Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
di lucmu (del 27/03/2009, in Antifascismo, linkato 1218 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Aprileonline.info il 27 marzo 2009
 
Colonia, Germania, settembre 2008. Il tentativo di organizzare un grande raduno continentale dell’estremismo di destra, con una “conferenza contro l’islamizzazione”, era miseramente fallito. Degli invitati stranieri, tra cui il Front National francese, alla fine si era presentato soltanto l’italiano Borghezio, ma nemmeno lui riuscì a terminare il suo intervento. Raduno vietato dalla polizia, in seguito alla mobilitazione antifascista di decine di migliaia di persone, tra cui anche il Sindaco di Colonia, Fritz Schramma, del partito di centrodestra Cdu, che dichiarò esultante che “a Colonia non c’è posto per razzismo, intolleranza, discriminazione e ogni odore di fascismo” e che “a questa cricca marcia di eurofascisti noi possiamo indicare solo la porta d’uscita e cacciarli”.
Milano, Italia, marzo 2009. Il gruppo neofascista Forza Nuova ha annunciato un “convegno/manifestazione” di carattere europeo. Dovrebbe tenersi il 5 aprile prossimo, addirittura presso il centro congressi “Stelline”, gestito da una fondazione di cui sono soci fondatori Regione Lombardia e il Comune di Milano, e vedrà la presenza di diversi ospiti stranieri, tra cui sicuramente il segretario generale del Front National francese, il vicepresidente del British National Party e il responsabile esteri del greco-cipriota Proti Grammi.
Da una settimana ormai si moltiplicano gli appelli contro il raduno nazifascista, chiamando la città a mobilitarsi. L’Anpi, la Camera del Lavoro e tutte le forze politiche dell’opposizione di centrosinistra, sia in Consiglio Comunale, che in Consiglio Regionale, hanno interpellato direttamente il Sindaco Letizia Moratti e il Presidente Formigoni, oltre che il Prefetto e il Questore, per chiedere una presa di posizione chiara e un impegno per impedire il raduno nella città medaglia d’oro della Resistenza.
Dopo giorni di silenzio, il primo a parlare è stato il Vicesindaco, nonché deputato, De Corato. Per lui non c’è problema, perché se possono manifestare quelli dei centri sociali, allora possono farlo anche neofascisti, negazionisti e razzisti. Fin qui nulla di straordinario, ahinoi, poiché il suo revisionismo militante non è un mistero per nessuno. Ma ieri ha parlato finalmente anche Letizia Moratti, attuale Sindaco di Milano, che ai tempi della campagna elettorale sfilò nel corteo del 25 aprile, accompagnando il padre insignito della medaglia d’argento della resistenza. Ebbene, anche per lei non c’è problema, perché nella città "bisogna essere liberi di manifestare il proprio pensiero” e quindi “non me la sento di intervenire”. L’unica nota positiva è rappresentata dall’odierna dichiarazione del presidente della Fondazione Stelline, che concorda sull’inopportunità di concedere gli spazi del centro congressi.
Complimenti Sindaco Moratti, a suo confronto il moderato Sindaco di Colonia sembra quasi un estremista di sinistra. Eppure, guardandoci attorno in Europa non è Fritz Schramma ad apparire fuori luogo, bensì Letizia Moratti. Tutto il continente sta vivendo un’epoca di crescita delle attività, delle violenze e della legittimazione culturale dell’estremismo di destra, ma in quasi tutti i paesi europei anche i partiti della destra conservatrice o liberale, almeno ufficialmente, ritengono inaccettabile ogni commistione con questo. In Francia, Chirac rifiutava persino i confronti televisivi con Le Pen e in Germania se fai il saluto romano in pubblico ti denunciano davvero. E, proprio in questi giorni il Parlamento Europeo sta discutendo una modifica del suo regolamento, per scongiurare l’eventualità che la prima seduta post-elezioni possa essere presieduta dal deputato anziano, che rischia di essere il fascista Le Pen.
In Italia, invece, tutte queste cose sembrano delle quisquilie. E così capita che il neonazi Roberto Fiore faccia l’eurodeputato per grazia di Berlusconi o che gli squadristi di Forza Nuova possano tranquillamente sfilare, armati di spranghe e braccia tese, per le vie di Bergamo, mentre i manifestanti antifascisti vengono caricati brutalmente dalla polizia. Oppure, succede che si consideri perfettamente normale e legittimo che Milano ospiti un raduno nazifascista.
Che dire, se non che dobbiamo darci di fare? Già, perché manca soltanto una settimana al raduno e ogni giorno va utilizzato per costruire la mobilitazione, affinché quella oscena adunata non si realizzi.
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Ieri Forza Nuova ha annunciato formalmente che il raduno nazifascista previsto per il 5 aprile si terrà presso il Centro Congressi “Palazzo delle Stelline” di Milano. Cioè, in una struttura pubblica, gestita dalla Fondazione Stelline, di cui sono enti fondatori Regione Lombardia e il Comune di Milano.
Per questo motivo, oggi, tutta l’opposizione in Consiglio Regionale, mediante una lettera firmata dai consiglieri Luciano Muhlbauer (Prc), Franco Mirabelli e Maria Grazia Fabrizio (Pd), Bebo Storti (Pdci), Carlo Monguzzi (Verdi) e Marco Cipriano (Sd), ha chiesto al Presidente Formigoni e all’Assessore alla Cultura, Zanello, di intervenire urgentemente presso gli organi della Fondazione, affinché la concessione dello spazio venga revocata (la lettera può essere scaricata in formato pdf in fondo a questo post).
Infatti, il raduno internazionale sponsorizzato da Forza Nuova dovrebbe dare voce a organizzazioni politiche di cui sono note e conosciute le tesi negazioniste, razziste e neofasciste. E ciò non contrasta soltanto con i principi fondamentali affermati dalla nostra Costituzione –e questo in realtà dovrebbe bastare-, ma persino con lo Statuto della Fondazione e con la legge regionale che l’aveva istituita.
Inoltre, c’è da segnalare che nella giornata di oggi ci sono state anche le prese di posizione ufficiali della Camera del Lavoro di Milano e dell’Anpi provinciale, che chiedono ambedue a Sindaco, Prefetto e Questore di vietare l’iniziativa del 5 aprile.
 
qui sotto puoi scaricare il testo della lettera
 

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di lucmu (del 25/03/2009, in Lavoro, linkato 1268 volte)
La vicenda ha dell’incredibile e dello squallido, ma è anche sintomatica dello stato di degrado in cui sono precipitati i diritti e le tutele dei lavoratori. A Segrate, periferia orientale di Milano, 110 operai stazionano per strada per il quinto giorno consecutivo, senza più un lavoro e senza che nessuno abbia loro nemmeno comunicato il licenziamento.
Sono tutti lavoratori immigrati, di diverse nazionalità, regolari e fino a venerdì scorso lavoravano per due cooperative che fanno riferimento al “Consorzio Imprese Ytaka” e che avevano in gestione un appalto per conto della catena di supermercati Sma presso il polo logistico “Centro del Rondò”, che si trova in via Londra a Segrate.
Ma, appunto, sabato mattina, senza spiegazione alcuna, hanno trovato i cancelli chiusi e da allora sono letteralmente per strada in attesa che qualcuno si degni di dire loro qualcosa. La loro unica compagnia sono alcuni militari della locale stazione dei Carabinieri e, da ieri, alcuni sindacalisti di SdL intercategoriale, interpellati da conoscenti dei lavoratori stessi. Infatti, nelle cooperative citate non è nemmeno presente il sindacato.
Da quello che i sindacalisti sono riusciti a ricostruire risulta che il gruppo Sma avrebbe revocato venerdì scorso l’appalto alle due cooperative. Una decisione sicuramente comprensibile e anche condivisibile, poiché il consorzio “Ytaka” è direttamente implicato nell’inchiesta contro la ‘ndrangheta che una settimana fa portò a numerosi arresti in Lombardia. Infatti, il consorzio è presieduto da Luana Paparo, accusata di associazione mafiosa e figlia di Marcello Paparo, ritenuto dagli inquirenti il capo della rete criminale.
Ma quello che non è condivisibile, né accettabile è che il prezzo di tutto quanto lo debbano pagare quelli che non c’entrano niente, cioè i lavoratori, e persino con la violazione delle poche regole ancora esistenti nel mondo delle cooperative.
Ben venga un’altra cooperativa, pulita, ma né questa, né la Sma possono pretendere di comportarsi come ai tempi del mercato degli schiavi, dove le persone venivano trattate come oggetti, da usare o da buttare, a seconda della convenienza o del capriccio.
Chiediamo pertanto a tutte le aziende coinvolte di ripartire dal rispetto delle regole e della dignità dei lavoratori, garantendo la continuità lavorativa ai 110 operai di Segrate.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Nell’ormai lontano settembre 2007 otto consiglieri regionali dei gruppi dell’opposizione presentarono un’interrogazione alla Giunta regionale a proposito del gruppo neofascista “Cuore Nero”. Ne seguirono lunghi mesi di silenzio tombale, ma ecco, quando ormai nessuno ci credeva più, che arriva la risposta, datata 19 marzo 2009 (sia l’interrogazione, che la risposta puoi scaricarla in fondo al presente post).
Quindi, la vera notizia è che l’efficientissimo –così dicono- governo Formigoni ci mette 18 mesi a rispondere a una domanda piuttosto banale. Ma siccome di “Cuore Nero” si continua a parlare e, temiamo, ancora a lungo, è bene ricordare qual era il quesito. Non si sa mai, forse prima o poi potrebbe servire a quanti non si arrendono all’idea che il territorio milanese debba essere costellato da circoli neofascisti.
Nel 2007 “Cuore Nero”, allora al primo tentativo di mettere radici in città, si presentò in varie occasioni come una “associazione culturale apolitica” e sosteneva, tra l’altro, di essere “riconosciuta dalla Regione Lombardia”. Una storiella peraltro ripresa, incautamente, persino dal Presidente del Consiglio di Zona 8.
Ebbene, la nostra interrogazione girò il quesito all’Assessore regionale competente e questo, dopo 18 mesi, ci comunica finalmente quello che in realtà già si sapeva. Cioè, “Cuore Nero” non gode di alcun riconoscimento regionale, né risulta iscritta in alcun registro non profit a livello regionale. E la stessa cosa vale per il livello comunale.
Ebbene, se dovessero riprovare a raccontare favole, fotocopiate la risposta dell’Assessore Boscagli.
 
qui sotto puoi scaricare il testo dell’interrogazione e la relativa risposta
 

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Il tavolo di confronto in Regione sulla vertenza Innse non si riunirà domani 24 marzo, come deciso alla riunione del 9 marzo scorso, ma slitterà di almeno una settimana. La ragione del rinvio sta nel fatto che la società Aedes, proprietaria del terreno dove sorge la fabbrica, necessita ancora di tempo per predisporre una prima proposta di cessione dell’area.
Nel frattempo, la Rsu dell’Innse e la Fiom hanno di nuovo sollecitato che agli operai venga consentito l’accesso alla fabbrica, al fine di poter riattivare l’alimentazione elettrica di quei macchinari che ne sono prive dal giorno dell’ultimo blitz di Genta (proprietario dello stabilimento) e di effettuare la manutenzione. Infatti, alcuni giorni fa Genta aveva rifiutato per l’ennesima volta ogni tipo di accordo con gli operai.
Appena ci saranno altri aggiornamenti questi verranno postati sul blog.
 
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Il Sindaco Moratti rompa il clima di tolleranza nei confronti dell’estremismo neofascista e si attivi in prima persona perché venga impedito il raduno nazifascista, previsto per il 5 aprile prossimo a Milano. Insomma, le chiediamo semplicemente di fare come il Sindaco di Colonia, di centrodestra anche lui, che nell’autunno scorso si mise alla testa della mobilitazione contro un'iniziativa analoga nella sua città.
Il raduno organizzata dal gruppo neofascista Forza Nuova, i cui forum on-line lo propagandano da giorni, si annuncia come una vera e propria prova di forza sulla piazza milanese. Non la solita riunione, quindi, ma una “manifestazione/convegno” di carattere internazionale, con la partecipazione dei neonazisti tedeschi della Nationaldemokratische Partei Deutschlands (Npd), dei neofascisti inglesi del British National Party (Bnp) e di quelli francesi del Front National (Fn).
E non bisogna essere dei geni per capire che gli squadristi di Roberto Fiore non si limiteranno a sedere in una sala, ma che vorranno replicare in grande stile la lugubre esibizione di spranghe e saluti romani andata in scena il 28 febbraio scorso a Bergamo, peraltro nel più totale menefreghismo da parte delle forze dell’ordine.
Riteniamo che non sia tollerabile che Milano venga sfregiata da una manifestazione del genere e che questa vada dunque impedita. E si tratta di un problema che non riguarda soltanto quanti nella nostra città si battono da tempo contro la riabilitazione delle ideologie e pratiche razziste, fasciste e negazioniste, ma anzitutto i rappresentanti delle istituzioni democratiche.
La recente pubblicazione sul quotidiano la Repubblica di stralci del libro-inchiesta di Paolo Berizzi, “Bande Nere”, ha autorevolmente confermato quello che già si sapeva. Cioè, che a Milano, come da altre parti, esiste un'inconfessata tolleranza istituzionale e culturale, se non peggio, nei confronti delle attività neofasciste. Ebbene, crediamo che il raduno del 5 aprile sia anche un’occasione, forse l’ultima, perché il Sindaco Moratti prenda le distanze dalle ambiguità e dalle complicità che si annidano in settori della sua maggioranza.
Da parte nostra, staremo con quei milanesi che si mobiliteranno con le parole, le idee e la presenza perché la nostra città non debba subire questa oscenità.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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L’intesa tra il Presidente Formigoni e il Ministro Gelmini non merita certo tutto l’incensamento profuso in queste ore dal presidente lombardo. Infatti, non c’è nulla di rivoluzionario o meglio, non c’è nulla di certo, se non che tutte le cose che contano sono rinviate a successivi accordi tra Regione e Governo o tra Regione e Ufficio scolastico e alle determinazioni del futuro “organismo paritetico di coordinamento”. Persino l’adesione alla sperimentazione da parte degli Istituti tecnici e professionali statali è su base volontaria.
In altre parole, per ottenere dal Governo amico il ritiro del ricorso contro la contestata legge regionale n. 19/2007, promosso dal Governo Prodi davanti alla Corte Costituzionale, il centrodestra lombardo ha dovuto prima auto-emendare la legge stessa (dicembre 2008) e, ora, sottoscrivere con il Ministero un’intesa che garantisce un saldo controllo statale sulle ambizioni cielline.
Eppure, c’è poco da essere sereni, perché al di là degli scontri di potere all’interno del centrodestra, vi è una sostanziale identità di vedute tra Formigoni e Gelmini per quanto riguarda il futuro - o non-futuro - della scuola pubblica. E così, l’intesa delinea anche un possibile orizzonte, che vede il progressivo assorbimento dei circa 170 Istituti Tecnici e Professionali Statali nel sistema lombardo della formazione professionale.
Detto altrimenti, gli istituti pubblici finiscono pian pianino sotto giurisdizione del Pirellone, compresa la gestione del personale, e vengono dunque inseriti in un sistema pubblico-privato. Lo strumento è quello della sperimentazione e della deroga ad hoc alla legislazione nazionale vigente.
Quindi, laddove oggi prevalgono l’incertezza e il fumo propagandistico, per il domani, se li lasciamo fare, si annunciano tempi duri per l’istruzione tecnica e professionale pubblica.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo dell’inteso Formigoni-Gelmini
 

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Il candidato del Fmln (Frente Farabundo MartÍ para la Liberación Nacional), Mauricio Funes, ha vinto le elezioni presidenziali in El Salvador. Così dicono i dati ormai quasi definitivi dello spoglio e così ha riconosciuto il candidato della destra. Una vittoria della sinistra che si inserisce certamente nella dinamica più generale che sta vivendo l’America Latina, così diversa da quella del vecchio continente, ma che rappresenta anche un fatto epocale per il piccolo paese centroamericano.
El Salvador è stato negli anni ’80 teatro di una delle più feroci guerre di bassa intensità promosse dagli Stati Uniti. Alla fine del decennio i morti erano circa 70mila, in gran parte civili massacrati dall’esercito e dagli squadroni della morte. Soltanto all’inizio degli anni ’90 furono siglati degli accordi di pace, che posero fine alla dittatura e permisero al Fmln, uno dei movimenti guerriglieri più intelligenti e maturi del continente, di spostare la sua battaglia sul terreno politico e civile.
In tutti questi anni l’ex fronte guerrigliero riuscì a conquistare il governo di molte municipalità, compresa la capitale, ma mai ottenne la vittoria alle elezioni presidenziali, che rimasero invece appannaggio del partito di destra Arena. Quest’ultimo si era formato negli anni ’80 ed era una creatura di quell’apparato militar-oligarichico che dominava il paese con la violenza praticamente per tutto il Novecento. Non a caso, tra i principali fondatori di Arena c’era Roberto D’Aubuisson, organizzatore degli squadroni della morte e responsabile nel 1980 dell’omicidio di Monsignor Romero, il coraggioso arcivescovo di San Salvador.
Ovviamente, sarà il futuro a dirci se la realtà del governo corrisponderà alle aspettative, ma oggi godiamoci la buona notizie. E questo vale sicuramente per quelli e quelle come me, che ai tempi si erano impegnati nella solidarietà con la lotta di liberazione del popolo salvadoregno, conobbero il paese in guerra e si ricordano ancora bene delle tante straordinarie persone, contadini, operai e studenti, che animarono con il loro agire la speranza nei momenti più bui, sacrificando finanche le loro vite.
 
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Le note difficoltà economiche de il Manifesto, accentuate dalla crisi, rischiano di portare a brevissimo al taglio della pagina milanese, alla chiusura della redazione e al licenziamento di Mariangela e Alessandro. Una prospettiva insensata, dovuta forse più alla lontananza di Milano da Roma, che non a una valutazione editoriale e politica.
La redazione milanese si oppone a questa scelta, ma da soli non ce la fanno e hanno bisogno di una mano. In fondo, chi di noi, che stiamo a Milano o in Lombardia, non ha mai usato la pagina milanese, per segnalare iniziative che altrove non sarebbero state pubblicate, per scriverci, per leggere o semplicemente per sapere dove passare serata?
Per questo vi invito a leggere il sottostante appello, a farlo circolare dove potete e, soprattutto, a firmarlo, inviando una mail a redmi@ilmanifesto.it, segnalando nome, cognome, età e professione.
Mi dicono che stanno arrivando già molte adesioni in redazione, ma servono di più e urgentemente, possibilmente entro lunedì, poiché già martedì a Roma si discuterà di chiusura.
 
Appello urgente:
 
Siamo lettori, abbonati e sostenitori milanesi e lombardi del manifesto. Conosciamo bene le difficoltà che la crisi comporta per la carta stampata e ancora di più per il nostro giornale. Ma sappiamo anche che proprio in tempi così difficili il manifesto è più che mai uno strumento irrinunciabile.
La crisi in corso spinge verso destra, portando a pericolosi rigurgiti, scontri tra poveri, minacce per i lavoratori, nazionalismo e razzismo, arretramento economico e culturale, che rischiano di chiudere ogni spazio di iniziativa per qualsiasi cosa che si muove a sinistra. Anche per questo non abbiamo smesso di sostenere il manifesto e per queste ragioni ci permettiamo di chiedervi di mantenere e, se possibile, migliorare la pagina milanese del nostro giornale e di mantenere attivo il presidio della redazione milanese.
La pagina locale per tanti e tante di noi è uno dei pochi spazi che ci sono ancora concessi per far conoscere le nostre iniziative e per poter discutere le nostre idee: ci piacerebbe potesse esprimere ancora di più queste potenzialità, permettendo alla redazione di mantenere accesi i riflettori sulla realtà metropolitana. Viviamo in una città e in una regione difficili, ma Milano e la Lombardia sono ancora un territorio vivo e comunque di fondamentale importanza per la sinistra e i movimenti sociali.
La redazione milanese rimane uno dei luoghi ancora agibili a Milano, una risorsa a cui sarebbe sbagliato rinunciare, per noi e per voi. Siamo consapevoli che la crisi del giornale può portare ripensamenti e persino all’ipotesi di chiusura della redazione e della pagina locale. Vi chiediamo di non farlo. Siamo disponibili a dare una mano e a incontrare i responsabili della cooperativa per scongiurare questa eventualità.
 
per aderire: redmi@ilmanifesto.it (segnalando nome, cognome, età e professione)
 
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Comunicato stampa del Gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista
 
Il Consigliere regionale di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer ha oggi chiesto formalmente al Presidente della Commissione VII (Lavoro), Daniele Belotti, di convocare in audizione l’Assessore regionale al lavoro, Rossoni, al fine di informare dettagliatamente sull’ammontare dei fondi disponibili per la cassa integrazione in deroga e sulle iniziative del governo regionale in materia di sostegno al reddito e politica attiva del lavoro.
 
“L’allarme lanciato ieri dalle organizzazioni sindacali circa l’esaurimento dei fondi per la cassa integrazione in deroga in Lombardia - spiega Luciano Muhlbauer - è assolutamente reale e giustificato. Infatti, i residui dei fondi del 2008 sono praticamente finiti e gli stanziamenti annunciati dal Governo in varie conferenze stampa non si sono ancora visti e, comunque, si prospettano insufficienti di fronte alla gravità della situazione.”
“Per questo - aggiunge Muhlbauer - abbiamo chiesto che la Commissione Lavoro del Consiglio regionale convochi immediatamente l’Assessore Rossoni, al fine di acquisire tutti i dati utili per valutare la situazione, di conoscere lo stato di attuazione dell’accordo Governo-Regioni del 12 febbraio scorso e di essere informati in dettaglio sulle iniziative che la Giunta regionale intende promuovere per fronteggiare la grave crisi occupazionale.”
“Il sistema degli ammortizzatori sociali in vigore in Italia - afferma ancora  il consigliere del Prc - è inadeguato sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. E non è un caso che si continui a utilizzare uno strumento approssimativo e incerto, come la cassa in deroga, per cercare di dare una risposta ai tanti lavoratori e alle tante lavoratrici che non possono accedere alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, come quelli delle piccole imprese o delle cooperative e quelli con rapporti di lavoro precari, esclusi comunque i cococo e cocopro.”
“Quello che ci vuole - conclude Luciano Muhlbauer - è una riforma complessiva del sistema, con l’estensione della cassa ordinaria a tutti e con l’introduzione del salario sociale. Ma nel frattempo, visto il totale disinteresse del Governo rispetto all’ipotesi di un nuovo welfare che comprenda tutti e tutte, che almeno si stanzino effettivamente e subito le risorse necessarie perché le Regioni possano utilizzare gli ammortizzatori in deroga per garantire un sostegno al reddito a tutti i lavoratori”.
 
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