Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Chiediamo al Prefetto di Milano di chiarire e accertare se i controlli di polizia delle abitazioni in alcuni quartieri periferici della città, a partire da via Padova, siano stati effettuati nel rispetto della legge o se si siano verificati degli abusi o delle irregolarità. In secondo luogo, anche in previsione della riunione tecnica di domani, gli chiediamo di farsi garante che le squadre speciali istituite nell’ambito della Polizia Locale di Milano, su suggerimento e pressione del vicesindaco De Corato, non fuoriescano dal quadro di competenze definito dalla legge nazionale.
In breve, gli chiediamo di farsi garante, con le parole e con i fatti, della legalità costituzionale.
Rivolgendoci al Prefetto di Milano, ci esprimiamo con doverosa cautela, ma anche con forte inquietudine. Infatti, nelle stesse parole del dott. Lombardi, così come riportate dalle agenzie di stampa, riscontriamo la conferma delle preoccupazioni che abbiamo già espresso rispetto alla recente gestione dei controlli delle abitazioni, specie laddove i residenti erano di nazionalità straniera.
Di fronte alle parole del Prefetto, che indica la necessità di “superare alcune criticità”, oppure a quelle del vicesindaco De Corato, insolitamente prudente quando afferma che va “specificato che l’inviolabilità del domicilio è garantita dalla Costituzione“, assumono nuova rilevanza anche le diverse denunce rimbalzate dopo i fatti di via Padova, in cui si parlava di perquisizioni e “visite” in abitazioni private da parte delle forze dell’ordine e della polizia locale, attuate con modalità e metodi non rispettosi delle norme costituzionali e di legge.
Insomma, se ci sono state delle violazioni e delle azioni illegittime, allora non ce la possiamo cavare a tarallucci e vino, ma occorre chiarire ed accertare le responsabilità. E,  soprattutto, va garantito che ciò non si ripeta.
Via Padova, così come altri quartieri periferici, non è una zona di guerra e non ha bisogno di eserciti. Ha invece bisogno di una presenza civile e civica delle istituzioni, di un investimento politico e sociale per il futuro. E tutto ciò non sarà possibile se non si parte dalla riaffermazione, proprio in via Padova, del principio base del nostro stato di diritto, cioè che la legge è uguale per tutti.
Non c’è una legge per i bianchi e una per i neri, non c’è un diritto per gli autoctoni e un altro per gli stranieri. E “il domicilio è inviolabile” (articolo 14 della Costituzione) per tutti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Formigoni e le destre trascinano la questione morale dentro una campagna elettorale già segnata da quindici anni di occupazione del potere, da parte dello stesso Presidente e della stessa lobby politico-affaristica, proiettando così pesanti interrogativi sulla prossima legislatura.  Questo e non altro significa il via libera di Berlusconi alle liste del Pdl in Lombardia.
Eppure, proprio quando le vicende giudiziarie mostrano anche ai più riluttanti che in questa regione c’è una questione morale grande come una casa, oggi sarebbe necessario un segnale chiaro, netto e inequivocabile, che si intende reagire e fare un po’ di pulizia. Invece no, la montagna partorisce un topolino e ai grandi annunci berlusconiani delle “liste pulite” segue il nulla del “non abbiamo inserito nelle liste nessuna persona che ha un processo in corso”. Un po’ poco, dato che la politica è cosa diversa dal codice penale.
Vediamo ad esempio lo scandalo delle bonifiche, che aveva portato in carcere Rosanna Gariboldi, ex-assessore provinciale a Pavia e moglie di Giancarlo Abelli, ex-assessore regionale e uomo di fiducia di Formigoni divenuto deputato e dirigente nazionale del Pdl dopo le ultime elezioni politiche.
Ebbene, la Gariboldi ha patteggiato, cioè ha ammesso la sua colpa. Abelli, invece, non è stato indagato, ma i suoi strettissimi rapporti con Grossi, l’imprenditore dei fondi neri delle bonifiche, sono diventati di pubblico dominio. Non solo passavano le vacanze insieme, ma l’On. Abelli aveva a sua personale disposizione la Porsche di Grossi.
Non contento, mentre faceva il deputato, beninteso, Abelli poteva disporre anche dell’auto blu (con autista) del Presidente della Regione, Formigoni, nonché di un ufficio al Pirellone. L’avevamo scoperto noi e la risposta alla nostra interrogazione, del 2008, ce lo confermò. Facemmo subito una seconda interrogazione, chiedendo di avere copia del “contratto di collaborazione a titolo gratuito”, che secondo l’Assessore Colozzi giustificava il tutto. Nonostante i ripetuti solleciti, compreso un richiamo formale al Presidente del Consiglio Regionale, dopo un anno e mezzo stiamo ancora aspettando una risposta. Insomma, che cavolo ci faceva Abelli con l’ufficio e l’auto blu del Presidente della Regione?
Ma i collegamenti tra scandalo bonifiche e governo regionale non finiscono qui, perché ben due assessori in carica, Ponzoni e Buscemi, erano soci in affari con “lady Abelli”, cioè la Gariboldi, fino a pochi mesi prima che esplodesse lo scandalo.
Abelli, Ponzoni e Buscemi, oggi vengono tutti candidati dal Pdl alle regionali con la benedizione di Formigoni e Berlusconi. Anzi, Abelli dice addirittura di avere già in tasca un assessorato. Beninteso, nessuno dei tre risulta inquisito per lo scandalo delle bonifiche e non sappiamo se quanto abbiamo esposto ha o avrà rilevanza giudiziaria. Ma di una cosa siamo certi, cioè che queste cose hanno grande rilevanza politica e morale, specie in questo momento, perché testimoniano di un intreccio insano tra politica e affari, tra cosa pubblica e interessi privati. Un tema su cui potremmo raccontare tante altre storie, del passato e del presente. Ma ci fermiamo qui, per ora.
Morale: altro che “liste pulite”. Se queste sono le premesse, la prossima legislatura è sin d’ora a rischio fine anticipata, causa indagini.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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La Polyù-Polysistem di Sedriano (MI) rischia la chiusura e i 70 dipendenti rischiano la disoccupazione. Un’autentica assurdità, visto che l’impresa è leader di settore e che i suoi prodotti - lastre di policarbonato per uso edilizio - dispongono di mercato e di clienti. Perciò occorre, in tempi stretti, l’intervento congiunto delle istituzioni – Provincia, Regione e Prefettura – a garanzia della continuità produttiva e dell’occupazione.
In questa vicenda la crisi non c’entra, se non come contorno o pretesto. Perché, allora, tutti i lavoratori della Polyù e della Polysistem (quest’ultima dipende integralmente dalla prima) sono in cassa integrazione? La ragione è tanto banale quanto misera: siamo di fronte all’ennesima storia di un’azienda portata sull’orlo del fallimento dalle scelte scellerate dell’attuale proprietario.
Questa mattina i lavoratori si sono recati in corteo fino al Comune di Sedriano chiedendo di poter continuare a produrre, non solo perché ci sono le commesse, ma anche perché c’è un possibile acquirente disposto a rilevare l’attività.
Alla fine si è svolta una riunione negli uffici del Sindaco, alla quale hanno partecipato una delegazione delle maestranze e della Cgil di Legnano, il Vicesindaco di Arluno, dove risiede una parte dei lavoratori, e i Consiglieri regionali Luciano Muhlbauer (Prc) e Francesco Prina (Pd).
Da parte nostra, diamo un giudizio positivo della riunione, perché si è registrata una convergenza attorno alle ragioni e alle richieste dei lavoratori.
Anzitutto, i Comuni di Sedriano e Arluno si sono impegnati a sostenere il reddito dei lavoratori. In secondo luogo, tutti i presenti hanno condiviso la necessità di attivare Provincia, Regione e Prefetto, affinché intervengano per favorire il rapido passaggio dell’azienda a un nuovo soggetto imprenditoriale interessato a mantenere l’occupazione e a rilanciare la produzione.
Ora alle parole devono seguire i fatti. È tempo che ciascuno decida da che parte stare: con i lavoratori in lotta per mantenere in attività un’azienda, o con chi decide di chiuderne i battenti per gretto interesse personale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Sabato 20 gennaio si tengono a Milano e dintorni diverse iniziative, che riteniamo siano importanti e alle quali vi invitiamo a partecipare. Magari non sarà possibile essere dappertutto, ma sceglietene almeno ad una. In fondo, pur nella loro diversità, esprimono tutte la stessa voglia di cambiamento.
Ma andiamo in ordine di orario (come indicato dagli organizzatori):
 
SAMEDI GRAS – dove tutti sono milanesi tranne i razzisti: appuntamento alle ore 14.30, in piazza Duca d’Aosta (stazione Centrale). Un carnevale antirazzista, perché milanesi si diventa e non si nasce, con carri, musica, danze ecc.
Per info vai su  www.milanomovida.tk/
 
TANTI POPOLI UN'UNICA LOTTA - per la libertà, l'indipendenza e l'autodeterminazione dei popoli: corteo, appuntamento alle ore 15.00, in piazza Cordusio, organizzato dalla rete nazionale Euskal Herriaren Lagunak - amici e amiche del Paese Basco, insieme alla Comunità Curda della Lombardia, alla Comunità Palestinese di Milano e all’Associazione Nuova Colombia.
 
PRESIDIO MAFLOW – assemblea generale dei delegati e dei lavoratori delle aziende in lotta e musica solidale: assemblea dalle ore 18.00, al termine panino con salamella e dalle ore 22.00 musica solidale. Il tutto presso il presidio degli operai della Maflow, via Boccaccio 1, Trezzano S/N.
 
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Il silenzio di Formigoni non è più accettabile di fronte alla politica di deindustrializzazione della Fiat, ribadita oggi con l’annuncio ai sindacati del “trasferimento” di 143 operai della Powertrain da Arese a Torino, a partire dal mese di aprile.
Il silenzio del Presidente della Regione equivale anzi alla complicità, considerato il contenuto della nuova ipotesi di Accordo di Programma (AdP) sull’area ex-Alfa di Arese, deliberata dalla Giunta regionale il 10 febbraio scorso.
Infatti, l’AdP proposto dal Pirellone è sostanzialmente diverso da quello precedentemente concordato con i sindacati - mai attuato e decaduto nel 2007 -, poiché fornisce certezze soltanto circa la realizzazione di centri commerciali, affari immobiliari e parcheggi. Nulla di concreto, invece, è previsto per quanto riguarda le attività produttive e l’occupazione, visto che anche il tanto strombazzato “polo della mobilità sostenibile” è stato derubricato a “centro di ricerca per lo sviluppo di progetti finalizzati alla mobilità sostenibile”.
Insomma, il Presidente di questa Regione, Roberto Formigoni, deve smettere di giocare allo scaricabarile, ma deve assumersi le sue responsabilità. Anzitutto, convocando immediatamente le organizzazioni sindacali per chiarire e concordare i passi da intraprendere, sia rispetto a Fiat, sia rispetto al futuro dell’area ex-Alfa di Arese.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Le strumentalizzazioni e gli sciacallaggi su via Padova devono finire al più presto.
Infatti, come se non bastassero le parole ipocrite e insostenibili di quanti governano questa città e questa Regione da oltre 15 anni, oggi rimbalza pure la notizia dell’accoltellamento di un nordafricano in “zona via Padova”.
Ma quale “zona via Padova”? Basta leggere bene le agenzie stampa e i media online per scoprire che in realtà si tratta di un ferimento lieve a un braccio, in seguito a una lite, avvenuto in via Porpora al civico n. 161. Cioè a due passi dalla stazione Fs di Lambrate, a 1,5 km di distanza dal luogo dell’omicidio di sabato sera!
Insomma, tra quanto successo sabato in via Padova e quanto avvenuto oggi a Lambrate non c’è alcun collegamento, né dal punto di vista della gravità dei fatti, né dal punto di vista topografico. Eppure, sembra fare terribilmente comodo continuare a gettare inutilmente benzina sul fuoco.
Piuttosto, ci sarebbe bisogno di riacquistare un po’ di lucidità e onestà, lasciando perdere le grida di guerra e iniziando a ragionare su una politica seria per le periferie milanesi.
Infine, ma non certo per importanza, piuttosto che continuare ad arrestare soltanto persone implicate nei danneggiamenti di sabato notte, va fatto soprattutto uno sforzo straordinario per assicurare alla giustizia l’omicida di Ahmed.
E non solo perché sarebbe un contributo concreto per abbassare la tensione nel quartiere, ma specialmente perché va ricordato che la cosa veramente grave accaduta in via Padova sabato scorso non sono state le distruzioni materiali, bensì l’omicidio di un giovane di 17 anni.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Come milanese e residente di via Padova, prima ancora che come rappresentante istituzionale, mi sento disgustato di fronte al comportamento ipocrita e vergognoso di Salvini e De Corato, che fanno finta di essere appena sbarcati da Marte, mentre in realtà sono quelli che in città comandano da una vita e sono tra i principali responsabili della situazione di abbandono delle periferie urbane.
Lasciamo stare la Regione, governata da 15 anni dallo stesso Presidente e da 10 in alleanza con la Lega. E evitiamo anche di ricordare che le politiche sull’immigrazione sono regolate sin dal 2002, cioè da ormai 8 anni, da una legge che si chiama “Bossi-Fini”.
Ma che dire del fatto che la Lega siede al governo della città da 17 anni e che lo stesso Matteo Salvini siede in Consiglio Comunale dal medesimo numero di anni, cioè dal 1993? O che dire del prode De Corato, che siede in Consiglio Comunale addirittura dal 1985 e che da ben 13 anni, cioè dal secolo scorso, occupa ininterrottamente la carica di Vicesindaco. Insomma, non facciano le verginelle!
La situazione di via Padova -o meglio di quella parte tra viale Monza e via Padova, delimitata da piazzale Loreto, da una parte, e dai ponti ferroviari, dall’altra- è il frutto del progressivo abbandono delle periferie da parte delle istituzioni e della loro trasformazione in un mero problema di sicurezza. Non a caso, nella seconda giunta Albertini, ci fu addirittura un assessorato denominato significativamente “alle Periferie, Sicurezza e Protezione Civile”.
In cambio, in via Padova è arduo trovare una presenza civile e civica delle istituzioni. Le scuole e gli insegnanti, già messi in ginocchio dai tagli draconiani all’istruzione pubblica di Tremonti e Gelmini, vengono lasciati soli di fronte a delle classi sempre più multietniche, salvo poi inventarsi l’ennesimo provvedimento a negativo, cioè le quote. Di spazi sociali o culturali, per giovani o anziani, non c’è quasi traccia, anzi, una delle poche presenze civiche, quelle delle associazioni dell’ex-municipio di Crescenzago, è finita nel mirino del Comune.
Un quartiere multietnico cresciuto senza accompagnamento, senza politica pubblica, senza strategia, senza investimenti per l’inclusione. E come meravigliarsi che in questa situazione i furbi e i profittatori abbiano trovato il loro piccolo paradiso, a danno sia degli italiani, che degli stranieri?
Quando poi succede un fatto grave, come l’omicidio del giovane pizzaiolo Ahmed, ed esplode la rabbia dei suoi coetanei, allora la prolungata assenza delle istituzioni e di un politica degna di questo nome, fa sì che ognuno e ognuna cerchi riparo nell’unico fortino che la solitudine gli abbia lasciato: quello dell’appartenenza su base etnica o culturale. Magrebino contro sudamericano, italiano contro straniero eccetera.
Il disastro costruito da anni di abbandono delle periferie urbane e di criminalizzazione degli immigrati tout court è tutto qui, nella formazione di tante piccole patrie etniche.
Ora coloro i quali governano da quasi vent’anni questa città cercano di vendere la favola che la colpa sia di qualcun altro e, da codardi quali sono, alzano il tiro all’inverosimile, chiedendo rastrellamenti ed “espulsioni casa per casa, piano per piano” ed annunciano cortei xenofobi in via Padova.
L’unica espulsione di cui invece ci sarebbe bisogno è quella di De Corato e Salvini dal governo della città.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Formigoni deve immediatamente bloccare la procedura di approvazione dell’Accordo di Programma (AdP) sull’area ex-Alfa Romeo di Arese e convocare tutte le organizzazioni sindacali, firmatarie degli accordi precedenti sulla reindustrializzazione dell’area.
Questa convocazione è non soltanto dovuta, visto che il Presidente si sottrae da tempo alle richieste di incontro dei sindacati, ma è a questo punto doverosa e imprescindibile, alla luce di quanto scritto nell’ipotesi di AdP, deliberata dalla Giunta regionale il 10 febbraio scorso
Infatti, il contenuto dell’AdP solleva molti e consistenti dubbi circa l’effettiva consistenza degli annunciati progetti reindustrializzazione, che anzi appaiono piuttosto fumosi ed affidati a un poco rassicurante spontaneismo del mercato.
L’unica cosa chiara in quell’Accordo è che sull’area ex-Alfa sorgeranno un grande centro commerciale, dei posteggi per l’Expo ed una serie di operazioni immobiliari. Per quanto riguarda, invece, le attività produttive siamo all’incertezza totale.
Si parla sì di “prosecuzione del programma di reindustrializzazione … prevista nel precedente accordo” (decaduto il 25 settembre 2007), ma si aggiunge subito un secco “per quanto compatibile con i contenuti del presente Accordo”. Di conseguenza, riappare certamente il famoso “centro della mobilità sostenibile”, come lo chiamano i comunicati stampa del Pirellone, ma trasformato in un “centro di ricerca per lo sviluppo di progetti finalizzati alla mobilità sostenibile”, come invece lo chiama l’ipotesi di Accordo di Programma.
Insomma, nulla di chiaro, come conferma anche la nota ufficiale rilasciata dal governo regionale il 3 febbraio scorso, quando i lavoratori Fiat-Alfa erano presenti davanti al Pirellone. Le parole usate erano infatti le seguenti: “intendiamo approvare un Accordo di Programma che dà il via a un assetto urbanistico e infrastrutturale adeguato agli imprenditori interessati a investire”.
Tutto chiaro? Verrà sì mantenuta, per ora, la destinazione produttiva di oltre il 50% dell’area, ma l’effettiva reindustrializzazione sarà affidata al caso, cioè agli effetti benefici che dovrebbero provocare le nuove infrastrutture stradali. Inoltre, il polo per la mobilità sostenibile, previsto dagli accordi firmati nel 2003 e 2004 con i sindacati, prevedeva anche  e soprattutto la parte produttiva, che invece ora è stata eliminata.
Un po’ poco, anzi, praticamente nulla. A dir la verità, tutti gli accordi firmati con le organizzazioni dei lavoratori ed esibiti da Formigoni con grande sfarzo nell’ultima campagna elettorale, quella del 2005, sono stati disattesi e trasformati in carta straccia. Sarà per questo che Formigoni si rifiuta da lungo tempo a incontrare i sindacati?
Il nuovo Accordo di Programma non va bene, perché non contiene progetti concreti e credibili sull’insediamento di attività produttive e, dunque, per l’occupazione. Il minimo che possa e debba fare il Presidente Formigoni è fermare la procedura di approvazione dell’AdP e convocare immediatamente un confronto vero con tutte le organizzazioni sindacali presenti sul sito ex-Alfa di Arese.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo dell’ipotesi di AdP (senza allegati)
 

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Oggi il capogruppo regionale del Prc Luciano Muhlbauer e il capogruppo provinciale della Lista Civica un'Altra Provincia-Prc-Pdci, Massimo Gatti, hanno sono stati presenti al presidio operaio che ha attuato il blocco, sin dalle 6.00 si questa mattina, della portineria Sud-Ovest dell’area ex Alfa di Arese. Un’iniziativa di protesta attuata per sostenere la richiesta di continuità produttiva del sito e il ritiro dei due licenziamenti politici disposti dalla società Innova Service.
Al termine della manifestazione, Muhlbauer e Gatti hanno reso la seguente dichiarazione congiunta:
“La notizia che i due licenziati politici rientreranno al lavoro, comunicata in via ufficiosa dalla Prefettura ai lavoratori durante la mattinata, è sicuramente un’ottima novità. Qualora confermata, vorrebbe dire che è stato fatto il primo passo nella giusta direzione.
“Ora è però necessario che il reintegro dei due licenziati sia formalizzato al più presto e nello stesso luogo di lavoro da cui sono stati ingiustamente rimossi. Tale reintegro è infatti imprescindibile precondizione per ogni altra successiva discussione circa il contenzioso sindacale”.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer e Massimo Gatti
 
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È miseramente naufragato in meno di due ore di seduta il tentativo di Formigoni e Maullu di istituire con un colpo di mano, nell’ultimo giorno di Consiglio, la nuova “polizia locale regionale”, con tanto di vigili urbani armati come se dovessero partire per l’Afghanistan.
Infatti, di fronte alla prospettiva dell’ostruzionismo ad oltranza, è stata accolta a maggioranza, a voto segreto, la nostra “questione sospensiva”. Cioè,la richiesta di non procedere all’esame del progetto di legge regionale n. 447, il cui firmatario si chiama Roberto Formigoni.
Ora è necessario che dalla mancata approvazione della nuova legge regionale si traggano tutte le conseguenze. A partire dall’immediato scioglimento dell’illegittima celere di De Corato, cioè di quella squadra speciale della Polizia Locale di Milano che abbiamo visto in azione anche ieri nella baraccopoli di Chiaravalle, equipaggiata con caschi antisommossa, manganello e scudo.
In realtà, quel reparto è sempre stato fuorilegge, visto che la Costituzione italiana e la legge nazionale riservano le funzioni di ordine pubblico allo Stato, cioè a Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, mentre le polizie municipali possono svolgere unicamente funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza, solo a determinate condizioni e mai in solitudine.
Ma ora è fallito anche il tentativo di inserire abusivamente, nella legge regionale, i “caschi antisommossa” e altre attrezzature. Quindi, De Corato da oggi è fuorilegge da ogni punto di vista: costituzionale, nazionale e regionale.
Insomma, il Prefetto, il Questore o il Comandante dell’Arma dei Carabinieri informino il Comandante della Polizia Locale di Milano che deve immediatamente sciogliere la celere del Vicesindaco di Milano.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare la nostra “questione sospensiva” passata a maggioranza nel voto segreto (35 sì, 24 no, 0 astenuti)
 

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