Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
A Bologna ha vinto il sì all’abrogazione del finanziamento comunale delle scuole materne private. Il 59% dei votanti al referendum comunale ha infatti dato ragione ai referendari, che ritenevano che il milione di euro girato annualmente dal bilancio comunale alle materne private dovesse invece andare alle materne pubbliche.
Certo, l’affluenza alle urne non è stata oceanica e si è fermata al 29% (85.934 elettori) degli aventi diritto. E per giunta, il referendum non aveva carattere vincolante, ma soltanto consultivo. Ma da qui a parlare di “flop”, come fa oggi il quotidiano La Repubblica, oppure a cambiare le carte in tavola e sostenere che gli astenuti equivarrebbero in realtà a dei “no”, come fanno i sostenitori del no, francamente ce ne passa.
Infatti, lo schieramento che si era opposto all’iniziativa referendaria del Comitato art. 33 non aveva invitato all’astensione, anzi, aveva invitato ad andare alle urne e a votare “no”. E, soprattutto, si trattava di uno schieramento addirittura più largo di quello che sostiene il governo delle larghe intese, poiché comprendeva Pd, Pdl, Scelta Civica, Lega e lo stesso Sindaco Merola, e che coinvolgeva anche soggetti di forte peso nazionale, come il Ministro ciellino Maurzio Lupi o il cardinale Bagnasco, presidente della Cei. Infine, si dovrebbe aggiungere l’osservazoine, come fa oggi Wu Ming, che i 50mila sì “sono esattamente la metà dei voti che Virginio Merola ha preso nel 2010, quando è stato eletto sindaco”.
Non c’è dubbio, dunque, che da Bologna arriva una notizia positiva, che non parla soltanto a Bologna, anzi (e questo i Lupi e i Bagnasco lo avevano senz’altro intuito). Golia non è riuscito a schiacciare Davide e il risultato del referendum bolognese segna indubbiamente un fatto nuovo: cioè, è forse la prima volta da quando la legge n. 62/2000, varata dal Governo D’Alema (…), aveva integrato le scuole private nel sistema nazionale d’istruzione, definendole “paritarie”, e quindi aperto le porte a massicci flussi di denaro pubblico verso gli istituti privati, che una consultazione formale di cittadini mettesse in discussione il finanziamento pubblico alla scuola privata.
Per questo il messaggio che ci arriva da Bologna è così importante. Ci dice che forse è possibile, oltreché giusto e opportuno, mettere in discussione lo scandalo del finanziamento pubblico della scuola privata, mentre si fa a pezzi la scuola pubblica a suon di tagli.
E questo messaggio dovrebbe essere particolarmente importante qui in Lombardia, dove il sistema di drenaggio di soldi pubblici verso interessi privati, introdotto da Formigoni e ora proseguito da Maroni, ha assunto caratteristiche particolarmente odiose e discriminatorie. Certo, l’entità dello scandalo in Regione Lombardia è oggi un po’ mitigata, causa tagli dei trasferimenti dallo Stato alla Regione, e la spesa regionale annuale per finanziare gli amici della scuola privata si attesta oggi a “soli” 30 milioni di euro (nel a.s. 2010/2011 erano ancora 50 mln), ma l’ignobile modalità di assegnazione di questi fondi è rimasta assolutamente invariata (per conoscere in dettaglio il sistema rinviamo al nostro Rapporto Buono Scuola 2009).
E, dulcis in fundo, va sempre ricordato che uno degli impegni presi da Roberto Maroni in campagna elettorale era quello di proseguire con il sistema formigoniano di finanziamento delle private e di ri-aumentare le quantità erogate. Peraltro, l’unico assessore della precedente giunta Formigoni rimasto al suo posto (Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro) è proprio la pasdaran della privatizzazione della scuola pubblica, Valentina Aprea.
Lo so e lo sappiamo, non è facile aprire questa battaglia dalle nostre parti, ma Bologna ci insegna che è possibile. Magari ragioniamoci, senza illusioni e velleità, ma sul serio. Intanto, vi segnalo che da qualche mese in Lombardia esiste una petizione per l’abrogazione del buono scuola, promossa dall’Associazione NonUnodiMeno. Usiamola.
Luciano Muhlbauer
Nella Lombardia di Formigoni gli scandali non si contano nemmeno più e c’è persino il rischio dell’assuefazione, dimenticando così che buona parte di essi non sono altro che scandali annunciati. E di questa categoria fa parte senz’altro uno scandalo che in questi giorni rimbalza sulla stampa cremasca: quello della scuola di Cl di Crema.
Secondo quanto riportato dai media locali il cantiere per la costruzione di un nuovo polo scolastico privato, ad opera della Fondazione Charis, aderente alla Compagnia delle Opere, è fermo da oltre un anno. Il quotidiano La Provincia, che inizia a parlare di “cattedrale nel deserto”, individua come causa del blocco dei lavori l’improvviso, massiccio e inspiegabile aumento dei costi dell’opera. Già, perché all’inizio doveva costare 14 milioni di euro, ma adesso siamo arrivati a una previsione di 39 milioni…
Saranno gli organi competenti –auspichiamo- ad accertare cosa sta succedendo con i costi di questa opera, anche perché quel cantiere si è già mangiato un milione di euro del bilancio regionale. Anzi, senza la Regione, attraverso i buoni uffici dell’allora assessore all’Istruzione, il ciellino cremasco Rossoni, quel progetto non sarebbe mai partito.
E fu una partenza alquanto particolare, poiché il finanziamento regionale era stato approvato in tempi da record mondiale, dirottando, attraverso il meccanismo della “programmazione negoziata”, fondi altrimenti destinati alla messa in sicurezza delle scuole pubbliche. Infatti, non si trattava di una ristrutturazione, bensì di una nuova costruzione di un polo scolastico privato, di area ciellina, dove la Regione garantiva un finanziamento pubblico di 4,5 milioni di euro su un costo totale previsto di 14 milioni.
Ora i nodi vengono al pettine e persino la Regione ha dovuto bloccare l’erogazione degli altri 3,5 mln di euro. Ma per favore, ora nessuno faccia il finto tonto, perché in quella opera tutto era sbagliato e sospetto sin dall’inizio. E lo si sapeva pure, perché a suo tempo fu denunciato pubblicamente, sia da noi in Consiglio regionale, che da diversi consiglieri comunali dell’opposizione di Crema.
In altre parole, le responsabilità vanno cercate non soltanto in quello che è avvenuto negli ultimi due anni, ma anche –e forse soprattutto- in quello che avvenne nel 2008.
Luciano Muhlbauer
A Milano abbiamo degli strani amministratori, visto che l’unica cosa che sanno fare, in una giornata come questa, è insultare gli studenti che protestano, mentre ignorano completamente il fatterello che la scuola e l’università pubbliche vengono sottoposte a tagli e mutilazioni, mentre quelle private continuano allegramente a godere del privilegio del finanziamento pubblico.
Chi fa il vicesindaco di Milano, come De Corato, o presiede l’assemblea legislativa lombarda, come Davide Boni, dovrebbe mostrare maggior interesse per la cosa pubblica e un minimo di disponibilità a confrontarsi con le ragioni di chi non la pensa come lui.
Quello che oggi fa specie non è certo che a Milano degli studenti protestino, e giustamente, contro il ddl Gelmini, ma il grado impressionante di menefreghismo degli amministratori locali rispetto ai destini di quella cosa pubblica essenziale chiamata scuola e università.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Hanno protestato contro il moschetto a scuola e per ritorsione sono stati presi a manganellate dai carabinieri.
Questo è quanto successo oggi a Milano, all’ingresso della metro di piazza Duomo, a un gruppo di studenti del coordinamento dei collettivi e del centro sociale Cantiere, che mezz’ora prima avevano contestato l’iniziativa “Allenarsi alla Vita”, in via Bagutta, davanti alla sede dell’Unuci (Ufficio nazionale ufficiali in congedo d’Italia).
Non ci prolunghiamo sulla contestazione in via Bagutta, poiché sono già disponibili in rete ampi resoconti giornalistici, che peraltro testimoniano il carattere assolutamente pacifico della protesta.
E non si tratta nemmeno della prima contestazione del programma militar-scolastico, voluto fortemente dai ministri La Russa e Gelmini, che ha come finalità la diffusione della cultura militare nelle aule scolastiche, impegnando studenti minorenni in attività quali “corsi di sopravvivenza in ambienti ostili” o formazione di “pattuglie di studenti”.
Anzi, il coro di critiche era talmente ampio, che il Ministro La Russa, sebbene con tanti giri di parole, aveva dovuto annunciare che a partire dal prossimo anno scolastico l’iniziativa non sarebbe più stata replicata. Insomma, ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Ma evidentemente non l’avevano preso bene al Ministero della Difesa e qualcuno andava marzialmente punito. Esageriamo? Forse sì, ma rimangono i fatti che giustificano più di un dubbio.
Infatti, gli studenti sono stati intercettati in piazza Duomo, cioè lontano dal luogo della protesta, da un reparto mobile dell’Arma dei Carabinieri, mentre erano temporaneamente assenti i responsabili di piazza della Questura. Lì sono stati fatti oggetto di un violento e, dal punto di vista dell’ordine pubblico, ingiustificato ed eccessivo intervento, a base di manganellate.
Infine, e in omaggio a una nota massima andreottiana, va ricordato l’ultra-tempestivo comunicato stampa del vicesindaco De Corato, ex-missino come il Ministro della Difesa, talmente pieno zeppo di insulti e livore contro gli odiati centri sociali, da risultare palesemente sproporzionato rispetto all’entità della protesta di questa mattina. Insomma, sembra quasi un tentativo di giustificare ex post l’ingiustificabile.
Chiediamo pertanto ai responsabili dell’ordine pubblico della nostra città, cioè al Questore e al Prefetto, di intervenire affinché venga ristabilito il rispetto della legge e il senso delle proporzioni.
Altrimenti, visto che siamo soltanto all’inizio di un autunno che non si annuncia facile, saremo costretti a concludere che qualcuno vuole soffiare sul fuoco, magari per animare la campagna elettorale di un centrodestra cittadino col fiatone.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Tanti studenti lavoratori del liceo civico serale “Gandhi” hanno dovuto rinunciare ai loro studi. Per loro l’anno scolastico non inizia.
Avevano fatto di tutto, dalle denunce alle occupazioni, per difendere il diritto allo studio di chi di giorno lavora, ma dal Comune di Milano si sono presi soltanto tanti vaffà e alla fine le loro classi sono state chiuse.
Eppure, avevano ragione su tutta la linea e la giustizia lo ribadisce ancora una volta oggi. Infatti, il 13 settembre è stata depositata la sentenza della terza sezione del Tar della Lombardia (vedi allegato in fondo), che accoglie il ricorso degli studenti contro il provvedimento di chiusura del “Gandhi”, annullando i relativi atti amministrativi del Comune ed imponendo dunque la riapertura delle classi serali per gli studenti lavoratori.
In altre parole, per la seconda volta il Tar dice che l’assessore Mariolina Moioli ha agito in maniera illegittima. La prima volta successe un anno fa, ma il Comune non diede attuazione alla sentenza e ricorse al Consiglio di Stato, dove riuscì provvisoriamente ad ottenere la ragione. Fino ad oggi, beninteso.
Ovviamente, la Moioli ha già dichiarato che se ne frega e che ricorrerà di nuovo. Insomma, si prospetta un ulteriore periodo di guerra giudiziaria, condotta dal potente Comune e con i soldi dei contribuenti contro un gruppo di studenti lavoratori squattrinati. Francamente, riteniamo tutto questo altamente stucchevole e assolutamente ingiustificabile.
La verità è banale: la Moioli è illegale. Molto semplicemente, non poteva eliminare il “Gandhi” con atti amministrativi, perché in quanto assessore non ne aveva il potere e la competenza. Questo dice la sentenza, ancora una volta.
Quindi, se il Sindaco Moratti e il centrodestra vogliono eliminare le civiche serali, allora possono ovviamente farlo, ma nel rispetto della legge. Cioè, con una decisione formale assunta dagli organi competenti: il Consiglio e la Giunta comunale.
In altre parole, sono gli organi politici dell’ente locale che sono investiti della competenza e del potere di una tale decisione. Cioè, chi amministra e governa la città deve assumersi le proprie responsabilità, alla luce del sole.
Chiediamo pertanto al Pdl e alla Lega di smetterla di nascondersi dietro le illegalità della Moioli e qualche pirotecnica dichiarazione alla stampa.
Noi pensiamo che le scuole civiche ed i licei serali per studenti lavoratori siano un valore e un investimento per la città. Moratti, De Corato e Salvini, cosa pensano?
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare la versione integrale della sentenza del Tar
Mercoledì 1° settembre un gruppo di insegnati precari del Movimento Scuola Precaria di Milano inizierà lo sciopero della fame, affiancandosi così ai precari palermitani in sciopero della fame da giorni.
La protesta partirà nel quadro della giornata di mobilitazione del 1° settembre, che si terrà davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale, in via Ripamonti 85, a Milano. Alle ore 10.30 ci sarà una conferenza stampa e dalle 15.00 in poi ci sarà prima una performance e poi un incontro aperto con sindacati, studenti, genitori e chi vuole contribuire alla battaglia. Il testo dell’appello che convoca la mobilitazione del 1° settembre puoi leggerlo qui.
Invito quanti e quante sono a Milano a passare in via Ripamonti, per partecipare e/o per portare solidarietà. E, comunque, non finirà domani e quindi ci saranno altre occasioni.
Ebbene sì, perché non siamo di fronte a una parentesi, a un incidente di percorso, bensì all’evoluzione del più vasto programma di tagli della scuola pubblica della storia repubblicana, voluto dalla più tremontiana delle leggi, la n. 133 del 2008, e applicato con arrogante perseveranza dalla Gelmini, che lo chiama addirittura “riforma”.
I tagli brutali previsti per l’anno scolastico 2010/2011 seguono quelli già pesanti dell’anno scorso. Questa volta dovrebbero saltare oltre 40mila posti di lavoro, tra insegnati e personale non docente, e primi della lista sono ovviamente i tantissimi precari e precarie, che non bisogna nemmeno licenziare formalmente, poiché basta non riassumerli.
E a differenza dell’anno scorso, non si sentono nemmeno più le chiacchiere di Formigoni, che nel settembre dell’anno scorso siglò un’intensa con il Ministro Gelmini, per salvaguardare, a suo dire, i precari. Quella intensa, com’era prevedibile, si risolse poi con l’elargizione di qualche elemosina per ammortizzare, cioè addolcire, la dura realtà del licenziamento.
Nel frattempo, due anni di cura Tremonti-Gelmini hanno gettato la scuola italiana in una crescente instabilità. A sole due settimane dalla ripresa delle lezioni, la situazione a Milano è caotica e paradossale: nomine in grave ritardo e non si sa neanche quanti e chi saranno i licenziati, presidi precettati, scuole rimaste senza presidi e presidi rimasti senza fondi e insegnanti per garantire un tempo pieno decente eccetera eccetera.
Insomma, l’unica cosa che funziona nella cosiddetta “riforma Gelmini” sono i tagli e i licenziamenti.
La lotta dei precari è sacrosanta in sé, perché difendono il loro posto di lavoro, ma essa assume oggi anche una precisa valenza generale, di difesa di una scuola pubblica e di qualità.
Per questo merita solidarietà e sostegno e per questo è necessario che le forze sociali e politiche si esprimano, si espongano e si battano insieme ai precari per fermare i licenziamenti e lo smantellamento della scuola pubblica.
Bene hanno fatto oggi gli insegnati ad occupare la sede dell’Ufficio scolastico provinciale di Milano. Noi siamo pienamente solidali con loro.
Meritano un plauso e non certo delle reprimenda, poiché agiscono non per interesse corporativo, ma indubbiamente nell’interesse generale.
Chi invece merita una reprimenda è il Ministro Gelmini, che aveva assicurato che la sua riforma, cioè i tagli draconiani alla scuola pubblica, non avrebbe influito negativamente sul tempo pieno nella scuola primaria.
Era una bugia, ovviamente, perché non si possono tagliare fondi e insegnanti e poi garantire lo stesso servizio di prima. Eppure, quella bugia era stata ampiamente accreditata, dal centrodestra, dal Governo e da molta parte del sistema informativo.
Ora i nodi stanno venendo al pettine e nell’area metropolitana dove più che altrove il tempo pieno è largamente utilizzato, si annuncia un vero e proprio massacro per l’anno scolastico 2010-2011: nella sola provincia di Milano quasi 3mila famiglie dovranno rinunciare al tempo pieno.
Infatti, si prevede per il prossimo anno scolastico un aumento, su base provinciale, di oltre 1.900 alunni nella scuola primaria e un contestuale taglio del personale docente di 700 unità. Conclusione, appunto, scuole elementari in difficoltà e taglio, tra le altre cose, delle classi a tempo pieno.
Quindi, non soltanto gli insegnati fanno bene a protestare, così come stanno facendo anche molti genitori, ma la protesta e la mobilitazione deve trovare il sostegno della città. Perché la Gelmini e il Governo Berlusconi ritirino i tagli e garantiscano i fondi, il personale docente e il tempo pieno nella scuola primaria.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
LA SCUOLA PUBBLICA FALLITA: UN DIRITTO COSTITUZIONALE NEGATO
Un dibattito per discutere dello stato della scuola pubblica in Lombardia, anche alla luce del fatto che il governo regionale Formigoni-Lega dirotta ogni anno consistenti fondi pubblici alla scuola privata, che appare come il vero core business della Regione in materia di istruzione.
venerdì 19 marzo - dalle ore 16.30 alle 20.00
c/o CHIAMAMILANO – L.go Corsia dei Servi 11, Milano (MM San Babila)
coordina: Lisa Iotti, Giornalista di “Presa Diretta” RAI 3
introduce: Giansandro Barzaghi, Presidente Associazione “ NonUnodiMeno”
intervengono:
Francesco Cappelli, Dirigente Scolastico Istituto “Casa del Sole”
Paolo Limonta, Retescuole – maestro elementare
Alberta Giorgi, Ricercatrice Università “Bicocca”
Luciano Muhlbauer, Autore Dossier 2009 “Il finanziamento pubblico alla scuola privata”
Clarissa Romani, Segreteria Nazionale MCE - Movimento Cooperazione Educativa
al termine seguirà un APERITIVO
- sarà disponibile in forma cartacea il Dossier 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata, elaborato da noi;
- per vedere un estratto della puntata di Presa Diretta del 14 febbraio scorso sulla vicenda del finanziamento alle private in Lombardia, clicca qui
qui sotto puoi scaricare il pdf del volantino dell’iniziativa del 19 marzo
La notte scorsa, poco dopo le 23, dopo un’intera settimana passata al freddo, i tre studenti lavoratori del liceo civico serale Gandhi di Milano sono scesi dal tetto dell’istituto, ponendo così fine all’eclatante protesta contro l’insana e stupida volontà del Sindaco Moratti e dell’Assessore Moioli di sbarazzarsi delle scuole civiche comunali.
La decisione degli studenti lavoratori del Gandhi è maturata alla luce della sentenza del Consiglio di Stato (che puoi scaricare cliccando sull’icona in fondo a questo post), che ha dato ragione al Comune di Milano. Oggi, alle ore 18.00, davanti alla sede del liceo civico in piazza XXV Aprile, si terrà una conferenza stampa, dove i ragazzi e le ragazze esporranno le loro decisioni e i loro intenti.
Da parte nostra vogliamo anzitutto esprimere il nostro ringraziamento agli studenti lavoratori del “Gandhi”, perché la loro lunga mobilitazione, sostenuta anche da molti insegnati, non era e non è una battaglia che riguarda soltanto loro, bensì l’interesse generale.
Erano stati loro, nel lontano mese di settembre, a iniziare le proteste, perché pensavano che anche le persone che di giorno lavorano avessero il diritto di studiare e che, pertanto, l’unica scuola civica serale non andasse chiusa. E non si sono fatti scoraggiare nemmeno dalla palese sproporzione di forze, visto che sono stati costretti a fronteggiare l’arroganza e la cieca determinazione del più ricco e potente Comune del nostro paese.
Ora quella brutta sentenza del Consiglio di Stato, che i legali faranno bene a combattere nelle sedi opportune, dà ragione al Comune, con una formula ardita e pericolosa, poiché considera le scuole paritarie serali un semplice “servizio sociale”. Ma non risponde certo al quesito di fondo, che è di carattere politico e civile, cioè se il Comune di Milano faccia bene a disfarsi delle scuole civiche, oppure se esse vadano salvaguardate e sviluppate come una risorsa della città.
Noi siamo d’accordo con i ragazzi del Gandhi e riteniamo che Moratti e Moioli abbiano fatto malissimo a chiudere le classi serali e a voler eliminare le civiche. E pensiamo che abbiano fatto ancora peggio a muovere guerra contro un gruppo di studenti lavoratori che chiedevano semplicemente di poter studiare. E sappiamo, come sanno tutti, che molti milanesi ritengono che i ragazzi hanno ragione.
Ma allora è giunto il momento di battere un colpo, di far sentire la propria voce. Perché non si può continuare a delegare agli studenti lavoratori e ad alcuni insegnanti questa battaglia, sperando che loro risolvano un problema che è più generale.
Qualcuno si è già schierato, ma è troppo poco. Chiediamo quindi che tutte le forze sociali e politiche cittadine, che pensano che i lavoratori debbano poter studiare come tutti e che le scuole civiche siano un valore, di manifestarsi, di prendere delle iniziative e di aprire una battaglia politica contro l’idiozia di Moratti e Moioli.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo originale della sentenza del Consiglio di Stato
Stasera verso le ore 19.00 un gruppo di studenti lavoratori del liceo civico serale “Gandhi”, in lotta da settembre contro lo stupido e illegittimo tentativo da parte del Comune di Milano di chiudere le loro classi, ha deciso di salire sul tetto della scuola, in piazza XXV Aprile, e di rimanerci.
Fino a mezzanotte la questura non è intervenuta per un allontanamento coatto ed è difficile che lo faccia questa notte, considerate anche le condizioni di sicurezza. Da parte del Comune, si è visto soltanto la presenza, per mezz’ora, di un dirigente centrale, che ha ribadito le solite cose, ma da parte del livello politico è arrivato soltanto silenzio.
Esprimiamo la nostra totale solidarietà con lotta e le ragioni degli studenti e dei docenti del “Gandhi”, perché loro hanno ragione e la Moratti ha torto.
Invitiamo tutti e tutte, compatibilmente con gli orari di lavoro, a recarsi domani mattina a portare un po’ di solidarietà ai ragazzi e alle ragazze.
Qui di seguito riportiamo integralmente il comunicato degli studenti distribuito stasera, con il quale spiegano le ragioni della loro salito sul tetto:
VOGLIAMO SOLO STUDIARE
Noi studenti lavoratori del civico liceo serale Gandhi, iscritti regolarmente, ma esclusi dalla scuola perché il Comune ha voluto chiudere le nostre classi, siamo esasperati dal comportamento dell’assessore Moioli.
Dopo averci impedito di continuare a studiare nelle classi in cui eravamo stati promossi, ci ha presi in giro per mesi raccontandoci di corsi alternativi (mai partiti) “migliori” che però ci avrebbe costretto a fare esami da privatisti e ci ha detto che, tanto, non avremmo trovato i soldi per fare ricorso al TAR. I soldi li abbiamo trovati, abbiamo vinto il ricorso al TAR e non ha riaperto le classi. Il TAR ha quindi nominato come commissario del Comune il Prefetto di Milano che ci ha mandato un telegramma, annunciando che le lezioni sarebbero iniziate sabato scorso, 16 gennaio. L’assessore ha fatto ricorso al Consiglio di Stato per fermare il Prefetto e prendere tempo per farci perdere definitivamente l’anno scolastico. Noi non rinunciamo e allora ci spiega che, anche se vinceremo, perderemo l’anno e che lei ci ha guadagnato comunque, perché ha tagliato i precari e qualsiasi risarcimento che ci dovrà dare, sarà inferiore. Non crediamo che chi gestisce la scuola pubblica, il diritto allo studio, debba ragionare in questi termini. E poi, perché fa finta di dimenticare che ci sono più di quaranta insegnanti di ruolo che non insegnano in nessuna classe, mentre, riaprendo le nostre, potrebbero, a costo zero, essere i nostri docenti?
Siamo saliti sul tetto in un piccolo gruppo, perché abbiamo problemi di lavoro e chi fra noi un lavoro ce l’ha, non vuole perderlo, quindi abbiamo dovuto prendere le ferie, mentre uno di noi dovrà scendere già domani. Ma siamo in molti a protestare e chiediamo solidarietà alla città di Milano.
Resteremo sul tetto fino a quando l’assessore non riaprirà le nostre classi, man non vogliamo in alcun modo disturbare le lezioni alla scuola media che è nello stesso edificio: condividiamo anzi la volontà di questi studenti e delle loro famiglie di poter continuare a studiare.
Siamo qui proprio perché l’assessore ci sta rubando il nostro futuro e il nostro desiderio di poterci migliorare e siamo pronti anche ad un gesto estremo, perché ci hanno tolto qualsiasi speranza.
Milano, 18 gennaio 2010
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