Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 6 novembre 2009
Milano, 6 aprile 2008, la città è in festa per l’assegnazione dell’Expo 2015 e corso Buenos Aires sembra uno stradone di New York. Volano i coriandoli sulla Victory Parade organizzata dal Sindaco e dal pullman del city sightseeing tour che apre il corteo Moratti, Formigoni e Penati distribuiscono sorrisi compiaciuti. Non c’è alcun dubbio, grazie a loro e all’Expo possiamo guardare al futuro con serenità e speranza.
Oggi, 6 novembre, tra Roma e Milano. Nella capitale si riunisce il Cipe che deve sbloccare parte dei fondi statali necessari per realizzare almeno una parte delle infrastrutture connesse all’Expo, mentre a nord Moratti, Formigoni e Podestà incontrano Stanca, l’amministratore delegato della società di gestione dell’Expo (Soge), per capire come reperire i soldi per le prime spese della società, arrivate già a oltre 11 milioni di euro anche se non ha ancora fatto nulla. Obiettivo della giornata: provare a rassicurare tutti che l’Expo si farà e che le mille promesse fatte non erano semplicemente una balla colossale.
È passato soltanto un anno e mezzo, ma quanto il clima sia cambiato lo testimonia il siluro lanciato da una testata molto vicina ai poteri forti, cioè dal Corriere della Sera, proprio due giorni fa. Infatti, l’editoriale affidato a Schiavi non usa mezzi termini, a partire dal titolo “Expo, l’occasione (quasi) perduta”. L’attacco è frontale: “sinistro scricchiolio che arriva dal capoluogo del Nord”, “il risultato percepito è solo un balletto di potere”, “colpiscono l’inerzia, l’immobilismo, il gioco delle parti” eccetera.
Certo, il Corriere partecipa pure lui al gioco delle parti. Uno degli obiettivi da colpire è proprio Letizia Moratti, il sindaco del centrodestra sempre più in difficoltà dopo tre anni di inconsistente governo della città, ma la medicina proposta è il solito soccorso dei “privati”. Beninteso, non i famosi “privati cittadini”, bensì quella ristretta cricca che a Milano occupa e determina il mercato immobiliare e che figura anche tra i principali beneficiari dell’evento Expo.
Eppure, quell’editoriale sparato dalla prima pagina del Corriere, con termini impietosi che sembrano quasi presi a prestito da noi o da un volantino del Comitato No Expo, fa il paio con la lunga, e ultimamente anche molto imbarazzante, sequela di polemiche, annunci, smentite e contro-smentite sulle opere che verranno finanziate oppure no, sulle spese e la sede della Soge, per non parlare dello stipendio d’oro di Stanca, sulle nuove vie d’acqua che forse ci saranno o forse no e persino sulla localizzazione e sulle strutture dell’evento stesso. Insomma, di concreto non c’è ancora nulla, nemmeno i progetti definitivi, ma in cambio la confusione regna sovrana.
Tutta colpa della crisi, come sostengono alcuni avvocati difensori del centrodestra (e non solo)? Oppure, la crisi ha semplicemente fatto venire a galla più velocemente quel castello di contraddizioni, promesse fasulle e intrecci di interessi particolari a suo tempo camuffati dietro la campagna pubblicitaria della candidatura milanese?
Noi propendiamo per la seconda ipotesi, ovviamente, anche perché l’avevamo sostenuta già in tempi non sospetti, cioè quando il mito dell’Expo, “la grande occasione”, era ben radicato anche in molta parte della sinistra.
Invece, non vi è mai stata certezza sull’esistenza reale dei molti miliardi annunciati e promessi. Le uniche cose certe erano che un po’ di importanti immobiliaristi avrebbero visto la trasformazione dei loro terreni da agricoli in edificabili, che una serie di grandi opere infrastrutturali, anzitutto autostrade e Tav, avrebbero goduto di corsie preferenziali, che in nome della deadline del 2015 ci sarebbe stata un’accelerazione –cioè, una riduzione delle regole e dei controlli- anche per una serie di operazioni che con l’Expo non c’entrano un fico secco. E, infine, che l’evento avrebbe spinto in alcune zone, in primis quelle limitrofe alla zona di Rho-Pero, a chiudere delle attività produttive, perché è più redditizio fare una speculazione immobiliare.
Quello che sta accadendo, considerato anche il contesto segnato dalla gravità dell’impatto sociale della crisi, molto significativo anche in Lombardia (sono 520mila in un anno i lavoratori mandati in cassa o in disoccupazione), dovrebbe spingere a un radicale ripensamento dell’intera operazione Expo. Imponendo, cioè, sobrietà nelle spese di gestione e nella scelta del luogo (esiste già uno spazio “nuovo polo fieristico” a Rho), bloccando tutte le operazioni speculative che consumano ulteriore territorio o che distruggono attività produttive, ri-orientando gli investimenti verso l’edilizia sociale e verso il trasporto pubblico locale e avviando una lotta seria contro lo sfruttamento del lavoro nero.
Tutto questo sarebbe semplicemente buon senso e non certo rivoluzionario. Eppure, temiamo che tutto andrà avanti come prima. Perché l’affaire Expo in fondo non è altro che uno specchio fedele della politica complessiva delle destre che, a Milano come a Roma, delega il governo del territorio agli interessi particolari, specie se amici, e spaccia per politica anticrisi un misto di deregulation, favori ad alcuni imprenditori e, soprattutto, tonnellate di inerte speranza che la crisi passi presto e tutto torni come prima.
di lucmu (del 09/11/2009, in Lavoro, linkato 1099 volte)
Domani mattina in Consiglio regionale, nel corso della question time, la Giunta risponderà alla nostra interrogazione urgente sull’Agile Srl (ex-Eutelia), con particolare riferimento alla sede di Pregnana Milanese, occupata dai lavoratori dal 4 novembre scorso.
L’interrogazione urgente – a firma dei consiglieri Muhlbauer (Prc), Squassina A. (Sd), Prina e Oriani (Pd), Storti (Ci-Mai), Fabrizio (C-S Lombardia), Saponaro (Verdi e Dem.), Squassina O. (S.Ual), Zamponi (Idv) - chiede al governo regionale di riferire in Aula sulle iniziative finora intraprese e su quelle che intende intraprendere “per evitare i licenziamenti e per garantire la continuità dell’attività produttiva a Pregnana Milanese”.
Infatti, la Giunta è a conoscenza della situazione di Agile-Eutelia sin dall’inizio, eppure non ci risulta siano state prese iniziative concrete di un qualche peso. Anzi, da quando, il 22 ottobre scorso, Agile aveva annunciato 1.192 licenziamenti, di cui 237 nella sola Pregnana (su un totale di 430 dipendenti), dal Pirellone è arrivato soltanto un’assordante silenzio.
Tutte le altre Regioni interessate da questa scandalosa vicenda, originata più dalle manovre truffaldine della proprietà che dalla crisi, hanno almeno fatto sentire la loro voce. Il governo lombardo, invece, non ha nemmeno trovato il tempo per esprimere una parola di solidarietà ai lavoratori di Pregnana.
Un atteggiamento incredibile e preoccupante, identico ad altri analoghi di queste settimane. Dal rifiuto di incontrare i sindacati sulla vicenda dell’Alfa di Arese, dicendo ai lavoratori di rivolgersi ai tavoli romani, fino alla sistematica diserzione da parte degli Assessori competenti degli incontri istituzionali sulle crisi aziendali, dove preferiscono mandare in loro vece dei funzionari regionali, che presenziano silenti e impotenti.
Per citare soltanto gli ultimi due casi in ordine di tempo, all’inizio di novembre gli Assessori Rossoni e La Russa hanno disertato l’incontro di Brescia sull’Ideal Standard e quello, convocato dal Ministero venerdì scorso a Milano, sulla minacciata delocalizzazione dei centri di ricerca della Nokia Siemens Network.
Chiediamo pertanto alla Giunta regionale di utilizzare la giornata di domani, che vedrà la presenza dei lavoratori delle aziende metalmeccaniche in crisi di Milano e provincia davanti al Pirellone, per chiarire in Consiglio regionale cosa intende fare di concreto contro la moria di attività produttive e di posti di lavoro, a partire dal caso dell’Agile di Pregnana Milanese.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interrogazione sull’Agile-Eutelia
di lucmu (del 10/11/2009, in Lavoro, linkato 1154 volte)
Nella giornata in cui a Roma i lavoratori di Eutelia subiscono un’aggressione squadristica da parte della proprietà, a Milano la Giunta Formigoni non trova di meglio che dichiararsi impotente e incompetente rispetto agli annunciati 237 licenziamenti all’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese.
Ci saremmo aspettati ben altro, anche soltanto per rimediare al prolungato e ingiustificato silenzio del Pirellone sul rischio dismissione del sito produttivo di Pregnana. L’odierna question time in Consiglio e la nostra interrogazione potevano essere l’occasione per dire e fare qualcosa di concreto, per far sentire almeno la vicinanza dell’istituzione regionale ai lavoratori, che da una settimana occupano la sede milanese.
Invece no. Il Vicepresidente Rossoni si è limitato a balbettare ciò che già sapevamo, cioè che il governo regionale da mesi non si occupa minimamente del caso Agile/Eutelia, e ad annunciare il palliativo di un generico incontro, il 12 novembre prossimo, con Omega. Cioè proprio il gruppo che controlla il gioco truffaldino di scatole cinesi, di cui appunto fanno parte sia Agile che Phonemedia. Peggio ancora è andata con la successiva interrogazione sull’Alfa di Arese: imbarazzo patente e zero risposte riguardo al suo futuro, dopo tante promesse e show mediatico-elettorali di Formigoni sul nuovo polo della mobilità sostenibile.
Oggi il Pirellone era presidiato dalle maestranze di tante aziende in crisi del milanese, dall’Agile, all’Alfa, dalla Metalli Preziosi a Nokia Siemens Network, passando per la Lares. Nessuna di queste situazione ha avuto risposte concrete, ma soltanto parole.
In altre parole, il governo regionale Formigoni-Lega non dispone di alcuna politica di contrasto delle chiusure aziendali e dei licenziamenti.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare la trascrizione della question time sull’Agile
di lucmu (del 10/11/2009, in Lavoro, linkato 876 volte)
Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte dell’operaio, di cui ancora ignoriamo il nome, avvenuta stamattina al decimo piano dello stabile in ristrutturazione di via Pisani 31, a due passi dal Pirellone, dov’era riunito il Consiglio regionale.
Esprimiamo il nostro dolore, ma anche la nostra rabbia, perché da quanto abbiamo potuto vedere, questo ennesimo omicidio bianco è maturato in un contesto segnato dallo sfruttamento del lavoro nero e, dunque, da un alto tasso di non rispetto delle norme di sicurezza.
Insieme ad altri due consiglieri regionali e a un gruppo di lavoratori e sindacalisti, che ci avevano avvisati, sono arrivato sul luogo dell’incidente poco dopo mezzogiorno. Oltre ai vigili del fuoco e alla polizia, c’era soltanto il corpo senza vita dell’operaio, travolto apparentemente da un muro di mattoni. Alle nostre domande su dove fossero gli altri operai del cantiere, gli agenti di polizia ci hanno risposto che non avevano visto nessuno e che, anzi, al loro arrivo non avevano nemmeno trovato la persona che, per telefono, li aveva avvertiti dell’incidente.
Tra i numerosi lavoratori presenti all’ingresso dello stabile, tra i primi ad accorrere dal vicino presidio delle aziende in crisi, molti testimoniavano di aver visto gruppi di lavoratori edili allontanarsi velocemente dallo stabile. Altri addirittura ci hanno detto di aver visto qualcuno portare all’interno, con altrettanta velocità, sacchetti di plastica pieni di caschi di protezione.
E, ci teniamo a precisarlo, coloro che ci hanno raccontato queste cose non sono dei ragazzini, ma operai e sindacalisti di Cub, Fiom e Slai-Cobas, cioè tutte persone dotate di una certa esperienza in materia.
Ovviamente bisogna aspettare gli esiti delle indagini, ma quanto abbiamo visto ci fa dire che in quel cantiere a due passi dal Pirellone regnava sovrano il lavoro nero, come, ahinoi, nel resto della città, della regione e del paese.
Auspichiamo che gli inquirenti possano accertare e perseguire le responsabilità del caso con la massima celerità e severità. Ma chiediamo anche alle istituzioni, a tutti i livelli, compresa Regione Lombardia, di smetterla di considerare la lotta allo sfruttamento del lavoro nero un argomento buono solo per i salotti televisivi e di passare invece alle iniziative concrete. Questo sarebbe, peraltro, il modo più dignitoso per onorare anche la memoria dell’operaio ucciso quest’oggi.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Nell’operazione di polizia che stamattina a Milano ha portato all’arresto di cinque studenti universitari colpisce e preoccupa la sproporzione tra i mezzi impiegati, degni di un blitz antimafia, e i fatti effettivamente contestati, cioè di non aver pagato qualche centinaio di fotocopie.
Una sproporzione talmente manifesta da trarre in inganno anche i solitamente meglio informati De Corato e Boni, che nei loro comunicati di giubilo hanno scambiato l’odierna operazione di polizia con lo sgombero di un centro sociale. Infatti, come spiegare altrimenti la mobilitazione di circa 90 agenti di polizia e carabinieri in assetto di guerra?
L’accusa, che ha portato quattro studenti agli arresti domiciliari e un quinto a San Vittore, pare essere di “rapina” e “lesioni”, ma i fatti a cui si riferisce sono molto meno altisonanti e soprattutto sono avvenuti nel corso di una contestazione di carattere politico.
Secondo quanto siamo riusciti a ricostruire, all’inizio di ottobre, nel corso delle proteste contro le sospensioni di alcuni studenti dell’Onda, un gruppo di universitari ha deciso di fotocopiare i propri volantini di denuncia (circa due risme di carta) nella libreria gestita dalla Cusl all’interno della Statale, rifiutandosi apertamente di pagarle in segno di protesta contro l’atteggiamento favorevole alle sospensioni da parte del gruppo politico che gestisce la Cusl, cioè “Obiettivo Studenti” (area Comunione e Liberazione). Ovviamente, ne è nato un parapiglia, dove magari è volato pure qualche schiaffone.
Certo, tutto questo può piacere o non piacere, ma da qui all’accusa di rapina aggravata e a una sorta di replica degli arresti di Totò Riina ce ne corre.
A noi pare che l’operazione di stamattina non trovi giustificazione nella mera applicazione della legge e nella tutela dell’ordine pubblico, bensì che ci sia di mezzo la politica. Cioè quella insana e pericolosa tendenza che vuole ridurre tutti i fenomeni di dissenso e ogni conflitto sociale ad un problema di ordine di pubblico, da schiacciare con la forza.
Ci dispiace, ma altre spiegazioni razionali non ne troviamo. Né per l’operazione di questa mattina, né per l’annunciato maxi-processo contro decine di studenti dell’Onda, colpevoli di reati gravissimi, quali blocco stradale o manifestazione non autorizzata.
E ci permettiamo di esprimere tutta la nostra preoccupazione, perché continuare sulla strada della criminalizzazione della protesta studentesca è un errore madornale.
P.S. Ironia della sorte, gli studenti di stamattina non potranno nemmeno beneficiare del “processo breve”, visto che il reato a loro contestato ne sarebbe escluso. In altre parole, se sei Silvio Berlusconi oppure se hai fatto fallire Parmalat, rovinando migliaia di persone, allora amici come prima, ma se invece non hai pagato qualche centinaia di fotocopie a Cl, allora per te ci sono la galera e il processo infinto.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Lo sgombero forzoso della sede delle scuole civiche occupata di via Marsala, avvenuto questa mattina a Milano, è stata un’inutile esibizione di muscoli, le cui uniche conseguenze concrete sono i danni provocati alla struttura e la copertura dello stato di illegalità del Comune di Milano. A questo punto, chiediamo all’assessore Moioli di scegliere: ripristini la legalità, cioè le classi serali illegittimamente tagliate, oppure si dimetta.
Infatti, tra le ore 7.30 e 8.30, una cinquantina di agenti di polizia e carabinieri, in gran parte in assetto antisommossa, ha effettuato l’operazione di sgombero della sede di via Marsala, occupata ieri notte dagli studenti del liceo civico serale “Gandhi”. Non ci sono stati feriti, ma soltanto qualche contuso all’esterno, causa manganellate.
Ufficialmente, la celerità dell’intervento di polizia, richiesto dalla Preside (ma questa è normale prassi), era dettata dalla necessità di consentire lo svolgimento della normale attività didattica. Invece, stamattina non c’è stata alcuna normale attività, perché gli studenti del liceo diurno hanno contestato l’intervento, rifiutandosi quindi di assistere alle lezioni, ma anche perché i danni provocati alla struttura (tra cui due porte fatte a pezzi senza troppi complimenti) dalle frettolose operazioni di sgombero hanno comportato dei problemi di agibilità.
Eppure, gli studenti del “Gandhi” avevano chiesto soltanto due cose semplici semplici: il rispetto della legalità e di poter parlare con l’assessore Moioli. Ebbene sì, il rispetto della legalità, perché l’amministrazione comunale si rifiuta di rispettare l’ordinanza del TAR della Lombardia, che aveva accolto le istanze degli studenti, imponendo al Comune di ripristinare immediatamente le classi serali illegittimamente tagliate il 31 luglio scorso.
L’assessore Moioli e l’amministrazione comunale non hanno alcuna giustificazione per il loro comportamento, poiché l’ordinanza del giudice amministrativo ha efficacia immediata, salvo un eventuale provvedimento sospensivo da parte del Consiglio di Stato, in attesa della pronunzia di secondo grado. Ma, com'è risaputo, quella sospensiva non esiste!
Ecco perché gli studenti del “Gandhi” hanno deciso di occupare, perché se ne parlasse, perché qualcuno si facesse carico di spiegare all’assessore che le sentenze si rispettano, soprattutto quando si è amministratori pubblici, o semplicemente perché qualche rappresentante del Comune si degnasse di parlare con loro. Invece niente, non hanno visto né legalità, né assessori, ma soltanto molta arroganza del potere e tanta polizia, come se fossero dei delinquenti.
A questo punto crediamo che l’assessore Moioli debba scegliere tra due alternative: o ripristina la legalità, riattivando le classi tagliate, oppure si dimetta da assessore.
Comunicato di Luciano Muhlbauer
di lucmu (del 14/11/2009, in Lavoro, linkato 1190 volte)
Domenica 15 novembre è giornata di solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici dell’Agile (ex-Eutelia) di Pregnana Milanese, che occupano la sede sin dal 4 novembre scorso contro il piano di licenziamento della società. In tutta Italia il gruppo ha dichiarato 1.192 “eccedenze” su un totale di 1.880 dipendenti, nella sola Pregnana, una delle sedi più colpite, queste ammontano a 237 su 430.
La storia dell’Agile è una brutta storia, simile a tante altre di questi tempi, dove la crisi c’entra anzitutto come pretesto per operazioni sporche di altra natura. Su questo blog ne abbiamo scritto diverse volte e continueremo a farlo, soprattutto in relazione alle iniziative che prendiamo in Regione. Inoltre, potete trovare molte info utilissime sul sito del Coordinamento sindacale nazionale Agile Srl (gruppo Omega).
Domenica, dalle ore 15.30, davanti ai cancelli dello stabilimento, ci saranno giochi e animazione per bambini, clownerie, artisti di strada e ovviamente musica proposta da diversi gruppi giovani (Andrea Labanca, Ufficio Sinistri, Medda Man, Rhoyal Sound, Closed House, UniPoska, Follow the Idol, Moon Rackles, One Line Alone, Terza Pietra del Sole, Continual Drift e altri).
L’Agile si trova a Pregnana Milanese, in via Laboratori Olivetti. Domenica, se non avete proprio altro da fare, fateci un salto e portate di prima persona la vostra solidarietà ai lavoratori dell’Agile (ex-Eutelia).
qui sotto puoi scaricare il volantino dell’iniziativa di domenica
La decisione del CdA del Politecnico di Milano di chiudere, a partire dal 31 dicembre, la mensa di via Golgi, è un atto irresponsabile e miope. Infatti, qualora tradotto in pratica, getterebbe quasi 40 lavoratori e lavoratrici sul lastrico e priverebbe migliaia di studenti di un pasto a prezzi calmierati.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori della mensa che domani sciopereranno, in base alla proclamazione dei sindacati SdL e RdB/Cub, e agli studenti che si mobilitano insieme a loro contro questa assurda chiusura.
Da parte nostra, abbiamo presentato oggi un’interpellanza all’Assessore regionale all’Istruzione, Rossoni, chiedendo che intervenga urgentemente sul Politecnico affinché la decisione della chiusura venga revocata.
Infatti, è la Regione a disciplinare con proprie leggi gli interventi per il diritto allo studio universitario finanziandolo in buona parte con risorse del suo bilancio e svolgendo sul tema funzioni di controllo e di indirizzo.
Ci pare pertanto non solo legittimo, ma anzi doveroso, l’intervento di Regione Lombardia su una decisione che, oltre a comportare dei licenziamenti, inciderebbe negativamente sul diritto allo studio per la generalità degli studenti.
Infatti, la mensa di via Golgi è l’unica esistente nell’area di Città Studi –circa 40mila potenziali utenti – e per questo è sempre strapiena, servendo ogni giorno 1.500 pasti. Praticando prezzi più bassi di quelli di mercato, contribuisce inoltre a calmierare anche i prezzi degli esercizi privati della zona.
Insomma, un’idea davvero brillante, specie in questi tempi di crisi e di difficoltà economiche per le persone e le famiglie.
Il CdA del Politecnico, stando ai verbali delle sue sedute, sembra non preoccuparsi troppo del problema e sostiene che il servizio eliminato verrebbe egregiamente sostituito dall’introduzione del “ticket elettronico” (4,5 euro) per gli studenti beneficiari di borsa di studio, da spendersi negli esercizi convenzionati della zona. Si “dimentica” però di dire che attualmente i borsisti mangiano gratuitamente in mensa e, soprattutto, che tutti gli altri si dovranno attaccare al tram.
Auspichiamo che il CdA del Politecnico, alla luce della crescente protesta, possa riconsiderare la sua infelice decisione e soprattutto che la Giunta regionale voglia intervenire celermente, assumendo il ruolo che le compete.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interpellanza
Bene ha fatto il giudice a disporre l’immediata scarcerazione dei due studenti arrestati ieri, ora auspichiamo che anche gli altri cinque studenti, arrestati venerdì scorso e tuttora sottoposti a pesanti misure cautelari, possano essere liberati nel più breve tempo possibile.
Riteniamo assolutamente necessario che dalle istituzioni venga un serio e trasparente segnale di distensione, che chiarisca che essere in disaccordo con la Riforma Gelmini o con le scelte sulle scuole civiche del Comune di Milano non costituisce né un reato, né un aggravante, bensì un legittimo esercizio delle libertà democratiche.
Troppi atti repressivi, peraltro palesemente sproporzionati, si sono succeduti in breve tempo a Milano. Prima l’annuncio di una sorta di maxi-processo per le proteste dell’Onda, poi i fatti di questi ultimi giorni: venerdì scorso l’arresto in pompa magna di cinque studenti universitari perché non hanno pagato alcune centinaia di fotocopie nella libereria Cusl della Statale –con annesso parapiglia con gli studenti di Comunione e Liberazione-, sabato mattina lo sgombero in tempo record del liceo serale “Gandhi”, occupato per chiedere una cosa eversiva come il rispetto dell’ordinanza del Tar (!) e, infine, le botte e gli arresti di ieri contro gli studenti medi.
Insomma, è netta l’impressione che le ultime scelte dei responsabili dell’ordine pubblico nei confronti delle proteste degli studenti, siano ispirate da pressioni di carattere politico, provenienti forse da Roma o forse da Palazzo Marino oppure da tutte e due, che preferiscono vedere schierati scudi e manganelli, piuttosto che confrontarsi con le richieste degli studenti.
Tutto questo è però inaccettabile, fuoriesce dalla normale dialettica politica ed è in fin dei conti un gioco pericoloso, poiché finisce per costruire un clima di tensione che non porta nulla di buono. Ecco perché chiediamo che ci sia urgentemente un segnale tangibile di distensione, a partire dalla scarcerazione dei cinque arrestati di venerdì e dal rispetto della sentenza del Tar per il liceo serale “Gandhi”.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Imporre agli enti locali la privatizzazione dell’acqua, come ha voluto fare il Governo Pdl-Lega, è un attentato contro l’interesse generale. Da parte nostra, sosterremo e promuoveremo ogni atto utile, compreso il referendum, per impedire che questa norma diventi realtà.
Ma oggi, in maniera particolare, riteniamo che il Presidente Formigoni debba rispettare non solo lo spirito e la lettera della legge regionale lombarda, ma anche la volontà espressa dalla maggioranza degli enti locali presenti sul territorio, anche al di là del loro colore politico. Deve impugnare cioè, davanti alla Corte Costituzionale, la norma approvata in Parlamento.
Le disposizioni contenute nella legge lombarda, che appunto salvaguarda la possibilità per gli enti locali di optare per la gestione pubblica dell’acqua, non sono farina del suo sacco, lo sappiamo bene. Anzi, la maggioranza intendeva perseguire una soluzione analoga a quella ora immaginata dal Governo. Ma poi, grazie all’opposizione di Rifondazione e di tutta l’opposizione e, soprattutto, a causa della vera e propria alzata di scudi, con tanto di minaccia di referendum, da parte di moltissimi Comuni lombardi, le cose sono andate diversamente.
In altre parole, in Lombardia anche la maggioranza di centrodestra ha dovuto accettare il fatto che gli enti locali e i cittadini sono contrari alla privatizzazione dell’acqua. Per questo, riteniamo eticamente doveroso che la Giunta regionale si opponga alla norma nazionale, impugnandola davanti alla Consulta.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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