Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Oggi il Consiglio Regionale ha approvato, con un solo voto di maggioranza, cioè 30 contro 29, lo Statuto dell’Aler di Monza e Brianza. In altre parole, nel segreto dell’urna anche diversi consiglieri della maggioranza hanno aggiunto il loro voto negativo a quello delle opposizioni.
E la cosa non sorprende, poiché l’imbarazzo in Aula era palpabile di fronte a una richiesta di voto, fortemente voluta da Alleanza nazionale, ma francamente priva di giustificazione e trasparenza alcuna. Infatti, l’unica scelta razionale sarebbe stata quella di non procedere al voto.
Abbiamo così assistito al paradosso di un centrodestra che lunedì 13 ottobre aveva deliberato in Giunta un progetto di legge di riforma delle Aler che prevede tra l’altro la riduzione dei componenti dei Consigli di Amministrazione da 7 a 5  e che oggi, come se nulla fosse, approva un nuovo Statuto dell’Aler di Monza dove il numero di componenti è fissato a 7.
Peraltro, non c’era nemmeno l’alibi dell’urgenza, visto che l’Aler di Monza e Brianza è già stata costituita ed è pienamente funzionante. Cioè, il nuovo statuto nulla aggiunge.
E allora perché forzare un voto su uno statuto nato già vecchio e superato, nonché in lampante contrasto con quanto strombazzato ai quattro venti da Formigoni appena 8 giorni fa? In Aula nessuno è riuscito a spiegarcelo, ma ci permettiamo di avanzare un’ipotesi: non sarà che qualcuno voglia garantire in extremis, praticamente cinque minuti prima della riforma, qualche posto a qualche amico?
Un’ipotesi avventata e un po’ partigiana? Forse sì, ma rimane il fatto che in Aula, a parte le difese d’ufficio del relatore e dell’assessore, soltanto il capogruppo di An ha preso la parola per cercare di motivare il voto favorevole, convincendo nemmeno tutti i suoi colleghi di maggioranza.
Insomma, oggi il centrodestra, salvo alcune eccezioni, ha perso l’occasione di essere credibile, lanciando invece un pessimo messaggio alla cittadinanza. Della serie: di riduzione di posti in CdA si può parlare, ma solo dopo aver garantito gli amici degli amici. Complimenti!
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer (Prc) e Arturo Squassina (Sd)
 
 
Il Consiglio regionale straordinario sulla casa si è concluso con un centrodestra che cerca di salvare capra e cavoli. Da una parte, ha dovuto formalizzare l’impegno a procedere in tempi brevi ad alcune modifiche della legge regionale n. 27 sui canoni, riconoscendo dunque la fondatezza delle numerose critiche e contestazioni. Ma, dall’altra, si è rifiutato di compiere l’unico atto conseguente e responsabile, cioè l’immediata sospensione dell’applicazione della legge, come richiesto da noi e da tutta l’opposizione.
E così continueranno ancora l’iniquità, l’incertezza e il caos determinati da un’attuazione sui generis di una norma sbagliata, dove le Aler applicano gli aumenti, mentre la maggioranza dei Comuni, a partire da quello di Milano, si rifiutano tuttora di farlo.
Riteniamo pertanto ancora più importante mantenere viva e forte la mobilitazione contro questa legge sbagliata, per impedire che l’odierno impegno del centrodestra si trasformi in qualche inutile e ipocrita operazione di maquillage.
Ribadiamo il nostro impegno affinché si giunga nel più breve tempo possibile a discutere nella Commissione consiliare competente le opportune e necessarie modifiche, nonché il nostro totale sostegno a tutte le iniziative di mobilitazione che i sindacati inquilini decideranno di promuovere.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Si avvicina la seduta straordinaria del Consiglio regionale di domani, dedicata all’edilizia pubblica e alla legge regionale sui canoni, e si moltiplicano notizie e indiscrezioni, elargite alla stampa dall’Aler di Milano, che denunciano macroscopici abusi da parte di alcuni inquilini delle case popolari, da chi possiede due appartamenti in Costa Smeralda fino a quel tale che ha 500mila euro depositati in banca.
Il ritornello che segue è sempre lo stesso: protestano per un aumento irrisorio degli affitti, ma in realtà sono solo dei finti poveri. E così, come per magia, la luce dei riflettori puntata su pochi fa sparire tutti gli altri. Cioè, quelle migliaia di cittadini che per condizione economica non erano riusciti ad accedere alla casa sul mercato privato e che ora subiscono un rialzo iniquo e sproporzionato dell’affitto, tale da metterli spesso in gravi difficoltà.
Insomma, è netta la sensazione che qualcuno cerchi di fare il furbo per evitare di affrontare il problema vero, cioè che la legge regionale 27 non soltanto è ingiusta, ma anche fallimentare. Infatti, la legge - e dunque l’aumento dei canoni d’affitto - è entrata in vigore il 1° gennaio scorso, ma allo stato attuale soltanto le Aler la stanno applicando, mentre i Comuni, sia di centrosinistra che di centrodestra, continuano a ignorarla.
A tutto questo va aggiunto che, da allora, la Giunta regionale non è ancora in grado di presentare il quadro degli impatti economici della nuova norma. In altre parole, al di là della propaganda ufficiale che afferma che l’aumento non provoca difficoltà agli inquilini, non esiste uno straccio di dato reale che riesca a sostenere tale tesi.
Così, all’iniquità palese della legge e alle numerose proteste di inquilini, sindacati ed enti locali si aggiunge pure il caos. È tutto questo che si cerca di oscurare con qualche bolla mediatica, che esibisce i risultati di controlli che l’Aler si era evidentemente dimenticata di fare negli anni precedenti.
Ci auguriamo vivamente che il governo regionale non voglia seguire questa strada anche domani e che colga invece l’opportunità del Consiglio straordinario per un atto di responsabilità. Cioè, sospenda immediatamente l’applicazione della legge n. 27 e riapra il confronto in Consiglio, al fine di apportare alla legge le necessarie modifiche.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare l’Ordine del Giorno, sottoscritto da Muhlbauer (Prc), Cipriano (Sd), Monguzzi (Verdi), squassino O. (Prc), Agostinelli (Prc) e Squassino A. (Sd), per la seduta straordinaria del Consiglio di domani.
 

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di lucmu (del 22/05/2008, in Casa, linkato 894 volte)
Il governo regionale lombardo soffre di evidente autismo politico. Non c’è altra replica possibile alle parole dell’assessore regionale alla casa, Mario Scotti, che per l’ennesima volta si rifiuta di confrontarsi con la sempre più estesa protesta degli inquilini, delle organizzazioni sindacali e di molti enti locali di fronte all’aumento generalizzato e spesso insostenibile degli affitti nelle case popolari.
La verità è che la Giunta Formigoni, con la legge regionale n. 27, sta scaricando sugli inquilini delle case popolari, cioè sui più deboli, i costi della sua politica di disimpegno dall’edilizia residenziale pubblica, sostanziata con il brutale taglio di mezzo miliardo di euro, operato alla fine del 2006, sugli investimenti per la costruzione e la manutenzione delle case popolari.
E per favore, smettiamola con la favola che ci sarebbero locatari che pagano soltanto 50 euro al mese per abitare nelle case popolari. La verità è un po’ diversa, cioè che ogni inquilino, già oggi e a prescindere dalle sue condizioni economiche, paga in aggiunta al canone anche tra 1.300 e 1.500 euro all’anno sotto la voce “spese”, comprendendo persino spese improprie e i diffusi sprechi delle Aler e degli enti gestori, che il governo regionale proprio non vuole affrontare.
Chiediamo dunque ancora una volta un gesto di responsabilità, cioè la sospensione immediata degli aumenti degli affitti e la riapertura del confronto con i sindacati inquilini e con l’opposizione in Consiglio regionale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 23/04/2008, in Casa, linkato 5904 volte)
I destini personali e politici di Roberto Formigoni stanno letteralmente monopolizzando l’informazione lombarda. Tutto ciò è comprensibile, visto che quello strano  presidenzialismo italico in vigore nelle regioni imporrebbe a nove milioni di lombardi di tornare alle urne, qualora il Presidente cambiasse mestiere. E così, anche le nomine dei consigli d’amministrazione delle Aler, approvate ieri a maggioranza dal Consiglio regionale, non hanno trovato più di due righe qua o là.
Eppure, le Aler non sono briciole, bensì le proprietarie della maggioranza delle case popolari in Lombardia, cioè di 105mila alloggi su un totale di 170mila. In altre parole, i consigli d’amministrazione, composti da sette membri, di cui cinque di nomina regionale, gestiscono un patrimonio pubblico enorme. Quindi, sebbene comprensibile, non ci pare assolutamente giustificato questo assordante silenzio informativo e politico, in particolare in merito alla nomina a presidente dell’Aler di Milano di Loris Zaffra.
Qui non si tratta di fare processi sommari e tanto meno di considerare colpevole una persona per il resto della vita, anche dopo che ha estinto il suo debito con la giustizia. Ma quando un’istituzione pubblica affida un incarico di tale importanza, occorre anzitutto garantire trasparenza e affidabilità. E questo ragionamento generale vale ancora di più per quanto riguarda le case popolari, poiché proprio pochi mesi fa una legge regionale sbagliata ha imposto agli inquilini un aumento sproporzionato e iniquo degli affitti, mentre nulla si era voluto fare rispetto ai diffusi sprechi e all’assenza di trasparenza delle Aler.
Da questo punto di vista, ci saremmo aspettati da PdL e Lega un segnale nuovo in occasione delle nomine. Ieri, invece, è stato scelto un pessimo segnale, affidando la presidenza della più importante Aler della Lombardia a un dirigente politico assurto agli onori della cronaca a causa del suo coinvolgimento, in posizione non certo secondaria, in tangentopoli e nel sistema di corruzione della cosiddetta prima repubblica.
Già ieri, nel corso del dibattito in Aula, il gruppo di Rifondazione aveva sollevato fortemente il problema, sottolineando l’inopportunità di tale nomina. Ma abbiamo raccolto soltanto l’indifferenza e il manifesto disinteresse della maggioranza e quindi, in segno di protesta, non abbiamo partecipato al voto.
Tuttavia, non possiamo considerare chiusa la vicenda con il voto di ieri. Ribadiamo che consideriamo un gravissimo errore la nomina di Loris Zaffra e chiediamo pertanto un impegno celere e reale da parte del centrodestra, al fine di definire gli strumenti idonei a garantire la massima trasparenza della gestione delle Aler, aprendo immediatamente il confronto sia in Consiglio regionale, che con le rappresentanze degli inquilini.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
 
di lucmu (del 08/04/2008, in Casa, linkato 1104 volte)
Suonano stantie e stucchevoli le parole dell’assessore Scotti, che per l’ennesima volta dà voce alla favola formigoniana che l’aumento dei canoni d’affitto nelle case popolari lombarde, determinato dalla legge regionale n. 27/2007, sarebbe irrisorio e finalizzato alla lotta contro i privilegi.
È una storiella vecchia, ma che oggi, ancora meno di ieri, trova riscontro nella realtà dei fatti. Infatti, la fase applicativa sta confermando che gli aumenti colpiscono maggiormente le fasce economicamente più deboli, gli inquilini che abitano gli stabili più vecchi e degradati e le città più grandi.
A tutto questo va poi aggiunto un dato che il governo regionale omette con un’ostinazione degna di migliore causa, cioè, che gli inquilini degli alloggi sociali, Aler e comunali, pagano anche le “spese”, che su base annua possono essere persino superiori al canone corrisposto, specie per i cittadini meno abbienti. Ebbene, non solo la legge regionale non interviene sull’assenza di trasparenza e sui diffusi sprechi, che fanno sì che il riscaldamento costi spesso più di quanto paghi qualsiasi condominio privato, ma mantiene integro l’obbligo per gli inquilini di pagare una serie di voci di spesa improprie, come quella di amministrazione, e soprattutto non pone alcun freno alla crescita continua delle spese, che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Insomma, qui l’equità e la lotta ai privilegi non c’entrano un bel niente, poiché il risultato dell’operazione della Giunta Formigoni è unicamente quello di mettere in ulteriori difficoltà economiche quei cittadini che già oggi faticano terribilmente a sbarcare il lunario.
Ma allora, perché il governo regionale difende ad oltranza l’indifendibile? E qui arriviamo all’omissione pubblica più grave, cioè a quello che avvenne in Regione un anno prima dell’approvazione della legge 27. Infatti, all’inizio di dicembre del 2006, la Giunta Formigoni chiese ed ottenne il taglio drastico di oltre mezzo miliardo di euro sugli investimenti per la realizzazione e la manutenzione delle case popolari.
E, per la cronaca, è utile ricordare che allora quel taglio fu motivato dall’impossibilità di reperire tali fondi. Peccato però, che soltanto due settimane più tardi fu approvato il Bilancio regionale, che, guarda caso, stanziava per il triennio a seguire 470 milioni di euro freschi freschi per il nuovo Palazzo della Regione!
Tutto chiaro? Prima si tagliano brutalmente i fondi pubblici e un anno dopo si chiede agli inquilini di autofinanziarsi l’edilizia pubblica.
Nell’esprimere il nostro totale accordo con i sindacati inquilini che oggi manifesteranno davanti al Pirellone, chiediamo che il governo regionale riapra immediatamente il confronto con le parti sindacali e con l’opposizione consiliare, al fine di procedere alle opportune e necessarie modifiche della legge regionale n. 27.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Martedì 8 aprile, i sindacati inquilini lombardi tornano in piazza contro l’ingiusta e iniqua legge regionale n. 27/2007, voluta dalla Giunta Formigoni, che ha aumentato brutalmente i canoni d’affitto nelle case popolari della Lombardia. L’appuntamento è alle ore 16.30, a Milano, in piazza Duca d’Aosta, cioè davanti al Pirellone, sede del governo regionale lombardo.
Anche alla luce del fatto che la fase applicativa della legge ha confermato tutte le preoccupazioni e le critiche già a suo tempo avanzate sia dalle organizzazioni sociali che dall’opposizione politica in Consiglio, i sindacati inquilini chiedono unitariamente di modificare la legge 27.
 
Invitiamo tutti e tutte a sostenere la mobilitazione e a parteciparvi.
 
Qui sotto potete scaricare tutti i materiali sindacali: il volantino della manifestazione, la piattaforma sindacale e una proposta di ordine del giorno per i consigli comunali.
 

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di lucmu (del 24/02/2008, in Casa, linkato 1687 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 24 febbr. 2008 (pag. Milano)
 
Che il senso ultimo della decisione del Partito Democratico di “correre da solo” fosse essenzialmente quello di eliminare dalla scena politica italiana ogni forza di sinistra, politica e sociale, lo sapevamo. Dall’altra parte, già le svolte filo-securitarie del 2007 raccontavano la medesima storia. Ciononostante, riesce ancora a stupire il livello di cinismo e di degrado politico a cui ricorrono in questi giorni alcuni esponenti milanesi del Pd.
Infatti, contestualmente all’avvio della campagna elettorale, il Sunia, cioè il sindacato inquilini il cui gruppo dirigente milanese è legato strettamente al Pd, ha iniziato a diffondere la seguente favola: grazie a un emendamento di Rifondazione alla legge regionale n. 27/2007, quella dell’aumento generalizzato degli affitti nelle case popolari, anche gli inquilini delle case del demanio dovranno pagare di più e tanti di loro avranno pure lo sfratto.
L’effetto di tali annunci, ripetuti fino all’ossessione nelle assemblee, è scontato, a partire dalla diffusione del panico tra tante famiglie. Peccato però, che la storia vera e completa sia un po’ diversa da quella diffusa dai dirigenti sindacali del Pd.
Infatti, l’emendamento in questione, uno dei pochissimi a firma Prc, Verdi, Pdci e Sd che l’assessore ha accolto, stabilisce semplicemente che le case di proprietà comunale costruite in virtù di leggi speciali per gli sfrattati vengano equiparate alle case popolari e che si applichi dunque il canone sociale. Inoltre, va ricordato che l’emendamento non era un capriccio di qualche consigliere regionale, bensì una rivendicazione storica di una parte significativa dei sindacati che si battono per il diritto alla casa, in particolare di Sicet e Unione Inquilini.
Attualmente, nelle case costruite con le leggi speciali vige ancora l’equo canone, ma si tratta di un residuo del passato, poiché l’attuale quadro normativo prevede soltanto due destini possibili: il canone sociale oppure i contratti privati previsti dalla legge 431/98. Non a caso, il Comune di Milano, dopo averci già provato in passato, era tornato alla carica con i suoi tentativi di privatizzazione. Ebbene, ci risulta che il Sunia era disponibile a trattare sull’introduzione dell’affitto privato. Noi riteniamo invece che gli inquilini di quelle case siano maggiormente tutelati in regime pubblico.
Per quanto riguarda, poi, i presunti pericoli di sfratti, va semplicemente ricordato che la “decadenza”, cioè il limite di reddito oltre il quale si perde il diritto ad un alloggio popolare, non è regolato dalla legge n. 27, bensì dal preesistente Regolamento regionale n. 1/2004, che peraltro non si applica tuttora alle case costruite con le leggi speciali.
Pensiamo che sia un bene che le divergenze politiche vengano esplicitate, ma allora bisogna dirla tutta e fino in fondo, invece di mistificare e omettere. Da parte nostra, sosteniamo una battaglia trasparente contro lo smantellamento dell’edilizia residenziale pubblica che Formigoni persegue con grande linearità. Per questo, in Consiglio regionale, abbiamo contrastato e votato contro tutti i provvedimenti presentati negli ultimi due anni dal centrodestra. Riteniamo che la questione casa nelle aree metropolitane lombarde non possa essere affrontata bloccando la costruzione di case popolari, vendendo il patrimonio esistente, spostando le politiche pubbliche verso l’edilizia convenzionata e privata, facendo demagogia sugli “abusivi” e aumentando gli affitti agli assegnatari. Di fronte a una realtà fatta di affitti e mutui alle stelle sul mercato privato e di un patrimonio pubblico che riesce malapena a soddisfare il 5% delle graduatorie, occorre invece una grande rilancio dell’edilizia pubblica.
Il Pd la pensa diversamente e spesso si è astenuto o ha votato a favore dei provvedimenti di Formigoni. E così, alla fine del 2006, si è astenuto anche sul provvedimento che ha tagliato brutalmente, di 500 milioni di euro, i fondi triennali per la costruzione e la manutenzione di case popolari, mentre il punto centrale della sua battaglia emendativa sulla legge 27 era l’aumento della quota di alloggi popolari da mettere in vendita. Cioè, il 20% del patrimonio pubblico complessivo da vendere, come previsto dalla legge, gli sembrava troppo poco. Beninteso, qui il problema non è opporsi alla vendite tout court, bensì fare due conti. Cioè, se non costruisci più, ma vendi tanto, alla fine non rimane più niente, se non l’edilizia privata. Queste cose il gruppo dirigente del Sunia le ha raccontate agli inquilini?
Infine, una veloce riflessione sul futuro immediato. Oggi si pone concretamente il problema di costruire la mobilitazione per impedire l’applicazione dell’aumento degli affitti. E il fatto che, a Milano, la nuova linea del Sunia abbia già provocato la rottura dell’unità sindacale è un brutto segnale. Pertanto, il nostro auspicio sincero è che venga messa in primo piano la necessità della mobilitazione contro la legge di Formigoni e non più la campagna elettorale con ogni mezzo del Pd.
 
 
E’ una brutta sentenza, quella della Corte costituzionale che respinge il ricorso contro la norma regolamentare lombarda, sui cinque anni di residenza necessari per poter fare anche semplicemente domanda di una casa popolare.
Ed è una sentenza preoccupante, perché potrebbe aprire la strada a una differenziazione regionalistica nella disciplina dell’accesso alle case popolari, seppellendo così il principio che l’edilizia residenziale pubblica debba rispondere anzitutto alla funzione sociale di garantire il diritto alla casa alle persone e alle famiglie economicamente e socialmente più svantaggiate.
Il criterio discriminatorio della residenza agisce in Lombardia a diversi livelli. Anzitutto, vi sono i cinque anni per poter fare domanda, ma poi gli anni di residenza continuano a fare punteggio anche in graduatoria. In altre parole, anche dopo 10 anni le condizioni economiche dei soggetti contano di meno degli anni di residenza.
Ora Formigoni e la Lega esultano, ma per la Lombardia c’è poco da gioire. La nostra regione concentra oltre un quarto dell’immigrazione totale a livello nazionale e l’area metropolitana di Milano è segnata da una grande mobilità in ingresso e in uscita, anche di cittadini italiani. Insomma, quella norma discriminatoria non serve per affrontare le questioni sociali, ma soltanto per nascondere il fatto che in Lombardia non si costruiscono più case popolari, perché si preferisce fare l’affare con i privati.
Infatti, attualmente soltanto il 5% di coloro che riescono ad accedere alle graduatorie ottengono poi anche l’assegnazione di una casa popolare. E allora, è molto più comodo indicare nello straniero il “nemico” da battere, piuttosto che assumersi pubblicamente le proprio responsabilità di fronte ai cittadini.
Esprimiamo tutto il nostro sostegno alle organizzazioni dei lavoratori e degli inquilini, promotori del ricorso, che continueranno la loro battaglia, forse anche a livello dell’Ue. A questo proposito giova ricordare che il Commissario europeo Frattini, soltanto due giorni fa, aveva risposto a un’interrogazione di europarlamentari italiani, affermando che qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità per la concessione dell'accesso a benefici sociali, come ad esempio ad alloggi sociali” è in contrasto con le direttive europee.
Ma, appunto, i governanti della regione italiana che si vorrebbe la più europea di tutte, dimostrano ogni giorno di più il loro provincialismo e la loro miopia.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui puoi scaricare il testo completo dell’ordinanza della Corte Costituzionale
 

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di lucmu (del 20/02/2008, in Casa, linkato 1014 volte)
Rifondazione Comunista e le altre forze politiche della Sinistra sostengono e aderiscono alla mobilitazione dei sindacati inquilini Sicet e Unione Inquilini, che si terrà oggi pomeriggio alle ore 16.00 davanti alla sede dell’Aler di Milano.
In Consiglio regionale, insieme alle rappresentanze degli inquilini, ci eravamo battuti fino in fondo per contrastare lo scempio della legge regionale n. 27, approvata alla fine di ottobre dell’anno scorso, che rappresenta un ulteriore e pericoloso passo verso lo smantellamento dell’edilizia residenziale pubblica in Lombardia.
Infatti, si  prevede non soltanto un sostanzioso e generalizzato aumento degli affitti nelle case popolari, senza che agli enti gestori venga imposto alcun obbligo rispetto ai diffusi sprechi, ma altresì la vendita del 20% del patrimonio pubblico regionale, cioè 34mila alloggi sui 170mila totali. Se a ciò aggiungiamo che alla fine del 2006 sono stati tagliati drasticamente, nell’ordine di 500 milioni di euro, i fondi triennali per la costruzione e manutenzione di case popolari, si capisce bene che l’obiettivo finale di Formigoni sia la fuoriuscita da ogni politica pubblica per la casa, degna di questo nome.
La legge regionale e i conseguenti aumenti degli affitti sono entrati in vigore il 1° gennaio 2008, ma gli enti gestori ne hanno già rinviato l'applicazione. E all’incertezza circa il momento in cui scatteranno concretamente, va sommata quella sull’entità effettiva degli aumenti, poiché le ottimistiche stime del governo regionale risalgono al periodo precedente l’aggiornamento dell’anagrafe dell’utenza e del patrimonio.
Insomma, al danno degli aumenti spropositati dei canoni si aggiunge pure la beffa dell’assenza di trasparenza e certezza. Per questo chiediamo ancora una volta che la Giunta Formigoni sospenda gli aumenti e riapra immediatamente il confronto con le rappresentanze degli inquilini.
In secondo luogo, ribadiamo la nostra totale contrarietà alla dismissione del patrimonio pubblico, perseguita con un’operazione politica a tenaglia, che da una parte taglia gli investimenti e dall’altra svende il patrimonio esistente.
Infine, non possiamo che esprimere la nostra viva preoccupazione circa il fatto che il Partito Democratico abbia imposto la rottura dell’unità sindacale degli inquilini e che sponsorizzi ormai apertamente la politica della dismissione di Formigoni, chiedendo persino un aumento del numero di alloggi pubblici da mettere in vendita.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
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