Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Il contratto separato firmato oggi da Fim e Uilm con Federmeccanica è deprecabile, non soltanto per la sua carica antidemocratica, nel metodo e nel merito, ma anche per gli effetti deleteri che rischia di produrre sulle numerose crisi aziendali in atto. In altre parole, l’accordo separato rappresenta un vero e proprio attentato alla resistenza dei lavoratori di fronte alla crisi.
Il settore metalmeccanico e informatico è oggi tra quelli più colpiti. È così in Italia ed è così in particolare in Lombardia. Lunghissimo è l’elenco di crisi e vertenze (TenarisDalmine, Metalli Preziosi, Lares, Eutelia, Nokia-Siemens, ecc. ecc.), dove la tenuta dei lavoratori e della speranza di salvaguardare attività produttive e occupazione sono appesi anche alla capacità di stare uniti. Inserire dall’alto divisioni così dirompenti e violente, rischia di produrre confusione e fratture in un momento molto delicato e dunque di favorire l’erosione di posti di lavoro.
Non ci sorprende che la parte padronale, cioè Federmeccanica, voglia giocare fino in fondo al tanto peggio tanto meglio, ma che i vertici di Fim e Uilm non siano stati capaci di anteporre gli interessi dei lavoratori a quelli della propria bottega, nemmeno nel momento più duro della crisi, ci amareggia profondamente e carica quei dirigenti sindacali di una responsabilità immane.
C’è un unico modo per uscire da questa situazione e per non compromettere le lotte per i posti di lavoro: la parola va restituita agli unici titolati a decidere sul contratto, cioè ai lavoratori e alle lavoratrici. Insomma, si faccia subito un referendum sul contratto.
Da parte nostra, comunque, rafforzeremo la vicinanza alle maestranze delle aziende in crisi e cercheremo di dare un contributo, per quanto possiamo, perché questo sciagurato accordo separato non si traduca in uno sgretolamento delle lotte di resistenza, come evidentemente auspica Federmeccanica e non solo.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Questa mattina alle ore 8.00 i primi 12 operai dell’Innse hanno ripreso il lavoro nella fabbrica di via Rubattino. Una buona notizia, ma c’è voluta un’altra giornata di tensione, trascinatasi fino alla mezzanotte di ieri, prima di avere la certezza che effettivamente stamattina si ricominciasse a lavorare.
Infatti, secondo gli accordi del 30 settembre scorso, ieri era la giornata in cui la nuova proprietà dell’Innse, cioè il gruppo Camozzi, doveva procedere alla formale assunzione di 48 operai (il primo era già stato assunto il 1° ottobre) ed entrare definitivamente in possesso dei macchinari dello stabilimento. Così era stato concordato in Prefettura il 30 settembre scorso e tutto sembrava soltanto una formalità, ma il solito Genta non ha rinunciata nemmeno ieri alla sua tracotanza e ha tentato ancora una volta ad alzare il prezzo. Sullo sfondo, tra l’altro, il suo debito con gli operai. Ma di questo sentiremo parlare ancora. Per ora godiamoci questo momento di ritorno alla vita dello stabilimento di via Rubattino.
 
 
Il governo regionale non può infischiarsi del destino dei lavoratori che stanno occupando da ieri il cantiere del Malpensa Express di Castellanza e preoccuparsi unicamente di finire in qualche modo i lavori essenziali sulla linea.
E questo non soltanto perché sarebbe moralmente inaccettabile, considerato che le Ferrovie Nord appartengono a Regione Lombardia, ma anche perché renderebbe del tutto aleatoria ogni ipotesi di terminare effettivamente i lavori entro il 14 dicembre, come annunciato ancora una volta oggi dal Presidente della Sea, Bonomi.
L’azienda “De Lieto”, che aveva ottenuto l’appalto da Ferrovie Nord, era in difficoltà da tempo, ultimamente non pagava nemmeno più fornitori e subappaltatori. Ma, soprattutto, le Nord erano a conoscenza della situazione critica, visto che i sindacati gliel’avevano segnalata già mesi fa. Eppure, non ci risulta alcun intervento per evitare il peggio, annunciato di questi giorni con l’arrivo delle prime 15 comunicazioni di messa in cassa integrazione destinate agli operai che, in totale, sono 26.
Esprimiamo la nostra solidarietà con i lavoratori della “De Lieto” che da ieri occupano il cantiere, poiché giustamente non possono accettare di finire sul lastrico, nonostante il lavoro ci sia.
Lunedì presenteremo anche un’interrogazione formale, ma chiediamo sin d’ora alla Giunta regionale di chiarire le sue intenzioni e, soprattutto, di assumersi degli impegni precisi nei confronti dei lavoratori coinvolti. Unica maniera, peraltro, per riuscire, forse, a rispettare i tempi previsti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
L’atteggiamento da notaio della crisi mostrato oggi dal vicepresidente della Regione Rossoni, in occasione del question time in Consiglio regionale sul caso degli esuberi della TenarisDalmine, è miope e sconcertante. E altrettanto sconcertante è la conclusione dell’audizione di fronte alle Commissioni consiliari IV e VII con azienda, Confindustria e sindacati.
Né il Vicepresidente della Regione, né i Presidenti delle Commissioni hanno speso una parola per dire formalmente che il piano industriale della TenarisDalmine non va bene. No, si è parlato soltanto di auspici e di ammortizzatori.
Regione Lombardia non può semplicemente prendere atto della crisi e più tardi magari distribuire un po’ di ammortizzatori, buoni e voucher. Deve intervenire prima che si produca il danno, se necessario anche a gamba tesa, per evitare la perdita di attività produttive e di posti di lavoro.
TenarisDalmine ha presentato un piano industriale che prevede 1.024 esuberi, di cui ben 900 in Lombardia: 717 a Dalmine, 119 a Costa Volpino, 64 ad Arcore. E ha ribadito anche oggi, in audizione davanti alle Commissioni IV e VII, di non volerla modificare.
Quel piano è inaccettabile per il disastroso impatto occupazionale, diretto e indiretto, che provocherebbe. Va quindi ridiscusso con i rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni. Per questo è terribilmente importante che le istituzioni ne facciano ferma e immediata richiesta, mobilitando il proprio peso politico e istituzionale, invece di scegliere l’immobilismo comeè stato incredibilmente fatto oggi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Durante la question time, prevista nella mattinata della seduta del Consiglio regionale di martedì 6 ottobre, la Giunta regionale risponderà alla nostra interrogazione urgente sulla vicenda della TenarisDalmine, la cui proprietà ha esplicitato la volontà di licenziare oltre 1.000 lavoratori, di cui ben 900 in Lombardia.
L’interrogazione urgente – a firma dei consiglieri Muhlbauer (Prc), Saponaro (Verdi), Squassina O. (S.Ual), Benigni (Pd) e Storti (C.I.) - chiede al governo regionale di esplicitare quali “azioni intende intraprendere affinché il piano industriale presentato da TenarisDalmine venga modificato, al fine di garantire la salvaguardia dell’attività produttiva e dei livelli occupazionali”.
Durante la pausa dei lavori del Consiglio, inoltre, le Commissioni IV (Attività Produttive) e VII (Lavoro) riceveranno in audizione le rappresentanze sindacali, la proprietà della Tenaris e la Confindustria di Bergamo.
Il vero e proprio licenziamento di massa voluto dalla TenarisDalmine è inaccettabile e avrebbe ricadute occupazionali dirette ed indirette insopportabili, in particolare nella provincia di Bergamo.
Riteniamo pertanto indispensabile che Regione Lombardia non si limiti a prendere atto della situazione e ad esprimere la doverosa solidarietà con le maestranze, ma che intervenga, di concerto con gli altri attori istituzionali e con tutti gli strumenti a disposizione, perché quel piano industriale venga ritirato e ridiscusso da capo.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interrogazione a risposta immediata
 

Scarica Allegato
 
di lucmu (del 01/10/2009, in Lavoro, linkato 895 volte)
Con l’accordo sull’area, siglato questa notte in Prefettura tra Aedes, gruppo Camozzi e Comune di Milano, si chiude la serie di accordi attuativi dell’intesa dell’11 agosto e l’Innse può dunque ritornare alla vita a partire dal 12 ottobre. Conseguenza tangibile è che già oggi il gruppo Camozzi ha assunto il primo dei 49 operai.
Una vittoria splendida e straordinaria degli operai, che non solo hanno resistito, lottato e sperato per sedici lunghi mesi, ma che sono riusciti a vincere, nonostante non disponessero di amici potenti, usando le semplici armi della propria determinazione, intelligenza e dignità contro speculatori, palazzinari, menefreghismo, rassegnazione e immobilismo istituzionale.
Hanno vinto gli operai e con loro l’interesse pubblico, perché in 49 sono riusciti a farsi “classe generale”, impedendo lo smantellamento di un’attività produttiva sana da parte di uno speculatore protetto dall’impunità. In altre parole, gli operai dell’Innse consegnano oggi una lectio magistralis alla politica e alla società, perché sono riusciti a fare quello che avrebbero dovuto fare le istituzioni.
Tra queste ultime, soltanto il Prefetto di Milano può oggi legittimamente rivendicare un ruolo positivo, per quello che ha fatto negli ultimi due mesi. Per il resto, le istituzioni hanno brillato per immobilismo. Infatti, nei lunghi mesi di presidio da parte degli operai nessuno si è mosso seriamente per trovare delle soluzioni imprenditoriali per l’Innse. Anzi, vi è stato un continuo trincerarsi dietro le ristrette sfere di competenza con il ritornello del “vorrei ma non posso”. Il governo regionale è andato avanti così per sei mesi, per poi abbandonare, alla fine di luglio, i lavoratori al loro destino.
La lezione dell’Innse andrebbe ascoltata, perché è paradigmatica. Ci dice che di fronte alla crisi non bisogna intervenire soltanto a danno consumato con gli ammortizzatori sociali, peraltro oggi insufficienti, ma che occorre muoversi prima, salvaguardando le attività produttive e i posti di lavoro. Anche nel caso dell’Innse – come in molte altre situazioni di crisi tuttora aperte - quasi tutti dicevano che ciò non era possibile, ma poi gli operai hanno dimostrato il contrario.
Ecco perché auspichiamo che adesso ci venga risparmiato il solito giochetto del “sediamoci tutti sul carro del vincitore” e si apra invece una seria riflessione politica su come dotarsi urgentemente degli strumenti istituzionali per fermare la moria di aziende e posti di lavoro.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Poco dopo mezzanotte è stato firmato in Prefettura l’accordo sull’area tra Aedes, gruppo Camozzi, Comune di Milano e Prefetto. Una trattativa complessa, visti gli interessi immobiliari in gioco, che si è protratta per lunghe ore e che sicuramente non pone fine a tutti i problemi (ne vedremo ancora delle belle), ma che alla fine ha comunque prodotto l’accordo che dà il via libera alla ripresa dell’attività produttiva in via Rubattino.
Rispetto alla tabella di marcia indicata dall’intesa dell’11 agosto scorso e dal successivo accordo sindacale del 15 settembre c’è un’unica differenza, cioè l’assunzione degli operai da parte del gruppo Camozzi non decorre dal 1° ottobre, bensì dal 12 ottobre (salvo per un singolo operaio che viene assunto a partire da oggi, visto che la sua mobilità scade). Su questo punto era stato chiesto l’esplicito consenso agli operai, considerato anche che si trattava di un posticipo degli effetti giuridici dell’accordo sindacale del 15 settembre, e un sindacalista della Fiom e la Rsu dell’Innse, presenti con gli altri operai davanti alla Prefettura sin dalle ore 20.00, hanno raggiunto il tavolo di trattativa, dando infine il loro assenso.
Con la firma di stanotte si realizza dunque il terzo e ultimo degli accordi necessari per dare esecuzione all’intesa dell’11 agosto scorso e pertanto non dovrebbero più esserci ostacoli alla ripresa dell’attività e del lavoro. I problemi non mancheranno, certo, lo sappiamo bene, ma la vittoria degli operai sta finalmente diventando realtà concreta.
 
 
Stamattina un gruppo di operai dell’Innse ha occupato gli uffici dell’Aedes (proprietaria dell’area dove sorge la fabbrica), in seguito alle voci e alle dichiarazioni che mettevano in discussione la chiusura positiva della trattativa tra Aedes e gruppo Camozzi entro le ore 24.00 di oggi, così come stabilito dall’intesa del 11 agosto scorso.
Gli operai sono usciti dalla sede dell’Aedes verso le 13.20, in seguito alle assicurazioni della proprietà di non voler ostacolare la chiusura di un accordo. La trattativa riprenderà in Prefettura nel tardo pomeriggio.
 
Qui di seguito il testo del nostro comunicato stampa delle ore 12.30:
 
INNSE: NON C’È ALTERNATIVA ALLA FIRMA DELL’ACCORDO ENTRO OGGI.
IL PREFETTO LO DEVE FAR CAPIRE A TUTTI
 
dichiarazione di Luciano Muhlbauer, Capogruppo regionale Prc-Se
 
Non c’è alternativa alla firma entro oggi dell’accordo sull’area tra Aedes e gruppo Camozzi e, dunque, alla ripresa della produzione e del lavoro all’Innse a partire da domani 1° ottobre. Questo messaggio deve arrivare chiaro e tondo a tutti i soggetti interessati e riteniamo che farlo pervenire sia responsabilità del Prefetto, nella sua qualità di rappresentante del Governo.
Il 15 settembre scorso era stato raggiunto l’accordo sui macchinari, estromettendo finalmente lo speculatore Genta e una settimana fa è stato concluso l’accordo sindacale tra le rappresentanze degli operai e il gruppo Camozzi. Ora manca soltanto l’ultimo tassello, cioè l’accordo sull’area, per far ripartire la produzione.
Da parte nostra esprimiamo totale solidarietà agli operai dell’Innse, che da stamattina occupano gli uffici dell’Aedes di Milano, e siamo pronti a sostenerli in ogni loro scelta per arrivare all’unica conclusione possibile ed immaginabile, cioè la chiusura di un accordo entro oggi e la ripresa del lavoro all’Innse.
 
 
Ieri è stato concluso l’accordo sindacale tra il Gruppo Camozzi (la nuova proprietà dell’Innse) e le rappresentanze degli operai. Stamattina l’assemblea dei lavoratori dell’Innse lo ha confermato. Tutti gli operai dell’Innse saranno assunti dal nuovo gruppo, alle medesime condizioni contrattuali di prima, e i primi di loro dovrebbero riprendere il lavoro già all’inizio di ottobre.
A questo punto, dopo l’accordo sui macchinari del 15 settembre scorso e quello sindacale di ieri, manca soltanto l’intesa sull’area. A questo ultimo proposito è già stato convocato un incontro in Prefettura all’inizio di settimana prossima.
 
 
Non ci siamo mai opposti, né mai ci opporremo, a qualsiasi provvedimento che comporti anche soltanto un euro di sostegno in più per i lavoratori costretti alla cassa integrazione o alla disoccupazione. Ciò vale anche per i 5 milioni di euro aggiuntivi, a integrazione del Fondo sostegno affitti, decisi oggi dalla Giunta regionale.
Tutt’altra faccenda, però, è spacciare questa e altre misure come una risposta alla crisi sufficiente e coerente, come ha fatto ancora una volta il Presidente Formigoni. Anzi, le ultime misure messe in campo da Regione Lombardia sono un vero e proprio inno all’improvvisazione e alla propaganda.
Improvvisazione è certamente mettere un po’ di milioni qua e là, prima introducendo il “quoziente familiare”, poi integrando il fondo sostegno affitti. E propaganda è senz’altro l’autocelebrazione per i 15 milioni di euro di co-finanziamento dell’accordo Gelmini-Formigoni, che servono a integrare il reddito di parte dei precari della scuola dopo che proprio la Gelmini li ha licenziati.
Anche in materia di contrasto delle crisi aziendali la musica non cambia e il bilancio degli interventi regionali si presenta fortemente negativo. Vi è, infatti, un unico caso in cui si intravede una soluzione positiva, cioè la ripresa della produzione: quello dell’Innse di Milano. Ma in quel caso, come tutti sanno, il nuovo imprenditore l’hanno trovato gli operai, salendo sul carroponte, mentre la Regione ha brillato per i lunghi mesi di assenza di iniziativa.
Siamo arrivati al punto che anche le due situazioni che ancora a luglio venivano presentate dal Vicepresidente Rossoni come prossime alla soluzione, cioè la ex Eutelia e la Ideal Standard, si trovano oggi sull’orlo del precipizio, con centinaia di posti di lavoro a rischio tra Pregnana Milanese e Brescia.
Per questo chiediamo ancora una volta alla Giunta regionale un deciso cambio di passo, facendo anzitutto due cose. Primo, si abbandoni la via delle misure frammentarie in fatto di ammortizzatori, per  sollecitare  invece formalmente al Governo nazionale la proroga generalizzata del periodo di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga. Secondo,  si cambi  immediatamente politica di fronte alle crisi aziendali  e la Giunta regionale assuma un ruolo attivo nella ricerca di soluzioni imprenditoriali che possano salvaguardare attività produttive e posti di lavoro.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
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