Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
“Una legge che espropria la legittima autonomia del Comune di Monza sul governo del proprio territorio, che lascia un’ombra inquietante di possibili interessi privati anche su Campione d’Italia, che avalla norme anticostituzionali contro la libertà di culto e di aggregazione sociale.
Una legge di scambio tra Forza Italia e Lega Nord, una legge scandalosa di cui, a quanto pare, si vergognano anche esponenti della maggioranza visto che ben sette di loro, nel segreto dell’urna, hanno votato contro”.
Così i consiglieri del Gruppo di Rifondazione Comunista commentano il voto finale alla modifica della legge urbanistica, approvata questo pomeriggio in Consiglio regionale.
“Un atto in totale sintonia, del resto - proseguono Mario Agostinelli, Luciano Muhlbauer e Osvaldo Squassina - con la modalità scelta dal centrodestra per l’elezione del nuovo Presidente del Consiglio, Ettore Albertoni. Un uomo proposto da Bossi, che già stamattina nel suo discorso d’esordio ha eluso qualsiasi impegno di garanzia e che ha proclamato una fase costituente, senza però assumere alcuna responsabilità concreta in tal senso nei confronti dell’istituzione che presiede”.
“Per queste ragioni - concludono i tre consiglieri del Prc - Rifondazione Comunista ha votato contro la legge urbanistica e ha espresso una critica e una formale censura rispetto all’elezione del Presidente non partecipando al voto”.
Comunicato stampa del Gruppo regionale del Prc
Il sistema di formazione professionale lombardo, si sa, è notevolmente diverso da quelli delle altre Regioni italiane. Infatti, nel 2001 era stato introdotto quel sistema di accreditamento che ha fatto quintuplicare il numero degli operatori. Un esercito di enti formativi privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che si è accaparrato il miliardo e mezzo di euro stanziato nel periodo 2000-2006, di cui il 45% proveniente dall’Unione Europea.
Tra le vittime illustri dell’eccezione lombarda troviamo non soltanto la trasparenza, l’efficienza e la qualità del sistema, ma anche le condizioni di lavoro dei dipendenti. Ebbene sì, perché il contratto collettivo nazionale della formazione professionale è sempre meno rispettato e imperversano la precarietà e l’insicurezza. Una situazione grave già di per sé, ma che diventa sempre più drammatica con l’avanzare dell’annunciata crisi del settore e con il suo corollario di esuberi di personale.
La Giunta Formigoni non si è limitata a disinteressarsi dell’applicazione del contratto nazionale, ma sta contribuendo attivamente ad ostacolarla, giungendo addirittura a non applicare la legge regionale. Infatti, la 95/80 prevede espressamente la Commissione paritetica regionale, composta da rappresentanti delle parti sociali e dall’assessore competente, la cui funzione è quella di “assicurare la corretta applicazione” del contratto. Ebbene, nonostante il parere legale del Consiglio, richiesto da Rifondazione Comunista, abbia confermato la piena vigenza della normativa, la Giunta regionale insiste nel rifiuto di applicarla. Conclusione: non c’è alcun luogo istituzionale che vigili sull’applicazione del contratto e Regione Lombardia si deresponsabilizza rispetto alla gestione degli esuberi.
Per questi motivi e dopo ripetute sollecitazioni all’assessore Guglielmo, rimaste senza riscontro, oggi il Prc ha chiesto formalmente all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di intervenire con urgenza, al fine di garantire il rispetto della legge da parte della Giunta. È semplicemente intollerabile che la Giunta Formigoni arrivi persino a ignorare la legge, pur di boicottare l’applicazione del contratto nazionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui puoi scaricare la lettera inviata alla Presidenza del Consiglio Regionale
Comunicato di Muhlbauer, Agostinelli e Squassina O., pubblicato su il Manifesto del 28 giugno 2006 (pag. Milano)
Ieri pomeriggio i consiglieri regionali di Rifondazione Comunista, Mario Agostinelli, Luciano Muhlbauer e Osvaldo Squassina, hanno visitato nel carcere di San Vittore i ragazzi e le ragazze arrestati in seguito ai fatti dell’11marzo scorso.
“Abbiamo voluto fare una vista un po’ speciale - spiegano i tre consiglieri regionali del Prc - recandoci a San Vittore come intero gruppo consiliare regionale, poiché un po’ speciale è anche la carcerazione che subiscono da oltre tre mesi 25 ragazzi e ragazzi. Qui non si tratta di discutere il mezzogiorno di follia di quell’11 marzo, bensì di evidenziare un’anomalia, una disparità di trattamento: sono detenuti senza processo nelle carceri di San Vittore e Bollate dei giovani accusati in larghissima parte soltanto di essere stati presenti in piazza quel giorno. Insomma, non si erano mai visti oltre tre mesi di carcerazione preventiva per manifestazione non autorizzata.
Lungi da noi voler polemizzare con la magistratura - proseguono Agostinelli, Muhlbauer e Squassina - anche perché siamo da sempre convinti che le ragioni dell’anomalia siano da ricercarsi nel clima politico creato allora dal centrodestra, sfociato in una vera e propria campagna di criminalizzazione dei centri sociali tout court. Tutto questo senza che nessuno abbia mostrato scandalo per la sfilata nazifascista della Fiamma Tricolore oppure si sia degnato di ricordare la preoccupante serie di violenze di estrema destra contro i centri sociali, compreso l’omicidio di Dax, che ha segnato gli ultimi anni in Lombardia.
Ebbene - concludono i consiglieri - domani, mercoledì, si terrà finalmente l’udienza preliminare per gli arrestati dell’11 marzo. Auspichiamo vivamente che la magistratura sappia porre fine a questa anomalia in tempi rapidissimi e così restituire i ragazzi e le ragazze alla loro vita e al loro lavoro. Le destre cittadine, da parte loro, si astengano dall’esercitare ulteriormente pressioni politiche e di giocare al tanto peggio tanto meglio.”
Ai compagni e alle compagne
del Manifesto
Cari e Care
ormai ci avevate abituati ai periodici gridi d’allarme, ma questa volta mi pare che la faccenda sia maledettamente seria. E allora ho provato ad immaginarmi come sarebbero stati questi anni senza la vostra voce, informazione e faziosità, spesso condivisa, qualche volta no, ma comunque sempre salutare. Poi ho provato ad immaginarmi anche il presente e il futuro prossimo senza di voi. È un esercizio utile che consiglio a tutti e tutte, poiché permette di scoprire istantaneamente la necessità dell’esistenza in vita del Manifesto.
Certo, un giornale non sostituisce i movimenti, le lotte e i conflitti, ma questi hanno bisogno di avere voce e di essere –ben- accompagnati. Quindi, senza qui scomodare gli alti principi della libertà di stampa, abbiamo egoisticamente e realisticamente bisogno che andiate avanti.
E se la pensiamo così, ci tocca non soltanto esprimere la solidarietà politica, che è a gratis, ma anche cacciare la lira, ognuno secondo le sue possibilità. E visto che dall’anno scorso siedo nel Consiglio regionale della Lombardia, cosa che tra l’altro aumenta le possibilità, sottoscrivo responsabilmente duemila euro.
Un abbraccio
Luciano Muhlbauer
lettera pubblicata su il Manifesto del 27 giugno 2006
Il centrodestra ha fatto male i conti, sottovalutando la determinazione dell’Unione a contrastare con ogni mezzo consentito la sua stravagante e scandalosa leggina sul territorio. Così, non soltanto la terza seduta consecutiva del Consiglio regionale è terminata con un nulla di fatto, grazie all’ostruzionismo delle opposizioni, ma nemmeno la riconvocazione annunciata per martedì prossimo si farà. Oggi l’ufficio di presidenza si è dovuto arrendere all’evidenza e il tutto è rinviato alla conferenza dei capigruppo.
Il centrodestra si è rifiutato, sin dall’inizio, di dialogare, deridendo le opposizioni, umiliando il Comune di Monza e insultando i musulmani lombardi prima e i giovani dei centri sociali poi. Ma ora è la maggioranza formigoniana a essere in difficoltà, dopo tre sedute andate a vuoto e con l’incapacità di riconvocare il Consiglio in tempi brevi.
La domanda che a questo punto vogliamo fare a Formigoni e ai partiti del centrodestra è la seguente: vale davvero la pena prolungare ancora il conflitto istituzionale semplicemente per impedire ai monzesi di poter decidere sul loro territorio e per discriminare i musulmani e i centri sociali?
Rifondazione Comunista è disponibile da subito a collaborare all’approvazione in tempi brevi delle norme urgenti e tecniche sull’urbanistica, purché venga rimosso il vulnus delle due modifiche riguardanti la misura di salvaguardia e il mutamento di destinazione d’uso.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 14 giugno 2006 (pag. Milano)
In Consiglio regionale è andato in scena il secondo atto di uno spettacolo indecente. Dopo una settimana il centrodestra, con la forza dei numeri, anche se non con quella della ragione e della decenza, ha vinto l’ostruzionismo delle opposizioni e approvato un provvedimento di modifica della legge regionale n.12/2005 sul territorio, apparentemente innocuo, ma che tra le sue pieghe nasconde due orrori politici.
Il primo avrà come effetto immediato e concreto il via libera ad una vera e propria ondata di speculazione edilizia sulle aree verdi di Monza. Per capirci, stiamo parlando di quasi un milione e ottocentomila metri cubi, di cui 388mila interessano direttamente una società controllata da Paolo Berlusconi. La mossa della maggioranza formigoniana anticipa e vanifica infatti l’imminente approvazione del nuovo piano di governo del territorio da parte del Consiglio comunale di Monza, che avrebbe bloccato lo scempio.
Il secondo interviene invece sulla normativa che regola i mutamenti di destinazione d’uso degli immobili, imponendo d’ora in poi l’obbligo del “permesso di costruire” per il solo caso di un mutamento finalizzato a luogo di culto. In altre parole, se vuoi trasformare il tuo capannone in una bisca non c’è problema, ma se per caso ti salta in mente di andarci a pregare devi chiedere l’autorizzazione del sindaco! Sebbene la nuova norma si riferisca a tutti i culti, risulta evidente che i principali destinatari siano le persone di fede islamica, che non dispongono ancora di una consolidata e riconosciuta rete di luoghi di preghiera.
Un’alleanza tra i furbetti del mattone e gli xenofobi che riproduce il più classico dei malcostumi politici: lo scambio di favori. Protagonisti Forza Italia e Lega Nord, nel ruolo di comparse disciplinate An e Udc, a celebrare il rito l’assessore leghista Boni e a benedire tutta l’operazione il sempre più narcisistico Formigoni. Cioè, al fratello del capo di Forza Italia va l’affare e in cambio la Lega si porta a casa un ulteriore strumento per le sue campagne xenofobe e razziste.
Un centrodestra lombardo che sin dalla sua vittoria elettorale di un anno fa mostra mille contraddizioni e un Presidente della Regione impegnato da due mesi a parlare di se stesso e di stravaganti referendum personali. Sono questi alcuni degli ingredienti che rendono la terza legislatura formigoniana peggiore delle precedenti. E così può succedere che si promuovano aspre battaglie politiche per favorire degli interessi privati a discapito di quelli di interi territori oppure che all’incapacità di delineare una politica qualsiasi rispetto ad una società in cambiamento si faccia corrispondere un susseguirsi di norme stupide e discriminatorie.
Mentre il Presidente Formigoni diletta la stampa nazionale con i suoi annunci di sparigliare la politica, invocando profili riformisti e centristi, la sua maggioranza in Aula consiliare mostra il peggio si sé, riesumando un passato che si pretende sepolto.
E così, in mezzo al contestatissimo provvedimento sull’urbanistica, ormai al terzo giorno di ostruzionismo da parte dell’opposizione, non si annidano più soltanto una norma ad personam a favore di Paolo Berlusconi e un’altra antiislam che impone l’autorizzazione del Sindaco se il cambio di destinazione d’uso di un immobile è finalizzato a luogo di culto. Oggi pomeriggio, la maggioranza ha dato sfoggio dei suoi più bassi istinti repressivi costringendo al “permesso di costruire” anche i centri sociali.
In altre parole, ognuno può fare quello che vuole nel suo capannone o nel suo garage, magari anche affittare abusivamente posti letto senza che questo susciti alcuno scandalo da parte del centrodestra. Ma guai se un gruppo di cittadini si riunisce a pregare o se un gruppo di giovani dà vita ad attività sociali. Perché in questi due casi, secondo la nuova normativa regionale, scatterebbe la mannaia di lunghe, e illegittime, trafile burocratiche.
Oggi c’è da vergognarsi di essere parte di questa Assemblea legislativa che impegna per tre lunghe sedute il suo tempo semplicemente per umiliare il Comune di Monza e discriminare i musulmani lombardi e i giovani dei centri sociali.
Altro che riformismo lombardo! Qui siamo in pieno regno di affaristi, post fascisti e razzisti.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 13 giugno 2006
Oggi nel Consiglio regionale lombardo va in scena il secondo atto di uno spettacolo indecente. Il centrodestra ci riprova dopo che l’ostruzionismo delle opposizioni aveva bloccato una settimana fa l’approvazione di un provvedimento di modifica della legge regionale n.12/2005 sul territorio, apparentemente innocuo, ma che tra le sue pieghe nasconde due orrori politici.
Il primo avrebbe come effetto immediato e concreto il via libera ad una vera e propria ondata di speculazione edilizia sulle aree verdi di Monza, la terza città della Lombardia per abitanti. Per capirci, stiamo parlando di quasi un milione e ottocentomila metri cubi, di cui 388mila interessano direttamente una società controllata da Paolo Berlusconi, il quale, non a caso, negli ultimi giorni è sceso in campo direttamente, con tanto di toni minacciosi nei confronti del sindaco di Monza. La mossa della maggioranza formigoniana vorrebbe infatti anticipare l’imminente approvazione del nuovo piano di governo del territorio da parte del Consiglio comunale di Monza, che bloccherebbe lo scempio.
Il secondo interviene invece sulla normativa che regola i mutamenti di destinazione d’uso degli immobili. Attualmente, qualora questi non comportino opere edilizie, non vi è necessità di autorizzazioni, ma unicamente di una comunicazione preventiva al comune. Il centrodestra intende però introdurre un’eccezione, cioè nel caso che il mutamento sia finalizzato alla creazione di luogo di culto e senza costruirci nulla, allora ci sarà bisogno del “permesso di costruire”. In altre parole, se vuoi trasformare il tuo capannone in una bisca non c’è problema, ma se per caso ti salta in mente di andarci a pregare devi chiedere l’autorizzazione del sindaco! Sebbene la nuova norma si riferisca a tutti i culti, risulta evidente che i principali destinatari siano le persone di fede islamica, che non dispongono ancora di una consolidata e riconosciuta rete di luoghi di preghiera.
Ma una domanda si impone a questo punto: cosa c’entrano gli appetiti immobiliari con un atto restrittivo della libertà di culto? Semplice, siamo al più tradizionale dei malcostumi politici, cioè lo scambio di favori. Protagonisti Forza Italia e Lega Nord, nel ruolo di comparse disciplinate –in attesa di contropartite future?- An e Udc, a celebrare il rito l’assessore leghista Boni e a benedire tutta l’operazione il sempre più narcisistico governatore-senatore Formigoni. Cioè, al fratello del capo di Forza Italia va l’affare e in cambio la Lega si porta a casa un ulteriore strumento per le sue campagne xenofobe e razziste.
Un centrodestra lombardo che sin dalla sua vittoria elettorale di un anno fa mostra mille contraddizioni e conflitti e un Presidente della Regione impegnato da due mesi a parlare di se stesso e di fantomatici referendum personali. Sono questi alcuni degli ingredienti che rendono la terza legislatura formigoniana peggiore delle precedenti. E così può succedere che si promuovano aspre battaglie politiche per favorire degli interessi privati a discapito di quelli di interi territori oppure che all’incapacità di delineare una politica qualsiasi rispetto ad una società in cambiamento si faccia corrispondere un susseguirsi di norme stupide e discriminatorie, infilate in provvedimenti di ogni genere.
Oggi l’alleanza tra i furbetti del mattone e gli xenofobi va di nuovo all’arrembaggio. Non sappiamo se saremo in grado di fermarli, poiché dalla loro hanno la forza dei numeri, anche se non quella della ragione e della decenza. Ma quello che è certo che in Lombardia occorre un salto di qualità del lavoro delle opposizioni.
Apprendiamo ora che il presidente-senatore Formigoni considera le critiche alla sua leggina sul territorio “strumentali”, senza nemmeno prendersi il disturbo di entrare nel merito del problema o di ritenere necessaria la sua presenza in Aula martedì prossimo. Complimenti, davvero, considerato che non perde occasione per proclamare ai quattro venti la sua premura per gli interessi della Lombardia.
Capiamo che Formigoni è talmente occupato a parlare di se stesso e del suo personalissimo referendum che non gli avanza molto tempo. Tuttavia, vorremmo ricordargli che le accuse e le critiche al pdl sono puntuali e circostanziate e che giungono non soltanto dai consiglieri dell’opposizione, ma anche dal Comune di Monza e dalla società civile.
I due mostriciattoli che si nascondono nel provvedimento, il regalo edilizio a Paolo Berlusconi e la norma anti-moschee, sono una indecenza palese. Eppure nelle lunghe settimane di discussione in Commissione l’assessore Boni ha rifiutato categoricamente ogni dialogo esattamente su questi due punti. Ecco perché l’opposizione ha presentato oltre 800 emendamenti e sta attuando l’ostruzionismo.
Formigoni si assuma le proprie responsabilità e si presenti dunque in Aula martedì prossimo a difendere la sua leggina, sempre che non consideri troppo imbarazzante esporsi in prima persona per un costoso favore a Paolo Berlusconi e per imporre il permesso di costruire per poter pregare. Ma in tal caso ci faccia un favore: sia coerente e scelga di rimanere a Roma a fare il senatore.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
di lucmu (del 06/06/2006, in Casa, linkato 1557 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 6 giugno 2006 (pag. Milano)
La vasta operazione di polizia nell’ex residence di via Cavezzali 11, iniziata attorno alle 7.00 di stamattina e svoltasi senza violenze, ha portato a due arresti per detenzione di stupefacenti, alla traduzione in questura per accertamenti di una settantina di cittadini stranieri e a 57 denunce per occupazione abusiva.
Lo stabile di via Cavezzali, con i suoi 198 appartamenti è da tempo abbandonato al degrado e alle speculazioni di molte immobiliari, senza che nessuna autorità fosse mai intervenuta. Una situazione che ha favorito l’insediamento di sacche di marginalità sociale e di delinquenza e che è diventata sempre più insostenibile per la maggioranza degli inquilini. Nemmeno le ripetute denunce dei residenti, in prevalenza immigrati, a polizia e carabinieri avevano portato a qualche risultato. E così si arrivò a quel 27 febbraio, quando uno dei vigilantes assoldati dalle proprietà immobiliari per riscuotere gli affitti, uccise con un colpo di pistola un inquilino, Abdel Khalek Nakab.
Sono questi i fatti che ci portano all’intervento della Questura di stamattina. E, non a caso, diversi inquilini nordafricani da me interpellati hanno espresso il loro favore verso l’operazione. Eppure, oggi si è intervenuto soltanto sul gradino più basso, e più debole, della scala sociale e se tutto si ferma qui, passerà poco tempo e tutto tornerà come prima. Le responsabilità del degrado e dell’illegalità stanno anzitutto in alto, nelle molte proprietà immobiliari che hanno potuto speculare e sfruttare impunemente, grazie alla non curanza da parte delle istituzioni locali.
Chiediamo quindi con forza che ci siano un’indagine seria e un intervento deciso sulle immobiliari e sui loro affari. È questa la condizione sine qua non per poter ristabilire un clima di vivibilità e legalità nello stabile di via Cavezzali. Altrimenti quanto avvenuto oggi si risolverà in un’ennesima operazione d’immagine, di cui davvero non sentiamo il bisogno.
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