Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
È passata solo una settimana dalla rivolta di Via Corelli e ormai sembra che se ne debba parlare soltanto in termini giudiziari. Proprio oggi, si è tenuta la prima udienza per i 21 arrestati di quella notte. Eppure, quanto accaduto nel centro di Via Corelli in questi ultimi due mesi, di cui la rivolta dell’altro giorno era semplicemente l’annunciato epilogo, è tutto fuorché una questione di ordine pubblico.
Via Corelli è un problema politico e umanitario. Chiunque vi abbia messo piede e ascoltato il groviglio di storie di disperazione lì rinchiuse, non si stupisce di fronte alle proteste e agli atti di autolesionismo, ma semplicemente per il fatto che ciò non accada tutti i giorni. Il Cpt è lo specchio più fedele della disumanità e del fallimento di una politica sull’immigrazione, quella della Bossi-Fini, dalla filosofia escludente e repressiva. Una realtà da nascondere per il Ministro Pisanu, evidentemente, visto che per le associazioni del volontariato e per la stampa è più facile entrare in un carcere di massima sicurezza che non in Via Corelli.
Ma a Milano qualcuno ha deciso di non arrendersi al silenzio e ha ritrovato la capacità di indignarsi di fronte a questo scempio umano. Oggi viene reso pubblico un appello alla città, che vede tra i primi firmatari associazioni, sindacati e rappresentanti istituzionali. Un appello che chiede l’accesso al centro da parte di organismi indipendenti e la chiusura del Cpt.
I promotori hanno organizzato un primo incontro pubblico per lunedì 6 giugno, alle ore 21.00, presso il circolo ARCI di Via Bellezza, al quale sono state invitate altresì tutte le forze politiche dell’Unione e le organizzazioni sindacali.
Questa iniziativa rappresenta un’ottima notizia. Indica l’unica strada possibile per affrontare finalmente il problema vero, cioè l’esistenza stessa di una struttura ai confini della legalità democratica. Occorre che la società civile e politica di Milano prenda la parola. L’alternativa è attendere nel silenzio e nell’indifferenza la prossima rivolta o la prossima tragedia e ciò sarebbe semplicemente inaccettabile, umanamente e politicamente.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui puoi scaricare l’appello
 

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Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 15 giugno 2005 (pag. Milano)
 
Sono passate soltanto tre settimane dalla rivolta nel centro di detenzione per migranti di Via Corelli e la questione sembra quasi scomparsa dalle pagine dei giornali. Eppure, l’apparenza inganna, non tutto è tornato come prima, cioè all’invisibilità e al silenzio. Anzi, come a voler contraddire le affermazioni del Ministro Pisanu, per il quale il problema non starebbe nell’esistenza stessa dei Cpt, bensì in un immaginario complotto politico, il meccanismo infernale dei “centri di permanenza temporanea e assistenza” mostra qualche vistosa crepa.
Non ci riferiamo tanto alla situazione all’interno del centro di Via Corelli, segnata ora da una relativa calma. E non potrebbe essere diversamente, dopo due mesi di ripetute proteste, sfociate poi nel -purtroppo- annunciato epilogo di fine maggio, con i suoi feriti e le sue 21 persone sotto processo. Ci riferiamo invece all’inizio di reazione da parte della società civile e politica milanese che ha portato alla stesura dell’”Appello alla città democratica e antirazzista”, firmato da molte organizzazioni e singoli, compresi esponenti sindacali e istituzionali.
Certo, siamo ancora ben lontani dalla bisogna, ma uno spazio si è aperto o, più semplicemente, una parte della città ha riconquistato la capacità di indignarsi di fronte allo scempio umano, civile e politico di Via Corelli. Un’indignazione, per fortuna, non solitaria in Italia, a giudicare dalle significative adesioni che sta raccogliendo il coraggioso appello del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per chiudere i Cpt.
I Cpt sono semplicemente intollerabili, da ogni punto di vista. Rappresentano una sorta di eccezione nella legalità costituzionale, per cui vi è un diritto per i cittadini italiani e comunitari e poi ce n’è un altro per i cittadini non comunitari, che possono essere rinchiusi e privati della libertà personale fino a 60 giorni, senza aver commesso reato, senza aver subito un processo e senza aver mai visto un magistrato ordinario. Vi si possono trovare ex-carcerati che a fine pena si fanno altri due mesi di reclusione supplementari, richiedenti asilo politico con tanto di appuntamento per l’udienza in tasca, operai “scaricati” dalla dita italiana dopo aver subito un incidente sul lavoro e così via. Questi “ospiti”, come li chiama incredibilmente la legge, si trovano rinchiusi in Via Corelli, ben nascosti alla vista della città da muri di cemento alti tre metri.
I Cpt sono lo specchio fedele di una politica sull’immigrazione, codificata nella legge Bossi-Fini, che si affida esclusivamente alle misure repressive ed escludenti e che proprio oggi dimostra il suo fallimento, essendo ridotta a fabbrica di clandestinità. Battersi oggi per la chiusura del centro di Via Corelli e di tutti i Guantanamo nostrani, è anche il modo migliore per iniziare a porre il problema del rovesciamento delle attuali politiche in materia.
Ma in tutto questo vi è un’urgenza terribile, poiché le destre rispondono al loro fallimento cavalcando la tigre delle paure dei cittadini. E rieccoci con i discorsi sull’immigrazione criminalizzanti, securitari e razzisti, come ci ricorda in questi giorni la vicenda di Besano. Anche per questo non bisogna perdere un minuto e far vivere l’invito dei firmatari dell’Appello alla mobilitazione. Appuntamento giovedì 16 giugno, alle 18.00 in Piazza San Babila, per un presidio-manifestazione che chiede la chiusura del Cpt di Via Corelli e, nel frattempo, l’apertura del centro alle visite di organismi indipendenti.
 
qui puoi scaricare l’appello con tutte le firme
 

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di lucmu (del 16/06/2005, in Migranti&Razzismo, linkato 1072 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 16 giugno 2005 (pag. Milano)
 
Il gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista aderisce e sostiene l’iniziativa di mobilitazione per chiedere la chiusura del centro di detenzione per immigrati di Via Corelli a Milano. Il presidio-manifestazione si svolge oggi, giovedì 16 giugno, alle ore 18.00 in Piazza San Babila ed è organizzato dai firmatari dell’”Appello alla città”, che raccoglie numerosissime adesioni di associazioni, organizzazioni e personalità.
Un segnale assolutamente positivo perché una parte della città di Milano ha deciso di reagire allo scempio umano, civile e politico rappresentato dal Cpt di Via Corelli. Si tratta di luoghi di detenzione amministrativa, intollerabili in un paese civile, al di fuori della legalità costituzionale e disumani. Sono lo specchio più fedele di una politica sull’immigrazione che si affida unicamente alle misure repressive e che oggi è sostanzialmente fallita. Allo stato attuale la legge Bossi-Fini non è altro che una fabbrica di clandestinità.
Chiudere Via Corelli e tutti i Cpt in Italia è oggi un’urgenza e una occasione per iniziare a ripensare profondamente le politiche sull’immigrazione. O si punta sull’accoglienza, sull’integrazione e sui diritti oppure si lascerà campo libero a quanti, Lega Nord e gruppi di estrema destra, predicano la caccia all’uomo e portano avanti campagne d’odio, che altro non fanno se non creare conflitti e insicurezza per i cittadini, stranieri e italiani. La triste vicenda di Besano dovrebbe far riflettere.
I consiglieri regionali di Rifondazione prenderanno quindi parte alla mobilitazione, che include anche un incontro con il Prefetto, al quale verrà chiesto di garantire la possibilità di accesso al centro di Via Corelli da parte di organismi indipendenti.
Il Gruppo consiliare del Prc sollecita inoltre il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, a prendere posizione in merito alla questione.
Sono ormai otto le Regioni italiane che hanno aderito al coraggioso appello del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per chiudere gli inutili e dannosi Cpt. Cosa aspetta la Giunta lombarda a prendere una posizione chiara?
 
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di lucmu (del 29/06/2005, in Migranti&Razzismo, linkato 1008 volte)
Comunicato pubblicato su il Manifesto del 29 giugno 2005 (pag. Milano)
 
Formigoni aderisca all’appello contro i Cpt, lanciato dal Presidente della Puglia Nichi Vendola e raccolto da altri 8 Presidenti di Regione, e partecipi al Forum che sulla questione si terrà il prossimo 11 luglio.
E’ quanto con una mozione urgente, primo firmatario Luciano Muhlbauer di Rifondazione Comunista, chiedono consiglieri regionali di tutti i Gruppi dell’opposizione.
“Incredibile, ma vero – spiega Muhlbauer – mentre in tutto il Paese si è aperto il dibattito sulle politiche sull’immigrazione, il fitto programma della Giunta regionale lombarda, presentato oggi da Formigoni, riesce a non dedicare nemmeno una riga alla questione. La ignora completamente”.
“E’ sorprendente e inquietante – prosegue il consigliere del Prc – il comportamento delle Destre, che di fronte al palese fallimento della Bossi-Fini, dimostratasi fabbrica di clandestinità, non trova di meglio che omissioni oppure, come Albertini, bizzarre proposte di nuovi centri di detenzione amministrativa per migranti, i Cpt, non soltanto anticostituzionali, ma totalmente incivili e inutili”.
“Il fatto che tutti i gruppi dell’opposizione – conclude Muhlbauer – abbiano unitariamente chiesto a Formigoni di aggiungersi all’appello dei nove Presidenti, è un fatto importante, una presa di parola contro l’ottusità delle destre, capaci unicamente di demagogia xenofoba e di alimentare l’insicurezza per i cittadini italiani e stranieri”.
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di lucmu (del 19/07/2005, in Movimenti, linkato 1450 volte)
Stamattina a Milano è stata sgomberata la casa occupata Malamanera di Via Bovisasca 65. Uno spazio sociale in un edificio abbandonato, come tanti a Milano, fatto vivere da 25 ragazzi e ragazze. Alcuni di loro studiano, altri lavorano. Hanno in comune il problema di non trovare una casa ad un affitto accessibile e la voglia di non arrendersi a questa situazione. Per due anni il Malamanera ha cercato di parlare alla città e di denunciare una situazione sempre più insostenibile, fatta di lavoro precario, crollo degli stipendi e affitti invece alle stelle.
I ragazzi e le ragazze del Malamanera non hanno dato fastidio a nessuno nel quartiere, anzi hanno dato voce ad una questione sociale che a Milano diventa sempre più drammatica, quella della casa. Eppure, ancora una volta, è arrivato lo sgombero con grande dispiegamento di polizia.
E’ ora di finirla con quella politica che non affronta il problema della casa, della precarietà dilagante e del potere d’acquisto in libera caduta, ma che è sempre pronta a trasformare le questioni sociali in problemi di ordine pubblico. Per questo il Gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista esprime la sua piena solidarietà ai ragazzi e alle ragazze del Malamanera.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Cimoli ha scelto di comportarsi come il sottosegretario Sacconi ai tempi delle vertenze dei tranvieri e degli operai di Melfi, negando l’evidenza dei fatti e additando i lavoratori come causa di tutti i mali.
Non sono stati certo i lavoratori a portare la compagnia di bandiera sull’orlo del disastro, bensì le politiche aziendali miopi e sbagliate. Così come oggi il problema non sta nell’esistenza del Sult, ma nel fallimento del Piano Cimoli. È questo ultimo dato, infatti, che la direzione di Alitalia sta cercando di mascherare, prima negando i più elementari diritti sindacali all’organizzazione maggioritaria e poi estremizzando lo scontro con i propri dipendenti, scaricando i disagi sull’utenza.
Il comportamento della direzione di Alitalia è irresponsabile e inaccettabile, così come lo sono la complicità del Ministro Lunardi e i troppi silenzi di buona parte del mondo della politica. I lavoratori e le lavoratrici della compagnia di bandiera sono la più importante risorsa per il rilancio e pertanto va riaperto immediatamente il tavolo di trattativa, con la presenza di tutte le organizzazioni sindacali, a partire da quella più rappresentativa, cioè il Sult.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Il Consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Luciano Muhlbauer, parteciperà al presidio indetto domani dai lavoratori del SinCobas alle ore 13.30, davanti alla sede della Hupac Spa di Via Dogana, a Busto Arsizio. I lavoratori protesteranno contro il licenziamento avvenuto il 25 luglio scorso dell’attivista sindacale Natalino Nicita.
Sulla questione Muhlbauer ha presentato un’interpellanza alla Giunta, firmataria di un Accordo di programma a beneficio della Hupac, sollecitando perciò anche un intervento di monitoraggio e la subordinazione degli impegni regionali al rispetto della normativa sulla sicurezza e dei diritti dei lavoratori.
“Alla presenza di molti esponenti istituzionali - afferma Muhlbauer - si inaugurerà domani in pompa magna il terminal Hupac di Busto Arsizio. Ma fuori ci saranno anche i lavoratori, a ricordare l’altra faccia della medaglia, quella che l’azienda cerca di nascondere con ogni mezzo.
Il sindacalista Nicita ha denunciato ripetutamente il mancato rispetto delle norme di sicurezza e l’aggravarsi delle condizioni di lavoro e infine ha proceduto a una azione di protesta eclatante. A tutta risposta, Hupac Spa lo ha licenziato in tronco. Si tratta di un licenziamento politico in piena regola.
Hupac Spa è beneficiaria di un Accordo di Programma con Regione Lombardia in relazione al potenziamento del terminal intermodale. E’ pertanto imprescindibile che l’amministrazione regionale intervenga immediatamente al fine di verificare le condizioni di lavoro e di sicurezza e che subordini qualsiasi suo impegno al rispetto della normativa in vigore.
Hupac Spa, proprio nel giorno dell’inaugurazione, farebbe bene a chiarire quanto avviene nell’azienda e a revocare il licenziamento politico nei confronti di Nicita.”
 
Comunicato stampa
 
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La chiusura della scuola araba di via Quaranta, voluta dal Comune di Milano, sembra ispirata più alla ossessiva campagna anti-stranieri del centrodestra, che non alla preoccupazione per il futuro dei 500 bimbi che la frequentavano. A questo punto, infatti, la stragrande maggioranza di questi ultimi rimarrà semplicemente senza inserimento scolastico alcuno per chissà quanto tempo, considerato che pare un po’ fantasioso ipotizzare un inserimento seduta stante nella scuola pubblica.
Certo, così come era la scuola di via Quaranta non andava bene, ma non si tratta proprio di una novità di questo inizio autunno. E c’era pure in gestazione una soluzione che potesse anzitutto garantire ai bambini la continuità di un inserimento scolastico, quella della regolarizzazione e della parificazione, come la stessa scuola araba peraltro chiedeva. Ma il futuro di questi 500 bambini, il loro inserimento scolastico regolare e la loro inclusione nella società milanese hanno interessato ben poco i dibattiti sviluppatisi sulla stampa in questi ultimi giorni. Si sono preferite invece le accuse sommarie che si trattasse di una madrassa, anzi di un covo di futuri terroristi e così via.
I 500 bambini di via Quaranta sono diventati le involontarie vittime di una campagna politica che mira a ben altro. La stessa che affronta il problema delle baraccopoli milanesi con le sole ruspe e poi ognuno si arrangi e che pretende di combattere il terrorismo espellendo qui e là qualche imam senza troppe spiegazioni. Una campagna politica che vuole risollevare le sorti di un centrodestra, nazionale e milanese, sempre più inconsistente, con la criminalizzazione sommaria dei migranti, specie se provengono da paesi islamici.
Altro che sicurezza e inclusione. Così si prepara un futuro di ghettizzazione e di conflitti in una città, come Milano, già di fatto multietnica e multiculturale. A maggior ragione appaiono un po’ incomprensibili alcune prese di posizione provenienti anche dall’opposizione, che invocano il principio della scuola pubblica. Beninteso, un principio sacrosanto e per il quale Rifondazione Comunista si batte da sempre, ma che andrebbe difeso sempre e non soltanto quando di mezzo c’è l’Islam.
Ma forse non è troppo tardi per uscire dal pasticcio pre-elettorale combinato dalla Giunta Albertini. La proposta di un tavolo che ricerchi soluzioni concrete, non escludendo l’ipotesi della regolarizzazione e parificazione della scuola araba di via Quaranta, magari con la mediazione del Prefetto, non sarà l’ideale, ma è pur sempre concreta e percorribile. E dunque vale la pena percorrerla, a meno che non si vogliano abbandonare 500 bambini e bambine al cinismo della campagne xenofobe.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
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La sonora bocciatura della riforma Moratti delle superiori da parte della Conferenza Stato-Regioni e la conseguente proroga al 2007 del suo avvio rappresentano una vittoria straordinaria del composito movimento che da tempo si sta mobilitando contro questo scempio, che vuole portare la scuola pubblica indietro di 50 anni.
Non si tratta di un incidente di percorso, ma dell’espressione di una crisi profonda del disegno di privatizzazione e disarticolazione della scuola pubblica. Ecco perché pare più che opportuno che le forze di centrodestra si astengano dal riproporre in altre sedi forzature prima delle elezioni politiche del 2006.
Purtroppo, a giudicare dalle sue prime dichiarazioni, non sembra pensarla così l’assessore regionale all’istruzione. Regione Lombardia è attualmente all’avanguardia, addirittura rispetto al Ministero, nella sperimentazione della riforma Moratti e proprio in questi giorni Guglielmo ha annunciato la volontà di proseguire tale sperimentazione, nonché di presentare un progetto di legge regionale di riforma del sistema educativo e di formazione professionale, ispirato proprio alla Moratti.
Se tutto ciò fino a ieri era semplicemente sbagliato e pericoloso, anche di fronte allo stato di manifesta crisi del sistema lombardo della formazione professionale, ora diventerebbe francamente inaccettabile e provocatorio.
L’assessore Guglielmo e la Giunta lombarda devono immediatamente sospendere ogni sperimentazione e ogni tentativo di introduzione surrettizia di una riforma politicamente bocciata.
In questo senso, Rifondazione Comunista prenderà tutte le iniziative istituzionali atte a garantire il rispetto di quanto emerso ieri e chiede che l’assessore Guglielmo chiarisca nelle sedi istituzionali il senso delle sue dichiarazioni.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 22 sett. 2005 (pag. Milano)
 
Che le centinaia di ragazzi e ragazze che frequentavano la scuola araba di Via Quaranta fossero semplicemente vittime di una campagna politica che nulla c’entra con la scuola in sé era chiaro sin dall’inizio. Altrimenti sarebbe difficile comprendere perché il Comune di Milano procedesse alla chiusura a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, dopo anni di noncuranza. Ma era successo che alla fine di agosto il signor Magdi Allam scatenasse la sua penna, non per parlare di istruzione o di integrazione, ma per additare la scuola di Via Quaranta come una sorta di allevamento di futuri kamikaze, senza peraltro preoccuparsi minimamente di portare uno straccio di prova a sostegno del suo teorema.
Insomma, un’occasione politica ghiotta per un centrodestra milanese che ormai da lunghi mesi punta sistematicamente sulle campagne d’ordine in salsa xenofoba per cercare di recuperare consensi in vista delle elezioni. E non poteva certo mancare la Lega Nord, sempre più simile a Le Pen, che ora rilancia, gridando all’invasione islamica e promuovendo per venerdì un presidio in Via Quaranta, con tanto di rappresentanti istituzionali comunali e regionali, all’evidente ricerca dell’incidente di piazza e di un po’ di pubblicità. Da lì, da questo clima politico inquinato, nasce il problema e nascono le difficoltà per trovare soluzioni o dei semplici terreni di dialogo.
È quel clima, quelle campagne xenofobe e razziste che vanno debellate per poter ristabilire le condizioni che permettano il dialogo e la ricerca di soluzioni vere e realizzabili. E va fatto al più presto, prima che la situazione si incancrenisca e produca effetti a valanga.
Di una soluzione positiva Milano ha urgente bisogno, anzitutto perché è inaccettabile che centinaia di bambini finiscano esclusi da ogni istruzione scolastica, ma anche perché potrebbe essere l’occasione per aprire finalmente un dibattito serio sul futuro di una città che è già multietnica e multiculturale. Come si fa a non vedere la realtà, cioè che i migranti rappresentano oltre il 10% della popolazione milanese, considerando soltanto quanti sono in regola con il permesso di soggiorno, e che ormai uno studente su tredici nelle scuole della città è di origine straniera? E dove pensano di arrivare il signori della “tolleranza zero” con una politica che crea soltanto ghettizzazione, esclusione e insicurezza per tutti?
E qui le responsabilità delle forze politiche dell’opposizione sono grandi. Troppi i silenzi e gli imbarazzi, troppe le reticenze in queste ultime settimane. Forse è giunto il momento di far sentire la propria voce, di farsi parte attiva e non lasciare il campo alle provocazioni leghiste e razziste.
 
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