Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Questa mattina si è tenuto il secondo incontro tra il Prefetto di Milano e una rappresentanza dei lavoratori di Innova Service, attiva sul sito ex-Alfa di Arese. Presenti all’incontro anche il sottoscritto, il consigliere provinciale Massimo Gatti e il consigliere comunale Basilio Rizzo.
Diamo atto al Prefetto di aver preso degli impegni concreti a una sola settimana di distanza dal primo incontro, dove gli era stato esposta la situazione critica all’Innova Service, la cui direzione è impegnata in una vera e propria guerra, con ogni mezzo, contro i suoi dipendenti.
Forse, a convincerlo della giustezza delle denunce dei lavoratori, ha contribuito anche l’incredibile arroganza dell’azienda, che sabato scorso ha licenziato proprio il delegato sindacale dello Slai-Cobas che aveva partecipato al primo incontro.
Comunque sia, lunedì prossimo si avvierà presso la Prefettura e sotto la responsabilità del Capo di Gabinetto, dott. Zappalorto, uno specifico tavolo di confronto tra lavoratori e società, con il fine di riportare le relazioni sindacali a un livello di normalità. Questo significa, altresì, come ha riconosciuto lo stesso Prefetto, che i due licenziamenti politici prodottisi negli ultimi due mesi devono essere revocati.
Da parte nostra, riteniamo che con le odierne decisioni il Prefetto abbia imboccato la strada giusta, ma allo stesso tempo gli abbiamo ribadito che occorre un suo intervento anche a un secondo, e più complesso, livello.
Infatti, il comportamento di Innova Service, tesa a disfarsi dei lavoratori, si spiega soltanto con la situazione più generale all’ex-Alfa di Arese, dove tutti gli impegni presi da Regione Lombardia in relazione ai progetti di reindustrializzazione sono stati disattesi, per essere sostituiti con poco chiari annunci di operazioni immobiliari.
In altre parole, anche in vista dell’Expo, tutti i lavoratori attivi sul sito non potranno stare tranquilli finché non sarà chiarito se all’ex-Alfa si investirà su attività produttive e garanzie di buoni posti di lavoro, oppure su altri affari che non portano occupazione.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Oggi, finalmente, Regione Lombardia si è occupata della crisi Italtel, che rischia di portare all’espulsione di 400 lavoratori e, in prospettiva, allo smantellamento del sito produttivo di Settimo Milanese (oltre 1.400 lavoratori). Peccato, però, che ad incontrare i sindacati, le Rsu e i sindaci di Settimo e Pregnana fossero solo le Commissioni consiliari IV e VII, mentre il governo regionale ha reiterato la sua incredibile latitanza.
Infatti, il Consiglio regionale ha risposto in tempi stretti alla richiesta di incontro, ma l’Assessore regionale all’Industria, Romano La Russa, non ha mai nemmeno fatto una telefonata di fronte alla richiesta di un “incontro urgente” inviatogli il 18 gennaio scorso dai sindacati. Anzi, oggi non ha nemmeno ritenuto opportuno di far assistere all’audizione un suo funzionario.
Così, il governo regionale è l’unica realtà istituzionale che non ha ancora aperto bocca. Infatti, le altre Regioni interessate dalla crisi dell’Italtel, cioè il Lazio e la Sicilia, hanno da tempo incontrato lavoratori e sindacati.
Alla fine dell’audizione, le Commissioni hanno dunque deciso di presentare alla prossima seduta del Consiglio una mozione che impegna formalmente la Giunta regionale ad intervenire nella vicenda, con l’obiettivo della salvaguardia dell’attività produttiva e dei livelli occupazionali.
Ma al di là di mozioni e lettere, riteniamo che sin da subito il governo regionale debba rompere il suo insostenibile silenzio e immobilismo. In primo luogo, intervenendo sul governo al fine di sbloccare i fondi per la banda larga, che rappresentano sia un’opportunità di sviluppo in generale, che una soluzione concreta per il futuro dell’Italtel. In secondo luogo, Regione Lombardia deve promuovere con urgenza un tavolo istituzionale che affronti la situazione di tutto il settore delle telecomunicazioni, che in Lombardia rischia grosso.
E queste due cose le chiediamo direttamente al Presidente Formigoni. Cioè, o riesce nella missione quasi impossibile di convincere Romano La Russa a fare finalmente il suo mestiere, oppure lo cacci via e prenda in mano direttamente la situazione. Altrimenti dovremo concludere che il menefreghismo e l’incompetenza di La Russa sono esattamente ciò che vuole Formigoni.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Un’iniziativa nata da una chiacchierata al presidio degli operai della Mangiarotti Nuclear. Una serata di solidarietà che avremmo voluto allargare a tutte le realtà presidiate-occupate-in lotta per difendere l’occupazione e l’interesse generale, ma ahinoi avremmo dovuto prendere almeno il San Siro. E allora abbiamo pensato alla zona limitrofa alla Mangiarotti, tra viale Sarca e Sesto San Giovanni, una volta zona industriale alla grande. E così, i lavoratori della Mangiarotti hanno coinvolto quelli di Omnia ed Ercole Marelli Power, Bebo Storti si è mostrato entusiasta dell’idea e ha coinvolto altri artisti, un circolo Arci ha collaborato e il Comune di Sesto ha dato il suo patrocinio. Ed eccoci qui, alla serata di parole e musica del 1° febbraio.
Mancate soltanto voi, cioè il pubblico, i partecipanti ecc. Cioè quelli e quelle che pensano che i lavoratori in lotta hanno ragione e che non vanno lasciati soli. E, soprattutto, quelli e quelle che in serata lasciano anche una sottoscrizione. Tutti i fondi raccolti andranno alle casse di resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici di Mangiarotti Nuclear, Omnia e Ercole Marelli Power.
Partecipate!
 
CON LE LAVORATRICI E I LAVORATORI IN LOTTA
 
CONTRO LA CHIUSURA DELLE AZIENDE E I LICENZIAMENTI
PER UN PRESENTE DIGNITOSO, PER IL FUTURO
 
Mangiarotti Nuclear, Omnia, Ercole Marelli Power… E’ lungo, troppo lungo, l’elenco delle aziende che chiudono, spostano altrove le produzioni, licenziano, sull’onda di una crisi a volte reale, a volte alibi per speculare, per garantire il profitto di pochi.
Ed è lungo, troppo lungo, l’elenco delle lavoratrici e dei lavoratori trasformati in esuberi, senza occupazione, senza salario, in cassa integrazione. Non lasciamoli soli.
 
LUNEDI’ 1 FEBBRAIO, ORE 21:00
Spazio Arte
via Maestri del Lavoro - Sesto San Giovanni
 
PAROLE E MUSICA DI SOLIDARIETÀ
 
Bebo Storti, Antonio Cornacchione,
Ulderico Pesce, Andrea Labanca e i Ciapa No
 
I consiglieri regionali
Luciano Muhlbauer e Bebo Storti
 
invitano tutte e tutti a partecipare e compiere un atto di concreta solidarietà. Alle lavoratrici e ai lavoratori della Mangiarotti Nuclear, della Omnia, della Ercole Marelli Power, che resistono dentro e fuori i cancelli dell’azienda, sarà interamente devoluto il ricavato della serata.
 
con il patrocinio del  Comune di Sesto San Giovanni - Assessorato alla Cultura
e con il sostegno del Circolo Arci Torretta Sesto San Giovanni
 
qui sotto puoi scaricare il volantino della serata in pdf
 

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di lucmu (del 02/02/2010, in Territorio, linkato 1196 volte)
Una licenza di speculare a Milano. È questo il risultato delle modifiche alla legge urbanistica e al piano casa, contenute nel “collegato” che il Consiglio ha approvato oggi a maggioranza.
E così, ancora una volta, ha imposto il suo dominio la regola non scritta, ma onnipresente, secondo cui la normativa regionale sul governo del territorio vale per tutti i Comuni lombardi, ma non per Milano, dove i soliti noti possono continuare a fare quello che vogliono.
Lo strumento concreto con cui la licenza di speculare è stata affermata è l’ennesima proroga dei termini di approvazione dei Pgt (Piani del governo del territorio), fino al 31 marzo 2011. Secondo la norma votata oggi, i Comuni che non approveranno i Pgt entro il 31 marzo 2010 avranno un altro anno di tempo, ma verranno penalizzati, non potendo più far ricorso alle varianti che tanti danni hanno già causato ai nostri territori.
Ma, appunto, c’è un’eccezione: i Comuni il cui territorio è interessato dalle opere per l’Expo 2015 non avranno restrizioni e potranno andare avanti con le varianti. In altre parole, l’eccezione vale non per il territorio effettivamente interessato dalle opere per l’Expo, bensì per tutto il territorio dei Comuni interessati dall’Expo anche solo in parte.
E se a tutto questo aggiungiamo che a Infrastrutture Lombarde SpA, società controllata direttamente dal Presidente della Regione, sono stati assegnati poteri particolari in relazione alle opere Expo, e che la modifica oggi approvata al cosiddetto piano casa (l.r. n. 13/2009) permetterà di trasferire tranquillamente le volumetrie aggiuntive generate dai quartieri di edilizia residenziale pubblica anche in altre zone dell’area metropolitana - senza nemmeno un vincolo di destinazione all’edilizia sociale, come avevamo chiesto in un emendamento che è stato bocciato -, allora il panorama è abbastanza chiaro.
Insomma, il centrodestra milanese, con la gentile collaborazione di Cl e Lega regionali, potrà procedere con la massima calma per quanto riguarda l’approvazione del Pgt e nel frattempo potrà comunque fare quello che vuole. Con il pretesto dell’Expo, con le varianti e, dulcis in fundo, con il mercatino delle volumetrie.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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di lucmu (del 03/02/2010, in Lavoro, linkato 1270 volte)
Quanto avvenuto oggi al Pirellone è più eloquente di mille parole, per capire qual è la considerazione che Formigoni e il governo regionale hanno dei problemi sollevati dai lavoratori colpiti dalla crisi. Cioè poca o nessuna, con l’aggiunta di un po’ di inutile ostentazione di arroganza.
Stamattina a prendere pesci in faccia è toccato agli operai dell’ex-Alfa di Arese e della Maflow di Trezzano sul Naviglio, in presidio davanti alla Regione in occasione dello sciopero nazionale del gruppo Fiat e indotto. Ma vediamo in dettaglio l’incredibile cronaca della mattinata.
I sindacati dell’ex-Alfa di Arese avevano chiesto per tempo e per iscritto, come il protocollo impone, un incontro al governo regionale. Questa volta si erano peraltro rivolti al vicepresidente e assessore al Lavoro Rossoni, visto che le tre richieste inviate in autunno al Presidente Formigoni non avevano nemmeno ottenuto risposta.
Ma non è servito a niente. Nessuna risposta neanche questa volta. Anzi, Rossoni risultava  essere a Roma, l’assessore all’Industria, tale Romano La Russa, era latitante senza giustificazione e il Presidente Formigoni è stato visto allontanarsi alla chetichella. Alla fine, dopo tante discussioni e un blocco di via Fabio Filzi, una delegazione è stata ricevuta dall’assessore Buscemi, che però non si occupa né di lavoro, né di attività produttive.
Non è andata meglio ai lavoratori della Maflow, dove sono a rischio oltre 300 posti di lavoro a causa del taglio degli ordini da parte della Bmw, il principale committente. Una scelta frutto più delle pressioni politiche del governo tedesco, che della situazione di mercato.
Questa mattina in Consiglio c’era la question time e la Giunta doveva rispondere alla nostra interrogazione, in cui chiedevamo il suo intervento nella vertenza, considerati anche i rapporti privilegiati tra Pirellone e Bmw, la quale fornisce le auto blu al governo regionale.
Ebbene, non solo gli assessori che si occupano di lavoro e politica industriale erano assenti, ma la risposta letta in Aula dal sottosegretario Raimondi è risultata persino imbarazzante nella sua inconsistenza. Infatti, tutto si è ridotto all’annuncio che la Regione avrebbe parlato anche del caso Maflow, nel corso dei due incontri già programmati con il Prefetto per oggi e domani. La medesima risposta generica che era già stata data ieri ai lavoratori della Lares di Paderno Dugnano.
Siamo assolutamente consapevoli che le istituzioni, compresa Regione Lombardia, non possono fare miracoli  e che la crisi è una dura realtà. Ma tra fare miracoli e non fare nulla, neanche quel poco o tanto che è possibile fare, e che altre istituzioni presenti sul territorio cercano di fare, c’è di mezzo il mare. E, soprattutto, c’è di mezzo quel minimo di rispetto che è dovuto a quanti e quante stanno semplicemente lottando per la difesa del proprio posto di lavoro.
Chiediamo quindi ancora una volta che il governo regionale parli con i lavoratori, che chiarisca pubblicamente cosa intende fare per garantire che sul sito ex-Alfa di Arese rimanga un significativo insediamento di attività produttive e, infine, che metta a disposizione del Prefetto di Milano tutto il suo peso istituzionale e i suoi rapporti privilegiati, affinché Bmw contribuisca a far vivere la Maflow di Trezzano.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Tra le tipologie di famiglie disagiate cui la Giunta regionale ha deciso di erogare il “buono famiglia” di 1.300 euro, strombazzato ai quattro venti nella giornata di ieri, ci sono i nuclei che si fanno carico della retta di un familiare, anziano o disabile, ricoverato in una struttura residenziale (RSA o CSS-Comunità socio sanitaria).
Ma se la pratica delle elargizioni una tantum, dei buoni e dei voucher, in Lombardia è ormai un’abitudine, è del tutto inaccettabile che la si utilizzi propagandisticamente  (tanto più in periodo elettorale) per continuare a negare dei diritti fissati dalla legge.
L’articolo 438 del codice civile - precisato dai decreti legislativi 109/98 e 130/00 - stabilisce infatti che le rette delle RSA non possono essere a carico, nemmeno in parte, dei famigliari dei ricoverati. Solo gli assistiti  - salvo le persone gravemente ammalate, che non devono versare nulla (DPCM 29/11/01 - 1c) -, devono partecipare alla spesa in base al reddito ISEE personale. E quando non si ottiene la totale copertura della retta, la differenza è a carico del Comune di residenza. 
Il Comune deve per questo utilizzare i finanziamenti per la spesa sociale stanziati dallo Stato attraverso le Regioni. E se questi non bastano, erogare fondi propri. Dall’altra parte, la Regione deve coprire il 100% della spesa sanitaria e deve versare al comune quanto dovuto dei finanziamenti dello Stato per la spesa sociale.
Vale la pena di ricordare che presso il TAR della Lombardia pende un ricorso delle associazioni Medicina Democratica e Senza Limiti, che contestano alla Regione la distrazione di circa il 50% del Fondo (sociale) per la non autosufficienza verso il fondo sanitario, disposto attraverso una legge finanziaria. La Regione, infatti, avrebbe dovuto versare ai comuni la totalità dell’importo: 44 milioni per il 2008, 58 per il 2009.  Inoltre, dallo stesso Tribunale amministrativo si attendono una dozzina di pronunciamenti nei confronti di altrettanti comuni, che hanno posto a carico delle famiglie dei ricoverati il pagamento, in tutto o in parte, delle rette delle RSA.
In sostanza, quando il mantenimento di una persona non autosufficiente o di un disabile grave è fonte di povertà per le famiglie, la Regione Lombardia eroga 1.300 euro annuali, bontà sua e solo a certe condizioni. Alla faccia della legge e dei reali bisogni socio-sanitari. Il cui pieno rispetto comporterebbe invece, secondo i nostri calcoli, una media di circa 500 euro mensili per tutte le famiglie interessate.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Evviva! Con la solita solerzia, cioè dopo 5 mesi (!), l’Assessore regionale alle Infrastrutture, Raffaele Cattaneo, ha risposto finalmente alla nostra interpellanza sulla vicenda dei barconi-bar abusivi del Naviglio Pavese, a Milano.
Ma questa volta la lunga attesa non era dovuta alla semplice arroganza di chi non è abituato a dover rendere conto, ma al molto più concreto fatto che prima di rispondere voleva aspettare che andassero in porto due operazioni, che avrebbero cambiato le carte in tavola: 1. l’approvazione, il 27 ottobre scorso, di un provvedimento di condono, mediante una modifica della legge regionale; 2. il conseguente ricorso dei gestori dei barconi-bar abusivi contro la precedente ordinanza di rimozione del Comune di Milano, sfociata nella sentenza del TAR del 3 dicembre u.s., che appunto sospende l’efficacia dell’ordinanza.
Tutta questa cronistoria c’è nella risposta di Cattaneo (puoi scaricarla in fondo a questo post) alla nostra interpellanza. Manca soltanto un piccolo particolare, cioè Cattaneo si “dimentica” di ricordare che il TAR ha accolto i ricorsi, facendo riferimento proprio alla nuova norma regionale del 27 ottobre, voluta e votata da Pdl, Lega e Udc. Tuttavia, questo silenzio non deve sorprenderci più di tanto, visto che è in perfetta sintonia con le omissioni istituzionali degli ultimi 14 anni.
Comunque sia, una morale in tutto questo c’è e penso possa essere riassunta così: nella Milano di Moratti e De Corato (e Formigoni), se sei benestante e hai le amicizie giuste, allora puoi fare più o meno come ti pare, anche l’abusivo di lusso alla luce del sole, senza nemmeno pagare le modeste indennità al Comune; ma se invece sei uno qualunque o, peggio ancora, il colore della tua pelle o del tuo passaporto non è quello giusto, allora vige il principio della tolleranza zero e vieni sgomberato, cacciato e indicato come supremo nemico della sicurezza e dell’ordine.
Dobbiamo aggiungere altro?
 
qui sotto puoi scaricare il testo completo della risposta di Cattaneo
 

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Anche la più scapestrata delle repubbliche presidenziali si tiene stretta una regola d’oro: nessun presidente può fare più di due mandati. Ma qui siamo in Lombardia, c’è sì il presidenzialismo, ma non quella regola d’oro, visto che praticamente nessuno si scandalizza che Roberto Formigoni ora corra per il 4. (quarto) mandato consecutivo. Eppure, ce ne sarebbe di cui preoccuparsi, perché qui, dopo 15 anni di ininterrotta occupazione di potere da parte di Comunione e Liberazione, la confusione tra privato e pubblico, tra partito e istituzione è ormai totale.
E così, succede pure che i capi dell’amministrazione regionale non riescano neanche più a distinguere i ruoli delle diverse parti sociali e che si mettano a organizzare direttamente una petizione tra il personale, al fine di ribaltare ex post l’esito sgradito della consultazione dei lavoratori sul contratto decentrato.
Ma vediamo la dinamica dei fatti. Nell’ultima settimana di gennaio si erano tenute 12 assemblee del personale, convocate per decidere se l’ipotesi di contratto decentrato, firmato da sole 3 sigle sindacali sulle 7 presenti nell’ente, andava bene o no. La maggioranza dei lavoratori ha però detto di “no”.
A questo punto, come insegna la logica, l’esperienza e il buon gusto, ci sono soltanto due possibili strade. Si riapre la trattativa con l’amministrazione oppure, se si ritiene che sia necessaria una consultazione più ampia, si convoca un referendum tra i lavoratori.
Invece no, non è accaduta né l’una, né l’altra cosa, ma a partire dal 1° febbraio è iniziata a circolare sui computer dei dipendenti regionali una curiosa raccolta firme per una petizione che chiede di ignorare il risultato delle assemblee e di applicare l’intesa bocciata. I toni sono i soliti delle polemiche sindacali -cioè se non si firma quella intesa così com’è, allora non avrai nulla ecc.-, con l’aggiunta creativa che se almeno 500 lavoratori sottoscriveranno la petizione, l’esito delle assemblee verrebbe annullato.
Ora, è già piuttosto curioso che alcuni sindacalisti battuti nelle assemblee, si inventino petizioni, invece che fare un referendum democratico, ma se poi si scopre che entra in campo direttamente addirittura la controparte, per dare una mano alla raccolta firme e facendo intendere che con 500 firme sono disposti a truccare il gioco, allora siamo al di là del bene e del male. Siamo, appunto, alla degenerazione prodotta da 15 anni di occupazione del potere.
Infatti, oltre le molte denunce, di fonte sindacale, circa un coinvolgimento diretto dell’amministrazione nell’operazione, ci sono anche degli elementi più concreti, come i messaggi che invitano a firmare la petizione, provenienti direttamente dall’indirizzo di posta elettronica di una funzionaria dell’ufficio personale, peraltro addetta alle relazioni sindacali e regolarmente presente al tavolo delle trattative per conto dell’amministrazione.
Insomma, una vicenda che, nelle sue modalità illecite, ricorda molto quella del convegno con il Ministro Gelmini dell’ottobre 2008, poi annullato in seguito alle nostre denunce, quando l’ufficio personale tentò di precettare 150 dipendenti in orario di lavoro per fare la claque al Ministro.
La morale di questa storia è che il ventennio ciellino è insostenibile. Ma la conclusione immediata è che Formigoni deve dire ai suoi di rispettare le regole, almeno quelle minime. E, soprattutto, che le decisioni dei lavoratori, anche se non piacciono alla corte del principe, vanno rispettate.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Arriva il dipartimento di polizia di Formigoni, con tanto di vigili urbani armati come se dovessero andare in guerra. Non è uno scherzo, ma è quanto sta scritto nella proposta di legge, a firma di Formigoni, che con un colpo di mano è stata messa all’ordine del giorno dell’ultima seduta del Consiglio della legislatura, cioè il 10 febbraio.
La proposta di legge n. 447 intende sostituire l’intera disciplina regionale sulla polizia locale attualmente esistente, cioè la l.r. n. 4/2003. E visto che siamo in campagna elettorale, chi se ne frega delle regole e dei regolamenti. Infatti, nonostante si tratti di un tema molto delicato, la proposta di legge non è stata discussa con nessuno, né in Commissione, né con i Comuni. Tant’è vero che la stessa Anci Lombardia ha chiesto stizzita di fermare l’iter della legge.
La proposta di Formigoni è un vero obbrobrio. In primo luogo, sottrae ai Sindaci poteri e funzioni, per accentrarli nelle mani del Presidente della Regione, mediante l’istituzione dei cosiddetti “dipartimenti di polizia locale regionale”.
In secondo luogo, c’è un salto di qualità significativo nel processo di militarizzazione delle vigilanze urbane, già di per sé assai avanzato sul nostro territorio e non solo per colpa dei Sindaci, o Vicesindaci, della Destra. Insomma, la proposta di Formigoni fotografa nitidamente il passaggio dai  vecchi -e rimpianti- “ghisa” verso un nuovo corpo di polizia regionale.
Ma forse l’articolo che meglio di mille discorsi ci fa capire di cosa stiamo parlando è il n. 26, dedicato agli “strumenti di autotutela”. C’è di tutto e ci sarebbe pure da ridere, se non fosse roba seria. Non sembrano infatti più bastare pistole, manganelli e spray irritanti, già in dotazione alle polizie locali, e così, al Pirellone hanno pensato bene di aggiungere anche “giubbotti antiproiettili”, “caschi antisommossa”, “arma lunga comune da sparo, in particolare per l’esercizio di controllo ittico-venatorio” (per sparare ai pesci?) e, udite udite, “cuscini per il trattamento sanitario obbligatorio”. Il tutto nel nome della “tutela dell’integrità fisica degli operatori”.
In terzo luogo, e qui quelle cose apparentemente senza senso, come i caschi da celerino o i cuscini T.S.O., acquisiscono invece il loro inquietante senso, il provvedimento è letteralmente farcito di riferimenti al disagio sociale e all’immigrazione, indicati come temi tipici della sicurezza urbana.
Questo provvedimento non deve passare, deve essere bloccato. Faremo tutto ciò che è nelle nostre forze per impedire l’approvazione di questo obbrobrio e auspichiamo che gli altri gruppi dell’opposizione facciano altrettanto. Come primo atto abbiamo dunque oggi presentato 200 emendamenti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il PdL n. 447 (a firma Formigoni), nonché il PdL  n. 368 (a firma della Lega), che andrà in Aula insieme al primo e che rischia di peggiorare ulteriormente la proposta del Presidente. Ovviamente, per una questione di peso dei file, non potrai scaricare i 200 emendamenti nostri.
 

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Questa mattina la Corte Popolare Occupata di Nerviano (MI) è stata sgomberata dalle forze dell’ordine. L’occupazione era iniziata il 29 gennaio scorso, su un’area ex-industriale abbandonata e in stato di degrado la lunghi anni. E sulla quale, peraltro, esistono numerosi punti interrogativi rispetto alle bonifiche mai fatte, cioè sulle condizioni reali del sottosuolo.
I ragazzi e le ragazze del Collettivo Oltre il Ponte di Nerviano avevano deciso di occupare dopo lunghi mesi di tentativi di dialogo con il Sindaco, Cozzi, in quota Pd. Ma oltre le parole e gli impegni generici su un futuro spazio sociale per i giovani, che a Nerviano non c’è, non è mai accaduto nulla.
I ragazzi hanno dunque fatto bene, pensiamo. Male, riteniamo, abbia invece fatto il Sindaco, principale sponsor dello sgombero forzato.
Comunque, a Nerviano non si fermeranno, ci fanno sapere, e la battaglia per uno spazio sociale aperto ai giovani continuerà. L’aveva peraltro dimostrato anche il corteo di centinaia di persone che sabato scorso aveva attraversato Nerviano.
Ci sono già due appuntamenti per oggi martedì 9 febbraio:
alle 18.30: presidio di protesta davanti al Comune di Nerviano, in piazza Manzoni
alle 21.30: assemblea in Fornace (Rho, via S. Martino 20) sullo sgombero di oggi e sulla risposta da dare nei prossimi giorni.
 
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