Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Tutti quegli esponenti politici e istituzionali, anche di primissimo piano, che hanno solidarizzato con la provocazione della Santanché di domenica scorsa, dovrebbero chiedere pubblicamente scusa. E non solo alla comunità musulmana, ma a tutti cittadini milanesi.
Il rapporto che la Questura di Milano consegnerà in questi giorni alla Procura della Repubblica conferma infatti che davanti alla “Fabbrica del Vapore”, dove si svolgeva la festa per la fine del Ramadan, Daniela Santanché e i suoi “accompagnatori” hanno messo in atto una vera e propria provocazione, con l’intento di strappare il velo alle donne musulmane. Per quanto riguarda invece la presunta “aggressione” denunciata a gran voce dalla Santanché, mancherebbero tuttora i riscontri concreti.
In fondo, non era certo necessario attendere i rapporti di polizia per capire cos’è davvero successo domenica scorsa. Eppure, pesavano come pietre le parole pronunciate quel giorno con leggerezza e superficialità terribili da alte cariche istituzionali. Il Presidente lombardo Formigoni ha parlato di “vile agguato”, e il suo Assessore Maullu di “inaccettabile violenza”. Persino qiualche Ministro, dalla lontana Roma, ha sentito il dovere di partecipare al coro. La Gelmini, sentenziando che la ex deputata della destra era stata “aggredita”, e il solitamente più sobrio Frattini, ben oltre i confini del buon gusto, paragonando la Santanché a Sanaa, la ragazza di origini marocchine assassinata dal padre.
Insomma, tutti a difendere il personaggio squalificato che ha inscenato una provocazione ad uso e consumo esclusivamente personale, tutti a scagliare parole pesanti e non veritiere contro i cittadini di fede islamica tout court.
Ebbene, noi pensiamo che non debba e non possa finire a tarallucci e vino. Sui risvolti legali della vicenda non ci esprimiamo e, comunque, sono già in corso le indagini. Ieri è stata presentata anche una denuncia contro la Santanché da parte del Centro culturale islamico.
Tuttavia, da un punto di visto politico, e anche etico, riteniamo doveroso che quanti nei giorni scorsi avevano dichiarato e sentenziato con troppa disinvoltura riprendano ora la parola, chiedendo scusa e prendendo chiaramente le distanze dai metodi della Santanché.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi il Naga ha pubblicato il suo rapporto: “Cittadini senza diritti. Rapporto Naga 2009. Ingombranti inesistenze”. Si tratta di un lavoro di inchiesta preziosissimo, poiché su basa sull’analisi dei dati socio-sanitari raccolti dal Naga durante la sua attività quotidiana di assistenza agli immigrati irregolari di Milano. Concretamente, si tratta dell’analisi dei dati di 47.500 uomini e donne, relativi al periodo 2000-2008.
Di “clandestini” si parla molto, anzi in continuazione, ma esclusivamente per riprodurre all’infinito lo stereotipo del clandestino=delinquente, diventato nel frattempo legge di Stato con il reato di clandestinità. Ma quasi mai si parla dell’universo dell’immigrazione irregolare con cognizione di causa, un po’ perché esistono pochi dati e un po’ –anzi, soprattutto- perché fa comodo così, visto che produce tante poltrone da occupare per leghisti, post-fascisti e opportunisti vari.
Per questo il rapporto del Naga è estremamente prezioso, ma solo se viene letto, fatto circolare e utilizzato. Vi invitiamo a farlo.
Cliccando sull’icona qui sotto, puoi scaricare il rapporto completo (peso: 3,5 Mb)
Oggi, 20 novembre 2009, una delegazione di rom sgomberati dal campo di via Rubattino, accompagnati da una maestra del plesso didattico di via Feltre e dal presidente dell’associazione dei genitori, nonché dal Naga e da un rappresentante del Tavolo Rom sono stati ricevuti dal vice Prefetto Tortora. Nel contempo un presidio di oltre 100 cittadini e rom hanno mantenuto un presidio silenzioso davanti alla Prefettura. Nel corso del lungo incontro, durato un’ora, gli abitanti del campo hanno descritto le modalità reali dello sgombero, l’assenza di alternative abitative, la separazione dei nuclei familiari, l’offerta di un’accoglienza abitativa per sole 4 madri con figli sotto i sei anni. Oggi circa 200 persone si ritrovano senza nulla, con bambini anche piccolissimi, molti ammalati, ridotti ad accamparsi sotto il ponte della tangenziale all’altezza di via Rubattino. I rom hanno chiesto:
- di essere accolti nelle strutture di emergenza della Protezione civile comunale, site in via Barzaghi;
- di essere disponibili alla coprogettazione di un percorso non assistenziale di inserimento abitativo delle famiglie;
- all’unisono tutte le associazioni del Tavolo Rom presenti al presidio convocato dal Naga hanno chiesto l’immediata apertura della struttura, come già accaduto in altre occasioni, per ragioni di emergenza umanitaria, per tutelare la salute dei bimbi presenti e per garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona.
Dal canto suo, il vice Prefetto Tortora ha:
- riconosciuto come assai importanti i legami di solidarietà profonda stabilita con gli abitanti del quartiere, e con tutti le insegnanti delle tre scuole elementari;
- si è impegnato affinché il Prefetto contatti immediatamente il sindaco di MIlano sollecitando la repentina apertura della struttura di via Barzaghi;
- ha affermato che avrebbe dato risposta questa sera stessa rispetto alla disponibilità del Comune di Milano di aprire le strutture della Protezione Civile;
- ha riconosciuto come di un segnale importanza la disponibilità dei rom di impegnarsi in prima persona nella ricerca di una soluzione abitativa;
- si è impegnato a rappresentare al Comune di Milano le proposte complessive emerse,
- ha riconosciuto la grave situazione di emergenza umanitaria e di pericolo per l’incolumità delle persone della situazione venutasi a creare.
A fronte di queste richieste, la risposta dell’Assessore Moioli al Prefetto è stata di completa chiusura.
Non ci si può certo fermare di fronte a questa risposta. La richiesta al sindaco di Milano è diretta: si apra la Protezione Civile.
La situazione delle persone sgomberate è quella di una vera e propria emergenza umanitaria.
I presenti all’incontro con la Prefettura:
Valentin Sandu
Viorel Vaduva
Marta Pepe
Flaviana Robbiati
Domenico Protti
Tommaso Vitale
Luciano Muhlbauer
Ines Patrizia Quartieri
David Gentili
Comunicato stampa dei presenti all’incontro in Prefettura
C’è qualcosa di profondamente sbagliato e malsano in una società, quando le istituzioni si riuniscono in Prefettura per annunciare sequestri di roulotte per i rom, proprio nei giorni in cui l’emergenza freddo imporrebbe invece un urgente intervento umanitario rispetto a chi vive nelle baraccopoli o per strada.
Invece niente, non abbiamo sentito nemmeno una parola, neanche un attimo di pietà, almeno per i minori. E tutto questo, mentre la neve continua a cadere e le associazioni del volontariato sono attive 24 ore su 24.
È francamente disgustoso che tutte e tre le istituzioni che insistono sul territorio, Comune, Provincia e Regione, per bocca dei suoi rappresentanti De Corato, Bolognini e Boni, non si rendano nemmeno più conto del significato delle loro parole.
Chiediamo ancora una volta che non si scarichi tutta la situazione sul volontariato e che le istituzioni si mobilitino per l'emergenza freddo, anche rispetto alle famiglie rom.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi alle 17.30, in p.zza San Babila a Milano, si terrà un presidio sui fatti di Rosarno, indetto da Cgil, Cisl e Uil. Allo stato non c’è ancora l’appello che lo convoca, ma penso sia comunque necessario e urgente farsi sentire anche a Milano. Quindi ci andrò. Qui di seguito la motivazione con la quale aderiamo al presidio:
“Saremo in piazza oggi per esprimere la nostra solidarietà con i lavoratori immigrati cacciati da Rosarno e per ripudiare fermamente l’atteggiamento del Ministro degli Interni, che continua a istigare alla caccia allo straniero, mentre ignora totalmente il sistema violento dello sfruttamento del lavoro nero, controllato dalla criminalità organizzata e tollerato dalle istituzioni, a partire dai governi di centrodestra.
L’atteggiamento del Ministro Maroni fa peraltro il paio con quello della Lega in Regione Lombardia, che quotidianamente soffia sul fuoco dell’ostilità contro i lavoratori stranieri, mentre se ne strafrega della lotta contro chi organizza e sfrutta il lavoro nero, anche qui.
Infatti, da ben tre anni, cioè dal dicembre 2006, tiene bloccata in Commissione VII, presieduta da un uomo della Lega, la proposta di legge regionale n. 204, “Contrasto dello sfruttamento del lavoro irregolare in Lombardia”, presentata dal sottoscritto e firmata anche da altri 12 consiglieri.”
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
La delibera dell’amministrazione leghista di Ceriano Laghetto, un paese di seimila abitanti in provincia di Monza e Brianza, contro l’insediamento di kebaberie, phone center e money transfer – tutte attività gestite e/o frequentate prevalentemente da cittadini immigrati, non è soltanto stupida e palesemente xenofoba, ma soprattutto fuorilegge.
Infatti, la delibera comunale n. 104 del 16 dicembre scorso, definisce un regime speciale nell’ambito degli strumenti urbanistici per sole tre specifiche attività commerciali, cioè “Kebab e simili, centri di telefonia internazionale e simili, centri di trasferimento denaro”. Queste, non possono essere aperte nel centro storico e, per quanto riguarda il resto del territorio comunale, ogni singola richiesta sarà sottoposta a un “negoziato” ad hoc.
In altre parole, il Comune gestito dalla Lega non indica un elenco di attività che per la loro frequentazione costante e prolungata possono potenzialmente causare disturbi alla quiete pubblica o un disagio urbanistico – come per esempio ipermercati, birrerie, ecc. -, ma unicamente tre attività, notoriamente gestite e/o frequentate in prevalenza da cittadini immigrati.
Siamo dunque di fronte a un’applicazione estremistica della norma regionale transitoria, già di per sé “borderline”, inserita su pressione della Lega nella legge regionale n. 12 sul governo del territorio (art. 25, comma 8 nonies) e approvata il 3 marzo 2009 con i voti di tutta la maggioranza, compresa l’Udc.
Infatti, quella norma e le sue prevedibili forzature da parte di amministratori locali, come nel caso di Ceriano, sono palesemente in contrasto con le leggi dello Stato italiano e con le norme dell’Unione Europea, sia sul principio della non discriminazione, sia in relazione alle libertà economiche. Basterebbe a tal proposito ricordare la vicenda della legge regionale sui phone center, poi dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.
Auspichiamo pertanto che ci sia, non solo una decisa reazione civile e democratica contro questo abuso delle funzioni istituzionali ai fini della propaganda xenofoba, ma anche un intervento da parte delle autorità preposte, affinché la legalità democratica possa essere ristabilita.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo della delibera del Comune di Ceriano Laghetto
Stamattina a Chiaravalle, comune di Milano, nevicava alla grande, faceva freddo e il terreno era ormai una poltiglia che imprigionava gli automezzi. Ma questo non ha certo fermato il prode De Corato, sempre inflessibile con chi non ha amici potenti, e verso le otto lo sgombero della baraccopoli rom è iniziato lo stesso.
La procedura è stata la solita. Non era prevista alcuna alternativa per il centinaio di persone, per circa la metà minori. L’unica “proposta”, avanzata senza troppa convinzione dai funzionari dei servizi sociali, è stata quella della divisione dei nuclei familiari. Cioè, mentre le donne con bambini possono andare provvisoriamente in qualche comunità, i maschi scelgano se andare sotto i ponti, oppure iscriversi in coda alla lista di attesa per i dormitori e poi andare sotto i ponti lo stesso.
Ovviamente, nemmeno l’esito della procedura è cambiato. Praticamente nessuna ha accettato la “proposta” e la quasi totalità degli sfollati finirà in un’altra baraccopoli della città o dell’hinterland. Ma questo non è un problema per il nostro Vicesindaco, cui, anzi, il nomadismo degli sgomberi fa comodo.
De Corato, infatti, ce la sta mettendo tutta per arrivare allo sgombero numero 200 prima del voto regionale. Se poi gli sgomberati sono sempre gli stessi, se di mezzo ci sono la salute e l’inserimento scolastico dei bambini, chi se ne frega. L’importante è fare numero e un po’ pubblicità.
A proposito, stamattina non c’erano nemmeno le forze dell’ordine. Né un poliziotto, né un carabiniere. L’operazione è stata gestita interamente dal Comune. E per l’occasione, anche se non ce n’era bisogno, visto e considerato chi abitava la baraccopoli, ha fatto la sua apparizione la “celere di De Corato”.
Cioè una quarantina di vigili urbani - un po’ nervosetti peraltro, visto che volevano allontanare il sottoscritto con la forza – dotati di casco antisommossa, manganello e scudo (una new entry), con sopra la bella scritta “Polizia Locale”. Tutto ciò non è molto legale, come si sa, ma anche in questo caso chi se ne frega, tanto nessuno interviene.
Rimane aperta soltanto una domanda: quanto dovremo andare avanti ancora prima che qualcuno, a parte i soliti noti, prenda la parola e si ribelli a questa disumana idiozia?
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Come milanese e residente di via Padova, prima ancora che come rappresentante istituzionale, mi sento disgustato di fronte al comportamento ipocrita e vergognoso di Salvini e De Corato, che fanno finta di essere appena sbarcati da Marte, mentre in realtà sono quelli che in città comandano da una vita e sono tra i principali responsabili della situazione di abbandono delle periferie urbane.
Lasciamo stare la Regione, governata da 15 anni dallo stesso Presidente e da 10 in alleanza con la Lega. E evitiamo anche di ricordare che le politiche sull’immigrazione sono regolate sin dal 2002, cioè da ormai 8 anni, da una legge che si chiama “Bossi-Fini”.
Ma che dire del fatto che la Lega siede al governo della città da 17 anni e che lo stesso Matteo Salvini siede in Consiglio Comunale dal medesimo numero di anni, cioè dal 1993? O che dire del prode De Corato, che siede in Consiglio Comunale addirittura dal 1985 e che da ben 13 anni, cioè dal secolo scorso, occupa ininterrottamente la carica di Vicesindaco. Insomma, non facciano le verginelle!
La situazione di via Padova -o meglio di quella parte tra viale Monza e via Padova, delimitata da piazzale Loreto, da una parte, e dai ponti ferroviari, dall’altra- è il frutto del progressivo abbandono delle periferie da parte delle istituzioni e della loro trasformazione in un mero problema di sicurezza. Non a caso, nella seconda giunta Albertini, ci fu addirittura un assessorato denominato significativamente “alle Periferie, Sicurezza e Protezione Civile”.
In cambio, in via Padova è arduo trovare una presenza civile e civica delle istituzioni. Le scuole e gli insegnanti, già messi in ginocchio dai tagli draconiani all’istruzione pubblica di Tremonti e Gelmini, vengono lasciati soli di fronte a delle classi sempre più multietniche, salvo poi inventarsi l’ennesimo provvedimento a negativo, cioè le quote. Di spazi sociali o culturali, per giovani o anziani, non c’è quasi traccia, anzi, una delle poche presenze civiche, quelle delle associazioni dell’ex-municipio di Crescenzago, è finita nel mirino del Comune.
Un quartiere multietnico cresciuto senza accompagnamento, senza politica pubblica, senza strategia, senza investimenti per l’inclusione. E come meravigliarsi che in questa situazione i furbi e i profittatori abbiano trovato il loro piccolo paradiso, a danno sia degli italiani, che degli stranieri?
Quando poi succede un fatto grave, come l’omicidio del giovane pizzaiolo Ahmed, ed esplode la rabbia dei suoi coetanei, allora la prolungata assenza delle istituzioni e di un politica degna di questo nome, fa sì che ognuno e ognuna cerchi riparo nell’unico fortino che la solitudine gli abbia lasciato: quello dell’appartenenza su base etnica o culturale. Magrebino contro sudamericano, italiano contro straniero eccetera.
Il disastro costruito da anni di abbandono delle periferie urbane e di criminalizzazione degli immigrati tout court è tutto qui, nella formazione di tante piccole patrie etniche.
Ora coloro i quali governano da quasi vent’anni questa città cercano di vendere la favola che la colpa sia di qualcun altro e, da codardi quali sono, alzano il tiro all’inverosimile, chiedendo rastrellamenti ed “espulsioni casa per casa, piano per piano” ed annunciano cortei xenofobi in via Padova.
L’unica espulsione di cui invece ci sarebbe bisogno è quella di De Corato e Salvini dal governo della città.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Le strumentalizzazioni e gli sciacallaggi su via Padova devono finire al più presto.
Infatti, come se non bastassero le parole ipocrite e insostenibili di quanti governano questa città e questa Regione da oltre 15 anni, oggi rimbalza pure la notizia dell’accoltellamento di un nordafricano in “zona via Padova”.
Ma quale “zona via Padova”? Basta leggere bene le agenzie stampa e i media online per scoprire che in realtà si tratta di un ferimento lieve a un braccio, in seguito a una lite, avvenuto in via Porpora al civico n. 161. Cioè a due passi dalla stazione Fs di Lambrate, a 1,5 km di distanza dal luogo dell’omicidio di sabato sera!
Insomma, tra quanto successo sabato in via Padova e quanto avvenuto oggi a Lambrate non c’è alcun collegamento, né dal punto di vista della gravità dei fatti, né dal punto di vista topografico. Eppure, sembra fare terribilmente comodo continuare a gettare inutilmente benzina sul fuoco.
Piuttosto, ci sarebbe bisogno di riacquistare un po’ di lucidità e onestà, lasciando perdere le grida di guerra e iniziando a ragionare su una politica seria per le periferie milanesi.
Infine, ma non certo per importanza, piuttosto che continuare ad arrestare soltanto persone implicate nei danneggiamenti di sabato notte, va fatto soprattutto uno sforzo straordinario per assicurare alla giustizia l’omicida di Ahmed.
E non solo perché sarebbe un contributo concreto per abbassare la tensione nel quartiere, ma specialmente perché va ricordato che la cosa veramente grave accaduta in via Padova sabato scorso non sono state le distruzioni materiali, bensì l’omicidio di un giovane di 17 anni.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Chiediamo al Prefetto di Milano di chiarire e accertare se i controlli di polizia delle abitazioni in alcuni quartieri periferici della città, a partire da via Padova, siano stati effettuati nel rispetto della legge o se si siano verificati degli abusi o delle irregolarità. In secondo luogo, anche in previsione della riunione tecnica di domani, gli chiediamo di farsi garante che le squadre speciali istituite nell’ambito della Polizia Locale di Milano, su suggerimento e pressione del vicesindaco De Corato, non fuoriescano dal quadro di competenze definito dalla legge nazionale.
In breve, gli chiediamo di farsi garante, con le parole e con i fatti, della legalità costituzionale.
Rivolgendoci al Prefetto di Milano, ci esprimiamo con doverosa cautela, ma anche con forte inquietudine. Infatti, nelle stesse parole del dott. Lombardi, così come riportate dalle agenzie di stampa, riscontriamo la conferma delle preoccupazioni che abbiamo già espresso rispetto alla recente gestione dei controlli delle abitazioni, specie laddove i residenti erano di nazionalità straniera.
Di fronte alle parole del Prefetto, che indica la necessità di “superare alcune criticità”, oppure a quelle del vicesindaco De Corato, insolitamente prudente quando afferma che va “specificato che l’inviolabilità del domicilio è garantita dalla Costituzione“, assumono nuova rilevanza anche le diverse denunce rimbalzate dopo i fatti di via Padova, in cui si parlava di perquisizioni e “visite” in abitazioni private da parte delle forze dell’ordine e della polizia locale, attuate con modalità e metodi non rispettosi delle norme costituzionali e di legge.
Insomma, se ci sono state delle violazioni e delle azioni illegittime, allora non ce la possiamo cavare a tarallucci e vino, ma occorre chiarire ed accertare le responsabilità. E, soprattutto, va garantito che ciò non si ripeta.
Via Padova, così come altri quartieri periferici, non è una zona di guerra e non ha bisogno di eserciti. Ha invece bisogno di una presenza civile e civica delle istituzioni, di un investimento politico e sociale per il futuro. E tutto ciò non sarà possibile se non si parte dalla riaffermazione, proprio in via Padova, del principio base del nostro stato di diritto, cioè che la legge è uguale per tutti.
Non c’è una legge per i bianchi e una per i neri, non c’è un diritto per gli autoctoni e un altro per gli stranieri. E “il domicilio è inviolabile” (articolo 14 della Costituzione) per tutti.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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