Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Arrivano l’Expo, la BreBeMi e la Tem e in Lombardia diventa più facile espropriare piccoli proprietari e piccoli agricoltori per realizzare grandi opere. E il potere di espropriare potrà essere delegato dall’istituzione pubblica, con grande semplicità, anche a soggetti privati, non solo per le necessità dirette dell’opera, ma anche per edificare dell’altro, come per esempio centri commerciali.
Questo è il succo della legge regionale votata a maggioranza stamattina dal Consiglio, intitolata “Norme regionali in materia di espropriazione per pubblica utilità”. In realtà una legge sugli espropri esiste già ed è il Testo Unico del precedente Governo Berlusconi. Quindi, la Regione doveva occuparsi soltanto della parte di sua competenza e armonizzarla con il quadro legislativo lombardo, ma come spesso accade si è poi voluto fare anche altro.
Il Testo Unico nazionale non esclude affatto la possibilità di delegare, in tutto o in parte, i poteri espropriativi a un concessionario di opere di pubblica utilità, anche privato, ma Pdl e Lega, con l’astensione del Pd, hanno voluto forzare quella norma, proponendone una riformulazione molto elastica, cioè: “costituiscono inoltre autorità espropriante i soggetti privati ai quali sia attribuito il potere di espropriare in basa a una norma di legge”.
Che il senso fosse proprio quello di concedere nuove regalie ad alcuni interessi privati forti, a scapito di quelli più deboli, è poi apparso chiaro con la bocciatura, senza troppi fronzoli e senza nemmeno un’argomentazione, dell’emendamento proposto da Rifondazione Comunista, che altro non proponeva che ripristinare la formulazione del Testo Unico nazionale ed escludere dalla delega ai privati gli interventi “accessori” previsti dalla cosiddetta “legge obiettivo lombarda” (l.r. n. 15/2008). Quest’ultima, infatti, prevede la possibilità che nella concessione delle infrastrutture ci siano anche “interventi di carattere insediativo e territoriale”, senza troppi vincoli, se non il fatto che “i margini operativi di gestione possano contribuire all’abbattimento del costo dell’esposizione finanziaria” della grande opera.
In altre parole, si potrà delegare a un soggetto privato impegnato nella grande opera il potere di espropriare, di concordare gli indennizzi e il resto, non solo per il territorio interessato direttamente dall’opera, ma anche per quelle parti di territorio messegli a disposizione nella concessione per costruire più o meno di tutto.
Insomma, un altro favore ad alcuni interessi particolari e una cattiva notizia per il territorio lombardo e per chi lo abita.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il progetto di legge n. 293 approvato oggi (con poche e marginali modifiche) e i nostri emendamenti respinti (quello di cui si parla nel comunicato è il n. 5)
 

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Dopo le manganellate del 10 febbraio e la provocatoria conferenza stampa del Sig. Genta di una settimana fa, nella quale aveva proclamato che non c’è futuro produttivo per l’Innse, un importante segnale di controtendenza arriva invece dal tavolo di confronto che si è tenuto oggi pomeriggio in Regione Lombardia e che ha visto presenti la Regione, la Provincia di Milano, il legale della proprietà Innse, la Rsu Innse, la Fiom Milano e un funzionario della Questura.
Infatti, il Vicepresidente regionale Rossoni, a nome della Giunta regionale e di concerto con l’orientamento unanime della Commissione IV (Attività Produttive) del Consiglio, ha rilanciato formalmente il percorso di confronto, che porterà a inizio marzo a una nuova convocazione, finalizzata ad approfondire le modalità e le condizioni necessarie per garantire il mantenimento dell’attività produttiva dell’Innse. Inoltre, Regione e Provincia sono concordi nel chiedere che non si ripetano interventi di forza contro gli operai e nel ritenere che la proprietà non possa asportare alcun macchinario dallo stabilimento.
In altre parole, non è assolutamente vero, come sostenuto dal Sig. Genta e accreditato incautamente da alcuni organi di informazione, che non esiste la possibilità di riprendere la produzione nello stabilimento di via Rubattino e che non ci siano imprenditori interessati a rilevare l’Innse. La possibilità invece c’è, sebbene di non facile realizzazione visto il quadro complicatissimo disegnato dai diversi interessi immobiliari e speculativi in campo, e soprattutto due istituzioni locali, peraltro di diverso colore politico, sembrano volerci credere.
Insomma, dalla Regione arriva oggi un piccolo raggio di luce. Non c’è da essere né ottimisti, né pessimisti, ma soltanto da lavorare su una possibilità che l’esemplare e splendida ostinazione dei 49 operai dell’Innse ci ha consegnato.
Trovare una soluzione che garantisca la continuità produttiva sarebbe peraltro un segnale utile non soltanto per gli operai direttamente interessati, bensì per tutto il territorio, poiché sarebbe irresponsabile e miope, per usare un eufemismo, lasciare che, in tempo di crisi, interessi poco limpidi possano spazzare via aziende con mercato e che degli operai si occupino soltanto i manganelli.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Il disegno di legge delega anti-sciopero varato oggi dal Consiglio dei Ministri è un atto estremamente grave. Non solo lede pesantemente i diritti e le libertà costituzionali dei lavoratori italiani, ma soprattutto rappresenta un evidente tentativo di imporre nel nostro Paese il sindacato di regime.
Non esiste in Italia alcuna emergenza legata a un numero eccessivo di ore di sciopero, nemmeno nel settore trasporti. Anzi, in questi ultimi anni queste sono calate, per non parlare del fatto che la legge di “regolamentazione” dello sciopero in vigore è già una delle più restrittive esistenti in Europa.
Non c’entra un bel niente il diritto alla mobilità, che è sì compromesso, ma a causa dello stato disastrato del trasporto pubblico locale su ferro, come i pendolari ben sanno. Quello che invece c’entra è la volontà del Governo di aggredire e smantellare ogni organizzazione indipendente e non subalterna dei lavoratori, facendo carta straccia del principio costituzionale che afferma senza ambiguità che “l’organizzazione sindacale è libera” (articolo 39).
E non si tratta semplicemente di voler eliminare i sindacati di base, già maltrattati da una normativa sulla rappresentanza di ispirazione bulgara, e di ridurre alla ragione la Cgil o perlomeno le sue categorie più combattive, bensì di instaurare un vero e proprio regime esclusivo ed escludente, laddove alcuni sindacati accettano di cambiare pelle, trasformandosi in organi collaterali del Governo e di Confindustria e ottenendo in cambio una serie di privilegi e prebende per i loro dirigenti e funzionari.
Una dinamica in atto da tempo, con l’attiva collaborazione di organizzazioni come la Cisl, ma che oggi subisce un’accelerazione e un salto di qualità preoccupanti, che prendono di mira direttamente i diritti e le libertà dei lavoratori. E non si venga a raccontare che si tratta di un intervento mirato al “solo” settore dei trasporti. L’esperienza insegna che si parte dal punto più favorevole per poi estendere man mano il precedente ad altre categorie, anche per via contrattuale, magari separata.
Pure i più disinformati sanno che nei prossimi mesi gli effetti della crisi si abbatteranno con violenza sui lavoratori italiani e che ci saranno delle giuste proteste e mobilitazioni. E invece di promuovere una politica anticrisi seria e forte, si sceglie la repressione e la costruzione del sindacato di regime.
Quello che stupisce non è che in questi giorni alcuni abbiano parlato di attacco alla democrazia, bensì che soltanto così pochi l’abbiano fatto. Da parte nostra ci opporremo con tutte le nostre forze a questa deriva autoritaria contro i lavoratori.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo del ddl anti-sciopero varato dal Consiglio dei Ministri
 

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Sono passati soltanto due giorni dall’incontro in Regione che ha rilanciato il tavolo di confronto per salvare l’Innse ed ecco che arriva la provocazione del proprietario, Silvano Genta, per cercare di far saltare ogni possibile accordo prima ancora che nasca.
Stamattina alcuni addetti guidati da Genta junior si sono introdotti nel capannone e hanno iniziato a manomettere i macchinari, nonostante due giorni fa in Regione, presente anche il legale di Genta, si fosse stabilito che questi non andavano toccati. Gli operai che presidiano lo stabilimento, accortisi del blitz, si sono immediatamente mobilitati e ne sono seguiti alcuni momenti di tensione.
Lo stesso Vicepresidente regionale, Rossoni, interpellato dal sottoscritto, è dovuto intervenire per rammentare alla proprietà gli impegni presi al tavolo. La Questura, da parte sua, è sopraggiunta soltanto in un secondo momento, avvisata dalla Fiom.
Genta junior è stato infine costretto ad abbandonare il campo e alcuni operai della Rsu sono potuti entrare nel capannone per verificare che tutto fosse al suo posto, constatando così che l’obiettivo, fallito, del blitz era proprio la manomissione di alcuni macchinari, al fine di rendere inservibile la linea di produzione.
Quanto accaduto oggi dimostra ancora una volta che il principale ostacolo è costituito dall’arroganza e dall’inaffidabilità della proprietà, interessata unicamente a smantellare la fabbrica e vendere a pezzettini i costosi macchinari.
Oggi soltanto grazie al senso di responsabilità degli operai è stato evitato l’incidente e si è impedita la manomissione. Ma è ben triste che dei padri di famiglia debbano vigilare 24 ore su 24 perché un imprenditore di ventura non saboti un tavolo di confronto promosso dalle istituzioni locali.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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Sabato 28 febbraio, con concentramento alle ore 15.00 in piazza XXIV Maggio a Milano, si terrà la manifestazione nazionale “contro le logiche securitarie, per l’autogestione e gli spazi sociali”. La proposta del corteo nazionale era nata all’indomani dello sgombero del Conchetta e delle nuove e reiterate minacce di De Corato e del Comune contro gli spazi sociali. Ma in gioco non sono soltanto i centri sociali, bensì un’idea di città e società. Invitiamo pertanto tutti e tutte a partecipare!
 
Qui di seguito l’appello ufficiale per la manifestazione del 28:
 
“Le mani moleste della Proprietà e del Controllo sono in grande attività:
Trasformano la salute in un affare per imprenditori.
Ci raccontano che la migliore cura è l’espulsione.
Cancellano l’edilizia popolare e trasformano in merce i bisogni.
Negano i diritti, la solidarietà.
Per salvaguardare i loro loschi affari ingabbiano la cultura, cacciano le persone, cancellano la storia.
In città ridotte a macchine per fare soldi, vogliamo liberare spazi, luoghi in cui stare e tempi da attraversare.
Con la forza dei nostri desideri e con le armi della solidarietà vogliamo sconfiggere l’ossessione di controllo di chi nega il diritto all’esistenza e l’avidità di chi trasforma la conoscenza in un lusso.
Per la salvaguardia e l’ampliamento dei diritti, contro la meschinità del razzismo di governo e contro la cementificazione delle città e delle menti.
 
28 febbraio
Manifestazione nazionale contro le logiche securitarie, per l’autogestione e gli spazi sociali.
Milano, ore 15.00
Piazza XXIV Maggio
 
Le compagne e i compagni di Milano
 
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I responsabili locali dell’ordine pubblico e il Ministro degli Interni devono degli urgenti ed esaustivi chiarimenti su quanto avvenuto ieri sera a Bergamo, dove le forze dell’ordine hanno non solo permesso, ma persino protetto un corteo non autorizzato del movimento neonazista Forza Nuova, con tanto di esibizione di simbologia fascista e soprattutto di squadre organizzate e armate di spranghe, mentre poco dopo sono stati invece caricati con rabbia e rastrellati a decine i manifestanti antifascisti. (vedi anche video su http://www.youreporter.it)
Due pesi e due misure che non possono che suscitare vivo allarme e che fanno il paio con quanto sta avvenendo sempre più frequentemente in tutto il paese. Cioè, una grande tolleranza istituzionale verso gruppi razzisti e neofascisti, anche quando violano palesemente la legge e le prescrizioni costituzionali, e una totale intolleranza verso ogni forma di dissenso in qualche modo riconducibile alla sinistra o semplicemente a opinioni non conformi o contigue al centrodestra.
Subordinare la gestione dell’ordine pubblico non alla legge e al buon senso, bensì agli orientamenti e agli interessi politici dei governanti di turno, mette a serio rischio la tenuta democratica e apre le porte alle avventure autoritarie.
Per questo chiediamo con forza che il Ministro Maroni chiarisca immediatamente le responsabilità istituzionali di quanto accaduto e che formalizzi l’impegno che cose del genere non si ripetano più.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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L’attacco del vicesindaco De Corato al Cocer dei Carabinieri e ai sindacati di polizia, rei di aver criticato le ronde, evidenzia una volta di più quello che è il vero progetto che diversi settori del centrodestra e non solo stanno sempre più apertamente perseguendo. Cioè, emarginare ed erodere i tradizionali corpi di polizia, in particolare la Polizia di Stato, al fine di imprimere una maggior politicizzazione della gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza.
E, a tal proposito, l’esaltazione del cosiddetto “modello Milano” non è certo un caso. Infatti, proprio nella capitale lombarda assistiamo, non da oggi, a una vera e propria moltiplicazione di soggetti che si occupano di sicurezza e che tendono a invadere le sfere di competenza delle forze dell’ordine. Dal processo di militarizzazione della Polizia locale, sempre più simile a una sorta di polizia del vicesindaco, all’elargizione di denaro pubblico ad associazioni private, passando per la scalpitante Polizia provinciale di Penati e per le inutili pattuglie dell’esercito in alcune vie cittadine.
E mentre tutto questo accade, la Questura non solo fatica, a causa della mancanza di fondi, a far uscire le proprie volanti o a coprire i buchi dell’organico, ma deve altresì fare la badante ai militari, tenere d’occhio le iniziative private o quelle di alcuni nuclei speciali della Polizia locale e fornire gli uomini per le guerre private del Vicesindaco, come nel caso del Cox 18.
C’è da meravigliarsi che gli organismi di rappresentanza dei carabinieri e della polizia, di qualsiasi simpatia politica siano, abbiano deciso di alzare la voce di fronte all’ultima trovata governativa di legalizzare e fomentare le ronde di partito?
Il “modello Milano”, come lo chiama l’aspirante sceriffo De Corato, non è la soluzione, bensì parte integrante del problema. E forse sarebbe il caso che qualcuno in più inizi a preoccuparsi di quello che sta accadendo, perché quando la gestione della sicurezza diventa un affare in mano a una sola parte politica, allora i confini della democrazia sono già oltrepassati.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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L’Assessore regionale predica bene, ma poi razzola l’Assessore comunale. E c’è pure un regalo elettorale per i Sindaci sceriffo. È questa la morale del dibattito sull’ennesima modifica della legge regionale n. 12 sul governo del territorio, approvata oggi a maggioranza dal Consiglio, con il nostro voto contrario.
Ne esce un provvedimento brutto, contradditorio e pasticciato, che da una parte mette dei freni all’abuso delle varianti, ma dall’altra si inventa nuove deroghe, utili anzitutto per i progetti della Giunta Moratti. Cioè, d’ora in poi a Milano si potrà edificare anche sulle aree verdi e le varianti non dovranno più passare dal Consiglio comunale, ma soltanto dalla Giunta.
Il pressing dietro le quinte dell’Assessore comunale Masseroli, in quota Comunione e Liberazione, ha dunque ottenuto i suoi risultati, poiché per i Comuni ad alta pressione abitativa è stata introdotta la possibilità, finora esclusa, di poter edificare anche sulle aree a verde e parcheggio, mentre quelli interessati dalle opere dell’Expo potranno adottare e approvare i piani attuativi e le varianti - tutte, non solo quelle che riguardano l’Expo stesso - nella sola Giunta, senza il passaggio dai consigli comunali. In altre parole, a Milano gli affari e la cementificazione potranno continuare come e più di prima.
Infine, nemmeno questa volta ci è stata risparmiata la norma che con l’urbanistica non c’entra nulla. Conosciuta come “norma anti-kebab”, in realtà consegna ai Sindaci la possibilità di vietare qualsiasi attività, qualora venga considerata suscettibile di poter creare disagi a causa della sua frequentazione. Cioè, non solo la kebaberia, ma qualsiasi cosa, a discrezione. E la norma è valida soltanto per un anno, cioè esattamente il periodo che copre la campagna elettorale per le amministrative di giugno e quella per le regionali del 2010. Insomma, un regalo elettorale per i Sindaci sceriffi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo di legge approvato (in grassetto le parti emendate in aula)
 

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Si chiama pomposamente “Accademia per gli ufficiali e sottoufficiali di Polizia Locale”, avrà sede principale a Milano e dispone di un finanziamento regionale iniziale di 400mila euro, ma nella sostanza non aggiunge molto ai corsi di formazione regionali che già ci sono. Insomma, un’operazione politica a spese del bilancio pubblico, tesa ad accelerare il processo di politicizzazione delle polizie locali.
Del resto, è lo stesso Assessorato regionale, nel suo documento di accompagnamento, a confermare che il punto non è la formazione professionale, ma altro. Infatti, sotto il titolo “Senso attuale di un’Accademia” scrive testualmente: “un luogo simbolico, per creare senso di appartenenza e rappresentanza esterna adeguata”.
La Giunta regionale voleva persino eliminare ogni forma di controllo democratico da parte del Consiglio regionale, che secondo il testo originario non sarebbe stato nemmeno più informato su quello che succedeva nell’”Accademia”. Soltanto grazie ad alcuni nostri emendamenti, approvati oggi in Commissione II (Affari Istituzionali), è stato reintrodotto almeno l’obbligo di “sentire” la Commissione.
Ma questa limitazione del danno non basta certo per far venire meno le inquietudini e la nostra contrarietà al provvedimento. Infatti, l’esperienza di questi anni ci ha insegnato che la tendenza a trasformare le ex-vigilanze urbane in una sorta di polizie del sindaco, con tutto ciò che ne consegue in termini di invasione de jure e de facto delle competenze delle forze dell’ordine e di strisciante marginalizzazione delle attività tipiche e proprie delle polizie municipali, ha avuto effetti preoccupanti anche sul piano della formazione.
Esempio lampante, ma certo non unico, è il caso dell’incredibile “dimenticanza” da parte dell’IReF di inserire nei piani formativi per gli addetti di polizia locale i corsi relativi ai controlli di sicurezza nei cantieri, che provocò già nel dicembre 2006, sulla base della nostra denuncia, un richiamo formale e unanime da parte del Consiglio regionale.
In cambio lo stesso IReF, sempre nel 2006, promosse un corso di formazione per dirigenti di P.L. dal titolo “Fenomeno religioso e rischio”, in cui si parlava dei nessi tra la religione islamica e il terrorismo, della “nuova guerra mondiale” di Al Qaeda e Hamas e della “questione palestinese e irachena”. E come se non bastasse, la docenza dei corsi fu affidata al Cesnur (Center for studies on new religions), il cui dirigente è Massimo Introvigne, cioè un influente membro dell’organizzazione dell’estrema destra intergralista “Alleanza Cattolica”. D’altra parte c’era poco di cui stupirsi, visto che l’allora presidente dell’IReF, Lorenzo Cantoni, scriveva abitualmente sulla rivista “Cristianità”, organo di “Ac”.
Insomma, invece di contrastare la politicizzazione e la militarizzazione delle polizie locali, puntando piuttosto sulla formazione professionale relativa ai compiti propri, si fa l’esatto contrario. E così, non sorprende certo che l’unica battaglia della Lega in Commissione, peraltro coronata da successo, sia stata soltanto quella di chiedere di aprire sedi di rappresentanza dell’”Accademia” anche in altre città. Non serve a nulla, costa altro denaro pubblico, ma è tanto utile in campagna elettorale.
La Commissione II ha approvato oggi il provvedimento con il voto favorevole di PdL, Lega e Pd, l’astensione di Sarfatti e il voto contrario di Rifondazione. Martedì prossimo, con ogni probabilità, lo voterà l’Aula. Da parte nostra riproporremo anche in quella sede la nostra battaglia e il nostro ragionamento, auspicando che nel frattempo anche qualcun altro trovi la lucidità di alzare la voce.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo del provvedimento approvato oggi in Commissione II
 

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di lucmu (del 09/03/2009, in Lavoro, linkato 1037 volte)
Oggi in Regione Lombardia si è tenuta una nuova riunione sulla vertenza Innse, come deciso al tavolo di confronto del 25 febbraio scorso. L’odierno incontro aveva una composizione diversa dalle precedenti occasioni, cioè erano presenti soltanto Regione Lombardia (Vicepresidente Rossoni), la Provincia di Milano, il Comune di Milano, la proprietà dell’area (Aedes) e la proprietà dello stabilimento (Genta).
La Regione ha anzitutto sollecitato la proprietà del terreno a formulare entro due settimane una proposta di cessione della parte dell’area interessata dallo stabilimento, cioè quella necessaria per l’attività produttiva. Aedes, peraltro impegnata proprio in questi giorni a ridefinire i suoi assetti proprietari, ha accettato di valutare tale proposta e il Comune di Milano ha esplicitato che non vede controindicazioni all’ipotesi di mantenimento dell’attività produttiva nell’attuale sito.
In secondo luogo, la Regione ha ribadito di ritenere inaccettabile che nel frattempo si producano problemi di ordine pubblico, cioè iniziative unilaterali da parte di Genta.
Infine, entro il 24 marzo sarà riconvocato il tavolo.
La proprietà dello stabilimento (Genta), da parte sua, non ha avanzato opposizioni a questo percorso, o perlomeno non l’ha fatto oggi al tavolo istituzionale…
Ovviamente è ancora presto per dichiararsi ottimisti o pessimisti, poiché le variabili sono troppe, ma una cosa si può affermare con certezza: i nove mesi di resistenza degli operai e la solidarietà sviluppatasi attorno ad essa hanno fatto sì che oggi si discuta molto più seriamente di prima del mantenimento del sito produttivo. Quindi, occorre mantenere viva la solidarietà con gli operai dell’Innse e con la loro lotta.
 
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