Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Stamattina gli uomini della Questura si sono presentati di fronte all’ex-residence di via Senigallia 6, in stato di abbandono da anni e occupato da centinaia di profughi del Corno d’Africa e del Sudan sin dalla notte del 17 aprile. Volevano fare il censimento dei presenti, come annunciato da giorni sulla stampa.
All’inizio i rifugiati non intendevano acconsentire, semplicemente perché non capivano bene cosa volesse fare la polizia e perché non si fidavano. Come al solito, la comunicazione non funziona tanto bene, per usare un eufemismo. Infatti, da anni a Milano si riproduce la medesima situazione: l’unica istituzione che parla con i rifugiati è la Questura, mentre chi dovrebbe farlo non ci pensa nemmeno.
Comunque, alla fine i rifugiati hanno deciso in assemblea di farsi censire, anche perché non c’era proprio nulla da nascondere. Anzi! Avevano chiesto soltanto che la stampa potesse assistere, perché tutti i milanesi vedessero che loro hanno tutti un regolare titolo di soggiorno, cioè che sono profughi. Ma niente da fare, la Questura ha negato fino alla conclusione delle operazioni di censimento l’accesso allo stabile occupato sia alla stampa, che a quanti che da giorni stanno vicini ai rifugiati, a partire dal centro sociale Cantiere. Alla fine è stato consentito di assistere al censimento soltanto al sottoscritto, in quanto consigliere regionale, e a Piero Maestri, in quanto consigliere provinciale.
Tutto si è svolto in maniera tranquilla, senza problemi. Due tavoli posti in mezzi all’atrio dell’ex-residence e cinque funzionari della Questura a raccogliere i dati dei profughi, i quali per oltre tre ore hanno pazientato in fila. Morale della storia? I “censiti” sono 299, più due bambini piccoli, di cui 28 donne. Di loro 210 sono di nazionalità eritrea, mentre gli altri si suddividono in etiopi, sudanesi e somali. E, soprattutto, sono tutti iper-regolari (salvo due accertamenti in corso, perché erano state presentate delle fotocopie): permessi per motivi umanitari e/o richiedenti asilo.
In altre parole, sono esattamente quello che dicevano di essere, cioè gente scappata da guerre e persecuzioni, e ora è la stessa Questura che deve smentire le ignobili parole di De Corato. A questo punto, così dicono in Questura, la palla passa al Prefetto, il quale dovrà decidere il da farsi.
Ma nel frattempo la situazione dei rifugiati non è per nulla semplice. Nello stabile non c’è elettricità e anche l’acqua è un problema serio, il cibo scarseggia e anche le coperte. Ecco perché, oltre alla solidarietà e all’impegno per trovare una sistemazione dignitosa –e non temporanea e poi tutto come prima, come è successo finora-, occorre anche una solidarietà immediata.
Sotto riproduciamo l’appello steso dai rifugiati stessi, che tra l’altro dice ciò di cui c’è bisogno nell’immediato. Comunque, per ora non portate pasta o riso, perché lì non si può ancora cucinare.
Insomma, portate qualcosa, se potete, oppure semplicemente fatevi un giro e portate la vostra presenza. Per ora troppo pochi si sono fatti vedere, sia singoli che associati. I rifugiati si trovano in via Senigallia al numero 6 , zona Bruzzano, Comune di Milano. Non potete sbagliare, il mostro lasciato dalla speculazione edilizia si riconosce subito.
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APPELLO DEI RIFUGIATI:
Per tutti quelli che potrebbero aiutarci
Abbiamo occupato una casa da tre giorni perché ne abbiamo bisogno. Chiediamo a tutte le persone che possono aiutarci di portarci cibo, acqua, vestiti, coperte, latte in polvere e cibo per bambini.
Siamo più di 400 persone da diversi Paesi tutti scappati da dittature e siamo qui per cercare protezione.
Innanzi tutto il nostro problema non è politico, ma è umanitario. Come abbiamo detto, siamo Eritrei, Etiopi, Somali, Sudanesi così noi chiediamo allo Stato Italiano di rispettare i nostri diritti di "status" di rifugiati politici, perché il governo italiano ci ha lasciato come spazzatura e allo stesso tempo siamo obbligati a vivere in Italia per le nostre impronte digitali.
Così da due giorni siamo senza cibo e nessuno ci sta ascoltando. Per noi rifugiati, come sapete, la comunità europea paga milioni di euro al governo italiano e noi stiamo chiedendo dove sono finiti tutti i nostri soldi, se loro non vogliono che viviamo in Italia buttate le nostre impronte digitali e noi troveremo la soluzione ai nostri problemi.
I rifugiati, occupanti di via Senigallia 6
De Corato mente e sa di mentire quando definisce “clandestini” i profughi che hanno occupato uno stabile in stato di abbandono a Bruzzano, a Milano. E De Corato mente e sa di mentire quando spaccia la favola della “regia dei centri sociali”.
La realtà, purtroppo, è molto più banale e più misera. I quasi 200 profughi di Bruzzano provengono dai paesi del Corno d’Africa e dal Sudan, sono scappati da guerre o persecuzioni e in larghissima parte dispongono di documenti. Ebbene sì, perché lo Stato italiano è solito riconoscere la condizione di questi uomini e donne, dandogli un permesso per motivi umanitari o perché richiedenti asilo. Ma poi, subito dopo, il comportamento da nazione civile finisce e questa umanità disperata viene abbandonata sul territorio nazionale, con un semplice pezzo di carta in mano.
Molti di loro si spostano poi da sud a nord, perché hanno saputo che altri come loro si trovano là oppure, molto semplicemente, perché anche loro hanno capito che il nord è più ricco del sud. Ma una volta arrivati a Milano o in altre città scoprono l’inganno. La città sarà pure ricca, ma nemmeno qui le istituzioni hanno previsto qualche accoglienza. E così li troviamo regolarmente nei meandri più degradati della metropoli, nei vari viale Forlanini e Scalo Romana oppure nei dintorni della Stazione Centrale.
E se, infine, prendono qualche iniziativa, perché come tutti gli esseri umani non sono proprio felici di dover vivere come e con i topi, allora apriti cielo! Le istituzioni si svegliano e gridano allo scandalo. Oggi, come ai tempi di via Lecco, le parole degli amministratori milanesi sono sempre le stesse. Non se la prendono con uno Stato che non dispone di una politica coerente per l’accoglienza di profughi e rifugiati, ma rovesciano un mare di insulti sui più deboli e su quanti cercano di non lasciarli da soli del tutto.
Se il Vicesindaco fosse una persona seria e responsabile, allora batterebbe sì i pugni sul tavolo, ma per prendersela con il Governo e con il Parlamento, del quale peraltro fa parte in quanto deputato. Invece no, e così dobbiamo rivedere per l’ennesima volta lo stesso squallido film di potenti amministratori che si scagliano contro alcuni disperati e si inventano qualche capro espiatorio, pur di non doversi assumere le proprie responsabilità politiche ed istituzionali.
Non ci rimane che sperare, ma con sempre minor convinzione, che nelle istituzioni cittadine sia rimasto qualcuno che abbia proposte migliori che non quella che i profughi debbano andare a dormire sotto i ponti, stando possibilmente in silenzio e nascosti.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi pomeriggio ho visitato, insieme alla responsabile immigrazione dell’Arci di Milano, Ilaria Scovazzi, il Cie (ex-Cpt) di via Corelli, a Milano. Si è trattato del primo sopralluogo da quando il Ministro Maroni, con una circolare ad hoc del 2008, aveva imposto pesanti restrizioni al diritto/dovere di ispezione dei consiglieri regionali lombardi, mediante l’introduzione di un doppio regime autorizzatorio preventivo, la cui conseguenza immediata è stata l’accentuazione della mancanza di trasparenza della struttura detentiva di via Corelli.
Infatti, poco si era saputo della dinamica e delle conseguenze delle proteste di una decina di giorni fa, precedute nel mese di febbraio da una rivolta del settore C, riservato alle trattenute transessuali e da allora chiuso. Ma oggi una certezza siamo riusciti ad acquisirla, cioè la calma che sembra regnare in via Corelli è molto ingannevole, poiché basta passare poco tempo con i reclusi per cogliere una forte tensione, quasi palpabile nell’aria.
Ai tradizionali focolai di tensione, tipici dei Cie (Centro di identificazione ed espulsione), che rispetto agli ex-Cpt (Centro di permanenza temporanea) hanno cambiato soltanto nome, si è aggiunto l’allungamento fino a sei mesi del periodo di detenzione. E tale misura, voluta fortemente dal Ministro Maroni e dalla Lega, sebbene bocciata dal voto della Camera dei Deputati, è tuttora applicata e sta producendo guai seri.
Attualmente il Cie di via Corelli dispone di 104 posti, di cui praticamente tutti occupati. 17 donne e il resto uomini. Come al solito almeno il 10-15% proviene dal carcere, cioè dovrebbe essere già stato espulso all’uscita dal carcere, poiché identificato da tempo. Ma soprattutto, ben il 40% dei detenuti di via Corelli ha alle spalle un periodo di detenzione superiore a 60 giorni, di cui una parte significativa anche fino a 3 mesi e mezzo. E non si tratta soltanto della ventina di migranti provenienti dal centro bruciato di Lampedusa, ma anche di altre persone.
Chiunque abbia visitato anche una volta soltanto la struttura di via Corelli - e al di là di come la pensi in generale su questi centri detentivi - capisce immediatamente che questa fatichi a malapena ad essere sopportabile per 60 giorni, essendo stata progettata per 30 giorni di permanenza. Figuriamoci per 4 o 6 mesi!
Si potrebbero poi aggiungere anche le solite storie da Cpt, come quella della cittadina peruviana in possesso di regolare permesso di soggiorno rilasciato dalla Spagna, ma trattenuta in via Corelli da più di un mese a causa delle lungaggini burocratiche. Ma tutte queste storie non farebbero che confermare che l’allungamento dei tempi di permanenza è soltanto una grande presa in giro, ad uso e consumo degli interessi di qualche forza politica senza scrupoli.
In via Corelli occorre intervenire con urgenza, senza aspettare che la norma di Maroni decada a fine mese. Altrimenti, altre proteste e rivolte saranno presto all’ordine del giorno. E soprattutto va impedito che lo scempio della detenzione prolungata senza processo possa ripresentarsi sotto nuove vesti.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Qui di seguito invece il racconto della visita in Corelli scritto da Ilaria Scovazzi:
UN GIORNO A CORELLI
Alle 15.30 di un venerdì soleggiato, due camerate del CIE di via Corelli 28 si sono aperte. Quelle camerate il sole non l'hanno mai visto.. viene tenuto fuori dai vestiti appesi alla finestre e l'umidità ha mangiato le pareti e i disegni che segnano i passaggi dei detenuti.
Corelli consuma e mangia 104 persone, 17 donne e il resto uomini, il reparto C dei trans è stato chiuso sia per i danni dei continui incendi sia perché "non serviva più”... Lula non fa ritornare in Brasile i suoi concittadini... Gli uomini sono nord africani... le donne dell'est europeo... Curiosa concentrazione geografica, che parla molto dei "lavori più visibili".
Corelli mastica e digerisce le persone molto lentamente...il 40% delle persone sono in quella gola da più di 2 mesi... i 20 ragazzi di Lampedusa con la convalida di gennaio, ma sbarcati a dicembre sull'isola... la ragazza del Ghana che ormai sta avvicinandosi ai 4 mesi... oppure la mamma tunisina che dopo anni nel carcere di Como da 50 giorni si domanda dove sia sua figlia... oppure il signore kossovaro con una camicia di pile che ironizza sulla sua "sciagurata" storia: 70 giorni passati nel CIE di Modena, poi un volo di qualche ora verso la Macedonia e altrettante ore di ritorno a Milano perché un kossovaro in Macedonia non può starci... e ora 69 giorni a Milano.
Corelli è una camaleontica struttura. Molto carcere, molto terra di nessuno sospesa ed arbitraria, molto reparto psichiatrico… moltissimo contenitore di rabbia. Per la prima volta abbiamo parlato tutti insieme nella camerate… Prima le donne e poi gli uomini. Strano la Tv era sintonizzata su MTV ma le parole che abbiamo ascoltato non erano musica. C'è una ragazza moldava, sposata con un signore italiano di 34 anni, mi dice " Se mi chiudo, dentro di me muoio", è passata dal reparto psichiatrico del Niguarda a Corelli… prende dei farmaci che le fanno dimenticare la sua vita... la mamma in ospedale in Moldavia, il prestito fatto con i Nomadi, si tocca il braccio per parlarmi della mamma che vive con le flebo, si tocca gli occhi quando mi racconta del Niguarda, si mette sull'attenti quando mi racconta del suo lavoro da badante a Torino. Mi ripete, in continuazione, gocce 2 la mattina e la sera... così scandisce il suo tempo.
C'è una ragazza dai capelli neri lucenti ha fatto da poco un aborto, ha male alle ovaie, ha la febbre. E' ossessionata dal suo sangue e dalle ironie sul suo stato di salute che sente in infermeria... parla, parla e poi ancora parla di non voler essere un animale… ma di fare fatica a ricordarselo. Non ti lasciano respirare per prendere ossigeno guarda la Tv in gabbia anche lei… in disparte una giovane donna albanese con occhiali rossi… È da 10 anni in Italia, ha perso il permesso di soggiorno, era a fare una passeggiata vicino a una strada frequentata molto di notte da macchine di italiane... e ora è a Corelli.
Esco e vengo fagocitata dai racconti degli uomini nord africani. Il clima è diverso, c'è molta tensione, rabbia e i racconti sono altri. Parlano di uomini arrotolati in coperta alla mattina presto per essere espulsi, parlano di botte e di continue incursioni della polizia... Non so se sia tutto vero... ma non sono un giudice… quello che so è che la mia pancia sente la loro rabbia. Sono tutti concentrati sull'ipotesi dei 6 mesi. Spiego l'iter legislativo, sanno, loro vedono la TV… ma i giorni si accumulano... la loro storia collettiva di paura è rappresentata dai 15 ragazzi di Lampedusa… dal 29 di gennaio scritto su 15 carte …e dalle dita su cui contano i mesi. La loro rabbia sono le 10 sigarette che non arrivano mai e l'impossibilità di poter acquistare. Per riscuotere soldi, attraverso bonifici postali di parenti e amici, ora da ,un mese, non basta più la delega alla Croce Rossa per il ritiro, ci vuole il codice fiscale e la carta di identità... richieste impossibili per uno che sta in Corelli. Ecco la loro rabbia e vita.
di lucmu (del 15/04/2009, in Sanità, linkato 1090 volte)
Leggiamo oggi con sconcerto sul quotidiano la Repubblica che l’opposizione in Regione sarebbe d’accordo con l’intento del Governo di ridurre di 3-5mila unità i posti letto negli ospedali lombardi. Precisiamo pertanto che le dichiarazioni del capogruppo del Pd, Porcari, qualora confermate, riguardano esclusivamente la posizione di quel partito e non certo Rifondazione Comunista.
Da parte nostra, ribadiamo invece la nostra completa contrarietà al progetto governativo, ispirato unicamente alla logica del taglio della spesa sanitaria, mediante un’ulteriore riduzione dei posti letto.
E non bisogna essere certo dei profeti per capire che tale taglio di posti letto, qualora sciaguratamente tradotto in pratica, ricadrà principalmente sulla sanità pubblica, poiché l’esperienza concreta, specie in Lombardia, ci ha insegnato che ogni riorganizzazione sanitaria finisce per avvantaggiare gli operatori della sanità privata e ridimensionare il peso specifico di quella pubblica.
La sanità italiana e anche quella lombarda sprecano molto denaro, a causa sia dei molteplici clientelismi, che della perversa logica del finanziamento a rimborso, che spinge le “aziende sanitarie” a mettere al centro non più la persona malata, bensì la malattia e il relativo utile economico associato alla prestazione sanitaria.
Se si vuole ragionare davvero sulla modernizzazione del sistema sanitario, mettendo però al centro la persona e il suo diritto alla salute, allora il nostro contributo ci sarà. Se invece si intende procedere sulla strada del taglio indiscriminato delle spese sociali, allora la nostra opposizione sarà intransigente.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Una rondine non fa primavera, ma la sconfitta incassata oggi alla Camera dall’estremismo xenofobo del Ministro degli Interni e della Lega Nord è senz’altro una buona notizia, poiché elimina dal cosiddetto “decreto anti-stupri” due misure contrarie allo stato di diritto e socialmente e politicamente pericolose.
Tuttavia, né lo stralcio delle ronde, né la bocciatura dell’articolo 5 del decreto, che allungava fino a sei mesi la detenzione amministrativa nei Cie (ex-Cpt) degli immigrati non regolari, sono da considerarsi definitivi, visto che ambedue ricompariranno in Parlamento in occasione della prossima discussione del “pacchetto sicurezza”. Per non parlare del fatto che le odierne divisioni del centrodestra sembrano ispirarsi più all’avvicinarsi della competizione elettorale, che non a profondi convincimenti etici o politici.
Oggi possiamo certamente esprimere la nostra grande soddisfazione politica e civile, ma non certo abbassare la guardia, prendendo lucciole per lanterne. La mobilitazione di tanta parte della società, dall’associazionismo fino ai medici, contro le insane logiche securitarie e xenofobe va anzi intensificata, affinché non si torni indietro e si riesca a mettere in discussione anche la madre di tutti gli orrori, cioè il “pacchetto sicurezza”.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 7 aprile 2009 (pag. Milano)
Era prevedibile, ma fa un po’ specie lo stesso. La giornata del 5 aprile è stata raccontata da gran parte della stampa all’insegna dello “scampato pericolo” e tutti a ringraziare le forze dell’ordine per aver impedito una giornata di guerriglia urbana, come se la notizia fosse quella e non il fatto che nel centro città si è tenuto un raduno nazifascista con la benedizione di Sindaco e Vicesindaco. E così si omette ovviamente di ricordare che se alla fine gli eurofascisti hanno dovuto rifugiarsi in un albergo e rinunciare alla replica delle gesta bergamasche, questo è stato merito unicamente della mobilitazione degli antifascisti milanesi.
D’altronde, lo spettro di un “nuovo 11 marzo” era stato evocato ad arte e rilanciato con molta disinvoltura e poco spirito d’indipendenza da un’informazione sempre più omologata. Lo stesso Governo, per bocca del Ministro Vita e per conto del Ministro Maroni, aveva dato il suo attivo contributo, dichiarando al Parlamento che a Milano si stava organizzando un secondo presidio, oltre a quello di piazza della Scala, fatto di “anarchici” e di intenzioni bellicose.
Erano tutte fandonie, prive di fondamento. Ma erano anche fandonie molto utili, per dire ai milanesi di starsene a casa e di non scendere in piazza, per assolvere preventivamente quei dirigenti del Pd milanese che proprio non ne volevano sapere di manifestare e, last but not least, per far dimenticare il vero scandalo, cioè l’assenza e la complicità delle istituzioni milanesi, del Sindaco Moratti e del suo vice De Corato.
Ma le cose non sono andate come tanti avevano annunciato, anzi auspicato, perché domenica pomeriggio piazza della Scala si è riempita lo stesso di migliaia di persone, in gran parte giovani. E a coloro che hanno organizzato l’happening e a quanti vi hanno partecipato, alla loro determinazione e alla loro intelligenza, va il riconoscimento di aver salvato la dignità della città.
In fondo, a Milano il vero problema non si chiama tanto Forza Nuova, Cuore Nero o simili, che sono quello che sono, fascisti appunto, bensì la tolleranza istituzionale, o peggio, di cui essi godono. Sono quella ambiguità e quella complicità che contribuiscono a rafforzare la rilegittimazione culturale e politica delle tesi e delle pratiche neofasciste, razziste e negazioniste. Una tolleranza che è contagiosa, che abbatte gli argini e che è dunque capace di infettare l’intero corpo sociale.
Piazza della Scala ci consegna un piccolo, ma prezioso antidoto. Sta a noi tutti e tutte farlo vivere oltre quella giornata e portarlo nella quotidianità del nostra agire politico, sociale, culturale e –perché no?- anche personale.
Di seguito l’appello della Milano antifascista e antirazzista per essere in piazza della Scala domenica 5 aprile, dalle ore 15.00:
MILANO AMA LA LIBERTÀ - MILANO RIPUDIA IL FASCISMO
Domenica 5 Aprile i neo fascisti di Forza Nuova intendono organizzare un incontro a cui parteciperanno negazionisti, xenofobi, omofobi e razzisti da tutta Europa.
Il copione l'abbiamo visto a Bergamo, dove la parata fascista e le cariche contro gli antifascisti, oltre a evidenziare la reale natura di questi soggetti hanno anche dimostrato, per l'ennesima volta, di quali appoggi godano. Quello che intendono fare a Milano è quindi l'ennesima provocazione ad uso e consumo di chi tenta di attaccare i diritti e le libertà di tutti noi, di chi foraggia questi personaggi soffiando sulle paure e sulle insicurezze diffuse per seminare odio, paura e politiche securitarie.
A Milano non c'è spazio per i fascisti.
Il sostegno o il tacito assenso che le istituzioni milanesi stanno dando a questa iniziativa, per quanto venga presentato come rispetto della democrazia, non è casuale.
La città che questa giunta vuole costruire ha necessità dell'azione devastante dei fascisti: differenze azzerate, pattugliamento di ronde per tutelare l'ordine degli affaristi d'ogni risma, dei redditieri e del profitto.
La città di De Corato e Moratti è una città impaurita e blindata, una città vuota e infelice.
E che nessuno ospiti il convegno di Forza Nuova dieventandone quindi complice, che si rifiuti la cittadinanza ai negazionisti e ai razzisti, come già fatto dalle Stelline che in seguito alle pressioni della milano antifascista stanno facendo marcia indietro.
Ma Milano non è solo odio e paura. E' fatta anche da chi rifiuta chi semina odio per la diversità e cultura autoritaria. E' fatta di medici che non vogliono essere delatori, di studenti, insegnanti e genitori che rifiutano le classi separate, migranti che non vogliono più essere merce, di donne e uomini liberi che non sopportano più chi vuole decidere delle loro vite.
E' una città plurale, una città antifascista.
Milano ama la libertà.
Domenica 5 aprile ore 15.00 piazza della Scala.
Happening culturale, performance teatrali, reading, musica, interventi davanti palazzo marino, una giornata di mobilitazione cittadina, di riappropriazione di spazi ,di libertà contro i fascisti e i razzisti e le politiche securitarie che legittimano questi utili idioti
Milano antifascista e antirazzista
Firma e diffondi la petizione on line "Milano rifiuta la manifestazione delle destre xenofobe d'Europa" promossa dai circoli Anpi
Era ovvio e scontato, ma ora è arrivata anche la conferma ufficiale da parte di Forza Nuova. Cioè, i neofascisti non si accontenteranno affatto di stare seduti al chiuso in una sala, ma vogliono scendere in piazza e proporre una replica della lugubre esibizione squadrista di Bergamo. Infatti, in un comunicato il capo di Fn, Roberto Fiore, annuncia per domenica prossima anche due presidi. Uno la mattina alle ore 11.00 davanti alla Basilica di S. Ambrogio e l’altro alle 18.30 vicino a Piazza degli Affari.
L’avevamo chiesto in tanti e non solo a Milano: vietate il raduno nazifascista di domenica 5 aprile. Invece no, dagli amministratori milanesi al Ministero degli Interni, tutti a dire che quella iniziativa è legittima.
Gli antifascisti milanesi hanno convocato per domenica pomeriggio un happening culturale contro ogni fascismo, di ripudio del raduno, delle violenze e delle tesi degli eurofascisti. Un’iniziativa che vuole essere di tanti e tante e non un’avventura.
Ma oggi va detto con altrettanta chiarezza che il senso di responsabilità non può stare soltanto dalla parte degli organizzatori dell’happening, ma deve stare anzitutto dalla parte delle istituzioni. Non si può pretendere che i democratici e gli antifascisti stiano buoni e tranquilli in piazza, mentre i neofascisti scorazzano per la città con presidi e cortei improvvisati.
Chiediamo quindi ancora una volta che quel raduno venga vietato e che, comunque, Prefetto e Questore assicurino, con le parole e con gli atti, che ai neofascisti non sarà permessa alcuna iniziativa di piazza, né autorizzata, né non autorizzata.
Altrimenti dovremmo concludere che il gioco è cambiato e che Bergamo ha fatto scuola. E, in quel caso, le responsabilità di quanto potrà accadere peseranno unicamente sulle spalle di chi avrà consentito il raduno nazifascista.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Esprimiamo viva preoccupazione per l’atteggiamento del Governo e del Comune di Milano in relazione al convegno nazifascista previsto per domenica prossima a Milano, presso l’Hotel Cavalieri, in pieno centro città, concesso a Forza Nuova dal proprietario Roberto Bernardelli in seguito al diniego delle Stelline.
A preoccupare non è soltanto il totale menefreghismo politico e istituzionale nei confronti delle tesi negazioniste, neofasciste e razziste propagandate dalla forze che partecipano al raduno, ma altresì il tentativo di mettere sullo stesso piano il raduno nazifascista e l’happening culturale antifascista, che si terrà domenica pomeriggio davanti a Palazzo Marino. Questo infatti è il senso delle dichiarazioni del vicesindaco De Corato degli ultimi giorni e soprattutto di quelle odierne del Ministro Vito in sede di question time alla Camera.
È impossibile non avvertire la puzza di bruciato, cioè la volontà da parte di alcuni esponenti politici e istituzionali del centrodestra di costruire le condizioni perché domenica si verifichi la maggior tensione possibile, magari nella speranza di provocare qualche incidente da vendere poi sul mercato elettorale.
E non stupisce dunque che a considerare oggi i neofascisti di Forza Nuova come un partito qualsiasi siano esattamente gli stessi che non avevano trovato nemmeno una parola di condanna per la sfilata paramilitare di Fn, con tanto di esibizione di spranghe e di apologia di fascismo, a Bergamo il 28 febbraio scorso.
Occorre rompere ogni complicità con i neofascisti. Facciamo pertanto appello a tutte le forze politiche e sociali milanesi di prendere posizione e di adoperarsi perché la città non debba vivere lo scempio di un convegno nazifascista in pieno centro e a pochi giorni dal 25 aprile e perché domenica pomeriggio Piazza della Scala si riempia di migliaia di uomini e donne, come segno tangibile di ripudio di ogni fascismo e della connivenza istituzionale con l’estremismo di destra.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Qui seguito la parole del Ministro Vito durante la question time, così come riportate dall’agenzia Ansa:
RADUNO FN: VITO, FORZE POLIZIA SENSIBILIZZATE
(ANSA) - ROMA, 1 APR - Le forze di polizia che dovranno tutelare l'ordine pubblico in occasione del raduno di Forza Nuova a Milano del prossimo 5 aprile sono state adeguatamente sensibilizzate. Lo ha detto il ministro per i Rapporto con il Parlamento, Elio Vito, nel corso del question time alla Camera.
''La manifestazione - ha ricordato Vito – rientra nell'attivita' di propaganda in vista delle prossime elezioni europee e pertanto non e' previsto alcun tipo di preavviso da fornire alle autorita'''. Si prevede un afflusso di circa 200 persone, ma il Palazzo delle Stelline, che doveva ospitare l'iniziativa, ''ha revocato la disponibilita' all'uso dell'immobile. Al momento, quindi, non si conosce la struttura che eventualmente potrebbe ospitare il convegno''.
''In contrapposizione, pero' - ha proseguito il ministro - esponenti di movimenti di sinistra hanno chiesto di poter svolgere un concomitante presidio in piazza della Scala, richiesta formalizzata al Comune che deve esprimersi trattandosi di luogo pubblico. Sembra tuttavia che nella stessa piazza ci sia in programma un'altra manifestazione culturale''. Anche realta' anarchiche ed antagoniste della citta', ha rilevato, ''hanno organizzato iniziative di contestazione al raduno di Forza Nuova. In considerazione di cio', si e' tenuto in mattinata una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso del quale si e' provveduto a sensibilizzare l'attivita' delle forze di polizia per la tutela
dell'ordine pubblico in occasione della manifestazione che presumibilmente si svolgera' in un luogo privato''. ''Assicuro comunque - ha concluso - che il ministero dell'Interno ed il ministro Maroni segue con la dovuta attenzione la vicenda e l'attivita' di tutte le formazioni
estreme attraverso internet''. (ANSA).
NE
01-APR-09 16:05 NNNN
Niente centro congressi Stelline per il raduno nazifascista di Forza Nuova. Sembra questo il più probabile esito della lettera inviata ieri dall’opposizione al Presidente Formigoni. Infatti, il presidente della Fondazione Stelline, Camillo Fornasieri, di area Comunione e Liberazione, ha dichiarato al Corriere della Sera quanto segue: “chiederemo di ritirare la disponibilità inizialmente concessa al movimento di estrema destra. Tra i relatori del convegno abbiamo scoperto che ci sono anche due esponenti del British National Party che sostengono tesi apertamente negazioniste. Per noi è inaccettabile. Per cui scriveremo alla società che gestisce il nostro centro congressi per disdire la disponibilità della sala già prenotata”.
Quindi, salvo ribellioni, non molto probabili, da parte dei gestori del centro congressi, Forza Nuova si dovrà trovare un altro posto. E noi dovremo vigilare perché non lo trovi. In fondo, perché alla Fondazione Stelline si accorgessero chi sono questi signori c’è voluta una settimana di appelli, lettere e comunicati da parte di mezzo mondo.
E mentre la Regione, senza proferire parola, si è comunque sottratta dalla complicità con il raduno nazifascista, il Sindaco Moratti, sempre più ostaggio del suo vice, continua a rilasciare dichiarazioni che legittimano il raduno. Quindi, occorre mantenere alta la mobilitazione antifascista.
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