Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Esprimiamo grande soddisfazione per l’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio regionale, della nostra mozione a sostegno dei diritti e delle libertà democratiche dei kurdi in Turchia.
Infatti, poco prima di Natale la Corte costituzionale della Turchia ha messo fuorilegge e sciolto il partito di riferimento dei kurdi, che costituiscono quasi un terzo della popolazione del paese. Si tratta del DTP (Partito della società democratica), che dispone di 21 deputati eletti nel parlamento turco, nonché di numerosi amministratori locali. Contestualmente, sono state arrestate un’ottantina tra esponenti politici, amministratori locali e rappresentanti di organizzazioni non governative turche, tutti appartenenti o vicini al partito.
Con la mozione approvata oggi - presentata dal sottoscritto e firmata da altri undici consiglieri dell’opposizione - il Consiglio regionale “ribadisce il suo impegno per il rispetto delle libertà civili e democratiche dei kurdi di Turchia e dei diritti umani in generale” e impegna il Presidente Formigoni “a sollecitare il Governo italiano ad intervenire presso il Governo della Turchia, al fine di manifestare formalmente la sua preoccupazione e di esortare al rispetto dei diritti e delle libertà democratiche del popolo kurdo nell’ambito delle istituzioni della Repubblica di Turchia”.
Nell’esprimere la nostra solidarietà verso il popolo kurdo, con il completo sostegno alla sua lotta per il riconoscimento dei suoi diritti in Turchia, auspichiamo che l’odierno voto del Consiglio regionale possa essere un piccolo ma reale contributo alla causa di democrazia e libertà di questo popolo oppresso.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare la versione originale della mozione approvata all’unanimità
di lucmu (del 12/01/2010, in Lavoro, linkato 1094 volte)
Mentre i lavoratori della Maflow di Trezzano s/n e quelli della Novaceta di Magenta, saliti sui tetti delle rispettive aziende tra ieri e stamattina, ci rammentano che la crisi non è certo un ricordo del passato, ma una preoccupante realtà del presente, il governo regionale non trova di meglio che ribadire il suo sconcertante immobilismo.
Infatti, la risposta alla nostra interrogazione urgente sulla vertenza Mangiarotti Nuclear, resa stamattina in Aula dal vicepresidente Rossoni, ha lasciato sbigottiti sia noi, che soprattutto la delegazione degli operai dello stabilimento di viale Sarca presenti tra il pubblico.
Ovviamente, nessuno si aspettava un tifo entusiasta del vicepresidente regionale per i lavoratori che da settimane presidiano la fabbrica, ma che egli si presentasse addirittura sposando in pieno la posizione dell’azienda, questo francamente era troppo anche per noi.
Infatti, Rossoni ha riepilogato la vicenda Mangiarotti, dando semplicemente lettura al comunicato aziendale già presentato al tavolo in Agenzia regionale per il Lavoro il 18 dicembre scorso e, dunque, comunicando ufficialmente che la Regione darà al Ministero “parere non ostativo” alla richiesta della proprietà di estendere la cassaintegrazione alla totalità degli operai addetti alla produzione.
In altre parole, la Regione scarica gli operai e non si oppone alla speculazione immobiliare che si affaccia dietro il progetto dello smantellamento dello stabilimento. Senza contare, peraltro, che se la logica della sostituzione di un’attività produttiva con un affare immobiliare dovesse passare lì, presto toccherà anche alle altre aziende rimaste nella zona, a partire dalla vicinissima Marcegaglia di Sesto S. Giovanni.
Noi riteniamo che questo atteggiamento della Giunta Formigoni di fronte alla crisi -laddove la crisi economica funziona spesso da semplice pretesto per dismettere attività produttive e occupazione- sia inaccettabile. Da parte nostra, dunque, ci comporteremo di conseguenza, a partire dal completo sostegno a tutte le iniziative che gli operai vorranno intraprendere.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi alle 17.30, in p.zza San Babila a Milano, si terrà un presidio sui fatti di Rosarno, indetto da Cgil, Cisl e Uil. Allo stato non c’è ancora l’appello che lo convoca, ma penso sia comunque necessario e urgente farsi sentire anche a Milano. Quindi ci andrò. Qui di seguito la motivazione con la quale aderiamo al presidio:
“Saremo in piazza oggi per esprimere la nostra solidarietà con i lavoratori immigrati cacciati da Rosarno e per ripudiare fermamente l’atteggiamento del Ministro degli Interni, che continua a istigare alla caccia allo straniero, mentre ignora totalmente il sistema violento dello sfruttamento del lavoro nero, controllato dalla criminalità organizzata e tollerato dalle istituzioni, a partire dai governi di centrodestra.
L’atteggiamento del Ministro Maroni fa peraltro il paio con quello della Lega in Regione Lombardia, che quotidianamente soffia sul fuoco dell’ostilità contro i lavoratori stranieri, mentre se ne strafrega della lotta contro chi organizza e sfrutta il lavoro nero, anche qui.
Infatti, da ben tre anni, cioè dal dicembre 2006, tiene bloccata in Commissione VII, presieduta da un uomo della Lega, la proposta di legge regionale n. 204, “Contrasto dello sfruttamento del lavoro irregolare in Lombardia”, presentata dal sottoscritto e firmata anche da altri 12 consiglieri.”
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
di lucmu (del 11/01/2010, in Lavoro, linkato 1062 volte)
La vicenda della Mangiarotti Nuclear S.p.A., l’azienda di v.le Sarca, a Milano, a rischio chiusura e presidiata dagli operai da natale, approda in Consiglio regionale. Domani mattina, nel corso della question time, la Giunta regionale risponderà infatti alla nostra interrogazione (trovi il testo in allegato).
Siamo di fronte all’ennesimo caso di tentata dismissione produttiva per fare posto a un’operazione immobiliare. E non importa nemmeno se l’azienda è sana e dotata di alta professionalità e sufficienti commesse.
Infatti, pare, che la proprietà dello stabilimento, la Mangiarotti Nuclear S.p.A., e quella dell’area, il gruppo Camozzi, abbiano trovato un accordo, vantaggioso per entrambi, ma il cui prezzo dovrebbero pagarlo gli operai e il territorio. Cioè, la prima sposta la produzione, con relative certificazioni e autorizzazioni, in un nuovo stabilimento nella zona di Udine, con maestranza meno qualificata e costosa, e la seconda si libera della fabbrica e potrà cambiare destinazione d’uso all’area, situata in una zona interessata a numerose e importanti operazioni immobiliari.
Inoltre, per poter portare a casa l’affare poco nobile, la Mangiarotti ha chiesto il 18 dicembre scorso l’estensione della cassaintegrazione alla totalità del personale addetto alla produzione. Cioè, ha preteso che gli ammortizzatori sociali servissero non per salvaguardare l’attività produttiva e l’occupazione, bensì per eliminarle. L’incontro, tenutosi nei locali dell’Agenzia regionale del Lavoro, ente dipendente dalla Regione, è finito con un mancato accordo, ma tuttora non si conosce il parere di Regione Lombardia.
Ebbene, con la nostra interrogazione chiediamo alla Giunta regionale di esplicitare cosa intende fare e, soprattutto, di opporsi all’estensione della cassaintegrazione e di attivarsi per impedire lo smantellamento dell’attività produttiva.
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interrogazione
di lucmu (del 23/12/2009, in Lavoro, linkato 852 volte)
Stamattina, insieme a una delegazione del Prc di Monza, composta dal consigliere comunale Vincenzo Ascrizzi e dal segretario provinciale Anita Giurato, sono andato a Lesmo (Monza) e ho incontrato i lavoratori della Yamaha, protagonisti della lotta che ha permesso di conquistare la riapertura di un tavolo di trattativa, che una controparte arrogante aveva negato. Inoltre, con questa lotta i lavoratori vedono riconosciuto il diritto agli ammortizzatori sociali, anche questi negati. Il prossimo passo sarà l’incontro al Ministero per il 29 dicembre, ma nel frattempo gli operai continueranno a presidiare i cancelli.
Qui di seguito, le mie dichiarazioni rilasciate alla stampa dopo l’incontro:
"Uno splendido risultato, tutto merito e opera degli operai, che hanno costretto la multinazionale a tornare sui suoi passi. Tuttavia, sarebbe un grave errore se ora le istituzioni, a partire dalla Regione, si limitassero a cantare vittoria, facendo finta che tutti i problemi siano risolti. Anzi, proprio ora serve un impegno deciso, affinché il tavolo di trattativa conquistato dagli operai si traduca in risultati concreti, in termini di difesa dei posti di lavoro.
Infatti, i lavoratori erano stati costretti a salire sul tetto, in condizioni atmosferiche proibitive, per imporre all’azienda il rispetto di quello che era semplicemente un loro diritto: la cassa integrazione, anziché il licenziamento in tronco. Ma la partita della continuità produttiva e della difesa dell’occupazione è ancora tutta da giocare. Per vincerla c’è bisogno dell’azione convinta e congiunta delle istituzioni.”
di lucmu (del 22/12/2009, in Lavoro, linkato 875 volte)
È appena arrivata la notizia da Lesmo (Monza) che i quattro operai della Yamaha, che hanno passato le ultime sei notti sul tetto della fabbrica tra freddo polare e neve, stanno scendendo. La multinazionale, in cambio, si sarebbe impegnata a richiedere la cassaintegrazione per tutti i 66 dipendenti, secondo fonti della Fim-Cisl, ed è stato convocato un incontro tra le parti al Ministero per il 29 dicembre.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato e malsano in una società, quando le istituzioni si riuniscono in Prefettura per annunciare sequestri di roulotte per i rom, proprio nei giorni in cui l’emergenza freddo imporrebbe invece un urgente intervento umanitario rispetto a chi vive nelle baraccopoli o per strada.
Invece niente, non abbiamo sentito nemmeno una parola, neanche un attimo di pietà, almeno per i minori. E tutto questo, mentre la neve continua a cadere e le associazioni del volontariato sono attive 24 ore su 24.
È francamente disgustoso che tutte e tre le istituzioni che insistono sul territorio, Comune, Provincia e Regione, per bocca dei suoi rappresentanti De Corato, Bolognini e Boni, non si rendano nemmeno più conto del significato delle loro parole.
Chiediamo ancora una volta che non si scarichi tutta la situazione sul volontariato e che le istituzioni si mobilitino per l'emergenza freddo, anche rispetto alle famiglie rom.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Stamattina, insieme al segretario del Prc di Bergamo, Ezio Locatelli, ho visitato il carcere di via Gleno, a Bergamo. Ecco il comunicato rilasciato all’uscita:
“La Casa Circondariale di Bergamo è un tipico esempio di quello che sono diventate le carceri italiane, cioè delle discariche sociali, con l’aggravante del sovraffollamento, che ormai non fa nemmeno più notizia.
Nel dettaglio, la capienza ottimale della struttura è di 220 detenuti, ma oggi ce ne sono 496, di cui 32 donne. In altre parole, è stata superata anche la cosiddetta ‘capienza di necessità’, che prevede due detenuti per cella, anziché uno come da standard ottimale: attualmente, infatti, in ogni cella convivono ben tre persone.
Per quanto riguarda la presenza di detenuti stranieri, compresi quelli comunitari, siamo a quota 267, cioè il 54% per totale. Le comunità più rappresentate sono quella marocchina (93) e quella albanese (40), ma complessivamente si contano ben 35 diverse nazionalità di appartenenza.
I dati che fanno maggiormente impressione sono però quelli relativi ai detenuti con problemi di tossicodipendenza o di tipo psichiatrico.
Infatti, il 42% del totale, cioè 209, sono registrati come tossicodipendenti, mentre quelli diagnosticati come ‘psichiatrici’ sono l’11%, cioè 55. Il personale medico stima inoltre che circa altri 200 detenuti mostrano disagi di tipo mentale o comportamentale.
La larga maggioranza della popolazione carceraria di Bergamo è detenuta per reati di microcriminalità. In prevalenza - oltre la metà dei reclusi - per violazione della legge sui stupefacenti.
Infine, va sottolineato che vi è un forte turn over, poiché solo una minoranza dei detenuti sconta una pena definitiva, mentre tutti gli altri sono in attesa di giudizio.
Insomma, se, nonostante tutto, il carcere funziona ancora, questo lo si deve soprattutto alla professionalità e all’impegno della direzione e a quanti, nelle diverse funzioni, ci lavorano. Inoltre, va segnalato la buona relazione del carcere con il territorio, grazie anche all’opera del Comitato carcere e territorio e alla forte presenza del volontariato.
Professionalità, impegno e volontariato non possono tuttavia ovviare al problema di fondo, cioè che le carceri funzionano oggi da discarica sociale, dove raccogliere parte delle conseguenze dell’esclusione sociale.”
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer e Ezio Locatelli
di lucmu (del 18/12/2009, in Sanità, linkato 1654 volte)
Oggi si è tenuto il Consiglio regionale straordinario sull’amianto, chiesto da 10 consiglieri dell’opposizione (Monguzzi, Muhlbauer, Porcari, Saponaro, Agostinelli, Squassina O., Civati, Concordati, Sarfatti, Storti).
Questa convocazione straordinaria del Consiglio regionale segue la lettera inviata nel mese di ottobre a Formigoni –a firma del presidente dell’Associazione nazionale esposti amianto, Fulvio Aurora, e di 11 consiglieri regionali-, in cui gli si chiedeva di intervenire per rilanciare il piano amianto lombardo e di sollecitare il Governo affinché attivi finalmente il Fondo vittime amianto.
Ebbene, quella lettera non ha mai ottenuto risposta, ma oggi il Consiglio regionale, con un voto all’unanimità, ha approvato un ordine del giorno che di fatto impegna Formigoni di intervenire sul governo per il Fondo vittime amianto e impegna il Consiglio stesso di procedere alle opportune modifiche legislative ancora prima delle elezioni, cioè a gennaio.
Ovviamente, non si tratta di tutte le decisioni di cui la Lombardia avrebbe bisogno (vedi mancanza di chiarezza sui siti per lo smaltimento), ma su una serie di punti la maggioranza ha dovuto accettare le nostre proposte e, soprattutto, si è ricominciato a discutere di amianto.
Qui di seguito il comunicato stampa unitario dei primi richiedenti il Consiglio straordinario. In fondo puoi scaricare il testo integrale dell’Odg approvato oggi.
APPROVATO ODG BIPARTISAN CHE IMPEGNA LA REGIONE A ELIMINARE L’AMIANTO ENTRO IL 2015 E A RENDERE OPERATIVO IL FONDO VITTIME AMIANTO
Oggi in Aula nel corso di una seduta di Consiglio regionale straordinario chiesto dall'opposizione è stato approvato un ordine del giorno bipartisan per liberare la Lombardia dall'amianto entro il 2015 e porre fine con serietà e rapidità ad un dramma che in questa regione provoca circa 300 morti l'anno, solo per mesotelioma. "Serve una programmazione vera, occorre individuare e concertare, insieme a province e comuni, la localizzazione più adatta dei siti per lo smaltimento di amianto. Inoltre vanno attivate tutte le nuove tecnologie per innovare i processi di bonifica e di smaltimento. E soprattutto servono più investimenti per garantire che queste operazioni necessarie per la salute dei cittadini si facciano velocemente" hanno detto in Aula i consiglieri Carlo Monguzzi, Carlo Porcari e Luciano Muhlbauer.
Con la mozione il Consiglio impegna la Regione a garantire la continuità finanziaria necessaria alle operazioni di bonifica e recupero dei siti inquinati a partire dal sito di interesse nazionale ex Fibronit di Broni (Pavia), ad attivare forme di incentivazione affinché i privati possano provvedere alla denuncia e allo smaltimento di amianto, ad attivare politiche di sostegno ai cittadini colpiti dalle malattie correlate all'esposizione all'amianto e ai comuni che richiedono sostegno per il ripristino di strutture pubbliche che necessitano di bonifiche. E, non ultimo, a rendere immediatamente operativo il Fondo Vittime dell'Amianto anche sollecitando l'estensione del diritto di accedere ai risarcimenti non solo ai lavoratori ma anche ai cittadini vittime ed esposti all'amianto.
Comunicato stampa unitario
qui sotto puoi scaricare il testo dell’Ordine del Giorno approvato
Formigoni ha scelto di alzare un po’ di polvere con dei paragoni arditi, come quello tra il caso Prosperini e quello Garlasco, per tentare di mascherare la sostanza del suo intervento di stamattina in Consiglio regionale, consistente in una retromarcia rispetto alle incaute e spavalde dichiarazioni di ieri, che accusavano la magistratura di aver effettuato un arresto “non motivato”.
Infatti, quelle accuse non sono state ripetute e, in cambio, Formigoni ha annunciato di aver disposto una serie di misure, in parte già note da ieri pomeriggio, che di fatto indicano che il governo regionale sta mettendo le mani avanti, dopo la lettura delle motivazioni del Gip. Cioè, nell’ordine: ritiro delle deleghe a Prosperini, indagine interna supplementare sull’assegnazione della pubblicità dell’assessorato e fermo amministrativo dei contratti ancora in essere.
Insomma, altro che “giustizia ad orologeria”. Siamo invece di fronte ad un ulteriore –e questa volta pesante- avvisaglia che al Pirellone c’è una questione morale, che richiede ben altro che l’odierna difesa d’ufficio di Formigoni.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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