Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
di lucmu (del 24/06/2008, in Movimenti, linkato 1307 volte)
Lettera di Luciano Muhlbauer, pubblicata su il Manifesto del 24 giugno 2008
 
Lo sfratto del Leoncavallo è stato rinviato, per l’ennesima volta, e se ne riparla il 22 settembre prossimo. Bene. Ma inutile cullarsi nelle illusioni, perché questa volta non siamo alle solite. E non occorre nemmeno scomodare le minacce del Ministro Maroni, profuse una settimana fa a Milano, per capire che le destre intendono approfittare del grande consenso elettorale raccolto per cercare l’affondo contro il movimento milanese.
Eliminare il Leoncavallo, infatti, non significherebbe semplicemente aggiungere un ulteriore nome alla lista di spazi sociali cancellati, bensì dichiarare simbolicamente che a Milano non c’è più posto per i centri sociali. Insomma, si tenta di imprimere un salto di qualità alla politica di desertificazione sociale e politica in atto da tempo nel capoluogo lombardo e talmente intensa che sta mettendo sotto terribile pressione non solo i centri sociali, ma persino numerosi circoli Arci, cioè qualsiasi spazio sociale non normalizzato.
E allora la questione vera non è tanto il Leoncavallo in sé, bensì il destino di tutta l’esperienza dei centri sociali milanesi. Un destino, beninteso, che dovrebbe interessare chiunque non voglia arrendersi all’idea di città tanto cara ai vari De Corato, Moratti e Lega, cioè un po’ galera e un po’ parco giochi delle immobiliari.
Ma se siamo d’accordo che il problema si pone in questi termini non possiamo nasconderci dietro un dito, alzando semplicemente i toni della denuncia della cattiveria delle destre. No, dobbiamo fare i conti con noi stessi, con la situazione di debolezza, divisione e crisi del movimento milanese.
D’accordo, il criticatissimo articolo de il Manifesto di sabato scorso ha forse esagerato, oltrepassando quel confine che separa l’impietoso dall’ingeneroso. Ma, dall’altra parte, è da troppo tempo che a Milano manca il confronto e la riflessione e, soprattutto, la reazione. L’11 marzo di due anni fa poteva essere un’occasione per guardarsi in faccia, ma non era stata colta. E così, nel frattempo altri spazi sociali sono stati sgomberati e oggi ognuno tenta di resistere individualmente.
L’annunciato sgombero del Leonka e tutto ciò che implica potrebbe essere un’altra occasione per reagire, forse l’ultima. E si potrebbe fare una proposta a il Manifesto, visto che ha scagliato la pietra: perché non mettere a disposizione le pagine del giornale per un confronto del movimento milanese?
 
 
di lucmu (del 15/07/2008, in Movimenti, linkato 1201 volte)
Che strano Paese è il nostro, dove il processo contro 25 manifestanti per danni materiali elargisce ben 110 anni di carcere, mentre quello contro 45 agenti delle forze dell’ordine responsabili di violenze e abusi contro le persone si conclude con soli 24 anni di pena, che peraltro nessuno sconterà mai.
Sì, l’Italia è proprio uno strano posto, visto che ha un governo che accusa quotidianamente la magistratura di buonismo e di non tenere i delinquenti in carcere - escluso ovviamente il caso del suo capo e quelli riguardanti i suoi amici - ma che esulta di fronte alla notizia dell’impunità di fatto concessa ai responsabili delle violenze di Bolzaneto, anche se questa è dovuta essenzialmente alle prescrizioni, all’indulto e soprattutto a un codice penale che non riconosce il reato di tortura.
Possiamo girare e rigirare la sentenza del processo Bolzaneto come vogliamo e discutere ore e giorni sull’aggettivo più appropriato, ma alla fin fine rimane sul campo un'unica certezza: nonostante il tribunale abbia riconosciuto che a Bolzaneto sono successe cose che con lo stato di diritto non c’entrano un fico secco, nessun autore materiale pagherà e nessuno andrà a cercare i mandanti, quelli che hanno lasciato fare e quelli che hanno coperto.
Insomma, molto difficile parlare di giustizia. Tuttavia, sarebbe un errore scaricare tutta la responsabilità sui giudici genovesi, perché essi hanno lavorato non solo in solitudine, ma spesso anche in un clima di aperta ostilità politica e istituzionale. Ci riferiamo ovviamente ai governi di centrodestra, di ieri e di oggi, che non hanno mai nascosto la loro opinione, ma altresì a quello di centrosinistra che non era riuscito ad istituire la commissione d’inchiesta parlamentare e nemmeno a rimuovere uno dei principali responsabili dei fatti del G8 del 2001, cioè Gianni De Gennaro.
Oggi, come ieri, occorre la consapevolezza che non possiamo pretendere che sia la sola magistratura a consegnare al Paese verità e giustizia sulla brutale repressione di Genova, perché quello che successe allora fu la conseguenza diretta di una decisione politica presa ai massimi livelli. In altre parole, occorre che facciamo di nuovo sentire la nostra voce e la nostra partecipazione, a partire dalla più totale opposizione alla malsana idea di tenere un altro G8 l’anno prossimo, che sia alla Maddalena oppure in Lombardia.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Nel processo Diaz ha vinto l’omertà di Stato. Non troviamo altre parole per riassumere il senso della sentenza emessa ieri notte dal tribunale genovese. Visti i precedenti non ci aspettavamo certamente che si facesse giustizia, ma che i magistrati riconsegnassero almeno un po’ di verità, questo sì. Invece è andata diversamente, perché ora non c’è né giustizia, né verità.
Se prendessimo per buona la verità trasmessa dalla sentenza, dovremmo concludere che la Polizia di Stato è un colabrodo, dove i capi non solo non sanno quello che fanno i funzionari intermedi, ma non sono nemmeno in grado di fornire l’elenco completo degli agenti che hanno partecipato all’azione. Insomma, l’anarchia allo stato puro.
Eppure, quella allucinante notte alla Diaz tutto si svolse in modo super-organizzato, le prove false furono esibite e rivendicate in maniera decisa e coordinata e tutti i massimi capi dei massacri genovesi furono come d’incanto promossi. Anche il sistematico ostruzionismo contro le indagini da parte del Ministero e dei vertici della Polizia di Stato negli anni successivi si svolse con la massima efficienza ed organizzazione.
In altre parole, quella sentenza che assolve tutti i capi e condanna, a pene lievi e risibili, alcuni funzionari intermedi, la cui posizione processuale era talmente compromessa che non si poteva fare diversamente, racconta una storia improbabile, insostenibile e offensiva. Un autentico insulto nei confronti delle 93 persone inermi massacrate quella notte e delle regole minime dello stato di diritto.
Ma la cosa peggiore di quella sentenza è forse il suo messaggio di arroganza e impunità. E così, ne escono rafforzati la casta di alti funzionari di polizia raccolta attorno al potente ex-capo della polizia De Gennaro e tutti quei settori delle forze dell’ordine che considerano l’abuso di potere una loro legittima prerogativa. Ne escono sconfitti la giustizia, lo stato di diritto e anche tutti quei funzionari ed agenti delle forze dell’ordine che fanno il loro lavoro nel rispetto della legge e dei diritti umani.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il dispositivo della sentenza del 13 novembre
 

Scarica Allegato
 
di lucmu (del 22/01/2009, in Movimenti, linkato 1849 volte)
Quanto accaduto stamattina in via Conchetta è di una gravità inaudita e sintomo del veloce degrado civile e morale che sta investendo la nostra città. La forza pubblica è stata messa al servizio non della legge e dell’ordine pubblico, bensì degli interessi di una parte politica e soprattutto di quelli personali dell’On. De Corato.
Le forze di polizia hanno blindato militarmente intere vie per sgomberare lo storico centro sociale Cox 18, senza alcun preavviso e senza autorizzazione della magistratura, ma unicamente in base ai desiderata del Comune di Milano, nonostante sulla vicenda sia in corso una causa civile. Talmente dubbia era la legittimità dell’intervento che alla fine la situazione è stata “congelata”, cioè le chiavi tornano sì in mano al Comune, ma nulla di quanto è dentro il centro sociale verrà toccato e portato via, in attesa che il giudice decida.
Capiamo senz’altro che l’On. De Corato non si accontenti più di fare soltanto il parlamentare e il vicesindaco, ma che voglia essere anche il candidato del Pdl alle prossime elezioni provinciali, al posto di Podestà. E conosciamo purtroppo bene anche la  sua visione politica e amministrativa, ridotta a una sorta di guerra permanente contro tutta quella parte di città che lui ritiene politicamente, culturalmente o socialmente sua nemica.
Ma arrivare, come ora, al punto che i responsabili dell’ordine pubblico a Milano mettano al servizio degli interessi politici e personali di De Corato le forze dell’ordine ci pare indecente, inaccettabile e irresponsabile.
E così, mentre non si lesinano mezzi e uomini per sgomberare un centro sociale che non dà fastidio a nessuno e che ospita una libreria e gli archivi di Primo Moroni, facendolo per giunta mentre è in corso un processo, regna invece la più totale indifferenza nei confronti di luoghi di delinquenza politica, come “Cuore Nero”, che guarda a caso godono della tolleranza di De Corato e del suo partito.
Tale spudorato uso della forza pubblica per assecondare interessi politici di parte è forse il segno più tangibile della situazione fosca che si sta creando a Milano. E riteniamo sia giunto il momento che in città, almeno da parte di chi non vuole rassegnarsi o scappare altrove, si apra una riflessione molto seria su come iniziare a contrastare con intelligenza, determinazione ed efficacia questo sempre più disinvolto scippo della nostra libertà e dei nostri diritti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Ieri, con un colpo di mano hanno sgomberato il Conchetta e per tutto il giorno centinaia di persone hanno dato vita a proteste in tutta la città, dal Ticinese fino a Palazzo Marino. Una prima risposta, spontanea, che ha visto più partecipazione che in altri casi del genere di questi ultimi anni. Ma non basta, non è sufficiente. Per questo occorre costruire una risposta più partecipata, facendo riuscire il corteo convocato per domani sabato 24 gennaio, alle ore 14.30 in piazza XXIV Maggio a Milano.
Il Conchetta non riguarda soltanto il Conchetta, chi lo anima o chi lo frequenta. Il Conchetta riguarda tutti e tutte noi, o almeno quelli che pensano che Milano non possa essere definitivamente desertificato e consegnato a speculatori, affaristi, ipocriti, novelli sceriffi, neo o post-fascisti, xenofobi assetati di poltrone eccetera.
Oggi vogliono uccidere il Conchetta, ieri hanno assaltato altri spazi sociali, domani toccherà ai prossimi e quando avranno finito con i centri sociali passeranno oltre, ai circoli Arci e a tutto quanto lor signori considerano incompatibile con la loro visione del mondo e con i loro affari. Almeno questo è quello che vogliono fare.
Per questo PARTECIPIAMO numerosi al corteo di sabato!
 
 
di lucmu (del 28/01/2009, in Movimenti, linkato 1072 volte)
Sembra la Repubblica delle Banane, invece è Milano. A quasi una settimana dallo sgombero manu militari del Conchetta, non è ancora dato sapere chi l’ha deciso e sulla base di quale atto o motivazione legalmente fondata. Anzi, assistiamo da giorni a un incredibile e inusuale rimpallo di responsabilità tra le istituzioni e a un’assenza completa di trasparenza. E, come se non bastasse, oggi “il Giornale” pubblica un’intervista al Prefetto Lombardi che aggiunge confusione a confusione.
Ma riassumiamo per sommi capi. Poche ore dopo lo sgombero, il vicesindaco De Corato si era congratulato con il Prefetto e il Questore, ringraziandoli per aver accolto il suo suggerimento, salvo specificare alcune ore più tardi che lui non c’entrava niente e che si trattava di una decisione autonoma di Prefettura e Questura. Altri hanno poi aggiunto ulteriori tesi, come l’Assessore comunale Cadeo, che ieri sera a Telenova ha dichiarato che c’erano delle non meglio specificate ragioni da parte della Questura, ribadendo che il Comune e il Vicesindaco non hanno chiesto nulla. E così arriviamo a oggi, con la citata intervista, in cui il Prefetto Lombardi smentisce gli amministratori milanesi e dichiara secco che “il Comune ha chiesto alla Questura di intervenire”, aggiungendo che “la Questura, quando riceve una richiesta del genere, soprattutto da un ente pubblico, deve garantire una tutela immediata”.
Insomma, chi ha deciso, perché e con quale legittimità uno sgombero del tutto atipico, per giunta mentre è in corso un procedimento legale sul contenzioso? Crediamo che a questa domanda qualcuno, tra Comune, Prefettura e Ministero degli Interni, debba dare alla cittadinanza una risposta definitiva e che lo debba fare immediatamente.
Non è possibile che da giorni si assista nella nostra città a un’orgia di insulti e minacce contro quei cittadini che non la pensano come gli amministratori e che poi non si riesca nemmeno a spiegare le cose più elementari.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
L’odierna udienza davanti al giudice civile sul ricorso del Conchetta contro lo sgombero del 22 gennaio scorso non ha portata ad alcuna conclusione, poiché il giudice si è riservato di decidere nei prossimi giorni. Tuttavia, considerando la memoria del Sindaco Moratti, presentata oggi dagli avvocati del Comune, possiamo senz’altra affermare che qualcuno non la racconta giusta.
Infatti, il Sindaco sostiene che il Comune non ha nulla a che fare con la decisione dello sgombero, scaricando ogni responsabilità su Prefettura e Questura. Una posizione comprensibile, per carità, perché una responsabilità accertata da parte del Comune comprometterebbe seriamente la sua posizione processuale, e forse persino sostenibile sul piano puramente formale, ma che da un punto di vista sostanziale fa acqua da tutte le parti.
In fondo, basterebbe ricordare l’intervista rilasciata dal Prefetto Lombardi al quotidiano "il Giornale" il 28 gennaio scorso, in cui affermavamo senza mezzi termini che  “il Comune ha chiesto alla Questura di intervenire”, aggiungendo che “la Questura, quando riceve una richiesta del genere, soprattutto da un ente pubblico, deve garantire una tutela immediata”. Ebbene, quelle dichiarazioni non sono state mai smentite.
Ma c’è un altro fatto che dovrebbe far sorgere dei seri dubbi rispetto alla ricostruzione proposta dal Sindaco Moratti. Cioè, il pomeriggio del 21 gennaio, il vicesindaco De Corato, che fa anche il deputato a Roma, quando trova il tempo e l’interesse, aveva rivolta al Ministro Maroni un’interrogazione, in cui chiedeva di accelerare gli sgomberi dei centri sociali. E il Ministro, nel corso della question time alla Camera dei Deputati, gli aveva risposta affermativamente. Detto, fatto: soltanto alcune ore più tardi la polizia avrebbe forzato l’ingresso del Conchetta e avviato lo sgombero.
Certo, è piuttosto probabile che siamo di fronte ad un’azione voluta e costruita dal solito De Corato, con la gentile collaborazione del Ministro Maroni, e possiamo addirittura accettare l’ipotesi che la Moratti non ne sapesse nulla, impegnata com’è a garantire il posto nel consiglio d’amministrazione della società di gestione di Expo 2015 al suo Glisenti. Ma De Corato è pur sempre il suo vice e agisce in nome del Comune e del Sindaco.
Chiediamo pertanto, ancora una volta, che qualcuno si assuma la responsabilità di raccontare ai milanesi la verità.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 14/02/2009, in Movimenti, linkato 954 volte)
Il centro sociale Conchetta è stato rioccupato alle ore 20.00 di venerdì 13 febbraio da 200 persone. Per tutta la serata altre centinaia di persone sono passate al Cox 18, che sembrava quello di sempre, strapieno di uomini e donne. Con una differenza importante: c’era un clima di allegria particolare, non ce n’era uno che non avesse il sorriso stampato in faccia.
Nei prossimi giorni andrà affrontata la situazione, ma stasera è una buona sera, non solo per il Conchetta, ma per Milano. Dopo i diecimila in corteo del 24 gennaio scorso, la città ha dato un altro segnale confortante, di non volersi piegare alla prepotenza e di essere ancora capace di reagire.
 
Qui di seguito il mio comunicato stampa sulla rioccupazione:
 
CONCHETTA: RIOCCUPAZIONE È UN’OPPORTUNITÀ PER RIAPRIRE IL DIALOGO.
PALAZZO MARINO ABBANDONI IL SENTIERO DI GUERRA.
 
La rioccupazione del centro sociale Conchetta è una buona notizia, non soltanto per gli amici del Cox 18 e dell’archivio Primo Moroni, ma per tutta Milano. Costituisce anzi un’opportunità per l’Amministrazione comunale per tornare sulla via del dialogo, poiché rimuove il vulnus dello sgombero del 22 gennaio scorso, i cui contorni sono tuttora avvolti da una fitta nebbia.
Milano ha iniziato malissimo il 2009, con lo sgombero del Conchetta e con i manganelli sugli operai dell’Innse. Due fatti diversi, ma ambedue paradigmatici dello stato delle cose in città, dove chi detiene, a diverso titolo, responsabilità decisionali sembra sempre di più orientato ad esercitare il governo mediante il conflitto e l’uso della forza contro chiunque sia estraneo allo schema politico, culturale e affaristico predominate. E forse proprio per questo attorno a questi due fatti si sta producendo una reazione civile.
Chi ieri sera si è aggiunto alle centinaia di persone accorse al Conchetta rioccupato, si è potuto rendere conto che forse sta succedendo qualcosa. Non c’era rabbia, non c’erano facce incazzate, ma un clima di gioia e tantissimi sorrisi, segni della voglia e volontà di reagire e di non farsi sommergere dalla tristezza e dalle paure che ormai la fanno da padrona a Milano.
Ora chi governa a Milano, a partire dal Sindaco Moratti, deve decidere se cogliere l’opportunità oppure puntare sullo scontro, se dialogare con i sorrisi oppure se far esplodere la rabbia. In altre parole, deve scegliere se continuare a coprire le scorribande dei falchi, come De Corato, oppure riconoscere finalmente che Milano è plurale e che non si può governare soltanto contro qualcuno.
Auspichiamo dunque che a Palazzo Marino si trovi la lungimiranza di scegliere la via del confronto civile, evitando di affrontare la vicenda con la violenza e con l’intervento delle forze dell’ordine. Noi, comunque, continueremo a stare dalla parte di quei milanesi che il 24 gennaio hanno riempito le vie cittadini e che ieri sera hanno rioccupato il Conchetta.
 
 
Oggi il giudice civile di Milano, Giovanna Ferraro, ha respinto il ricorso del Conchetta per il reintegro dei locali, sgomberati il 22 gennaio scorso. Lo ha fatto senza entrare nel merito, ma limitandosi semplicemente a sottolineare che il Comune di Milano non aveva la legittimità di stare nel procedimento, poiché aveva affermato nell’udienza di venerdì scorso di non c’entrare nulla con lo sgombero.
Comunque, nel frattempo il Conchetta è stato rioccupato, cioè il reintegro è già avvenuto.
 
 
di lucmu (del 23/02/2009, in Movimenti, linkato 1059 volte)
I Punkreas hanno scritto una canzone su e per Conchetta. Scaricala qui (peso: 3 Mb)
 
 
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