Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Tutta l’opposizione in Consiglio regionale sostiene la richiesta che il Presidente Formigoni debba farsi carico di garantire un risarcimento alle persone danneggiate dall’applicazione della legge regionale n. 6/2006 sui phone center, dichiarata interamente illegittima dalla Corte Costituzionale quattro giorni fa. Questo è quanto è stato comunicato oggi pomeriggio in una conferenza stampa, tenutasi presso la sede del Consiglio Regionale, nella quale sono intervenuti Muhlbauer (Prc), Monguzzi (Verdi), A. Squassina (Sd) e Civati (Pd).
Di seguito riportiamo il lancio sulla conferenza stampa dell’agenzia Omnimilano:
(OMNIMILANO) Milano, 28 ott - Un "accanimento ideologico della maggioranza". Così il consigliere del Partito Democratico in Consiglio regionale, Giuseppe Civati, definisce l'atteggiamento della maggioranza di centro destra in Regione, dopo che la Corte Costituzionale, il 24 ottobre scorso, ha sentenziato come illegittima la legge lombarda sui phone center, obbligati a revisioni strutturali, pena la chiusura. Oggi in una conferenza stampa i gruppi di opposizione al Pirellone hanno annunciato ricorsi per il risarcimento degli operatori di phone center lombardi. Per Luciano Muhlbauer (Prc): "Ad oggi, nonostante il pronunciamento della Corte Costituzionale, ancora nessuno della maggioranza sembra avere niente da dire", e prosegue: "di fatto c'è stata una moria di legittime attività economiche che da 2.500 sono passate a 500, spazzate via da una legge illegittima", e chiede al presidente della Regione Roberto Formigoni: "scusarsi e risarcire le vittime delle attività economiche rovinate dalla legge regionale". Arturo Squassina (Sinistra democratica) aggiunge: "Chi ha perso un lavoro legittimo per la totale insensibilità di una legge ideologica, va rimborsato". Infine il consigliere dei Verdi, Carlo Monguzzi, ritiene: "Roberto Formigoni responsabile in prima persona, cedendo alle pressioni della Lega. Faremo azioni legali affinché sia Formigoni a pagare e non la regione".
 
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Oltre centomila persone hanno manifestato stamattina a Milano contro la devastazione della scuola pubblica. Un corteo enorme e multicolore, fatto da insegnanti delle elementari, tanti genitori e tante famiglie, studenti medi e universitari. Un fatto straordinario per chiunque abbia occhi per vedere, ma non per gli amministratori di Milano, che sembrano aver deciso di sposare la linea dello scontro frontale di Berlusconi e Gelmini.
Le odierne parole del vicesindaco di Milano, nonché deputato di An, Riccardo De Corato, sono un insulto bello e buono. Per lui oggi c’è stata soltanto una “kermesse” di un’infima minoranza, anzi una “prova di forza reazionaria”. Ovviamente, mai si è sentita da parte sua una sola parola di condanna delle infiltrazioni dei gruppi neofascisti, che ieri hanno provocato a Roma la vile aggressione di piazza Navona, ma che si stanno verificando anche a Milano.
Considerata la straordinaria partecipazione popolare al corteo, e anche i tanti applausi consegnati ai manifestanti dai milanesi che oggi erano al lavoro, potremmo cedere alla tentazione di seppellire con una risata le grottesche affermazioni di De Corato. Tuttavia, c’è poco da ridere quando chi governa una città come Milano non trova di meglio che insultare e minacciare le famiglie, gli insegnanti e gli studenti che si preoccupano per il futuro della scuola pubblica.
Chiediamo pertanto al Sindaco Moratti se il suo vice ha espresso la posizione ufficiale dell’amministrazione comunale oppure no. Così i milanesi sapranno almeno se oltre a preoccuparsi delle minacce del Presidente del Consiglio e dei neofascisti, devono guardarsi le spalle anche dai loro amministratori cittadini.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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VIA I NAZISKIN DA BOLLATE! CHIUDIAMO LA SKINHOUSE!
Sabato 18 ottobre a Bollate in via Alfieri ha aperto la nuova sede della cosiddetta “skinhouse”, punto di ritrovo dell'organizzazione neofascista denominata “Hammerskin”.
La “skinhouse” diventerà il punto di ritrovo (da tutta la Lombardia) per individui che si dichiarano esplicitamente antisemiti e radicalmente razzisti, che si ispirano apertamente all'ideologia nazifascista; individui che considerano normale l'utilizzo della violenza come strumento di relazione sociale.
Sono numerosissimi gli episodi di violenza e di aggressioni squadriste compiuti in Italia negli ultimi anni ai danni di attivisti politici, stranieri, gay, normali cittadini e in generale nei confronti di chi viene percepito di volta in volta -da loro- come “diversi”.
Dopo due anni dallo sfratto forzoso della sede di via Cannero a Milano i naziskin riaprono da noi a Bollate, la città che fu anche di Claudio Varalli assassinato a 17 anni da un militante neofascista. Città che ha visto tra i suoi cittadini numerosi partigiani e martiri della Libertà.
L'apertura della skinhouse a Bollate rappresenta un gravissimo problema democratico e di incolumità per tutti. Questa sede è un insulto alla nostra Città e ai valori della nostra Costituzione.
Per questo invitiamo tutte e tutti coloro che pensano che non debbano esistere punti di ritrovo per naziskin o altre organizzazioni neofasciste, non solo a Bollate ma in tutta Italia, a partecipare al primo presidio indetto dalle organizzazioni antifasciste bollatesi.
 
Presidio
Sabato 1 novembre, ore 15:30
nel centro di Bollate (piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa al “Cantun Sciatin”)
 
Adesioni: cittadine e cittadini di Bollate Arese Rho Novate Senago, SOS Fornace, Sinistra Critica, Partito della Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Sinistra Democratica, Torchiera Senzacqua, SdL intercategoriale, Campagna "no justice no peace", Collettivo "oltre il Ponte", Associazione Culturale A.R.C.C., Associazione Sportiva Arcc - La Vittoria, Antifa Milano, SLAI Cobas Rho, sim - studenti in movimento (rhodense – nord-ovest milano), Associazione SocialSkopyo – Arese, Comitato No Expo, Comitato Antifascista Zona 8 Milano, Associazione Dax 16 Marzo 2003, Circolo Culturale A. Gramsci – Garbagnate, Cub e Flm Uniti Cub Milano e Provincia, Fuck-oceri Kombat Soundsystem
 
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Vi ricordate del rogo di Opera? Era la vigilia di Natale del 2006 e un nutrito gruppo di cittadini operesi, guidato e incitato dal leghista Ettore Fusco e da altri esponenti della Lega e di An, aveva dato alle fiamme le tende della protezione civile, destinate ad ospitare fino a primavera le famiglie rom precedentemente sgomberati dalle baracche di via Ripamonti, nel comune di Milano. Le tende sarebbero poi state rimontate, ma l’assedio, con tanto di insulti e minacce quotidiane, continuò fino all’inizio di febbraio, quando i rom e la Casa della Carità gettarono la spugna e se ne andarono.
Opera fu una sconfitta per la democrazia e la decenza e una vittoria politica per le destre e gli xenofobi. Anzi, fu una sorta di fatto costituente, destinato a fare scuola. Da allora in poi si registrò un crescendo di azioni simili, un po’ dappertutto in Lombardia e successivamente anche oltre. E uno dei principali protagonisti della vicenda capitalizzò la vittoria fino in fondo: nell’aprile del 2008 Ettore Fusco è stato eletto Sindaco di Opera.
Aver permesso a Lega e An -con qualche occasionale appoggio operativo di militanti neofascisti- di averla vinta, significò sdoganare e legittimare azioni razziste e violente contro i rom. Lo stesso comportamento delle autorità preposte alla tutela dell’ordine pubblico fu allora arrendevole, per usare un eufemismo. In sostanza rimasero a guardare. E la medesima tolleranza sarebbe poi stata usata anche dal magistrato, che infatti nel febbraio scorso assolse Ettore Fusco dall’accusa di “istigazione a delinquere”.
Sembrava tutto chiuso, finito, nel peggior modo possibile. Cioè, a Opera non era successo nulla, non ci sono responsabilità, né colpevoli. O meglio, gli unici colpevoli sono quelli che la violenza non l’hanno mai usata: le famiglie rom, prima sgomberati dalla baraccopoli milanese, poi assediati, minacciati e cacciati da Opera.
Invece no, la vicenda non è ancora chiusa. Infatti, venerdì 31 ottobre la Corte di Cassazione ha depositato la sentenza con la quale accoglie il ricorso della Procura di Milano, annullando l’assoluzione e disponendo un nuovo processo per “istigazione a delinquere” contro il Sindaco di Opera, Ettore Fusco.
Una buona notizia, comunque vada a finire, perché vuol dire che è rimasto ancora qualcuno che ritiene i roghi razzisti contro persone indifese, con l’unico fine di garantire un tornaconto politico e personale a qualcuno, non compatibili con lo stato di diritto e la democrazia.
 
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A 90 anni dalla fine della grande carneficina, chiamata Prima Guerra Mondiale, il Consiglio Regionale della Lombardia si è sottratto alla retorica guerresca e ha lanciato un messaggio diametralmente opposto a quello del Ministro La Russa.
Infatti, stamani l’Aula ha accolto all’unanimità l’emendamento della sinistra - a firma dei Consiglieri Muhlbauer (Prc), Squassina (Sd) e Saponaro (Verdi) - che ha introdotto nell’articolo 1 della legge regionale per la “promozione e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale” il principio vincolante che le azioni della Regione debbano realizzarsi “con la finalità di sostenere la crescita della cultura della pace e della pacifica convivenza tra i popoli”.
Certo, non un fatto risolutivo, visto il vigore della campagna di Alleanza Nazionale e dei suoi Ministri, i quali vorrebbero revisionare la memoria dell’immane massacro che fu la Prima Guerra Mondiale, per celebrare, invece, una vittoria militare che nemmeno ci fu. Ma pur sempre un atto concreto e tangibile, poiché le attività educative e didattiche e i progetti culturali interregionali, previsti dalla legge, dovranno attenersi a questo principio.
In fondo, oggi e qui non poteva esserci modo migliore per rimandare al mittente la triste propaganda bellica di La Russa e per rendere omaggio alla memoria dei 600 mila contadini e operai italiani, mandati al macello per miseri giochi di potere e comandati da generali inetti e privi di scrupoli.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
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di lucmu (del 05/11/2008, in Sicurezza, linkato 1425 volte)
Le sei ordinanze del Sindaco Moratti, decise ieri dalla Giunta comunale, non sono soltanto figlie di una visione orwelliana della città, ma sono soprattutto un gigantesco imbroglio. A meno che non si voglia sostenere seriamente che gli agenti della Polizia Locale, della Polizia di Stato e dei Carabinieri, già colpiti dai tagli dei finanziamenti, debbano ora abbandonare le loro attività, per dedicarsi all’applicazione delle ordinanze.
Basta infatti scorrere velocemente i divieti per capire che vengono presi di mira non dei pericolosi reati, ma soprattutto dei comportamenti ampiamente diffusi. Così, secondo le ordinanze, d’ora in poi verrà punito con una multa di 500 euro chi consuma alcolici per strada, si fuma uno spinello nel parco o fa una scritta su un muro. A questo si aggiunge la supermulta per quante e quanti si prostituiscono in pubblico e quella, davvero grottesca, per i poveracci che mendicano qualche centesimo per strada.
È evidente che garantire l’applicazione uniforme e capillare sul territorio di una tale opera di rieducazione di massa non è nell’ordine del possibile. Sarà dunque il caso, anzi l’arbitrio, a decidere chi verrà sanzionato e chi no.
Che di vero e proprio arbitrio si tratti è poi confermato dalla stessa lettera delle ordinanze. La descrizione dei comportamenti da sanzionare è a tratti imbarazzante e lascia ampi dubbi sulla legittimità delle sanzioni che verranno emesse. Basta considerare che per essere multati per prostituzione non è necessario consumare un rapporto dietro pagamento, ma basta “contrattare, concordare” con soggetti che “per il loro abbigliamento e modalità di approccio manifestino l’intenzione di esercitare prestazioni sessuali”.
Oppure consideriamo l’ordinanza sul consumo di alcolici che afferma letteralmente: “è fatto divieto di consumare nonché detenere (a scopo di verosimile immediato consumo) ogni genere di bevanda alcolica e superalcolica in contenitori di vetro o in latta, in tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico del territorio comunale, allorquando a) si creino condizioni di pericolo derivanti dall’abbandono di qualsivoglia contenitore …; b) si concretizzino comportamenti incivili, violenti o tali da limitare la piena e serena fruizione degli stessi luoghi pubblici …”.
Insomma, non si parla di fatti, ma di intenzioni, di abbigliamento e di comportamenti. Con tanti saluti alla tanto celebrata certezza del diritto.
Tutte queste cose il Sindaco Moratti le sa benissimo, ma non gliene frega niente. Infatti, le casse del Comune sono sempre più vuote e qualche multa in più fa sempre comodo. E poi, va sempre bene indicare qualche nemico, prima il rom, ora il giovane che si fa una birra o una canna, per nascondere la totale assenza di un progetto coerente per la città.
(sull’argomento vedi anche il post su questo blog del 26 settembre scorso)
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo originale delle sei ordinanze della Moratti
 

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“Gli zingari rubano i bambini”. Quante volte abbiamo sentito questa affermazione. Al bar, per strada, magari da parte di amici, sicuramente esclamata da qualche leghista. In tv e sulla stampa le notizie di presunti rapimenti di bambini da parte di rom hanno spesso conquistato la prima pagina. Ma cosa c’è di vero in questa leggenda nera che affonda le sue radici nella notte dei tempi? Nulla, semplicemente nulla!
È questo il risultato di una ricerca commissionata dalla Fondazione Migrantes (della Conferenza Episcopale Italiana) al Dipartimento di psicologia e antropologia culturale dell'Università di Verona sui presunti tentati rapimenti addebitati ai rom dal 1986 al 2007.
La ricerca è stata presentata il 10 novembre scorso e raccolta in un libro intitolato “La zingara rapitrice” (per richiederlo alla Fondazione Migrantes: Tel. 06/6617901 - segreteria@migrantes.it).).
La ricerca prende in esame una quarantina di casi degli ultimi anni, tra cui anche quelli che hanno fanno tanto clamore sulla stampa o sono diventati persino pretesti per atti di violenza razzista, come quello di Ponticelli (Napoli). Ebbene, in nessun caso i responsabili della sparizione dei bimbi sono rom o sinti. Semplicemente non c’entrano niente, ma questa notizia non l’ha mai letta nessuno sulla stampa, se non in ultima pagina della cronaca locale.
In Italia i bimbi vengono sottratti da parenti, pedofili o amici di famiglia. Questa è la realtà dei fatti. Ma fa tanto comodo, specie ai professionisti della politica dell’odio e a coloro che si inchinano davanti all’aria che tira, attribuire la responsabilità a chi non c’entra nulla e non può nemmeno difendersi.
Grazie alla Fondazione Migrantes. Ma ora sta anche a noi far conoscere questa ricerca, costruire iniziative, far circolare le informazioni.
 
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Nel processo Diaz ha vinto l’omertà di Stato. Non troviamo altre parole per riassumere il senso della sentenza emessa ieri notte dal tribunale genovese. Visti i precedenti non ci aspettavamo certamente che si facesse giustizia, ma che i magistrati riconsegnassero almeno un po’ di verità, questo sì. Invece è andata diversamente, perché ora non c’è né giustizia, né verità.
Se prendessimo per buona la verità trasmessa dalla sentenza, dovremmo concludere che la Polizia di Stato è un colabrodo, dove i capi non solo non sanno quello che fanno i funzionari intermedi, ma non sono nemmeno in grado di fornire l’elenco completo degli agenti che hanno partecipato all’azione. Insomma, l’anarchia allo stato puro.
Eppure, quella allucinante notte alla Diaz tutto si svolse in modo super-organizzato, le prove false furono esibite e rivendicate in maniera decisa e coordinata e tutti i massimi capi dei massacri genovesi furono come d’incanto promossi. Anche il sistematico ostruzionismo contro le indagini da parte del Ministero e dei vertici della Polizia di Stato negli anni successivi si svolse con la massima efficienza ed organizzazione.
In altre parole, quella sentenza che assolve tutti i capi e condanna, a pene lievi e risibili, alcuni funzionari intermedi, la cui posizione processuale era talmente compromessa che non si poteva fare diversamente, racconta una storia improbabile, insostenibile e offensiva. Un autentico insulto nei confronti delle 93 persone inermi massacrate quella notte e delle regole minime dello stato di diritto.
Ma la cosa peggiore di quella sentenza è forse il suo messaggio di arroganza e impunità. E così, ne escono rafforzati la casta di alti funzionari di polizia raccolta attorno al potente ex-capo della polizia De Gennaro e tutti quei settori delle forze dell’ordine che considerano l’abuso di potere una loro legittima prerogativa. Ne escono sconfitti la giustizia, lo stato di diritto e anche tutti quei funzionari ed agenti delle forze dell’ordine che fanno il loro lavoro nel rispetto della legge e dei diritti umani.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il dispositivo della sentenza del 13 novembre
 

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di lucmu (del 19/11/2008, in Casa, linkato 1140 volte)
Il governo regionale lombardo ha riservato un’amara sorpresa di Natale agli inquilini delle case popolari e a quei tantissimi cittadini che ogni anno si vedono respingere la loro domanda di alloggio sociale. Ai primi dà un pannicello caldo, invece di un intervento serio contro il caro-affitti, e ai secondi riduce ulteriormente l’offerta di abitazioni. In sostanza, vengono scaricati, abbandonati al loro destino.
Tutto questo può sembrare un controsenso, specie ora che la crisi e la recessione picchiano duro, ma è esattamente quanto c’è scritto nel pacchetto di emendamenti (Pdl n. 342) della Giunta a diverse leggi regionali relativi all’edilizia residenziale pubblica. E, sebbene il progetto sia stato consegnato alla Commissione soltanto tre giorni fa e che non ci sia un accordo con i sindacati inquilini, goffamente mascherato da un’intesa firmata dall’Assessore con le segreterie confederali, il centrodestra ha già annunciato che intende comunque farlo approvare dal Consiglio entro Sant’Ambrogio.
E così, la più volte annunciata modifica della legge n. 27, quella che ha provocato un aumento generalizzato e insostenibile degli affitti nelle case popolari, non solo arriva in Consiglio con grave ritardo rispetto agli impegni assunti dall’Assessore, ma brilla soprattutto per l’inconsistenza dei correttivi. Insomma, poco più di una mitigazione parziale, con l’aggiunta di alcuni aggiustamenti resi necessari dal caos applicativo di questi 11 mesi di vigenza della legge. Per gli inquilini, però, colpiti da aumenti fino al 300%, non cambia nulla di sostanziale.
Il pacchetto di modifiche non si limita, tuttavia, alla sola questione degli affitti, ma tocca anche due altre questioni: le Aler e le assegnazioni delle case popolari. Della prima, relativa alla legge regionale n. 13 del 1996, si è parlato molto, persino evocando concetti altisonanti come “riforma delle Aler”, salvo poi scoprire che la montagna ha partorito un topolino, nemmeno troppo simpatico. Infatti, l’unica cosa concreta è l’intervento sui CdA delle Aler, con un’operazione di accentramento di potere nelle mani del Presidente della Regione. E così, verrebbero eliminati dai CdA gli unici due componenti non nominati dalla Regione, ma da Province e Comuni capoluogo, mentre la nomina dei presidenti delle Aler sarebbe d’ora in poi prerogativa della Giunta e non più del Consiglio regionale.
Della seconda questione, invece, nessuno sembra avere voglia di parlare, a partire dall’Assessore. Anzi, pare quasi un emendamento clandestino. Eppure, rappresenta una vera propria bomba, poiché interviene sulle modalità di assegnazione e sulle graduatorie. In estrema sintesi, la modifica alla l.r. n. 1/2000 prevede la possibilità per gli enti proprietari (Aler e Comuni), previo nulla osta del governo regionale, di poter cambiare la destinazione di quote del patrimonio Erp. Cioè, parte degli alloggi sociali potrà essere sottratto alle graduatorie e trasformato in alloggi da affittare con canone moderato o convenzionato, cioè un affitto più alto e meno accessibile alle fasce sociali più deboli.
Si tratta di una norma fortemente voluta dal Comune di Milano, in nome del cosiddetto housing sociale, e che porterebbe ad un ulteriore erosione dell’offerta pubblica di alloggi a canone sociale, dopo quella già decisa dalla legge n. 27 con la vendita del 20% del patrimonio Erp. Per capire quanto sia grave questo progetto, basti ricordare che attualmente in Lombardia il 95% degli aventi diritto in graduatoria non riesce ad avere un alloggio sociale e che tutti i dati disponibili indicano per i prossimi anni un aumento della domanda di alloggi sociali.
Per quanto ci riguarda, la nostra opposizione a questo progetto sarà netta e totale, così come continuiamo a batterci per una reale ed efficace sterilizzazione degli aumenti dei affitti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il pacchetto di emendamenti della Giunta regionale
 

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In questo mese di novembre ricorre il 70° anniversario di una delle pagine più buie e vergognose della nostra storia, cioè la promulgazione delle leggi razziali da parte del regime fascista, avvenuta il 17 novembre del 1938. Vista l’aria che tira, non ci aspettavamo certo un fiorire di iniziative istituzionali di riflessione, ma l’indecente trovata del sindaco di Buccinasco, comune di poco più di 25mila abitanti nell’hinterland milanese, ci lascia francamente di stucco.
Il Sindaco Loris Cereda, di centrodestra, ha evidentemente deciso di commemorare la scadenza, promuovendo a nome e a spese del Comune un convegno dedicato a Julius Evola e sfrattando en passant un incontro pubblico dell’Anpi, programmato da tempo e dedicato al “neofascismo e le nuove frontiere del pensiero razzista”.
Il convegno organizzato dal Comune di Buccinasco si intitola significativamente “l’attualità del pensiero di Julius Evola”, prevede la partecipazione del Presidente della “Fondazione Julius Evola”, Gianfranco de Turris, e si dovrebbe tenere il 27 novembre sera presso la Cascina Robbiolo, cioè nello stesso luogo e nella stessa ora dove l’Anpi aveva programmato la sua iniziativa.
Alle prime critiche e proteste da parte dell’Anpi, il Sindaco ha replicato sul blog del Comune (http://buccinasco.serveblog.net/testo_212.html) che tutto va bene, poiché si tratterebbe di una “serata di filosofia”. Peraltro, la stessa scheda biografica di Evola, predisposta dal Comune e reperibile sullo stesso blog, brilla per la medesima reticenza e omissione, visto che il principale teorico del neofascismo e razzismo italiano, viene presentato come un simpatico filosofo, estraneo alle cose concrete del mondo e della politica.
L’Anpi di Buccinasco e diverse forze politiche e sociali locali hanno già convocato un presidio davanti al municipio alle ore 18.00 del 26 novembre, per chiedere l’annullamento dell’evento vergogna. Il gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista sarà con loro.
Tuttavia, il nostro auspicio è che non si debba arrivare fino al punto di dover scendere in piazza per cercare di impedire che in provincia di Milano si realizzi l’oscenità di un Comune che nel 70° anniversario delle leggi razziali organizza e finanzia, con i soldi dei contribuenti, un convegno in onore del principale teorico italiano del totalitarismo e del razzismo.
Cioè, il Sindaco Loris Cereda annulli immediatamente il convegno revisionista e risparmi a Buccinasco questa vergogna. Altrimenti, ognuno si assuma le proprie responsabilità.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il volantino del Comune di Buccinasco che promuove il convengo
 

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