Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Mancano due settimane al voto, quasi tutti i sondaggi danno la Moratti sotto il 50%, la Lega litiga con il Pdl e dentro il Pdl tutti litigano con tutti. In altre parole, dopo quasi 20 anni di governo ininterrotto le destre potrebbero perdere Milano e questo sarebbe un botto il cui eco arriverebbe indubbiamente fino a Palazzo Chigi.
Per questo Berlusconi, le sue truppe cittadine e i numerosissimi clan ex-post-neo fascisti che popolano il Pdl e la sua periferia sono seriamente preoccupati e, soprattutto, sono incattiviti, disposti a tutto pur di salvare il loro potere e i loro interessi.
Questa è la premessa necessaria per leggere l’alzarsi della tensione in città e finanche  per comprendere meglio fatti come quelli di ieri, cioè l’incredibile storia della corona per Gaetano Amoroso, giovane di sinistra ammazzato dai neofascisti a Milano nel 1976, e l’aggressione di Forza Nuova a un’assemblea antifascista in serata.
Per farla breve, la vicenda era iniziata con il divieto del Questore della posa dei fiori alla lapide di Amoroso, scattato soltanto perché la consigliera provinciale del Pdl, Roberta Capotosti (ex-Msi), la considerava provocatoria nel giorno nell’anniversario dell’omicidio Ramelli. Cioè, tanto per capirci, il Questore ha ritenuto normale accogliere la richiesta di un’ex dirigente del Msi, alla quale dava fastidio la posa di una corona in memoria di un giovane antifascista assassinato da un commando che era partito proprio dalla loca sede del Msi…
La cerimonia si era poi tenuta lo stesso, grazie a una mediazione e all’anticipo di un’ora, ma il bello, si fa per dire, sarebbe arrivato in serata, in occasione dell’assemblea pubblica in Sala Guicciardini, organizzata da Memoria Antifascista e alla quale partecipavano anche il segretario della Camera del Lavoro e il vicepresidente dell’Anpi di Milano. Infatti, davanti all’ingresso della sala si è materializzato all’improvviso un corteo di una quarantina di neonazisti di Forza Nuova, che brandivano le loro spranghe e minacciavano i presenti. La polizia, pure presente sugli angoli, non gli aveva fermati, perché “non li aveva visti”…
Insomma, troppe cose strane e una certezza: c’è interesse perché in città salga la tensione, che qualcuno reagisca alle provocazioni, che succeda il famoso incidente. E forse è un caso o forse no che proprio ieri, in contemporanea con i fatti milanesi di cui sopra, a Napoli una provocazione dei neofascisti di Casa Pound all’Università avesse portato all’accoltellamento di tre studenti di sinistra.
Ma quello di ieri non è un fatto isolato, poiché la strategia della provocazione e la ricerca dell’incidente salta fuori un po’ dappertutto. Vi ricordate il 25 aprile? Ebbene, in realtà non era successo assolutamente nulla, era il 25 aprile più tranquillo da molti anni, e l’unica notizia vera era che nonostante pasquetta fossero scesi in piazza 60mila persone e che Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra, fosse stato accolto nel corteo da una marea di applausi. Ma il giorno dopo, eccoci le “notizie” più o meno immaginarie lanciate dagli organi di informazione: fischi, contestazioni, tensioni e un mezzo scontro tra polizia e centri sociali…
E poi, cambiando ancora scenario, che dire del 1° Maggio, con tutte le polemiche e il tentativo di vietare il centro alla MayDay, con la negazione di piazza Duomo a Cgil-Cisl-Uil e, last but not least, con la trovata dell’ancora assessore Terzi, che prima delibera l’apertura di negozi per domenica 1° maggio, costringendo persino la Cisl a dichiarare sciopero, e poi annuncia pure la sua partecipazione al corteo sindacale del 1° Maggio?
Insomma, queste ultime due settimane di campagna elettorale non saranno soltanto all’insegna della scesa in campo del capo, cioè Silvio Berlusconi, e degli attacchi personali contro Giuliano Pisapia (al quale, ricordo, sono stati distrutti negli ultimi giorni ben tre gazebo elettorali), ma anche dell’ossessiva ricerca della provocazione, dell’incidente, del fattaccio da esibire poi sulla pubblica piazza come prova della necessità di votare la destra che garantisce ordine e sicurezza. I mezzi saranno i più diversi, dagli sgomberi ai blitz, dalle presenze inopportune fino alle sviste del Questore.
E noi? Ebbene, noi dobbiamo essere consapevoli della situazione e della posta in gioco, che è Milano (e forse non soltanto). Quindi, occhi aperti e nervi saldi!
 
Luciano Muhlbauer
 
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Musica con i DjSet di Vito War, Facchini, Jam, Cegna e Dottor Noise (from Punkreas), reading di Renato Sarti, Bebo Storti, Dijana Pavlovic e Stefano Massaron, interventi dei Comitati x Pispia, del Circolo Magnolia, della rete Milano l’è bela e di altr* e, ovviamente, di GIULIANO PISAPIA. Questo ed altro succederà martedì 3 maggio, dalle ore 18.30 alle 23.00, all’aperitivo in piazza Leonardo da Vinci, a Milano.
Insomma, un’occasione per stare insieme, per chiacchierare e, soprattutto, per discutere e ragionare con il candidato Sindaco, Giuliano Pisapia, sulla questione degli spazi nella Milano che c’è e in quella che (auspichiamo) verrà. Infatti, la Milano della destra, dei De Corato, dei leghisti e dei berluscones è anche la città delle aree dismesse e abbandonate, degli spazi vuoti, degli sgomberi, della chiusura di circoli e locali indipendenti, del fastidio istituzionale verso la musica e la cultura, dei giovani trattati come sorvegliati speciali, delle piazze recintate e dei coprifuochi.
E allora, si impone in maniera dirimente la domanda se possiamo immaginarci una Milano diversa, che magari cominci ad assomigliare un po’ ad altre metropoli europee, come Berlino, Parigi, Barcellona, Amsterdam o Londra. Una Milano che potrebbe esserci senza spendere tanti soldi, perché a Milano lo spazio c’è; quello che manca è una politica decente sugli spazi che li valorizzi, che stimoli il loro riuso, che li renda accessibili e fruibili.
 
E allora, ci vediamo martedì 3 maggio, dalle ore 18.30, in piazza Leonardo da Vinci.
 
In fondo, in allegato puoi scaricare il flyer dell’iniziativa, in formato pdf e jpg. Qui di seguito invece, il mio articolo sul 3 maggio, pubblicato sulla freepress eretica MilanoX di questa settimana:
 
IL CIELO SOPRA MILANO
articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su MilanoX del 29 aprile
 
Una delle caratteristiche dei quasi vent’anni di governo del centrodestra a Milano è l’incessante opera di produzione di nemici da additare e di conflitti da cavalcare. Ormai la città è letteralmente disseminata di conflitti: italiani contro stranieri, giovani contro anziani, residenti contro movida e chi più ne ha più ne metta.
Certo, un modo ben strano di amministrare una città e di volerle bene, ma indubbiamente un metodo che si è dimostrato efficace per legittimare la propria permanenza a Palazzo Marino.
Per Milano, però, il risultato finale è un disastro. Una città sempre più grigia, inospitale e chiusa. La cultura, specie quella prodotta nei quartieri, nei circoli o negli spazi sociali, viene vissuta come un fastidio. I luoghi pubblici sono sempre più recintati e sottoposti a divieti, perché se tante persone si ritrovano in piazza lo si considera un problema. Per quanto riguarda le numerose aree dismesse di Milano, si preferisce consegnarle all’abbandono e al degrado, piuttosto che incentivare il loro riuso per finalità sociali o per attività produttive.
Tra le prime vittime di questa visione di città ci sono ovviamente i giovani, trattati come se fossero dei sorvegliati speciali. Altro che stimolare il protagonismo giovanile! Chi ha amministrato la città ha reso Milano una città ostile per i giovani. E come meravigliarsi, dunque, che l’età media a Milano città sia ormai di 45,1 anni, cioè superiore non solo alla media nazionale (42,8), ma anche a quella della stessa provincia (43,6).
Poi, nella nostra città c’è pure un aggravante, di non poco conto, rappresentato dalla presenza determinante nel governo cittadino della cultura politica di provenienza missina, peraltro intrisa di revanscismo, di cui il vice del sindaco, Riccardo De Corato, è il massimo, ma ahinoi non unico, esponente.
Fino a non troppi anni fa era assai diffusa la convinzione che quest’ultimo fosse un problema che riguardava i soli centri sociali, ai quali il vicesindaco riserva da lungo tempo un trattamento speciale. Ma le cose non stavano affatto così e, infatti, presto la destra cittadina iniziò a dedicare un’attenzione particolare anche ai circoli Arci. Vi ricordate la chiusura forzata del circolo La Scighera nel 2007? Ebbene, nel frattempo le cose sono notevolmente peggiorate e l’ultimo intervento mirato in ordine di tempo ha portato alla chiusura di La Casa 139.
Ma il problema va ben oltre, come aveva giustamente rilevato anche l’appello Liberiamo la Musica, firmato da uno schieramento molto ampio di circoli, artisti e locali all’inizio di marzo: “La Musica a Milano non è più di casa, soprattutto se indipendente, autorganizzata e di base. E non fa differenza se viene promossa da un circolo Arci, da un locale pubblico o da un centro sociale”.
Appunto, non fa differenza, poiché quello che è considerato insopportabile è che i milanesi e le milanesi prendano iniziative culturali, artistiche o sociali indipendenti, cioè fuori dagli spazi politicamente o commercialmente controllati. Infatti, al trattamento iper-severo riservato ad alcuni, corrisponde una tolleranza totale per altri. Vi ricordate la vicenda delle bustarelle e delle dimissioni del comandante della Polizia Locale? Ecco, ci fermiamo qui.
Ebbene, tutto questo per dire una cosa fondamentale e determinante: a Milano il problema non è la mancanza di spazi, ma la politica sugli spazi. Cioè, gli spazi ci sono, ma latita una politica che favorisca e stimoli il loro uso, a fini sociali, lavorativi, culturali, artistici o anche, semplicemente, per stare insieme.
E poi, uno spazio abbandonato, magari in attesa di qualche speculazione immobiliare, non è semplicemente uno spazio vuoto, bensì uno spazio sottratto alla città e un luogo di insicurezza. Anche per questo, vi dovrebbe essere un interesse pubblico affinché venga stimolato il riuso, temporaneo o permanente, delle aree dismesse e abbandonate.
Infine, le esperienze delle metropoli europee ci confermano che un’altra politica sugli spazi è possibile, che diversi approcci culturali possono convivere nello spazio urbano e che il conflitto frontale e permanente è una scelta dell’amministratore e non una legge della natura. Beninteso, anche nelle altre città europee non mancano i problemi, ma una cosa ottusa come qui non è facile trovarla.
Ebbene, se il problema è cambiare politica, allora un’occasione ce l’abbiamo. Il 15 e il 16 maggio si vota per le comunali e decidiamo se tenerci la Moratti, le destre e la loro politica oppure se finalmente si cambia, scegliendo Giuliano Pisapia come Sindaco.
E siccome, appunto, cambiare significa anche cambiare la politica sugli spazi e sulla cultura, c’è un’occasione per parlarne prima del voto, tra di noi e con Pisapia, all’aperitivo in piazza Leonardo da Vinci, martedì 3 maggio. A Milano c’è spazio!
 
clicca sull’icona qui sotto per scaricare il flyer in formato jpg o pdf
 

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di lucmu (del 05/05/2011, in Lavoro, linkato 1025 volte)
Domani, venerdì 6 maggio, c’è lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Uno sciopero generale un po’ strano, perché accompagnato non dal clamore che un atto del genere dovrebbe suscitare, bensì da tanti silenzi, compresi quelli su molti luoghi di lavoro. Dall’altra parte, un po’ strano questo sciopero lo era sin dall’inizio, visto che la sua tempistica e modestia sono in palese contrasto con la drammaticità economica, sociale e politica del momento.
Insomma, stranezze che non fanno che ribadire quanto già conoscevamo. Cioè, la proclamazione dello sciopero da parte della confederazione non era dovuta tanto alla convinzione o alla determinazione, ma piuttosto all’esigenza di neutralizzare le spinte provenienti dalle categorie e dai settori più esposti all’offensiva padronale contro il contratto nazionale e i diritti, a partire ovviamente dalla Fiom.
Infatti, non è un caso che quei settori e quelle categorie avessero immediatamente esteso lo sciopero generale (che è di 4 ore soltanto) a tutta la giornata e che i settori sociali e di movimento più vicini alla battaglia dei metalmeccanici avessero chiamato alla generalizzazione dello sciopero.
Tuttavia, le stranezze, i silenzi e le contraddizioni pesano terribilmente e hanno già provocato i primi effetti negativi, contribuendo all’indebolimento e all’isolamento di chi sta in prima linea. E la vicenda del referendum truffa alla ex-Bertone di Grugliasco (TO), dove i delegati Rsu Fiom hanno dato indicazione di votare sì al ricatto di Marchionne ne è una dimostrazione lampante.
Penso sia né utile, né onesto lanciare scomuniche alla Fiom per il voto alla ex-Bertone, come qualcuno ha già iniziato a fare. Certo, la vicenda apre una fase difficile e complessa, non solo per la Fiom, ma per tutti gli operai metalmeccanici che stanno cercando di resistere ai ricatti padronali, e non dobbiamo nascondercelo. Ci sarà da discutere e da valutare, eccome, ma non ce la caveremo erigendoci a giudici delle scelte altrui, come se fossimo tifosi o spettatori e non, invece, parte in causa.
In altre parole, in solitudine nessuno va da nessuna parte e non si può pretendere che la Fiom, i sindacati di base e gli operai metalmeccanici facciano tutto da soli, magari pure la supplenza a una sinistra che non c’è. Diciamoci la verità, in quest’ultimo anno hanno resistito al più violento e insidioso degli attacchi, quello di Marchionne, spesso in solitudine e con la crisi che pesa sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Ed è questo il punto che dovrebbe interessarci e preoccuparci.
Quindi, discutiamo della Fiom, ci mancherebbe altro, ma soprattutto affrontiamo il problema, decisivo e determinante, della costruzione di quella forza, di quel movimento e di quello spazio sociale e politico imprescindibili per rompere l’isolamento e la solitudine. E questo riguarda non qualcuno in astratto, ma concretamente tutti e tutte noi, che stiamo nei sindacati di base, nella Cgil, nei partiti della sinistra e del centrosinistra o nei movimenti.
 
Luciano Muhlbauer
 
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Mancano ormai pochi giorni al voto e la partita è ancora tutta aperta. È questa la vera notizia, perché è da tempo immemorabile che qui a Milano una cosa del genere non succedeva. Anzi, siamo talmente abituati a partire perdenti e a batterci al massimo per un posto sugli spalti, che ora fatichiamo a crederci e ne abbiamo quasi timore.
E così, non stupisce neanche che molti abbiano dato credito alle voci diffuse dal centrodestra che parlano di sondaggi confidenziali che attesterebbero un grande recupero della Moratti e una sua vittoria al primo turno. Ma non è vero niente, la Moratti non è affatto al 50% e quelle dicerie servono semplicemente a galvanizzare la propria truppa e a diffondere i dubbi dalle nostre parti.
Ovviamente, sia ben chiaro, nemmeno noi abbiamo già in tasca il ballottaggio! Tutto si deciderà in questi ultimi giorni, perché l’area dell’indecisione e dell’astensionismo è ancora molto ampia e alla fine sarà decisiva per determinare l’esito del primo turno.
A destra sono letteralmente terrorizzati dalla prospettiva del ballottaggio, perché sanno che al secondo turno tutto diventa possibile. Quindi hanno fatto, fanno e faranno qualsiasi cosa pur di portare a casa la vittoria al primo turno. Provocazioni, bugie, promesse senza ritegno e soldi a palate, tutto vale e di tutto dobbiamo aspettarci, compresa l’onnipresenza di Berlusconi, che non rispetterà né regole, né silenzi elettorali e cercherà di trasformare in un comizio anche i festeggiamenti per lo scudetto del Milan (compagni milanisti, inventatevi qualcosa!).
Per noi, invece, andare al ballottaggio è il primo obiettivo e la condicio sine qua non per poter mandare a casa la destra, Moratti, De Corato e Salvini. È un sogno? Sì, certo, un bellissimo sogno, peraltro. Ma è anche e soprattutto una possibilità concreta ed è la prima volta da quasi vent’anni che si presenta. In altre parole, saremmo dei folli e degli irresponsabili se non tentassimo di tutto per tradurre la possibilità in realtà!
Quindi, altro che farci deprimere dalla propaganda della destra o coltivare il nostro sconfittismo. Dobbiamo invece mobilitare tutte le nostre energie fino all’ultimo minuto utile, cioè fino alla chiusura delle urne, lunedì alle ore 15, e convincere chi ancora non è convinto, chi ha dei dubbi o chi vorrebbe rispondere con l’astensionismo allo spettacolo penoso della politica politicante. E se siete residenti fuori città, allora avrete sicuramente amici, conoscenti, colleghi e colleghe che stanno in città. Contattateli e parlateci.
Insomma, la storia di queste elezioni è ancora tutta da scrivere e una volta tanto siamo noi che possiamo scriverla. Dunque, che nessuno e nessuna si astenga! Per Giuliano Pisapia, per Milano e, soprattutto, per noi.
 
Luciano Muhlbauer
 
Istruzioni per il voto – siti consigliati per le info:
 
Cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare il facsimile della scheda che troverai al seggio domenica 15 (ore 8.00-22.00) e lunedì 16 maggio (7.00-15.00).
 

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di lucmu (del 11/05/2011, in Politica, linkato 3033 volte)
Moratti e la destra sono in difficoltà e quindi disposti a qualsiasi porcheria. Lo sapevamo e, infatti, oggi al primo e unico faccia a faccia televisivo, che va in onda su Sky, la Moratti è passata agli attacchi personali, alle bugie più sfacciate e, per giunta, senza che Pisapia avesse la possibilità di replicare.
Ecco cos’è successo. Le rigide regole del faccia a faccia prevedevano che Pisapia parlasse per primo e che, quindi, l’ultima parola spettasse alla Moratti. E quell’ultima parola l’ha usato per dare del “ladro” a Pisapia, sostenendo che lui “è stato riconosciuto colpevole dalla Corte di Assise del furto di un veicolo utilizzato poi per un sequestro e il pestaggio di un giovane. Poi è stato amnistiato''. Peccato però che sia tutto falso, visto che in realtà Pisapia fu vittima di un errore giudiziario e, infine, assolto con formula piena per non aver commesso il fatto.
O per dirla con la sentenza della III Corte d’Assise d’Appello di Milano del 1985: “In conclusione non vi è prova – né vi sono apprezzabili indizi – di una partecipazione del Pisapia, sia pure solo sotto il profilo di un concorso morale, al fatto per il quale è stata elevata a suo carico l’imputazione di furto, dalla quale l’appellante va pertanto assolto per non aver commesso il fatto”. Chiaro?
Insomma, da codarda ha tirato fuori la sua bugia all’ultimo secondo, pensando così di far passare sui media la storiella di “Pisapia ladro”. E poi, da che pulpito! Proprio lei, che come candidati consiglieri si porta dietro i Lassini (“fuori le Br dalle Procure”), i Clemente (“che muoia come un cane” rivolto al commerciante che non voleva pagare il pizzo) e gli Osnato (indagato per tangenti e turbativa d’asta), senza parlare degli abusi edilizi del suo figliolo che pensava di sanare con il nuovo Pgt e tralasciando tutte le vicende giudiziarie del suo capo Silvio.
Bene ha fatto Giuliano Pisapia a rifiutare di stringere la mano a questa signora alla fine del “confronto” televisivo e a presentare poi querela per diffamazione aggravata. E bene faremo noi ad andare in massa alle urne per cacciare via la bugiarda!
 
Luciano Muhlbauer
 
cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare l'originale del dispositivo della sentenza di primo grado e delle motivazioni di assoluzione della sentenza di secondo grado

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Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato sul giornale online Paneacqua il 17 maggio 2011
 
Si percepiva che qualcosa stava cambiando, si respirava un clima diverso e nuovo. Un po’ di colore cercava di farsi largo nel grigiore e nelle solitudini di una città sfregiata dal ventennale dominio berlusconian-leghista. Una voglia di risorgere, di riconciliare Milano con se stessa o semplicemente di riconquistare il sorriso, prima ancora di quell’esigenza, divenuta ormai corporea, di calare il sipario su sciura Letizia e il suo vice De Corato, che cominciava a straripare da piazze piene all’inverosimile, come non si era mai visto in occasione di elezioni comunali a Milano. Nell’ultima settimana di campagna elettorale era un crescendo continuo, dai 20mila giovani che hanno riempito piazza Duca D’Aosta per il concerto Milano libera tutti fino ai 40 o 50mila di piazza Duomo, venerdì sera.
In mezzo c’è stata pure l’infamata della Moratti, con la bugia del Pisapia “ladro”, trasformatasi poi in Pisapia “amico dei terroristi”. Ma nemmeno questo agguato, realizzato nel più puro stile berlusconiano, ha modificato il corso degli eventi, anzi, l’ha accelerato e reso più netto.
Quindi, ce l’aspettavamo ormai che il ballottaggio fosse alla portata, ma, francamente, che il risultato del primo turno potesse essere addirittura 48,04% (315.862 voti) per Pisapia e 41,58% (273.401 voti) per la Moratti, questo no. Ce lo impedivano la storia di vent’anni di sconfitte e, soprattutto, la nostra scaramanzia. E, a tutto questo, va aggiunto che non si è verificato nemmeno la temuta forbice tra il voto al candidato Sindaco e quello ai partiti della sua coalizione, che invece hanno retto benissimo, trainati da Giuliano Pisapia.
La disfatta della destra è stata omogenea in tutta la città. La Moratti, che prende peraltro meno voti della sua coalizione, è rimasta dietro Giuliano Pisapia in tutte le zone della città, compreso il centro storico. Ed è impressionante il calo di consensi delle destre rispetto ad un anno fa (elezioni regionali), ben superiore a quello che ha portato via il terzo polo: l’insieme della coalizione di centrodestra è sceso dal 51% (261.859) al 43,28% (257.777), il Pdl dal 36,01% (184.896) al 28,74% (171.222) e la Lega dal 14,49% (74.403) al 9,63% (57.403). E tutto questo in presenza di un aumento significativo dell’affluenza alle urne rispetto all’anno scorso, di quasi 7 punti, cioè 70mila elettori in più!
Si aggiunga, inoltre, che Berlusconi, il quale aveva chiamato al referendum su se stesso, candidandosi come capolista e chiedendo una valanga di preferenze, ha invece dimezzato le sue preferenze rispetto a 5 anni. Peraltro, lo segnaliamo per i cultori della materia, non è andata molto meglio neanche al vicesindaco De Corato, campione di sgomberi, provocazioni e parole inutili.
Infine, facendo un excursus extra-milanese, va sottolineato che la Lega non è andata bene praticamente da nessuna parte, compreso il caso più che simbolico di Gallarate (Va), dove la Lega intendeva sperimentare il suo “piano B”, contrapponendosi direttamente al Pdl. Lo stesso Bossi si era speso parecchio nella campagna elettorale del suo candidato sindaco, ma è finita che al ballottaggio vanno il candidato del Pdl e quello del centrosinistra!
Dalla parte della coalizione di centrosinistra (Pd, Sel, FdS ecc.), invece, tutti i partiti tengono o crescono rispetto all’anno scorso, con l’eccezione dell’IdV, che scende dal 7,60% al 2,54%, pagando probabilmente il prezzo della sua estraniazione dalle primarie.
Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, si è attestato, a nostro modo di vedere, al sotto delle sue potenzialità (3,22% Calise, 3,43% la lista), perché la massima “sono tutti uguali” fatica davvero a funzionare con un candidato come Pisapia.
Ma eccoci alla madre di tutte le domande: come si spiega questo (quasi) miracolo a Milano? Con la parabola discendente del berlusconismo sul piano generale, con Giuliano Pisapia o con altri fattori?
In primo luogo, è nostra convinzione che la distinzione tra piano nazionale e piano milanese ha senso fino a un certo punto. Cioè, è senz’altro vero che il voto evidenzia una stanchezza generale rispetto al berlusconismo, ma è altrettanto vero che il berlusconismo e il leghismo sono creature politiche nate a Milano, che qui trovano la loro roccaforte e il loro cuore, anche simbolico.
In altre parole, Milano è il luogo che ha sperimentato fino in fondo il potere politico, economico e culturale delle destre ed è, quindi, questo il luogo che può porvi fine, che ha la responsabilità di farlo. Se le destre perdono Milano, allora si apre la strada perché perdano anche il governo del paese. In questo senso, i destini di Milano e quelli del resto dell’Italia sono strettamente legati ed è Milano che oggi può/deve indicare la via d’uscita.
In secondo luogo, è nostra assoluta convinzione che senza Giuliano Pisapia candidato Sindaco oggi non saremmo qui a discutere di tutto questo. Senza nulla togliere agli altri candidati delle primarie o ad altre ipotesi che erano in campo, apertamente o meno, prima delle primarie, nessun altro candidato avrebbe potuto coalizzare uno schieramento politico così ampio, né a raccogliere consensi così trasversali, tra periferia e centro, tra giovani e anziani. Giuliano ha raccolto consensi tra i ceti popolari, ma anche tra la borghesia milanese (che sembra, almeno in alcune sue parti non irrilevanti, abbandonare la nave berlusconiana) e li raccoglie tra i movimenti, così come tra i moderati.
Molti avevano pensato (e qualcuno forse non ha smesso nemmeno ora) che alcune caratteristiche di Giuliano fossero delle debolezze e degli ostacoli. È un uomo di sinistra e rivendica di esserlo (oddio!), è un uomo mite e fa scrivere pure sui manifesti elettorali “la forza gentile”, non è un oratore nato e non è a suo agio nelle risse televisive. E così, prima avevano pronosticato che avrebbe perso miseramente le primarie e, poi, che la sua candidatura a Sindaco fosse un regalo per le destre e un suicidio per il centrosinistra. Giuliano e i fatti si sono incaricati di smentirli tutti.
Ebbene sì, perché le “debolezze” di Giuliano erano in realtà la sua forza. In città lo conoscono in tanti, dai salotti alle piazze, per la sua storia e per il suo essere “antropologicamente” diverso (ha ragione Berlusconi) dalla Moratti, da De Corato o da Salvini. Proprio per quello ha potuto fare quello che ha fatto. Aveva, insomma, la credibilità e l’umiltà necessarie per coagulare attorno a sé un vasto schieramento politico, sociale e culturale. Ha definito un blocco o, meglio, ha iniziato a definire un blocco sociale plurale che può sostenere il risorgimento milanese.
Ma la lezione di Giuliano è anche e soprattutto politica: l’alternativa alle destre non si costruisce al tavolino del politicismo, né sacrificando la sinistra per rincorrere il centro (o peggio). Anzi, occorre immergersi tra le persone in carne ed ossa, mostrandosi per quello che si è, puntando sull’unità e su un programma trasparente ed alternativo. E crederci! Così, Giuliano Pisapia è riuscito a mettersi in sintonia con la voglia di cambiamento che a Milano covava e cova sempre più forte.
Ma ora dobbiamo guardare avanti. Tra due settimane si vota per il secondo turno. Loro si stanno leccando le ferite, ma la partita non è ancora chiusa. Tenteranno ogni cosa pur di non perdere Milano. Quindi, noi non dobbiamo fermarci nemmeno per un secondo, dobbiamo guardare avanti, sempre con i nervi saldi, continuare a girare sul territorio, parlare con le persone, convincerli di votare di nuovo, se hanno già votato Pisapia, o di votare per prima volta Pisapia.
Ce la possiamo fare, quindi facciamolo!
 
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Via Padova è meglio di Milano. L’ha frase l’ha detta un bimbo, ma è diventata il titolo di una festa di quartiere. Anzi, questa frase è quasi uno slogan, che riassume la voglia di reagire di una via che poco più di un anno fa era stata sfregiata dal coprifuoco voluto dalla squadra Moratti-De Corato-Salvini.
La festa è ormai alla sua seconda edizione, che si terrà questo fine settimana, il 21 e 22 maggio, e scommettiamo che continuerà anche nei prossimi anni. Il coprifuoco invece non c’è più, né in via Padova, né in altri quartieri. Un obbrobrio e un fallimento talmente evidente che oggi addirittura uno dei suoi legittimi padri, il leghista Salvini, si è scoperto (in campagna elettorale, of course) un avversario del coprifuoco.
Comunque, il ricordo di un anno fa mi riempie ancora di rabbia. In questa via ci vivo e quello che era successo, quello che avevano deciso e fatto coloro i quali malgovernano questa città, era semplicemente una cosa allucinante. Se volete, rileggete il mio sfogo di quei giorni.
Eravamo, però, in molti a non gradire queste attenzioni particolari da parte della destra che governa Milano da un ventennio e scattò la reazione, una bellissima reazione, che sfociò nella passeggiata liberatoria del 29 aprile 2010. Era da tantissimo tempo che in via Padova non si vedeva più una manifestazione popolare, ispirata non a rancori e paure.
In fondo, la festa Via Padova è meglio di Milano ripropone lo stesso spirito, la medesima voglia di partecipazione e l’analogo rifiuto della militarizzazione dei problemi sociali. E molto simili sono anche i promotori della festa. Cioè, attorno al nucleo del Comitato Vivere in Zona 2 si era costituito un fronte plurale, fatto di commercianti, associazioni, parrocchie, il centro di cultura islamico, insegnanti e soggetti attivi nel sociale, dalla Casa di Carità fino all’Ambulatorio Popolare di via dei Transiti. Per l’elenco completo dei promotori, andate sul sito di Via Padova è meglio di Milano.
Insomma, guardando a quella pluralità si scorge quasi una piccola anteprima di quel blocco che oggi sostiene la candidatura di Giuliano Pisapia. Esagero? Forse sì, ma rimane il fatto che una parte importante di via Padova aveva reagito all’oltraggio, rifiutando di arrendersi alla logica della politica della paura, e che questa reazione è uno degli ingredienti che ha permesso di costruire oggi la speranza concreta di poter cambiare a Milano.
Insomma, se abitate in via Padova, allora nella festa ci capitate per forza. Se invece non ci abitate, perché non fate un salto. È un modo come un altro per stare insieme e per coltivare la nostra speranza e il nostro impegno perché il fine settimana successivo possiamo liberarci finalmente del ventennio berluscion-leghista.
 
Per info sulla festa e sui vari eventi: www.meglioviapadova.org/
 
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Calma e gesso! Può suonare un po’ banale e forse anche ripetitivo, visto che un appello del genere l’avevamo già formulato un mesetto fa su questo blog. Ma non lo è affatto, poiché mancano solo pochi giorni al voto e la destra tenta ormai il tutto per tutto pur di non perdere Milano. E di questo tutto fa parte anche la provocazione e la ricerca ossessiva e sistematica dell’incidente e del fattaccio pur di accreditare le proprie bugie sul conto di Pisapia.
Siamo rimasti scossi un po’ tutti dalla violenza dell’offensiva di Berlusconi, post-fascisti e Lega contro Giuliano e diversi di noi si sentono anche disorientati. Beninteso, questo è perfettamente comprensibile, perché siamo umani ed il contrasto tra la nostra bella euforia del 16 maggio e la brutalità della loro campagna d’odio è davvero eclatante. Eppure, comprensibile o no, dobbiamo armarci di santa pazienza, mobilitare la nostra intelligenza e, soprattutto, non cadere nel tranello.
La loro campagna ha due obiettivi: primo, cercare di motivare quella parte del loro elettorato che al primo turno si era astenuta e, secondo, disorientare e fiaccare il nostro elettorato, perché non tutti quelli e quelle del primo turno tornino a votare al secondo. È un obiettivo quasi disperato, visti i numeri, ma proprio per questo sono disposti a qualsiasi cosa, perché ora non hanno più nulla da perdere. Anzi, rischiano di perdere l’unica cosa che gli interessa davvero, cioè il potere.
Non rispetteranno più alcuna regola, scritta o non scritta, e dobbiamo saperlo. L’occupazione quasi militare dei Tg né è stato esempio lampante.  Le accuse, gli insulti e le bugie sono e saranno senza freni e limite: da “zingaropoli” a Pisapia “estremista" e “amico della sinistra dei centri sociali”, dalla Milano “mecca di gay e clandestini” fino all‘esilarante “Pisapia è, metaforicamente parlando, un Anticristo. Che le Scritture descrivono come personaggio suadente.”, lanciato dalla rivista ciellina Tempi (non è una battuta, andate a vedere qui). Ci sono e ci saranno promesse di ogni tipo, anche quelle più incredibili e pazzesche: Ministeri a Milano, no tax area, abolizione dell’Ecopass, condono per le multe (sono 600mila le cartelle esattoriali già spedite dalla Polizia Locale milanese tra gennaio ad oggi e quindi nemmeno condonabili senza un’apposita legge nazionale) eccetera.
C’è tutto questo, ma gli manca qualcosa: il fattaccio da esibire, appunto. E se non c’è tentano di inventarselo, come nel caso della madre dell’assessore Rizzi, che sarebbe stata aggredita ieri da un sostenitore di Pisapia. Le frange di picchiatori dietro Giuliano ‘il mite’, strilla il Giornale. Non è vero niente, non si trova traccia di quell’aggressione nemmeno nei verbali delle forze dell’ordine, ma chi se ne frega!
La verità è banale e suona così: con tutti i soldi e il potere mediatico che hanno è però maledettamente difficile convincere i milanesi che Pisapia sia in realtà il lupo travestito da agnello e il capo dell’estrema sinistra violenta, se poi manca l’inquadratura giusta.
Per questo provocano, cercando l’incidente. In questi giorni sono arrivate segnalazioni a valanga che lo testimoniano. Troppo lungo elencarle. Molte sono vere, altre sono piuttosto il frutto del nervosismo che si è fatto largo dalle nostre parti, specie sui territori, tra i volontari, tra quelli che si sbattono ogni giorno per la campagna di Giuliano. Comunque sia, il clima è questo e, in ultima analisi, è il clima che conta.
Ebbene, se il gioco della destra è questo, cioè provocare, innervosire, cercare lo scontro e il fattaccio, allora noi non dobbiamo stare al gioco. Giuliano Pisapia oggi l’ha detto in maniera biblica: “porgere l’altra guancia”. Ognuno e ognuna di noi lo dica come gli pare, ma il punto è sempre questo: non dobbiamo accettare provocazioni, né farci innervosire. Calma e gesso, dunque! Sangue freddo, nervi saldi, occhi aperti eccetera eccetera.
A volte è dura, lo so, perché c’è un limite agli insulti e alle prese per il sedere che uno/a può sopportare, ma lo dobbiamo fare per una buona causa, cioè per sgomberare da Palazzo Marino Moratti, De Corato, Salvini e tutta la destra che da 18 anni sta soffocando Milano.
Insomma, se loro fanno così è perché hanno paura e perché sanno che stanno per perdere. E noi, se vogliamo finire il lavoro iniziato al primo turno, dobbiamo essere all’altezza dello scontro, tenere duro e mobilitare tutte le nostre energie quest’ultima settimana per riportare al voto quelli e quelle che hanno votato per Pisapia al primo turno e per convincere chi non l’ha ancora fatto a farlo il prossimo fine settimana.
E lo dobbiamo fare seppellendo le loro provocazioni con il nostro sorriso.
 
Luciano Muhlbauer
 
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A Milano sta succedendo qualcosa, indubbiamente, e quel 48% per Giuliano Pisapia al primo turno ne è una fedele rappresentazione. Ma attenti, non dobbiamo pensare che sia già tutto fatto, che ormai il ballottaggio sia soltanto una formalità, perché in questi ultimi dieci giorni la destra ha lavorato, seminando veleni, paure e bugie, attivando le clientele con promesse e favori e utilizzando strutture anche pubbliche per la propaganda elettorale.
Beninteso, non penso che siano riusciti a capovolgere il mondo, poiché il vento e l’onda sono buoni, ma se noi commettiamo l’errore di rilassarci o peccare di presunzione, allora finiamo per darci una zappa sui piedi. In altre parole, perché quello che sta succedendo a Milano succeda davvero, dobbiamo impegnarci fino all’ultimo minuto, cioè fino alle ore 14:59 di lunedì 30 maggio, per portare al voto per Giuliano quelli e quelle che lo hanno votato al primo turno e poi anche altri che invece non l’avevano ancora votato.
Sottovalutare l’avversario è sempre cattiva politica. Ne sanno qualcosa quei ciclisti che dopo aver dominato in modo incontrastato la gara si fanno superare allo sprint, a pochi metri dal traguardo. La Moratti, Berlusconi e la Lega, la destra che governa Milano da 18 anni, insomma, aveva preso una bella botta due settimane fa. Ci avevano messo qualche giorni per riprendersi, ma poi sono partiti, incattiviti, senza più regole e limiti. La bugia della Moratti sul Pisapia-ladro-d’auto-e-amico-dei-terroristi, a confronto, sembrava quasi roba da oratorio.
Zingaropoli islamica, prostituzione a go go, Al Qaeda in Duomo e il Soviet a Palazzo Marino, la moschea più grande dell’Europa, anzi moschee in ogni quartiere, l’invasione di “due milioni di rom” (copyright De Corato), stanze del buco in tutta la città eccetera. C’era pure un Pisapia-Anticristo (Tempi) e la storiella di Pisapia che vuole sopprimere i cani più vecchi del canile, che gira da una settimana. Tutto ciò farebbe ridere se non fosse così immensamente triste.
Oltre alle balle e alle calunnie c’erano però anche le promesse, in pieno stile Lauro (Napoli, anni ’50, vi ricordate?). Invece dei pacchi di pasta si promette di togliere le multe, anche se quelle multe la Moratti non le può togliere, per il semplice motivo che ci vorrebbe una legge dello Stato (come le aveva spiegato la Corte dei Conti già un anno fa). Insomma, mente sapendo di mentire.
Ma la più eclatante delle promesse è senz’altro l’annuncio in zona Cesarini che da ottobre i residenti di Milano (ma non quelli di Sesto o di Rho) non dovranno più pagare l’Ecopass. Ma come? Fino a metà maggio l’Ecopass era la prova lampante del buon governo morattiano e ora, invece, il sindaco uscente si vanta di averlo abolito? In altre parole, la destra cerca di salvarsi in extremis non solo omettendo le tante cose non fatte, ma addirittura prendendo le distanze dalle poche cose fatte.
Infine, ci sono state anche le drammatizzazioni e le provocazioni, la ricerca sistematica ed ossessiva dell’incidente o del fattaccio. Ed è accaduto ancora ieri notte. Comunque, se non arrivava, allora si trasformava il nulla in un’aggressione, com’era accaduto l’ultimo fine settimana, che ha rappresentato forse il culmine della campagna d’odio della destra.
La loro offensiva è stata violenta e volgare, ma non è riuscita ad avvelenare il clima tra di noi, tra quanti e quante sostengono Giuliano Pisapia. E questo è forse il principale dei loro fallimenti e la più bella delle nostre vittorie. Si è visto già martedì scorso: prima l’accoglienza trionfale di Giuliano in Bocconi e poi le migliaia di bici, come non si era mai visto, che hanno attraversato Milano per Giuliano Sindaco. Uno segno inequivocabile dell’aria che tira, così come lo è il clamoroso flop del concerto per la Moratti di ieri sera in piazza Duomo.
Insomma, siamo stati bravi, tutti e tutte, dai movimentisti più incalliti ai moderati più puri. Abbiamo tenuto a freno i nervi e, soprattutto, non abbiamo mai perso l’entusiasmo e il sorriso. Anzi, la creatività ha prodotto un’ironia bellissima, come la canzone Pisapia Canaglia o il video Il favoloso mondo di Pisapie. E l’onda è cresciuta ancora e ci fa dire, appunto, che a Milano sta succedendo qualcosa. Insomma, saremmo dei pazzi a non tenere duro fino all’ultimo secondo. Questa volta, il lavoro iniziato va finito! Per riposare ci sarà tempo, dopo lunedì.
 
Luciano Muhlbauer
 
COME SI VOTA:
in fondo, il ballottaggio è una cosa semplice semplice. Ci sono soltanto due opzioni (A o B, Pisapia o Moratti) eppure c’è confusione, dovuta probabilmente alla presenza sulla scheda anche dei simboli dei partiti della coalizione che sostiene il candidato sindaco (vedi facsimile allegato).
Alla confusione naturale si aggiunge però anche la confusione generata ad arte da informazioni volutamente false, come quelle propinate oggi dalle inserzioni a pagamento sulle freepress in distribuzione in metropolitana, come Leggo o City. Infatti, una pagina intera dedicata al quesito “come votare”, a firma di “www.comune.milano/amministrative 2011”, che afferma che una croce messa sul simbolo di una o più liste collegate al sindaco prescelto sia un “voto non valido”. Questa affermazione è falsa!
 
Come si vota dunque:
  1. Mettendo una croce sul nome del candidato Sindaco, cioè Giuliano Pisapia. Dite a tutti e tutte di fare così!
  2. Comunque, se qualcuno mette la croce non sul nome di Pisapia, ma su un simbolo di partito collegato a Pisapia, allora questo voto per Pisapia è valido lo stesso! Questo invece dovete dirlo a tutti gli scrutatori, presidenti di seggio o rappresentanti di lista che conoscete, perché le false info messe in giro servono esattamente a fare confusione lì e fare, dunque, invalidare voti buoni!
 
Per approfondimenti, anche di carattere normativo, andate sulla pagina dedicata del sito di Pisapia (clicca qui).
 
I seggi sono aperti domenica 29 maggio, ore 8:00 – 22:00, e lunedì 30 maggio, ore 7:00 – 15:00.
 
Cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare il facsimile della scheda
 

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Volevo scrivere qualcosa immediatamente, appena arrivato a casa da piazza Duomo, dopo la bellissima festa del 30 maggio. Ma non ce l’avevo fatta, troppo tardi, troppa stanchezza. E non ce l’ho fatta nemmeno ieri, perché il telefono squillava in continuazione e, soprattutto, la mia mente assomigliava a un frullatore in piena attività. Ma poi mi hanno chiamato dal Manifesto, dicendomi che volevano intervistarmi. E così, mi hanno costretto a mettere in fila qualche primissimo ragionamento, risolvendomi en passant anche il problema di che cosa mettere qui sul blog. Eccovi dunque l’intervista, così come pubblicata oggi su il Manifesto:
 
Intervista / DOPO UNA BELLISSIMA PRIMAVERA MERITIAMO UN'ESTATE MERAVIGLIOSA
«Giuliano ha rotto la cappa che opprimeva i milanesi»
di Giorgio Salvetti – Milano

Piove o tira vento, Luciano Muhlbauer è sempre presente. Da anni, all'alba o a notte fonda, non c'è presidio, sgombero, sciopero, mobilitazione anche di quattro gatti, senza che Luciano sia lì a cercare di fare il possibile per dare una mano, portare solidarietà, far ragionare anche i più testardi senza mai farli sentire soli. Sempre in mezzo alle persone e alla società ma con ben chiaro in testa il quadro politico generale. Fino allo scorso anno è stato consigliere regionale del Prc e alle ultime regionali è stato l'uomo più votato a sinistra. E' una delle colonne dello staff di Pisapia. Vederlo correre a gestire l'enorme festa in piazza Duomo è stata una delle immagini-simbolo della nuova Milano che verrà.
 
Come stai il giorno dopo?
Sono felicemente distrutto per una fatica dovuta a una grande gioia. Non credo di esagerare se dico che ho sentito un assaggio di liberazione. Mentre aspettavo i primi dati ho incrociato il mio ex preside di facoltà con i capelli bianchi. Ci siamo guardati e in un attimo abbiamo realizzato che quando la destra prese il potere a Milano non ero ancora laureato. E' passata una vita. Ho pensato: o oggi o mai più.
Poi la festa in Duomo, e tu dovevi fare in modo che andasse tutto bene in quel casino?
E' stato uno splendido caos creativo. Siamo abituati alle simpatiche pecche delle cose organizzate da militanti e volontari, ma l'altra sera è stato davvero incredibile. Il palco piccolo, solo un pezzo di quello del Giro d'Italia, sembrava un fortino assediato da una marea affacciata a piccolissime transenne. Tutti si sono dati da fare perché filasse tutto liscio: a un certo punto ho visto Gino Strada correre a soccorrere una ragazza svenuta! Una serata indimenticabile, un'immagine della grandissima forza creativa e spontanea che Milano sa esprimere e con cui ha saputo battere la macchina rabbiosa del centrodestra.
Tu che hai vissuto da vicino l'evoluzione politica e sociale della città, come leggi questa straordinaria primavera milanese? Che cosa è davvero successo a Milano?
E' successo che c'è stato l'uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto. Milano viveva sotto una cappa opprimente fatta di rancore, paure e facce sempre incazzate. Un amico di ritorno da Istanbul mi disse: «Là sì che i giovani hanno spazi e possibilità...» , e questo dice come si sentivano i milanesi. Tutta la città soffriva il senso di soffocamento che gli veniva imposto ma non riusciva a trovare un strada, un sentiero per uscirne. Giuliano Pisapia si è messo a disposizione di questo bisogno di liberazione e di questa voglia di partecipazione. Sono convinto più che mai che solo lui poteva farlo, perché per la sua storia era l'unico in grado di far esprimere insieme tutta la città, dai militanti del movimento alla borghesia illuminata. E poi il suo carattere, il suo modo di porsi così poco studiato, da assoluto anti eroe, quella è stata la sua forza. I milanesi lo hanno sentito come uno di loro, non come un politico. Non a caso tutti lo chiamano semplicemente Giuliano.
Questi i meriti di Pisapia e della sinsitra, e i demeriti della destra?
Hanno perso il contatto con Milano e con i loro elettori. Berlusconi in fase declinante ha voluto fare un referendum perdente su di sé. Hanno agitato le solite paure con ancora più forza e hanno fatto una serie di autogol. Ma cos'altro potevano fare? Non avevano altro da dire, chiusi in un angolo senza più sogni o aspettative, vero o false, da offrire. Non è un caso che la Moratti negli ultimi giorni si sia dovuta dissociare anche dalle poche cose che aveva fatto, come l'Ecopass. Il centrodestra ha smesso di comprendere le città. Da nord a sud. Noi possiamo dire con orgoglio che da Milano abbiamo dato un contributo determinante per cambiare il vento in tutto il paese. Qui è nato il berlusconismo e solo qui poteva e doveva finire. Abbiamo fatto la nostra parte, adesso bisogna concludere l'opera a livello nazionale.
Cosa deve fare il centrosinistra?
Dopo tanti anni di rincorse al centro o a destra che hanno prodotto infinite sconfitte, queste elezioni dimostrano che si è vinto riscoprendo quello che siamo ma anche tenendo conto di tutte le peculiarità della coalizione. Non si vince puntando al centro del palazzo ma al centro delle donne e degli uomini, lavorando nella società. Il berlusconismo sta finendo ma non è finito e chissà quanti danni può ancora fare. La vittoria nelle città impone l'urgenza ma anche la possibilità di proporre una alternativa al berlusconismo in tempi brevi. Altrimenti l'alternativa la proporrà qualcun'altro da un altro lato.
Milano però si aspetta subito un segnale che il vento è cambiato davvero.
Sappiamo che tutto quello che abbiamo fatto fino a qui è stato la parte più facile. Prima di tutto bisogna capire quanti buchi di bilancio sono stati fatti. Certo, tutti parlano della giunta. Bisogna dare subito il messaggio a tutti i milanesi che questa non è stata solo un bella campagna elettorale. Penso alla mobilità, ai giovani e all'economia, alla rete wi-fi. Ma soprattutto questa città ha bisogno di respirare, di riscoprire la voglia di stare insieme nelle piazze, a sentire musica. Sono cose semplici che da anni non si potevano fare. Dopo una bella primavera bisogna dare alla città un'estate meravigliosa.

Milano, 1 giugno 2010
 
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