenda sia chiusa. Infatti, come stabilisce il regolamento, il prossimo Consiglio, convocato per il 20 ottobre, riproporrà la stessa mozione all’ordine del giorno. E questa volta ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità, senza nascondersi dietro il numero legale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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L’atteggiamento da notaio della crisi mostrato oggi dal vicepresidente della Regione Rossoni, in occasione del question time in Consiglio regionale sul caso degli esuberi della TenarisDalmine, è miope e sconcertante. E altrettanto sconcertante è la conclusione dell’audizione di fronte alle Commissioni consiliari IV e VII con azienda, Confindustria e sindacati.
Né il Vicepresidente della Regione, né i Presidenti delle Commissioni hanno speso una parola per dire formalmente che il piano industriale della TenarisDalmine non va bene. No, si è parlato soltanto di auspici e di ammortizzatori.
Regione Lombardia non può semplicemente prendere atto della crisi e più tardi magari distribuire un po’ di ammortizzatori, buoni e voucher. Deve intervenire prima che si produca il danno, se necessario anche a gamba tesa, per evitare la perdita di attività produttive e di posti di lavoro.
TenarisDalmine ha presentato un piano industriale che prevede 1.024 esuberi, di cui ben 900 in Lombardia: 717 a Dalmine, 119 a Costa Volpino, 64 ad Arcore. E ha ribadito anche oggi, in audizione davanti alle Commissioni IV e VII, di non volerla modificare.
Quel piano è inaccettabile per il disastroso impatto occupazionale, diretto e indiretto, che provocherebbe. Va quindi ridiscusso con i rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni. Per questo è terribilmente importante che le istituzioni ne facciano ferma e immediata richiesta, mobilitando il proprio peso politico e istituzionale, invece di scegliere l’immobilismo comeè stato incredibilmente fatto oggi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Si sgomberano le persone per bene, mentre le varie signore Gabetti continuano a rimanere al loro posto. Ecco la morale di quanto avvenuto oggi in via Aretusa 1, a Milano, esattamente ciò che il vicesindaco De Corato cerca di mascherare con il suo ennesimo proclama delirante.
Stamattina un ingente schieramento di polizia in assetto antisommossa ha proceduto allo sgombero coatto di un occupante irregolare di 39 anni, talmente pericoloso che ha spontaneamente aperto la porta quando gli ispettori dell’Aler hanno bussato. Un intervento così esagerato da suscitare la protesta dei vicini, tutti piuttosto allibiti di fronte a tanta esibizione di forza contro una singola persona, conosciuta tra l’altro per la sua disponibilità verso gli altri. Un obiettivo facile, insomma, un uomo che non si è sognato nemmeno di opporre resistenza, ma che può essere facilmente esibito come prova dell’impegno contro l’illegalità.
Andare a sgomberare i delinquenti veri, invece, richiede ben altra energia e coraggio. Tant’è vero che non solo la “signora Gabetti” è ancora al suo posto, ma che il governo cittadino, di cui De Corato fa parte da tempo immemorabile, non riesce ancora a spiegare la sua inerzia di fronte alle segnalazioni circostanziate di tanti anni fa a proposito di alcune situazioni criminose.
Così come è molto più comodo sostenere che l’odierno sgombero è stato fatto per dare la casa a chi sta in graduatoria, piuttosto che spiegare alla cittadinanza i motivi per cui a San Siro, come in altri quartieri, centinaio di appartamenti vengono tenuti vuoti anche per anni, in aperto spregio alla legge che impone di assegnarli immediatamente a chi ne ha diritto.
Tra due giorni si terrà l’incontro tra le organizzazioni sindacali e l’Aler, che tenterà di individuare una soluzione per la “questione abusivi”. Invitiamo pertanto l’Aler e tutte le istituzioni ad utilizzare positivamente la vigilia, sospendendo gli sgomberi, e a non gettare inutilmente benzina sul fuoco.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Durante la question time, prevista nella mattinata della seduta del Consiglio regionale di martedì 6 ottobre, la Giunta regionale risponderà alla nostra interrogazione urgente sulla vicenda della TenarisDalmine, la cui proprietà ha esplicitato la volontà di licenziare oltre 1.000 lavoratori, di cui ben 900 in Lombardia.
L’interrogazione urgente – a firma dei consiglieri Muhlbauer (Prc), Saponaro (Verdi), Squassina O. (S.Ual), Benigni (Pd) e Storti (C.I.) - chiede al governo regionale di esplicitare quali “azioni intende intraprendere affinché il piano industriale presentato da TenarisDalmine venga modificato, al fine di garantire la salvaguardia dell’attività produttiva e dei livelli occupazionali”.
Durante la pausa dei lavori del Consiglio, inoltre, le Commissioni IV (Attività Produttive) e VII (Lavoro) riceveranno in audizione le rappresentanze sindacali, la proprietà della Tenaris e la Confindustria di Bergamo.
Il vero e proprio licenziamento di massa voluto dalla TenarisDalmine è inaccettabile e avrebbe ricadute occupazionali dirette ed indirette insopportabili, in particolare nella provincia di Bergamo.
Riteniamo pertanto indispensabile che Regione Lombardia non si limiti a prendere atto della situazione e ad esprimere la doverosa solidarietà con le maestranze, ma che intervenga, di concerto con gli altri attori istituzionali e con tutti gli strumenti a disposizione, perché quel piano industriale venga ritirato e ridiscusso da capo.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interrogazione a risposta immediata
 

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Abbiamo presentato in Consiglio regionale una mozione urgente che chiede all’Assessore alla Mobilità di intervenire su Trenitalia affinché vengano ridotte le anomale tariffe ferroviarie dei pendolari che si muovono sulla tratta Rho-Milano.
Poiché la mozione è stata sottoscritta complessivamente da 10 consiglieri regionali – Muhlbauer (Prc), Prina e Mirabelli (Pd), Monguzzi e Saponaro (Verdi), Agostinelli e Squassina O. (S.Ual), Storti (C.I.), Squassina A. (Sd), Cé (Misto) - scatta la procedura d’urgenza prevista dal Regolamento del Consiglio. In altre parole, il Consiglio regionale ne discuterà nella sua prossima seduta di martedì 6 ottobre.
Sulla vicenda del biglietto troppo caro pagato dai pendolari di Rho, il 25 settembre il gruppo di Rifondazione aveva già presentato un’interpellanza – ancora senza risposta - all’assessore competente, mentre il Consiglio comunale di Rho, martedì scorso, ha approvato all’unanimità una mozione che dà mandato al Sindaco di intervenire per abbassare le tariffe.
Auspichiamo che la nostra mozione possa trovare nell’assemblea legislativa lombarda un consenso unanime e, soprattutto, che l’Assessore Cattaneo intervenga in tempi stretti su Trenitalia per eliminare questa ulteriore beffa cascata in testa ai pendolari rhodensi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo originale della mozione
 

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di lucmu (del 01/10/2009, in Lavoro, linkato 891 volte)
Con l’accordo sull’area, siglato questa notte in Prefettura tra Aedes, gruppo Camozzi e Comune di Milano, si chiude la serie di accordi attuativi dell’intesa dell’11 agosto e l’Innse può dunque ritornare alla vita a partire dal 12 ottobre. Conseguenza tangibile è che già oggi il gruppo Camozzi ha assunto il primo dei 49 operai.
Una vittoria splendida e straordinaria degli operai, che non solo hanno resistito, lottato e sperato per sedici lunghi mesi, ma che sono riusciti a vincere, nonostante non disponessero di amici potenti, usando le semplici armi della propria determinazione, intelligenza e dignità contro speculatori, palazzinari, menefreghismo, rassegnazione e immobilismo istituzionale.
Hanno vinto gli operai e con loro l’interesse pubblico, perché in 49 sono riusciti a farsi “classe generale”, impedendo lo smantellamento di un’attività produttiva sana da parte di uno speculatore protetto dall’impunità. In altre parole, gli operai dell’Innse consegnano oggi una lectio magistralis alla politica e alla società, perché sono riusciti a fare quello che avrebbero dovuto fare le istituzioni.
Tra queste ultime, soltanto il Prefetto di Milano può oggi legittimamente rivendicare un ruolo positivo, per quello che ha fatto negli ultimi due mesi. Per il resto, le istituzioni hanno brillato per immobilismo. Infatti, nei lunghi mesi di presidio da parte degli operai nessuno si è mosso seriamente per trovare delle soluzioni imprenditoriali per l’Innse. Anzi, vi è stato un continuo trincerarsi dietro le ristrette sfere di competenza con il ritornello del “vorrei ma non posso”. Il governo regionale è andato avanti così per sei mesi, per poi abbandonare, alla fine di luglio, i lavoratori al loro destino.
La lezione dell’Innse andrebbe ascoltata, perché è paradigmatica. Ci dice che di fronte alla crisi non bisogna intervenire soltanto a danno consumato con gli ammortizzatori sociali, peraltro oggi insufficienti, ma che occorre muoversi prima, salvaguardando le attività produttive e i posti di lavoro. Anche nel caso dell’Innse – come in molte altre situazioni di crisi tuttora aperte - quasi tutti dicevano che ciò non era possibile, ma poi gli operai hanno dimostrato il contrario.
Ecco perché auspichiamo che adesso ci venga risparmiato il solito giochetto del “sediamoci tutti sul carro del vincitore” e si apra invece una seria riflessione politica su come dotarsi urgentemente degli strumenti istituzionali per fermare la moria di aziende e posti di lavoro.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Poco dopo mezzanotte è stato firmato in Prefettura l’accordo sull’area tra Aedes, gruppo Camozzi, Comune di Milano e Prefetto. Una trattativa complessa, visti gli interessi immobiliari in gioco, che si è protratta per lunghe ore e che sicuramente non pone fine a tutti i problemi (ne vedremo ancora delle belle), ma che alla fine ha comunque prodotto l’accordo che dà il via libera alla ripresa dell’attività produttiva in via Rubattino.
Rispetto alla tabella di marcia indicata dall’intesa dell’11 agosto scorso e dal successivo accordo sindacale del 15 settembre c’è un’unica differenza, cioè l’assunzione degli operai da parte del gruppo Camozzi non decorre dal 1° ottobre, bensì dal 12 ottobre (salvo per un singolo operaio che viene assunto a partire da oggi, visto che la sua mobilità scade). Su questo punto era stato chiesto l’esplicito consenso agli operai, considerato anche che si trattava di un posticipo degli effetti giuridici dell’accordo sindacale del 15 settembre, e un sindacalista della Fiom e la Rsu dell’Innse, presenti con gli altri operai davanti alla Prefettura sin dalle ore 20.00, hanno raggiunto il tavolo di trattativa, dando infine il loro assenso.
Con la firma di stanotte si realizza dunque il terzo e ultimo degli accordi necessari per dare esecuzione all’intesa dell’11 agosto scorso e pertanto non dovrebbero più esserci ostacoli alla ripresa dell’attività e del lavoro. I problemi non mancheranno, certo, lo sappiamo bene, ma la vittoria degli operai sta finalmente diventando realtà concreta.
 
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Stamattina un gruppo di operai dell’Innse ha occupato gli uffici dell’Aedes (proprietaria dell’area dove sorge la fabbrica), in seguito alle voci e alle dichiarazioni che mettevano in discussione la chiusura positiva della trattativa tra Aedes e gruppo Camozzi entro le ore 24.00 di oggi, così come stabilito dall’intesa del 11 agosto scorso.
Gli operai sono usciti dalla sede dell’Aedes verso le 13.20, in seguito alle assicurazioni della proprietà di non voler ostacolare la chiusura di un accordo. La trattativa riprenderà in Prefettura nel tardo pomeriggio.
 
Qui di seguito il testo del nostro comunicato stampa delle ore 12.30:
 
INNSE: NON C’È ALTERNATIVA ALLA FIRMA DELL’ACCORDO ENTRO OGGI.
IL PREFETTO LO DEVE FAR CAPIRE A TUTTI
 
dichiarazione di Luciano Muhlbauer, Capogruppo regionale Prc-Se
 
Non c’è alternativa alla firma entro oggi dell’accordo sull’area tra Aedes e gruppo Camozzi e, dunque, alla ripresa della produzione e del lavoro all’Innse a partire da domani 1° ottobre. Questo messaggio deve arrivare chiaro e tondo a tutti i soggetti interessati e riteniamo che farlo pervenire sia responsabilità del Prefetto, nella sua qualità di rappresentante del Governo.
Il 15 settembre scorso era stato raggiunto l’accordo sui macchinari, estromettendo finalmente lo speculatore Genta e una settimana fa è stato concluso l’accordo sindacale tra le rappresentanze degli operai e il gruppo Camozzi. Ora manca soltanto l’ultimo tassello, cioè l’accordo sull’area, per far ripartire la produzione.
Da parte nostra esprimiamo totale solidarietà agli operai dell’Innse, che da stamattina occupano gli uffici dell’Aedes di Milano, e siamo pronti a sostenerli in ogni loro scelta per arrivare all’unica conclusione possibile ed immaginabile, cioè la chiusura di un accordo entro oggi e la ripresa del lavoro all’Innse.
 
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Quella dei concorsi pubblici è una materia intricata. In teoria tutto è semplice, visto che si tratta soltanto di applicare quelle norme di legge e contrattuali che stabiliscono le regole del gioco, a garanzia della trasparenza e dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge (e alla possibilità di accedere ai posti messi a concorso). Ma nella realtà le cose sono un po’ più complicate, poiché si trova sempre qualche furbo interessato più ad aggirare le regole del gioco, piuttosto che ad applicarle.
Non sappiamo se questo è anche il caso del concorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, oggetto dell’interpellanza all’Assessore regionale alla Santità, Bresciani, che abbiamo depositato oggi. Tuttavia, gli indizi per sospettarlo fortemente ci sono tutti e quindi abbiamo chiesto formalmente alla Regione di intervenire, chiarendo la situazione e prendendo gli eventuali provvedimenti del caso.
Per i particolari rinviamo alla lettura dell’interpellanza, che puoi scaricare in fondo a questo post. Qui basti dire che siamo di fronte a una selezione interna, finalizzata a promuovere 7 funzionari dalla categoria C alla D, cioè a quella superiore. Ebbene, la cosa curiosa, per usare un eufemismo, è che la direzione dell’ospedale ha inserito nel bando di concorso delle regole del gioco difformi da quelle previste dalla legge e dal contratto nazionale, modificando in particolare i requisiti di accesso per quella figura professionale.
Chissà perché l’ha fatto e su quale base giuridica poi…? C’è chi mormora che si trattava di garantire qualche clientela politica. Comunque sia, è assolutamente necessario ed urgente fare chiarezza, sia sul caso specifico, che per sapere se ce ne sono altri simili.
 
qui sotto puoi scaricare il testo integrale dell’interpellanza
 

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Finché la questione delle occupazioni abusive nelle case popolari milanesi sarà ostaggio della propaganda politica, non solo il problema non verrà risolto, ma la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Infatti, come ha dimostrato l’esperienza di questi anni, l’aumento del numero di appartamenti occupati irregolarmente è andato di pari passo con l’affermazione della cosiddetta “linea dura” contro gli abusivi.
Fare di tutta l’erba un fascio, mettere tutti sullo stesso piano, il figlio dell’assegnatario rimasto nella casa in cui era nato e il delinquente che ruba la casa all’anziana signora mentre è in ospedale, non è soltanto immorale, ma favorisce l’attuale stato di cose, per cui si sgomberano i deboli e gli “sfigati” per farsi belli in vista della prossima campagna elettorale, mentre i mafiosetti e gli intrallazzati rimangono indisturbati, magari anche per lunghi anni. “Signora Gabetti” docet.
Occorre rompere l’insopportabile equazione “abusivo uguale delinquente” e fare una scelta lungimirante. Cioè, distinguere tra chi può essere oggetto di sanatoria e chi se ne deve andare. Se ne deve andare chi svolge attività criminose negli alloggi, anche se occupante regolare, o chi non ha nemmeno lontanamente i requisiti per poter accedere a una casa popolare. Ma può e deve essere sanata la situazione di chi sta nei requisiti, chi è diventato “abusivo” in seguito a qualche sciocchezza amministrativa o chi si trova in stato di necessità.
Tutto ciò è possibile, persino nel quadro delle attuali norme di legge regionali, a patto che ci sia la volontà politica. E questo significa sospendere immediatamente gli sgomberi ed istituire, con la partecipazione dei sindacati inquilini e dei soggetti che si riterranno necessari, una commissione presso l’Aler di Milano che valuti le situazioni concrete e indichi le opportune soluzioni.
Infatti, l’Aler non gestisce soltanto il patrimonio di sua competenza, ma tra qualche giorno subentrerà anche alla disastrosa gestione privatistica del patrimonio del Comune di Milano. Sarebbe dunque possibile centralizzare tutto il lavoro presso un unico ente, razionalizzando ed evitando inutili perdite di tempo.
Continuare a ragionare su commissioni consiliari comunali o regionali ci pare invece un modo per non affrontare i problemi, per ributtarla di nuovo in propaganda politica.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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