Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Nella giornata in cui a Roma i lavoratori di Eutelia subiscono un’aggressione squadristica da parte della proprietà, a Milano la Giunta Formigoni non trova di meglio che dichiararsi impotente e incompetente rispetto agli annunciati 237 licenziamenti all’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese.
Ci saremmo aspettati ben altro, anche soltanto per rimediare al prolungato e ingiustificato silenzio del Pirellone sul rischio dismissione del sito produttivo di Pregnana. L’odierna question time in Consiglio e la nostra interrogazione potevano essere l’occasione per dire e fare qualcosa di concreto, per far sentire almeno la vicinanza dell’istituzione regionale ai lavoratori, che da una settimana occupano la sede milanese.
Invece no. Il Vicepresidente Rossoni si è limitato a balbettare ciò che già sapevamo, cioè che il governo regionale da mesi non si occupa minimamente del caso Agile/Eutelia, e ad annunciare il palliativo di un generico incontro, il 12 novembre prossimo, con Omega. Cioè proprio il gruppo che controlla il gioco truffaldino di scatole cinesi, di cui appunto fanno parte sia Agile che Phonemedia. Peggio ancora è andata con la successiva interrogazione sull’Alfa di Arese: imbarazzo patente e zero risposte riguardo al suo futuro, dopo tante promesse e show mediatico-elettorali di Formigoni sul nuovo polo della mobilità sostenibile.
Oggi il Pirellone era presidiato dalle maestranze di tante aziende in crisi del milanese, dall’Agile, all’Alfa, dalla Metalli Preziosi a Nokia Siemens Network, passando per la Lares. Nessuna di queste situazione ha avuto risposte concrete, ma soltanto parole.
In altre parole, il governo regionale Formigoni-Lega non dispone di alcuna politica di contrasto delle chiusure aziendali e dei licenziamenti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare la trascrizione della question time sull’Agile
 

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Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte dell’operaio, di cui ancora ignoriamo il nome, avvenuta stamattina al decimo piano dello stabile in ristrutturazione di via Pisani 31, a due passi dal Pirellone, dov’era riunito il Consiglio regionale.
Esprimiamo il nostro dolore, ma anche la nostra rabbia, perché da quanto abbiamo potuto vedere, questo ennesimo omicidio bianco è maturato in un contesto segnato dallo sfruttamento del lavoro nero e, dunque, da un alto tasso di non rispetto delle norme di sicurezza.
Insieme ad altri due consiglieri regionali e a un gruppo di lavoratori e sindacalisti, che ci avevano avvisati, sono arrivato sul luogo dell’incidente poco dopo mezzogiorno. Oltre ai vigili del fuoco e alla polizia, c’era soltanto il corpo senza vita dell’operaio, travolto apparentemente da un muro di mattoni. Alle nostre domande su dove fossero gli altri operai del cantiere, gli agenti di polizia ci hanno risposto che non avevano visto nessuno e che, anzi, al loro arrivo non avevano nemmeno trovato la persona che, per telefono, li aveva avvertiti dell’incidente.
Tra i numerosi lavoratori presenti all’ingresso dello stabile, tra i primi ad accorrere dal vicino presidio delle aziende in crisi, molti testimoniavano di aver visto gruppi di lavoratori edili allontanarsi velocemente dallo stabile. Altri addirittura ci hanno detto di aver visto qualcuno portare all’interno, con altrettanta velocità, sacchetti di plastica pieni di caschi di protezione.
E, ci teniamo a precisarlo, coloro che ci hanno raccontato queste cose non sono dei ragazzini, ma operai e sindacalisti di Cub, Fiom e Slai-Cobas, cioè tutte persone dotate di una certa esperienza in materia.
Ovviamente bisogna aspettare gli esiti delle indagini, ma quanto abbiamo visto ci fa dire che in quel cantiere a due passi dal Pirellone regnava sovrano il lavoro nero, come, ahinoi, nel resto della città, della regione e del paese.
Auspichiamo che gli inquirenti possano accertare e perseguire le responsabilità del caso con la massima celerità e severità. Ma chiediamo anche alle istituzioni, a tutti i livelli, compresa Regione Lombardia, di smetterla di considerare la lotta allo sfruttamento del lavoro nero un argomento buono solo per i salotti televisivi e di passare invece alle iniziative concrete. Questo sarebbe, peraltro, il modo più dignitoso per onorare anche la memoria dell’operaio ucciso quest’oggi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Domenica 15 novembre è giornata di solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici dell’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese, che occupano la sede sin dal 4 novembre scorso contro il piano di licenziamento della società. In tutta Italia il gruppo ha dichiarato 1.192 “eccedenze” su un totale di 1.880 dipendenti, nella sola Pregnana, una delle sedi più colpite, queste ammontano a 237 su 430.
La storia dell’Agile è una brutta storia, simile a tante altre di questi tempi, dove la crisi c’entra anzitutto come pretesto per operazioni sporche di altra natura. Su questo blog ne abbiamo scritto diverse volte e continueremo a farlo, soprattutto in relazione alle iniziative che prendiamo in Regione. Inoltre, potete trovare molte info utilissime sul sito del Coordinamento sindacale nazionale Agile Srl (gruppo Omega).
Domenica, dalle ore 15.30, davanti ai cancelli dello stabilimento, ci saranno giochi e animazione per bambini, clownerie, artisti di strada e ovviamente musica proposta da diversi gruppi giovani (Andrea Labanca, Ufficio Sinistri, Medda Man, Rhoyal Sound, Closed House, UniPoska, Follow the Idol, Moon Rackles, One Line Alone, Terza Pietra del Sole, Continual Drift e altri).
L’Agile si trova a Pregnana Milanese, in via Laboratori Olivetti. Domenica, se non avete proprio altro da fare, fateci un salto e portate di prima persona la vostra solidarietà ai lavoratori dell’Agile (ex-Eutelia).
 
qui sotto puoi scaricare il volantino dell’iniziativa di domenica
 

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Il Consiglio regionale della Lombardia esprime la sua solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici dell’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese, a quelli di Phonemedia di Monza, nonché agli altri del gruppo Omega. Ma, soprattutto, chiede l’intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di salvaguardare le attività produttive e l’occupazione, in vista dell’incontro nazionale tra le parti del prossimo 26 novembre, a Roma.
Questo, infatti, dice la mozione presentata dal Prc e da tutta l’opposizione (firmatari: Muhlbauer, Mirabelli, Squassina O., Cipriano, Squassina A., Fabrizio, Monguzzi, Oriani, Prina, Saponaro, Agostinelli e Storti), approvata oggi in Aula.
Certo, è stato molto faticoso smuovere le acque stagnanti del governo regionale, che infatti ha chiesto diverse modifiche al testo originale della mozione, prima di dare il via libera all’approvazione. Così, abbiamo dovuto eliminare o riformulare i riferimenti considerati troppo critici alla proprietà delle scatole cinesi Agile/Eutelia/Omega (l’aggressione ai lavoratori di Roma del 10 novembre, la vicenda degli stipendi non pagati da mesi) e togliere il richiamo esplicito all’eventualità del ricorso all’amministrazione straordinaria da parte del Governo.
Il tutto a conferma dell’atteggiamento rinunciatario del governo regionale, già evidenziato dal silenzio assordante mantenuto sin dall’avvio, il 22 ottobre scorso, della procedura di mobilità per 1.192 dipendenti Agile. Nemmeno l’occupazione - il 4 novembre scorso - del sito di Pregnana Milanese colpito da 237 esuberi, aveva smosso il Pirellone. Un mutismo non solo incomprensibile, ma anche solitario, visto che la Lombardia è rimasta fino ad oggi l’unica a non essersi espressa formalmente, tra le regioni coinvolte.
Ma ora il silenzio è stato finalmente rotto. Per ottenere questo risultato e per non offrire alibi a nessuno, abbiamo accettato le richieste di modifica al testo. Ma ora pretendiamo che il Presidente Formigoni muova i passi necessari presso la Presidenza del Consiglio, al fine di garantire la continuità produttiva e il blocco dei licenziamenti, come richiesto dall’Assemblea regionale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Qui sotto puoi scaricare sia la mozione originaria depositata, che il testo effettivamente approvato, con tutte le modifiche chieste dalla Giunta regionale

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Ieri sono state ascoltate in audizione in Consiglio regionale le rappresentanze sindacali della Mangiarotti Nuclear, azienda che ha chiesto la messa in cassa integrazione di tutti gli operai dello stabilimento di viale Sarca, al civico n. 336, a partire dal 21 dicembre prossimo; cioè di fatto ha annunciato la volontà di chiudere il sito.
Qui di seguito riportiamo il comunicato stampa ufficiale del Consiglio regionale sull’audizione:
 
Per salvaguardare il futuro occupazionale dei 97 dipendenti   della Mangiarotti Nuclear dello stabilimento milanese di Viale Sarca, per i quali l’azienda ha avviato le procedure per la messa in cassa integrazione, Regione Lombardia cercherà di attivarsi per comporre un tavolo tra rappresentanze sindacali e proprietà al fine di garantire il mantenimento in loco della produzione evitando possibili ridimensionamenti occupazionali.
E’ quanto assicurato oggi dal Consigliere Giosuè Frosio (LN) che ha presieduto la seduta della Commissione Attività produttive su delega del Presidente Carlo Saffioti (FI.PdL). Giosuè Frosio, al termine dell’audizione sollecitata dal capogruppo di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer, ha ribadito di aver già investito del problema e della situazione l’Unità di Crisi istituita presso la Giunta regionale.
All’audizione sono intervenuti Danilo Ferrati delle rappresentanze sindacali dell’azienda e Marcello Scipioni della Fiom milanese, che hanno evidenziato come la proprietà abbia annunciato di voler procedere alla messa in cassa integrazione di tutti i 97 lavoratori dell’unità produttiva milanese di Viale Sarca, mantenendo pertanto al momento solo il personale (39 unità) impiegato negli uffici di via Pirelli. “Tale decisione -hanno spiegato Ferrati e Scipioni- tradisce l’accordo stipulato a giugno con la proprietà, con il quale avevamo stabilito che la cassa integrazione sarebbe stata attuata solo per 55 dipendenti, garantendo così il mantenimento della produzione in Viale Sarca”.
Intenzione dell’azienda, che ha la sua sede centrale a Sedegliano (Udine) e che si occupa di progettazione, fornitura e montaggio impianti per la produzione di energia soprattutto nel settore nucleare, è quella di realizzare un nuovo stabilimento a Monfalcone, nei pressi della sede centrale, chiudendo così lo stabilimento milanese, complice anche il calo degli ordinativi registrato nel corso degli ultimi mesi.
E’ chiaro che l’intenzione della proprietà della Mangiarotti –ha detto Luciano Muhlbauer (Rif.Com.)- è quella di eliminare completamente la produzione nella realtà milanese. Una scelta inaccettabile che comporterebbe anche la perdita di professionalità e competenze acquisite nonché l’abbandono dei macchinari oggi attivi e presenti nello stabilimento di Viale Sarca. Occorre pertanto che Regione Lombardia si attivi quanto prima per mantenere in loco l’unità produttiva , anche mediante progetti di riconversione”.
 
Comunicato stampa della Struttura Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia
 
 
È appena arrivata la notizia da Lesmo (Monza) che i quattro operai della Yamaha, che hanno passato le ultime sei notti sul tetto della fabbrica tra freddo polare e neve, stanno scendendo. La multinazionale, in cambio, si sarebbe impegnata a richiedere la cassaintegrazione per tutti i 66 dipendenti, secondo fonti della Fim-Cisl, ed è stato convocato un incontro tra le parti al Ministero per il 29 dicembre.
 
Stamattina, insieme a una delegazione del Prc di Monza, composta dal consigliere comunale Vincenzo Ascrizzi e dal segretario provinciale Anita Giurato, sono andato a Lesmo (Monza) e ho incontrato i lavoratori della Yamaha, protagonisti della lotta che ha permesso di conquistare la riapertura di un tavolo di trattativa, che una controparte arrogante aveva negato. Inoltre, con questa lotta i lavoratori vedono riconosciuto il diritto agli ammortizzatori sociali, anche questi negati. Il prossimo passo sarà l’incontro al Ministero per il 29 dicembre, ma nel frattempo gli operai continueranno a presidiare i cancelli.
Qui di seguito, le mie dichiarazioni rilasciate alla stampa dopo l’incontro:
"Uno splendido risultato, tutto merito e opera degli operai, che hanno costretto la multinazionale a tornare sui suoi passi. Tuttavia, sarebbe un grave errore se ora le istituzioni, a partire dalla Regione, si limitassero a cantare vittoria, facendo finta che tutti i problemi siano risolti. Anzi, proprio ora serve un impegno deciso, affinché il tavolo di trattativa conquistato dagli operai si traduca in risultati concreti, in termini di difesa dei posti di lavoro.
Infatti, i lavoratori erano stati costretti a salire sul tetto, in condizioni atmosferiche proibitive, per imporre all’azienda il rispetto di quello che era semplicemente un loro diritto: la cassa integrazione, anziché il licenziamento in tronco. Ma la partita della continuità produttiva e della difesa dell’occupazione è ancora tutta da giocare. Per vincerla c’è bisogno dell’azione convinta e congiunta delle istituzioni.”
 
 
La vicenda della Mangiarotti Nuclear S.p.A., l’azienda di v.le Sarca, a Milano, a rischio chiusura e presidiata dagli operai da natale, approda in Consiglio regionale. Domani mattina, nel corso della question time, la Giunta regionale risponderà infatti alla nostra interrogazione (trovi il testo in allegato).
Siamo di fronte all’ennesimo caso di tentata dismissione produttiva per fare posto a un’operazione immobiliare. E non importa nemmeno se l’azienda è sana e dotata di alta professionalità e sufficienti commesse.
Infatti, pare, che la proprietà dello stabilimento, la Mangiarotti Nuclear S.p.A., e quella dell’area, il gruppo Camozzi, abbiano trovato un accordo, vantaggioso per entrambi, ma il cui prezzo dovrebbero pagarlo gli operai e il territorio. Cioè, la prima sposta la produzione, con relative certificazioni e autorizzazioni, in un nuovo stabilimento nella zona di Udine, con maestranza meno qualificata e costosa, e la seconda si libera della fabbrica e potrà cambiare destinazione d’uso all’area, situata in una zona interessata a numerose e importanti operazioni immobiliari.
Inoltre, per poter portare a casa l’affare poco nobile, la Mangiarotti ha chiesto il 18 dicembre scorso l’estensione della cassaintegrazione alla totalità del personale addetto alla produzione. Cioè, ha preteso che gli ammortizzatori sociali servissero non per salvaguardare l’attività produttiva e l’occupazione, bensì per eliminarle. L’incontro, tenutosi nei locali dell’Agenzia regionale del Lavoro, ente dipendente dalla Regione, è finito con un mancato accordo, ma tuttora non si conosce il parere di Regione Lombardia.
Ebbene, con la nostra interrogazione chiediamo alla Giunta regionale di esplicitare cosa intende fare e, soprattutto, di opporsi all’estensione della cassaintegrazione e di attivarsi per impedire lo smantellamento dell’attività produttiva.
 
Vi segnalo il blog della Rsu della Mangiarotti Nuclear: http://blog.libero.it/rsumangiarotti/
 
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interrogazione
 

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Mentre i lavoratori della Maflow di Trezzano s/n e quelli della Novaceta di Magenta, saliti sui tetti delle rispettive aziende tra ieri e stamattina, ci rammentano che la crisi non è certo un ricordo del passato, ma una preoccupante realtà del presente, il governo regionale non trova di meglio che ribadire il suo sconcertante immobilismo.
Infatti, la risposta alla nostra interrogazione urgente sulla vertenza Mangiarotti Nuclear, resa stamattina in Aula dal vicepresidente Rossoni, ha lasciato sbigottiti sia noi, che soprattutto la delegazione degli operai dello stabilimento di viale Sarca presenti tra il pubblico.
Ovviamente, nessuno si aspettava un tifo entusiasta del vicepresidente regionale per i lavoratori che da settimane presidiano la fabbrica, ma che egli si presentasse addirittura sposando in pieno la posizione dell’azienda, questo francamente era troppo anche per noi.
Infatti, Rossoni ha riepilogato la vicenda Mangiarotti, dando semplicemente lettura al comunicato aziendale già presentato al tavolo in Agenzia regionale per il Lavoro il 18 dicembre scorso e, dunque, comunicando ufficialmente che la Regione darà al Ministero “parere non ostativo” alla richiesta della proprietà di estendere la cassaintegrazione alla totalità degli operai addetti alla produzione.
In altre parole, la Regione scarica gli operai e non si oppone alla speculazione immobiliare che si affaccia dietro il progetto dello smantellamento dello stabilimento. Senza contare, peraltro, che se la logica della sostituzione di un’attività produttiva con un affare immobiliare dovesse passare lì, presto toccherà anche alle altre aziende rimaste nella zona, a partire dalla vicinissima Marcegaglia di Sesto S. Giovanni.
Noi riteniamo che questo atteggiamento della Giunta Formigoni di fronte alla crisi -laddove la crisi economica funziona spesso da semplice pretesto per dismettere attività produttive e occupazione- sia inaccettabile. Da parte nostra, dunque, ci comporteremo di conseguenza, a partire dal completo sostegno a tutte le iniziative che gli operai vorranno intraprendere.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Stamattina si è svolto in Prefettura l’incontro sulla situazione critica all’Innova Service, attiva sul sito dell’ex-Alfa Romeo di Arese. Presenti all’incontro, che si è protratto per un’ora e mezza, il Prefetto Gian Valerio Lombardi e il Viceprefetto Inversini, una delegazione dei lavoratori dello Slai-Cobas, sindacato maggioritario in azienda, e i tre rappresentanti istituzionali Luciano Muhlbauer, Massimo Gatti e Basilio Rizzo, invitati perché già a fine novembre, mediante un esposto formale, avevano sollecitato l’intervento del Prefetto.
Da parte nostra, diamo sicuramente un giudizio positivo sull’incontro di oggi. Anzitutto perché è avvenuto e perché ha visto la presenza in prima persona del Prefetto per tutta la durata dell’incontro. In secondo luogo, perché il Prefetto si è impegnato ad intervenire, dando ai lavoratori appuntamento tra una settimana per fare il punto della situazione.
In altre parole, siamo partiti con il piede giusto, ma ora occorre, come abbiamo ribadito anche al Prefetto, che l’istituzione intervenga con la massima serietà e severità su una situazione che con la crisi c’entro poco e che, anzi, è segnata da molti aspetti inquietanti.
Infatti, la preoccupazione degli operai che Innova Service voglia soltanto disfarsi dalle maestranze sindacalizzate ex-Alfa, per sostituirle con lavoratori precari e ricattabili, sembra ampiamente giustificata dalla realtà dei fatti.
Innova Service ha già provato mesi fa a mettere in cassaintegrazione ordinaria la maggioranza dei lavoratori, salvo poi ricevere il diniego dell’Inps. Poi ha licenziato uno dei tre delegati Rsu e ora ci riprova, avviando la procedura per la cassaintegrazione in deroga per 54 lavoratori su 70, sebbene questa richiesta sia assolutamente priva di fondamenta.
Ma non siamo semplicemente di fronte a un cattivo imprenditore che vuole disfarsi degli operai, ma anche a un’azienda la cui proprietà è coinvolta in numerose inchieste giudiziarie. Basti qui ricordare che la titolare dell’Innova Service, Angela Di Marzo, è anche proprietaria della società Adm e per questo è indagata per la vicenda della cimice ritrovata negli uffici del Comune di Milano. Senza contare che un altro collaboratore della Di Marzo, tale Fabbrizzi, è indagato pure lui in diverse inchieste. Infine, gli inquirenti hanno trovato a casa della Di Marzo pure un dossier dei carabinieri sul Corrado Delle Donne, sindacalista dello Slai-Cobas.
Insomma, ci pare che siano tutti gli ingredienti per giustificare un intervento deciso da parte della Prefettura, per far capire all’Innova Service che non può fare quello che vuole, che ci sono delle regole da rispettare e che i lavoratori vanno rispettati. Per tutto il resto c’è la magistratura.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Qui sotto puoi scaricare il testo della risposta del Prefetto, pervenuta sotto le feste, al nostro esposto del 30 novembre scorso, che si ferma alle considerazioni legali-formali.
 

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