Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
I capigruppo di Ds-Ulivo, Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani in Consiglio regionale, dopo aver appreso di lettere inviate dai legali del Presidente del Consiglio Ettore Adalberto Albertoni ai consiglieri regionali Giuseppe Civati (Ds-Ulivo) e Luciano Muhlbauer (Prc), dichiarano la propria sorpresa e il proprio disappunto.
Le missive degli avvocati seguono la vicenda della conferenza stampa sul volume “Storia della Lombardia a fumetti”, promosso, acquistato e poi distribuito dal Consiglio regionale lombardo in diecimila copie a studenti della scuola elementare e media.
 
“Riteniamo che il presidente Albertoni compia un errore di stile e di merito - dichiarano con una nota congiunta Giuseppe Benigni, Mario Agostinelli, Carlo Monguzzi e Bebo Storti -. Opporre alla legittima critica politica gli studi legali, con la minaccia di procedere in tribunale, significa svilire la dialettica consiliare e implicitamente tentare di imbrigliarla con strumenti extrapolitici. Siamo sorpresi del fatto che questa iniziativa sia assunta dal presidente dell’assemblea, cioè colui che è preposto alla tutela delle prerogative e delle libertà dei consiglieri eletti. Riteniamo pertanto indispensabile che il presidente Albertoni riporti la questione nell’ambito che le è proprio, ovvero il dibattito politico consiliare, e rinunci a strumenti legali, francamente poco opportuni e fuori luogo”.
 
dichiarazione congiunta di Benigni (Ds-Ulivo), Agostinelli (Prc), Monguzzi (Verdi) E Storti (PdCI)
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di lucmu (del 06/09/2007, in Antifascismo, linkato 1086 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 6 sett. 2007 (pag. Milano)
 
Oggi è stato cancellato il murale alla Darsena che ricordava Davide “Dax” Cesare, militante del centro sociale O.R.So, assassinato nel marzo 2003 da alcuni neofascisti. Ora gli amministratori e consiglieri comunali post-fascisti di An potranno liberamente esultare: un altro pezzo di memoria storica della città è stato gettato nella spazzatura. In nome del decoro urbano e del ripristino della legalità, ovviamente.
Potremmo cavarcela con un po’ di ironia sulla miseria della politica che ormai sembra farla da padrona, se non fosse per il fatto che gli ultimi anni vedono una preoccupante crescita della violenza di estrema destra a Milano e in Lombardia. Certo, se ne parla poco, ma la realtà è questa. E se non ci credete, chiedete in Questura.
Eppure, in tutto questo tempo gli amministratori milanesi, con in testa gli esponenti di An, hanno fatto scientemente finta di niente, impegnandosi, anzi, in reiterate campagne revisioniste. E così il 25 aprile diventava occasione di riabilitazione dei combattenti della Repubblica di Salò e la memoria della strage fascista di piazza Fontana iniziava ad essere aggredita con l’indecente blitz contro la lapide a Pinelli. Nel frattempo, mentre incessante prosegue la crociata del vicesindaco De Corato contro tutto ciò che sa di centri sociali, la destra milanese si mostra invece comprensiva e ipertollerante verso il nuovo protagonismo di gruppi neofascisti e neonazisti. Cuore Nero docet.
La cancellazione del murale di Dax non è soltanto un atto vile, poiché offende la memoria e il dolore ancora vivo di familiari e amici, ma anche una manifestazione di grave irresponsabilità politica che pesa integralmente sulle spalle del sindaco Moratti.
A lei chiediamo di assumersi le proprie responsabilità, di fermare le campagne revisioniste e di dire finalmente alla città cosa intende fare contro il proliferare di gruppi violenti di estrema destra.
Per quanto riguarda il murale, pensiamo semplicemente che il compito degli antifascisti milanesi sia quello di rifarlo al più presto, sulla Darsena o altrove.
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Bene hanno fatto la Flc-Cgil nazionale e la Cgil Lombardia a chiedere al Governo di impugnare la legge regionale n.19, relativa al “sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia”, approvata a colpi di maggioranza e in semiclandestinità il 27 luglio scorso, con il voto contrario dei consiglieri regionali di Prc, PdCI, IdV, Verdi e Sinistra Democratica.
Sin dal principio, abbiamo combattuto con forza il progetto formigoniano che riteniamo estremamente pericoloso per la scuola lombarda e carico di conseguenze negative sul piano nazionale. Infatti, non si tratta soltanto della riproposizione della Riforma Moratti in salsa padana e di un’ulteriore pioggia di denaro pubblico a favore della scuola privata, ma di un vero e proprio attacco contro l’unitarietà del sistema nazionale di istruzione.
La legge regionale voluta e imposta dal centrodestra lombardo, dunque, oltre a essere sbagliata nel merito, è palesemente illegittima sul piano costituzionale. Cosa che, insieme ad altri, abbiamo detto e ridetto in ogni sede istituzionale, senza che la maggioranza se ne curasse minimamente. Ma siccome siamo ostinati, dopo l’approvazione della legge, Rifondazione Comunista ha richiesto un parere specialistico allo studio legale milanese che fa capo al noto costituzionalista Prof. Avv. Vittorio Angiolini.
Ebbene, proprio in questi giorni ci è pervenuto il parere che conferma autorevolmente quanto da noi sostenuto, cioè che la legge regionale presenta seri problemi di incostituzionalità. Illegittimo è il finanziamento pubblico diretto alla scuola privata mediante il meccanismo della “quota capitaria” e illegittime sono le norme regionali che invadono il campo dell’obbligo scolastico, dei percorsi formativi e delle certificazioni dei risultati raggiunti.
Abbiamo già provveduto a interessare i livelli nazionali, affinché il Ministro dell’Istruzione Fioroni venga puntualmente informato. Di fronte ai serissimi e documentati dubbi di legittimità, Rifondazione Comunista ritiene imprescindibile che il Governo proceda a impugnare presso la Corte Costituzionale questa legge.
 
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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di lucmu (del 13/09/2007, in Antifascismo, linkato 1134 volte)
È positivo che la Giunta comunale milanese abbia confermato la proposta del Sindaco di far riposare le spoglie di Giovanni Pesce nella cripta del Famedio, ma ci lascia francamente esterrefatti la contestuale decisione di raccogliere i resti di partigiani e combattenti della Repubblica di Salò nel Sacrario ai Caduti di largo Gemelli.
E così, il revisionismo di An è riuscito ancora una volta a condizionare le decisioni del Sindaco, nel tentativo di gettare un’ombra sull’omaggio a Giovanni Pesce e sulla lotta di liberazione dalla dittatura nazifascista. E se qualcuno avesse dei dubbi sul pessimo segnale lanciato dalla Giunta milanese, si rilegga le dichiarazioni del Vicesindaco De Corato, che proprio oggi accusa Giovanni Pesce di non essere stato uomo di riconciliazione, oppure quelle deliranti dell’assessora De Albertis, che invoca apertamente il revisionismo storico.
Che molta parte di Alleanza Nazionale abbia perso il pelo, ma non il vizio, è cosa risaputa, specie in una città come Milano, dove appena una settimana fa è stato cancellato il murale che ricordava il giovane Dax, assassinato quattro anni fa da alcuni neofascisti.
Non ci potrà mai essere riconciliazione con quanti continuano a denigrare gli uomini e le donne che diedero la loro vita per la libertà di noi tutti, mettendo vittime e carnefici, antifascisti e fascisti, sullo stesso piano. Non si tratta di questioni che riguardano il passato, bensì il presente e il futuro.
Siamo amareggiati per l’ennesimo cedimento dei moderati del centrodestra e siamo disgustati dalle parole di alcuni amministratori della nostra città. C’è davvero urgente bisogno di far rivivere dal basso la memoria e la consapevolezza di quanto è potuto accadere a Milano e nel Paese tanti anni fa. Non per semplice amore della verità, ma anzitutto per salvaguardare il nostro domani.
 
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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di lucmu (del 14/09/2007, in Territorio, linkato 1079 volte)
Apprendiamo dalla stampa che l’Assessore regionale al territorio, Davide Boni, ha deciso di presentare un emendamento speciale alla legge regionale sul governo del territorio, affinché al Comune di Monza venga concessa una proroga di 180 giorni per approvare il Pgt.
Siamo francamente sbigottiti. Non solo perché il pacchetto di modifiche della legge 12 è attualmente impantanato nella competente Commissione consiliare, proprio a causa dei forti sospetti di illegittimità che pesano su un altro emendamento ad hoc, presentato dall’Assessore in favore del Comune di Milano. Ma soprattutto perché si tratterebbe dell’ennesima norma speciale che riguarda la città di Monza.
Infatti, un anno fa un emendamento alla legge 12 fu imposto al Consiglio per impedire a Monza di adottare il nuovo Pgt e dunque di compromettere gli affari di Paolo Berlusconi sull’area della Cascinazza. Ora, invece, sembra si voglia fare l’esatto contrario, consentendo al Comune di aver tutto il tempo che vuole per approvare il Pgt. Domanda: che cosa è cambiato in questo anno? Risposta: il colore della Giunta monzese. Che un anno fa era di centrosinistra, cioè “nemica”, mentre ora è “amica”, cioè di centrodestra. E che si è già premurata di rimuovere e sostituire tutti i tecnici dell’Assessorato all’Urbanistica impegnati da anni a dare il proprio contributo alla predisposizione del Pgt.
Questa logica delle norme ad hoc, da varare a seconda della convenienza politica e degli interessi concreti in gioco, è politicamente inaccettabile e istituzionalmente insostenibile.
Chiediamo pertanto all’Assessore Boni di riferire immediatamente in Commissione, al fine di chiarire cosa intende fare. Ed è evidente che, per quanto ci riguarda, contrasteremo in ogni modo possibile qualsiasi tentativo di favorire gli interessi speculativi di Berlusconi a danno del patrimonio naturalistico e ambientale della Cascinazza e a danno dei cittadini di Monza.
 
dichiarazione congiunta di Luciano Muhlbauer e di Daniele Cassanmagnago (segr. Prc Brianza)
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di lucmu (del 14/09/2007, in Antifascismo, linkato 1069 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su www.aprileonline.info il 14 sett. 2007
 
Il Sindaco di Milano, Letizia Moratti, lo annunciò nel giorno delle esequie: il corpo del partigiano Giovanni Pesce, già comandante del 3° G.A.P. di Milano e medaglia d’oro al valor militare, sarebbe stato tumulato nella cripta del Famedio al Cimitero Monumentale, dove riposano le personalità illustri della storia milanese. Un riconoscimento ufficiale senz’altro doveroso, ma che segnava un’indubbia discontinuità con l’approccio della precedente gestione del centrodestra, che brillava per i reiterati omaggi da parte dell’allora sindaco Albertini ai combattenti della Repubblica di Salò.
Un atteggiamento nuovo, preceduto dalla partecipazione della Moratti al corteo del 25 aprile, che provocò un rumoroso malessere dalle parti di AN e del suo potente vicesindaco, De Corato. Il conseguente braccio di ferro all’interno del centrodestra, che da oltre 15 anni governa la città, è finito come sappiamo. Cioè, con la decisone della Giunta, assunta nella riunione del 13 settembre, di confermare l’indicazione del Sindaco, ma di abbinarla a una contestuale provocazione politica di segno opposto: i resti di partigiani e repubblichini sarebbero stati raccolti in un unico luogo, presso il sacrario dei caduti, come atto di “riconciliazione”.
Anche se la provocazione difficilmente si tradurrà in fatti concreti, poiché l’Anpi ha immediatamente bocciato la proposta, la mossa del centrodestra ha comunque centrato l’obiettivo di gettare un po’ di fango sulla memoria di Giovanni Pesce e di rilanciare il discorso revisionista. Infatti, è sufficiente leggersi le varie dichiarazioni degli amministratori milanesi, da quelle aggressive di An fino alla motivazione ufficiale del gesto “riconciliatorio” -ispirato ad un sacrario fatto erigere in Spagna dal dittatore Francisco Franco (sic)-, per capire il segno politico dell’operazione. In altre parole, la Moratti arretra e l’alleato post-fascista ristabilisce il suo potere di condizionamento.
Ci rendiamo conto che tutta questa vicenda può apparire come un semplice episodio nelle liti di famiglia del centrodestra. Ma, purtroppo, non è così. La prolungata egemonia politica e culturale delle destre a Milano, accompagnata dal diffondersi di pulsioni xenofobe, ha offerto un terreno fertile per il riaffacciarsi di gruppi militanti neofascisti e neonazisti, ai quali andrebbe aggiunta la crescente caratterizzazione in chiave razzista della Lega Nord.
A livello pubblico se ne parla poco, ma gli ultimi anni hanno visto una crescita preoccupante di atti violenti da parte di gruppi di estrema destra, in particolare ai danni di militanti di centri sociali. Inoltre, in questa fase si assiste a diversi tentativi, come quello di “Cuore Nero”, di imprimere un salto di qualità politico-organizzativo alla presenza di tali gruppi. Eppure, in tutto questo tempo gli amministratori milanesi, con in testa gli esponenti di An, hanno fatto scientemente finta di niente, mostrandosi anzi più che tolleranti, mentre il vicesindaco De Corato proseguiva incessante la sua crociata contro tutto ciò che sa di centri sociali.
È su questa realtà che si innestano le continue campagne revisioniste dei governanti milanesi, dalla riabilitazione dei combattenti della Rsi fino all’indecente blitz contro la lapide a Pinelli, passando per la cancellazione del murale che ricordava Davide “Dax” Cesare, il giovane assassinato quattro anni fa da alcuni neofascisti.
Insomma, l’invocata “riconciliazione”, che altro non significa che mettere sullo stesso piano antifascisti e fascisti, non è una discussione astratta, né un problema che riguarda il passato. No, riguarda il presente e il futuro di Milano. Ecco perché quanto accaduta ieri non può lasciarci indifferenti e consegna alle sinistre la necessità di affrontare di petto il problema.
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di lucmu (del 17/09/2007, in Antifascismo, linkato 1222 volte)
L’operazione di polizia contro il gruppo neonazista “Movimento dei lavoratori nazionalista e socialista”, sulla base di un’inchiesta della Procura di Varese, è sicuramente una notizia positiva. Tuttavia, se dovesse rimanere un fatto isolato, difficilmente riuscirà a incidere su un preoccupante fenomeno in rapida crescita.
Infatti, le molte segnalazioni circa il proliferare di gruppi militanti di estrema destra in Lombardia hanno finora trovato poca o nulla attenzione pubblica. Nemmeno il moltiplicarsi di atti violenti e di aggressioni è riuscito a conquistarsi gli onori della cronaca o l’interessamento deciso delle istituzioni. Insomma, vi è la netta sensazione che ci sia una grave sottovalutazione, a volte anche a sinistra, rispetto a quanto sta accadendo nella nostra società. Sottovalutazione che si traduce in un’insana tolleranza verso la rinascita dell’estremismo neofascista.
Ci chiediamo come mai nessuno sia finora intervenuto rispetto a vicende analoghe, o anche più gravi, di quelle di Varese. A mo’ di esempio, basti ricordare quanto avvenuto pochi giorni fa a Pieve Porto Morone, nel pavese, dove militanti dell’organizzazione neofascista Forza Nuova hanno assediato un gruppo di rom, protetto dalle forze dell’ordine, con tanto di grida “Sieg Heil” mandate in onda dai Tg di mezza Italia.
Occorre davvero porre fine alla tolleranza rispetto a questi episodi, prima che la situazione scappi di mano. E ciò riguarda tutti, non solo il Ministero degli Interni o la magistratura, ma altresì la politica, poiché spesso i neofascisti trovano comprensione o complicità in settori della destra istituzionale.
 
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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di lucmu (del 20/09/2007, in Migranti&Razzismo, linkato 942 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 20 sett. 2007 (pag. Milano)
 
L’inverno scorso, nella città di Opera, alle porte di Milano, si consumò qualcosa di inquietante. Un gruppo di cittadini inferociti per la presenza temporanea di alcune famiglie rom e abilmente strumentalizzati da esponenti leghisti e di estrema destra, prima diede fuoco alle tende della protezione civile, poi sostenne un prolungato assedio al campo e, infine, riuscì ad averla vinta. In altre parole, le istituzioni e la civiltà si arresero e i professionisti dell’odio e della xenofobia incassarono in piena impunità una vittoria politica senza precedenti.
Quanti segnalarono che quella vicenda non rappresentava una parentesi, ma rischiava di trasformarsi concretamente in un modello da emulare, furono accusati di allarmismo, se non apertamente derisi. Eppure, a distanza di soli sei mesi, il seme nefasto del rogo di Opera sta dando i suoi frutti avvelenati, a partire da quanto sta accadendo nella provincia pavese, in particolare a Pieve Porto Morone. E se qualcuno avesse ancora dei dubbi, ecco arrivare il suggello formale: oggi  il Comitato “Opera Sicura”, creatura dei settori più retrivi della Lega, annuncia che venerdì prossimo scenderà a Pieve, portandosi il solito razzista a tempo pieno, cioè Borghezio, evidentemente ansioso di recuperare visibilità dopo il lancio del maiale-day ad opera di Calderoli.  
Ormai i pochi rom rimasti a Pieve, tra cui molti bambini, sono diventati carne da cannone nella feroce competizione tra i neofascisti e gli xenofobi della Lega Nord. E così alcuni giorni dopo la parata delle teste rasate di Forza Nuova, la Lega rilancia nel modo peggiore. La sindaca-sceriffo di Pavia può essere propria fiera del suo operato!
Noi crediamo fermamente che la misura sia definitivamente colma e che non possa essere tollerata una seconda Opera. E non è una questione che riguarda soltanto la sinistra o qualche “sociologo d’accatto”. No, riguarda in primis le istituzioni e la tenuta del tessuto democratico.
Ecco perché chiediamo ai responsabili istituzionali, a tutti i livelli, di mettere finalmente un freno e porre fine alla tolleranza. Un discorso è l’incazzatura di cittadini, anche se sfociata in un’isteria reazionaria, altro è quello della crescente attività organizzata di neofascisti e razzisti.
Ai cittadini democratici e antifascisti lombardi chiediamo di fare la loro parte e di partecipare alla mobilitazione che le associazioni di Pavia stanno preparando per il 29 settembre.
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di lucmu (del 02/10/2007, in Scuola e formazione, linkato 981 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 2 ott. 2007 (pag. Milano)
 
La decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare presso la Corte Costituzionale la legge regionale n. 19/2007, “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia”, si configura come un atto dovuto, poiché numerosi e palesi sono gli elementi di incostituzionalità.
Le dichiarazioni scomposte del Presidente Formigoni, che accusa il Governo di attaccare la libertà e i diritti di studenti, insegnanti e famiglie della Lombardia, sono inaccettabili e mistificatorie. La verità è che Formigoni sembra considerare i cittadini lombardi degli incapaci di intendere e volere, continuando a vendere la favola che qui si tratti di un semplice scontro sul federalismo “sì” o “no”.
D’altra parte, a dirla lunga è la modalità stessa con cui la legge è stata approvata in Consiglio: il 27 luglio scorso, in semiclandestinità, quando studenti, insegnanti e famiglie erano in partenza per le ferie, nonostante il testo fosse ancora incompleto e pieno di buchi, mancando sia la norma finanziaria, che la definizione dell’offerta formativa.
Ma cos’è che Formigoni vuole nascondere all’opinione pubblica lombarda? Semplice. Il progetto di introdurre il sistema di equiparazione pubblico-privato, già vigente nella sanità, anche nel campo dell’istruzione. Qualora fosse realizzato, questo disegno comporterebbe un finanziamento pubblico diretto, mediante il sistema dellaquota capitaria, alla scuola privata, mentre la scuola pubblica si dovrebbe accontentare delle briciole. Peccato, però, che la Costituzione lo vieti!
È altamente significativo che durante la discussione il centrodestra si era opposto sistematicamente a ogni bilancio dello stato di salute della formazione professionale lombarda. Infatti, in quel campo il sistema pubblico-privato è in vigore da sei anni e il risultato è, a dir poco, preoccupante: la nostra regione detiene il primato nazionale di indagini da parte della Guardia di Finanza. Altro che federalismo e “devoluzione” di risorse dallo Stato alla Lombardia. Qui si tratta del solito e triste gioco di drenare le risorse pubbliche verso alcuni privati.
L’obiettivo su cui sparare è evidentemente la scuola pubblica: lo confermano gli stessi atti della Giunta lombarda, come la formale impugnativa, alcuni mesi fa, presso la Corte Costituzionale, dell’articolo 13 deldecreto Bersani, che appunto stabilisce che l’istruzione tecnica e professionale è parte integrante del sistema nazionale di istruzione.
Che il centrodestra cerchi di nascondere la realtà ai lombardi possiamo al limite capirlo, poiché sta nei suoi interessi. Ma che il Partito Democratico lombardo si sia immediatamente preoccupato di sostenere le ragioni di Formigoni, rivendicando una co-paternità della legge e riducendo il tutto a questioni “tecniche”, è semplicemente pazzesco. Davvero, la sete di alleanze variabili è diventata così forte da sacrificare persino la verità?
Auspichiamo che la Corte Costituzionale, cioè l’organo deputato, possa decidere al più presto sui quesiti di illegittimità. Per quanto ci riguarda, continuiamo la nostra opposizione contro l’attacco alla scuola pubblica, libera e laica e invitiamo tutti i soggetti interessati, dagli studenti agli insegnanti ai genitori, a far sentire la loro voce.
 
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La maggioranza di centrodestra in Regione sembra coltivare una vera e propria ossessione per la città di Monza, visto che oggi, per l’ennesima volta, è stata imposta una modifica della legge regionale n. 12, sul governo del territorio, che di fatto ha effetti concreti soltanto per il capoluogo brianzolo.
Ci sarebbe da ridere, se non fossimo di fronte a una vera e propria indecenza politica e a un autentico abuso istituzionale, che lede gravemente la credibilità dell’assemblea legislativa lombarda. Per capirci, con una procedura totalmente atipica, sono stati imposti in tempo record prima il passaggio in Commissione e poi il voto in Consiglio di un emendamento ad hoc che consente al Comune di Monza una proroga per i tempi di approvazione del Pgt (Piano di governo del territorio). Certo, l’opposizione e l’ostruzionismo della minoranza hanno fatto sì che la proroga scendesse dagli iniziali sei mesi a soli due, ma il discorso non cambia.
Chi ha buona memoria si ricorderà che poco più di un anno fa il Consiglio regionale rimase letteralmente bloccato per un mese a causa di un'altra modifica della legge 12, sempre destinata a Monza. Ma allora si trattava di fare l’esatto opposto, cioè di accorciare i tempi di approvazione del Pgt! Domanda: cosa è cambiato in questo anno? Risposta: il colore della Giunta comunale, che l’anno scorso era di centrosinistra e ora è di centrodestra. In altre parole, un anno fa si trattava del tentativo di bloccare il nuovo Pgt, mentre ora si tratta di dare tutto il tempo necessario per rifarlo e per risolvere i litigi interni al centrodestra monzese. Sullo sfondo, la nota vicenda dell’area della Cascinazza e gli enormi appetiti immobiliari del signor Paolo Berlusconi.
L’indegno spettacolo andato in scena in Consiglio spiega più di mille parole il peso enorme degli interessi particolari e affaristici che guidano l’azione di governo nella più ricca regione italiana. Infatti, la realtà che si cela dietro la cortina fumogena delle grandi enunciazioni del Presidente Formigoni, dal federalismo alla modernità, è molto meno nobile e molto più concreta, dalla sanità all’istruzione, passando, appunto, per la solita Cascinazza. Oggi, ancora una volta, ha vinto il partito degli affari. In fondo, basterebbe questo per spiegare perché in Lombardia, proprio adesso, c’è un disperato bisogno di più opposizione e non certo di insensate alleanze variabili e convergenze al centro”.
 
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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