Blog di Luciano Muhlbauer
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
di lucmu (del 27/03/2008, in Migranti&Razzismo, linkato 1183 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 27 marzo 2008 (pag. Milano)
 
La campagna elettorale forza la mano un po’ a tutti e spesso accade di ascoltare dichiarazioni che sfidano la realtà dei fatti. Questo è sicuramente il caso dell’assessore regionale Boni, che ieri ha glorificato la politica di Regione Lombardia sulla “questione rom”. Secondo lui, infatti, le scelte regionali contribuirebbero a “riqualificare il territorio” e a “renderlo più vivibile e sicuro”.
Peccato però che sia vero l’esatto contrario, poiché Regione Lombardia semplicemente ha scelto di non disporre di alcuna politica degna di questo nome a riguardo. Anzi, pratica consapevolmente e cinicamente il triste gioco del tanto peggio, tanto meglio.
In primo luogo, va ricordato che esiste una legge regionale, la numero 77 del 1989, la quale prevede lo stanziamento di fondi regionali a favore degli enti locali che ospitano sul proprio territorio insediamenti rom. Tuttavia, i comuni lombardi non hanno mai visto un soldo, per il semplice motivo che la maggioranza di centrodestra boicotta da lunghi anni l’applicazione della legge e, in particolare, il suo rifinanziamento in sede di bilancio.
Per quanto riguarda poi le famose modifiche alla legge regionale sul governo del territorio, la n. 12/2005, ispirate direttamente dall’assessore Boni, sfioriamo il grottesco. Infatti, da una parte, è stata introdotta la norma speciale che impone ai comuni di acquisire il consenso dei comuni limitrofi in caso di insediamento di un cosiddetto “campo nomadi” e, dall’altra, è stato contestualmente abrogato l’articolo 3 della legge 77/89. E quest’ultimo, guarda a caso, prevedeva che l’ubicazione dei “campi” doveva essere individuata “in modo da evitare qualsiasi forma di emarginazione urbanistica e da facilitare l’accesso ai servizi e la partecipazione dei nomadi alla vita sociale”.
In altre parole, dopo aver negato per anni i fondi regionali ai comuni, è stata pure abolita l’inclusione sociale, introducendo in cambio un muro di ostacoli per regolarizzare gli insediamenti rom.
Appunto, tanto peggio, tanto meglio. Ovvero, quanto sta già accadendo, e da anni, a Milano, compresa la Bovisasca, con tanti sgomberi e nessuna soluzione. E, alla fine, l’unico risultato di questa folle politica è il nomadismo coatto degli sgomberi, per popolazioni in larghissima parte non più nomadi da generazioni. In altre parole, l’esatto contrario di quello che sostiene imprudentemente l’assessore leghista.
 
 
Come ogni primavera a Milano si ripropone il medesimo problema e centinaia di rifugiati politici e profughi di guerra, presenti regolarmente nel nostro paese, finiranno per strada.
Ebbene sì, perché l’Italia, sprovvista tuttora di una legge organica sul diritto d’asilo, concede ai profughi il permesso di soggiorno per motivi umanitari, ma poi si disinteressa sostanzialmente della loro sorte. E così, i profughi si trovano a dormire nei parchi cittadini o nelle aree dismesse, spesso in condizioni allucinanti e comunque indegne di un paese che si pretende civile.
Quando arriva l’inverno e il freddo, il Comune di Milano apre le porte dei dormitori pubblici e accoglie per la notte almeno una parte dei profughi presenti in città. Ma non appena arriva la primavera, cioè il 31 marzo, quando finisce la cosiddetta “emergenza freddo”, quelle persone finiscono di nuovo per strada.
Insomma, la vicenda dei profughi di via Lecco –vi ricordate?- di due inverni fa, sembra non aver insegnato nulla all’amministrazione comunale. E tutto continua come prima.
Per questo motivo, il Naga e il Sicet hanno indetto per il 27 marzo un presidio davanti al dormitorio di via Barzaghi, dalle ore 8.00 alle ore 11.00, al fine di chiedere una soluzione per i profughi.
Se potete, andateci.
 
 
Di seguito, il testo di convocazione del presidio di Naga e Sicet:
 
DAL 31 MARZO CENTINAIA DI RIFUGIATI POLITICI FINIRANNO IN STRADA
 
Alla fine del mese infatti chiuderanno le strutture predisposte dal Comune di Milano per “l’emergenza freddo” e da allora centinaia di persone attualmente ospitate non avranno altre soluzioni che dormire nei parchi e nelle stazioni.
In particolare, al Centro della Protezione Civile di via Barzaghi attualmente hanno un posto letto, sotto un tendone, decine di rifugiati politici e alcuni godono di permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Ma anche gli altri dormitori di via Saponaro e di via Ortles termineranno questo servizio.
Il Comune di Milano non predisporrà nessuna struttura alternativa per questi cittadini fuggiti dalla guerra e dalla repressione dei loro paesi d’origine.
A Milano atuttalmente c’è una lista d’attesa di tre mesi e si stima che ci sia un fabbisogno di oltre 300 posti letto solo per accogliere i rifugiati afgani, somali, iraniani, togolesi, etiopici, eritrei e sudanesi.
 
IL SICET E IL NAGA CHIEDONO CHE LA STRUTTURA DI VIA BARZAGHI RIMANGA APERTA FINO AL REPERIMENTO DI UNA SISTEMAZIONE IDONEA A TUTTI I RIFUGIATI POLITICI RICONOSCIUTI DAL MINISTERO DEGLI INTERNI.
IL SICET E IL NAGA CHE DA TEMPO SEGUONO LE VICENDE DI QUESTI MIGRANTI FORZATI INDICONO UN PRESIDIO DAVANTI IL DORMITORIO DELLA PROTEZIONE CIVILE IN VIA BARZAGHI 2 GIOVEDI’ 27 MARZO DALLE ORE 8 ALLA 11 PER SOTENERE QUESTA RICHIESTA DI CIVILTA’ E PER INFORMARE L’OPINIONE PUBBLICA MILANESE DEL DRAMMA DI CENTINAIA DI PERSONE CHE DAL 31 MARZO RIMARRANNO IN STRADA.
 
Naga - Centro Har - via Grigna 24, Milano
 
Sicet: ufficio consulenza, via Grigna 20, Milano
tel. 02-33007411 fax: 02-39208516
 
 
Il 18 marzo scorso il parlamento svizzero ha dato il via libera all’uso di pistole ad elettroshock nelle operazioni di espulsione coatta di cittadini stranieri. Il via libera è arrivato dopo un lungo braccio di ferro politico, visto che in precedenza e per ben tre volte consecutive uno dei due rami del parlamento, il Consiglio degli Stati, aveva rifiutato di inserire questo comma nella nuova legge federale “sull’impiego della coercizione” da parte delle forze di polizia.
Vi è qualcosa di paradossale in questa vicenda, poiché l’esigenza di un nuovo impianto legislativo era nata proprio in seguito alla morte di due immigrati nel corso delle operazioni di espulsione, gestite con metodi spicci dalla polizia elvetica. Cioè, un palestinese, nel 1999, e un nigeriano, nel 2001, morirono per asfissia, provocata dall’imbavagliamento applicato dagli agenti di polizia.
Quindi, d’ora in poi sarà vietato l’uso di caschi integrali o bavagli che rendano difficile la respirazione, ma in cambio potranno essere utilizzati non solo i cani, ma soprattutto i cosiddetti Taser (Thomas A. Swift’s Electronic Rifle), cioè quei dispositivi che fanno uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli della persona colpita.
Insomma, dalla padella alla brace, considerato che i Taser, sebbene classificati ufficialmente armi non letali, hanno in realtà causato numerosi morti in giro per il mondo. Secondo quanto denunciato da Amnesty International, infatti, tra il 2002 e il 2007 le pistole ad elettroshock sono responsabili del decesso di almeno 291 persone negli Usa e nel Canada, dove le forze dell’ordine le impiegano da tempo.
Quanto avvenuto nella vicina Svizzera è paradigmatico di un progressivo imbarbarimento della vita pubblica sul vecchio continente. La riduzione a problema di ordine pubblico e di sicurezza delle questioni sociali, compreso il fenomeno migratorio, produce mostri giuridici che combinano in maniera impressionante ipocrisia e violenza. E, soprattutto, che smontano passo dopo passo lo stato di diritto, legittimando trattamenti speciali e disumani. In fondo, la medesima storia che raccontano ogni giorno i Cpt, quelli nostrani oppure quelli esternalizzati in Nord-Africa, di cui manco si parla più.
 
 
di lucmu (del 19/03/2008, in Migranti&Razzismo, linkato 1001 volte)
Dopo oltre sei ore di occupazione di una stanza del Cpt, la Questura ha dovuto prendere atto della totale illegittimità del provvedimento di reclusione nel centro di via Corelli e la signora V.M. è stata liberata. Implicitamente è stato, dunque, riconosciuto che la signora non poteva essere espulsa, in quanto coniugata con un cittadino italiano e in virtù dell'articolo 31 del testo unico di legge, considerata la presenza di tre minori regolarmente inseriti in ambito scolastico, che avrebbero subito un grave danno psicologico qualora fossero stati espulsi.
V.M. potrà così tornare a casa a festeggiare il compleanno del più piccolo dei suoi figli, che compie gli anni proprio oggi.
Resta quindi in Italia in attesa delle risposte ai ricorsi da lei presentati davanti al giudice di pace e al tribunale dei minori.
Certamente, è incredibile che, se non fossimo intervenuti immediatamente e non avessimo compiuto un'azione irrituale come l'occupazione di una stanza del Cpt, a quest'ora la signora sarebbe già stata espulsa con i suoi tre bambini. Ci chiediamo quante altre persone siano nella sua situazione e siano esposte all'arbitrio di singoli pubblici ufficiali, a causa di una legge che alimenta i presupposti per tali illegalità.
 
Comunicato stampa di Vittorio Agnoletto e Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 19/03/2008, in Migranti&Razzismo, linkato 952 volte)
Da tempo non si sente più parlare del Cpt di via Corelli. Quasi quasi sembrava che quel luogo di detenzione per immigrati non esistesse più o che si fosse trasformato in qualcosa d’altro. Invece no, tutto come prima e non appena cala l’attenzione pubblica si ripresentano fatti che sfidano lo stato di diritto e il più elementare buon senso.
Ebbene sì, perché in questo momento si trova rinchiusa in via Corelli e rischia l’espulsione una donna, cittadina delle Seychelles, già in possesso di regolare permesso di soggiorno e coniugata con un cittadino italiano. Cioè, secondo la legge, non potrebbe essere privata della sua libertà personale e tanto meno espulsa. Ma non basta, perché la signora è anche madre di tre figli minorenni, frequentanti regolarmente la scuola italiana, che ora rischiano a loro volta l’espulsione coatta dall’Italia.
Come tutto questo sia potuto accadere è ancora un mezzo mistero, che andrà chiarito in tempi brevi e certi. Comunque sia, in questo momento l’europarlamentare Vittorio Agnoletto si trova all’interno del Cpt di via Corelli, insieme agli avvocati della signora, ed è già stata contattata la Prefettura. Eppure, a quanto pare la situazione non si sblocca. Anzi, si parla di tempo necessario, forse giorni, per accertare se la donna sia coniugata o meno, nonostante gli avvocati avessero tutto in mano e inviato alle autorità competenti.
Chiediamo che venga immediatamente posto fine alla detenzione illegale della signora e che venga sospeso ogni provvedimento di espulsione nei suoi confronti e dei suoi figli minorenni.
Continuiamo ad essere convinti che i Cpt vadano chiusi, perché inumani e inutili. Ma nel frattempo pretendiamo che si rispetti almeno la legge. E questo va fatto subito e non tra qualche giorno.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Il pacchetto di modifiche della legge sul governo del territorio, approvato nella seduta del Consiglio regionale di ieri, non contiene soltanto norme urbanistiche. Ancora una volta, l’assessore leghista ha inserito abusivamente delle modifiche legislative contro i rom e i cittadini di fede islamica. Ecco qui di seguito le nuove norme varate ieri e che, appunto, si trovano nella l.r. n. 12/2005.
Per quanto riguarda i “campi nomadi” sono state introdotte le seguenti nuove norme:
-        nuova lettera e ter), al comma 2 dell’articolo 8: “d’intesa con i comuni limitrofi, può individuare, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, le aree nelle quali il piano dei servizi prevede la localizzazione dei campi di sosta o di transito dei nomadi”;
-        nuovo comma 1 bis), all’articolo 9: “La realizzazione  ovvero il mantenimento di campi di sosta o di transito dei nomadi può essere previste unicamente nelle aree a tal fine individuate dal documento di piano ai sensi dell’articolo 8, comma 2, lettera e ter). I campi devono essere dotati di tutti i servizi primari, dimensionati in rapporto alla capacità ricettiva prevista”;
Inoltre, è stato abrogato l’articolo 3 della l.r. 22 dicembre 1989, n. 77 (Azione regionale per la tutela delle popolazioni appartenenti alle “etnie tradizionalmente nomadi e seminomadi”), che così recitava:
Realizzazione di campi di sosta o di transito.
1. I comuni singoli od associati maggiormente interessati alla presenza di nomadi realizzano campi di sosta o di transito.
2. I comuni singoli od associati individuano dei campi aventi le caratteristiche specificatamente previste dalla apposita deliberazione di Giunta regionale, adottata previo parere della consulta per il nomadismo, distintamente per campi di sosta e campi di transito.
3. I sedimi da adibire a campi sono reperiti nelle aree da destinare a zone per attrezzature di uso pubblico dei piani regolatori generali dei comuni; i comuni potranno a tal fine introdurre apposite varianti agli strumenti urbanistici, ai sensi dell’art. 5 della L.R. 12 settembre 1983, n. 70 concernente "Norme sulla realizzazione di opere pubbliche di interesse regionale".
4. I comuni singoli od associati possono realizzare altresì progetti di zone residenziali intese a favorire la sedentarizzazione comunitaria dei nomadi.
5. L’ubicazione dei campi e delle zone residenziali deve essere individuata in modo da evitare qualsiasi forma di emarginazione urbanistica e da facilitare l’accesso ai servizi e la partecipazione dei nomadi alla vita sociale.
Per quanto riguarda invece le moschee, ecco il nuovo comma 4 bis) dell’articolo 72: “Fino all’approvazione del piano dei servizi, la realizzazione di nuove attrezzature per i servizi religiosi è ammessa unicamente su aree classificate a standard nei vigenti strumenti urbanistici generali e specificamente destinate ad attrezzature per interesse comune”.
 
 
Ieri, 11 febbraio, il tribunale di Milano ha accolto il ricorso di una cittadina straniera contro la circolare del Comune di Milano che nega ai bambini di genitori immigrati non in regola con il permesso di soggiorno la possibilità di poter frequentare le scuole materne comunali.
Qui di seguito trovate la comunicazione dell’associazione Naga (www.naga.it), i cui legali hanno seguito la causa. In allegato, puoi scaricare anche la sentenza integrale del tribunale.
 
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ciao a tutti, finalmente una buona notizia!
in allegato trovate la sentenza con cui il Tribunale ordina al Comune di Milano "la cessazione del processo discriminatorio e la rimozione dei suoi effetti" in relazione alla circolare 20 del 2007 con cui si stabilisce che i figli dei cittadini stranieri irregolari non possano iscriversi negli asili comunali.
Questo ricorso è stato seguito dallo studio Polizzi-Guariso di cui fa parte l'avv.Livio Neri, che collabora con il NAGA: lo studio legale ha ricevuto questo caso su segnalazione e invio da parte nostra proprio per l'argomento specifico della mancata iscrizione all'asilo, per questa signora già seguita da noi in passato per il Tribunale dei Minori.
Di conseguenza ci sentiamo in prima persona chiamati in causa nel diffondere questa buona notizia, sperando che si tratti di un rale passo avanti nel miglioramento dell'accesso ai servizi della città senza discriminazioni di sorta.
 
Vi invito a leggere la sentenza, vi terremo informati degli sviluppi.
 
buona giornata,
 
CRISTINA SEBASTIANI E NIVES CAMISA
SERVIZIO LEGALE NAGA ONLUS
02-58107791
via zamenhof 7/a
 
qui puoi scaricare la sentenza del tribunale di Milano
 
 

Scarica Allegato
 
di lucmu (del 25/01/2008, in Migranti&Razzismo, linkato 992 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 25 genn. 2008 (pag. Milano)
 
Nel dicembre scorso, il sindaco di Milano, nonché ex-Ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti, salutò il vicino natale, inventandosi un nuovo e incredibile nemico della “sicurezza”: i bambini clandestini.
Molti pensavano a una boutade, ma stava terminando un anno segnato da un agghiacciante crescendo dell’isteria securitaria e xenofoba ed erano i giorni in cui la Lega sventolava le ordinanze anti-stranieri dei comuni di Cittadella e Caravaggio, mentre l’azione amministrativa della giunta comunale faceva acqua da tutte le parti. E così, la Moratti decise che le leggi, i principi e il buon gusto potevano andare a quel paese, si schierò con i xenofobi di professione e decretò l’esclusione dalle scuole materne comunali dei bambini irregolari. In altre parole, le famiglie prive di regolare permesso di soggiorno potevano iscrivere provvisoriamente i figli, a patto che presentassero il permesso entro il 29 febbraio. Dopo quella data, o c’è il permesso oppure si cancella l’iscrizione.
Per carità, non che prima i bimbi degli immigrati irregolari accedessero tranquillamente alle materne milanesi, anzi, ma scriverlo nero su bianco e trasformarlo in una martellante campagna propagandistica è un’altra cosa.
Chiunque conosca un po’ la realtà sa bene che una regola del genere colpisce ad ampio raggio. Cioè, non soltanto i bambini di genitori irregolari a tutti gli effetti, ma anche di quelli che lo sono temporaneamente, causa perdita del lavoro, oppure i tantissimi migranti costretti ad attendere per un tempo indefinito la consegna del “pezzo di carta”. Ma, in fondo, queste considerazioni non fanno altro che evidenziare ulteriormente l’ipocrisia e il cinismo dell’amministrazione comunale, poiché dovrebbe essere sufficiente l’idea stessa che un bambino possa essere punito a causa della condizione amministrativa dei genitori, per provocare un’indignazione collettiva.
Tuttavia, come ben sappiamo, quella indignazione non c’è stata o, almeno, non si è trasformata in mobilitazione. Anzi, a prendere l’iniziativa di contrasto più seria e incisiva è stato alla fine un uomo molto moderato, cioè il Ministro Fioroni, che il 21 gennaio ha avviato la procedura di revoca della parità alle scuole materne milanesi. Un atto dovuto, in realtà, visto che la circolare del comune sta violando una quantità impressionante di norme, dalla Costituzione alle norme comunitarie e internazionali, dal testo unico sull’immigrazione fino alla stessa riforma Moratti del 2003.
Ma se tutto ciò fa onore a Fioroni, di per sé non risolve il problema. E non soltanto perché la situazione a livello governativo è quella che è, ma soprattutto perché gli atti ministeriali non possono sostituire la politica. Infatti, la Moratti potrebbe giocarsi fino in fondo il conflitto, specie ora, considerato altresì che qualche sostegno esterno lo trova sempre, come indicherebbe la desolante critica al “diktat” di Fioroni da parte del solito Penati.
La voce che finora è mancata è quella dei milanesi, o meglio, di quelli che si indignano ancora di fronte al razzismo istituzionale. Ma ora una possibilità per manifestarsi c’è, con il “girotondo impertinente” in piazza della Scala di sabato prossimo, convocato nel quadro della giornata d’azione globale del Forum sociale mondiale. E non è il caso di fare gli schizzinosi, com’è nostra abitudine, sulle forme di mobilitazione. È un’occasione, la prima, per rompere il silenzio e quindi andrebbe semplicemente colta.
 
GIROTONDO IMPERTINENTE
contro il razzismo e per i diritti dell’infanzia
sabato 26 gennaio
ore 15.30
Piazza della Scala – Milano
 
qui puoi scaricare il volantino dei promotori
 

Scarica Allegato
 
È stato pubblicato il rapporto di Fortress Europe sulle vittime della frontiera europea. Nel solo mese di dicembre sono morti 243 tra migranti e rifugiati nel tentativo di raggiungere l’Europa. Così, l’anno 2007 si chiude con un bilancio di almeno 1.861 vittime. Erano stati 2.088 nel 2006. Difficile confrontare i dati, sottolinea il sito di Fortress, visto che si basano esclusivamente sulle notizie riportate dalla stampa e quindi non costituiscono cifre esaustive. Ma esaminando solo il numero delle vittime in mare, l’ultima tappa dei viaggi, i morti del 2007 sono 1.684, contro i 1.625 dello scorso anno.
Per saperne di più, visita il sito di Fortress Europe, curato da Gabriele Del Grande: http://fortresseurope.blogspot.com/
Sul sito potrai trovare informazioni numerose e sempre aggiornate sulle vittime della frontiera. Insomma, un sito da visitare spesso, per non dimenticare mai la realtà e non farsi travolgere dalle troppe menzogne e strumentalizzazioni in circolazione.
 
 
di lucmu (del 15/12/2007, in Migranti&Razzismo, linkato 1119 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 15 dic. 2007 (pag. Lombardia)
 
Cittadella e Caravaggio sono due piccoli comuni delle province di Padova e Bergamo, che probabilmente non si erano mai sognati di diventare famosi. Eppure, ora sono assurti a indiscussi alfieri della carica dei sindaci del lombardo-veneto, orchestrata e capitanata dalla Lega Nord.
Il grande merito –si fa per dire- dei loro sindaci-sceriffi è quello di aver emanato due ordinanze simbolo contro gli immigrati. La prima stabilisce che uno straniero, per ottenere la residenza, deve dimostrare di disporre di un reddito annuo superiore a 5mila euro e di vivere in un alloggio che risponda a determinati criteri di carattere edilizio e igienico-sanitari. Inoltre, istituisce una commissione comunale che valuta la “pericolosità sociale” dell’immigrato. La seconda, invece, decreta che uno straniero sprovvisto di permesso di soggiorno valido non possa contrarre matrimonio con un cittadino italiano.
Loro dicono che non si tratta di iniziative xenofobe, bensì di provvedimenti “per la legalità”. Ma, in fondo, è sufficiente buttare l’occhio sul manifesto della Lega che accompagna la campagna pro-ordinanze, che ha già raccolto l’adesione di molti piccoli comuni, per capire l’antifona. Infatti, si tratta della copia esatta del manifesto elettorale del razzista elvetico, Christoph Blocher. Quello delle pecore bianche che scacciano quella nera, tanto per intenderci.
Ora, potremmo liquidare ogni ulteriore discussione su tutto questo can can leghista, inquadrandolo nella ferocia resa dei conti in corso a destra. Infatti, dopo aver attraversato Bergamo a suon di insulti contro il Prefetto, la campagna è sbarcata a Milano, in vista della manifestazione della Lega di domani, incassando l’adesione del sindaco Moratti e mettendo in subbuglio tutto il centrodestra meneghino.
Tuttavia, ciò che importa in questa vicenda non è tanto la lotta intestina a destra, che al limite potrebbe anche farci piacere, quanto il fatto che l’arma impugnata per combatterla è il securitarismo xenofobo, ormai diventato uno dei principali canali di produzione di consenso, nonché terreno privilegiato dello scontro politico.
Insomma, siamo di fronte all’indegno epilogo –provvisorio- di un anno di incessante crescendo xenofobo, dove pesanti sono le responsabilità del Piddì veltroniano e di molti suoi sindaci che pensano di poter neutralizzare le destre, imitandole. L’unico risultato concreto di questa folle politica è sotto gli occhi di tutti, cioè quello di aver sdoganato definitivamente il gioco del “dagli addosso allo sfigato”. E così, se tu te la prendi con i lavavetri, io rilancio impedendo i matrimoni, e se tu gridi all’emergenza criminalità dei romeni, io mi metto ad accertare la “pericolosità sociale” di tutti gli immigrati.
Ma, diciamoci la verità, anche dalle nostre parti, cioè a sinistra, le cose non vanno benissimo. Troppo spesso prevale la voglia di volgere lo sguardo dall’altra parte, nella vana speranza che le cose si aggiustino da sole, e può succedere persino che qualcuno ceda. Comunque sia, alla fine l’unica conseguenza è che rimaniamo chiusi in un angolo, mentre le destre accumulano consensi e le tesi razziste acquisiscono legittimità.
Beninteso, siamo tutti consapevoli che non è facile ricostruire un orizzonte e una pratica politica e sociale che possano contrastare l’onda che sale, offrendo delle prospettive alternative e credibili. Ma continuare a rimuovere il problema e, dunque, non affrontarlo di petto non aiuta di sicuro, anzi rischia di diventare una gravosa ipoteca sul futuro delle sinistre nelle regioni del Nord.
 
 
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