Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Un piatto di lenticchie a chi vive nelle case popolari e un ben servito agli aventi diritto che da anni stanno in graduatoria. E’ questa la morale dell’odierno voto in Consiglio regionale, con il quale il centrodestra, con il voto contrario dell’opposizione, ha dato il via libera al pacchetto di modifiche alle leggi regionali sull’edilizia residenziale pubblica.
L’aumento generalizzato dei canoni, provocato dalla contestata legge regionale n° 27 di un anno fa, viene calmierato soltanto in minima parte e per giunta in maniera differenziata tra quanti vivono nelle case Aler e quelle a gestione comunale. Insomma cambia poco per pochi.
E come se non bastasse, l’abusato slogan del “mix sociale” è stato tradotto nella realtà di una futura riduzione dell’offerta pubblica di alloggi a canone sociale. Infatti, è stato persino respinto il nostro emendamento di salvaguardia, che intendeva escludere la destinazione di patrimonio Erp ad altre tipologie di canone (convenzionato o moderato) in presenza di una domanda sociale insoddisfatta in graduatoria.
Ieri sera con il voto della sola maggioranza il Consiglio ha confermato anche per il 2009 l’erogazione di un sussidio regionale a chi guadagna anche 150-200 mila euro. Oggi la stessa maggioranza manda a dire alle fasce deboli delle nostre città che si arrangino. Complimenti, davvero una scelta di classe.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo della legge di modifica approvata
 

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Il 9 maggio scorso l’Aler e il Comune di Milano hanno annunciato che le “Casette” di via Barzoni 11 saranno demolite e al loro posto dovranno sorgere nuovi edifici. Gli inquilini hanno appreso la notizia dalla stampa, poiché, in barba alla tanto declamata “partecipazione”, con loro nulla era stato concordato. Anzi, fino a poco tempo fa, dal Comune di Milano arrivavano promesse e impegni di ristrutturazioni, visto che c’è anche l’amianto da rimuovere.
E così, gli inquilini del caseggiato hanno reagito, sottoscrivendo una dichiarazione perentoria: “I firmatari di questo documento nonché locatari degli stessi stabili si rifiutano categoricamente di lasciare i loro appartamenti e pretendono la ristrutturazione degli stabili e la rimozione dell’amianto”.
Ce n’è abbastanza, ci pare, per interrogarsi su come Comune e Aler gestiscano il rapporto con gli inquilini delle case popolari, ma ci si potrebbe anche chiedere se la demolizione sia proprio la strada più utile e giusta. Infatti, le cosiddette “casette” sono un po’ particolari. Si tratta di sei edifici bassi costruiti negli anni ’50 (l’amianto l’hanno aggiunto invece molto più tardi, negli anni ’80…), uno dei pochi esempi di edilizia popolare “orizzontale” a Milano. Gli inquilini amano chiamarle “villette a schiera”, ovviamente in versione popolare ed economica. Ma un po’ di verde e di vivibilità in più comunque c’è.
Attualmente le sei “casette” ospitano 60 alloggi a canone sociale. Comune e Aler vorrebbero costruire al loro posto edifici più alti, che possano contenere 120 alloggi. Quelli a canone sociale sarebbero sempre 60, cioè non cambierebbe nulla, ma si aggiungerebbero altri 60 con canoni d’affitto più alti: 30 a canone moderato e 30 a canone convenzionato con patto di futura vendita.
Insomma, alla luce di un’operazione demolizione/nuova costruzione spuntata dal nulla, di cui non si sa ancora tutto, e della totale assenza di cura dei rapporti con le persone che in quelle case attualmente abitano, oggi i Consiglieri regionali dell’opposizione Muhlbauer (Prc), Mirabelli (Pd), Agostinelli (Unaltralombardia), Monguzzi (Verdi), Cipriano (Sd), Prina (Pd) e Zamponi (IdV) hanno depositato un’interpellanza all’Assessore regionale alla Casa.
 
Il testo integrale dell’interpellanza, comprensivo degli allegati che testimoniano le proteste degli inquilini, può essere scaricato cliccando sull’icona qui sotto:
 

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Al di là delle roboanti dichiarazioni di Formigoni sui benefici effetti economici del cosiddetto “piano casa”, in realtà tutti da dimostrare, resta la certezza di un’ulteriore deregulation urbanistica, i cui vantaggi immediati andranno ad alcuni privati, mentre i costi futuri verranno scaricati sulla collettività.
Infatti, la proposta di legge di Formigoni e Boni, impegnati nell’ennesimo gioco delle parti, è fondamentalmente una maxi deroga alle regole urbanistiche, che comporterà nelle grandi città una maggiore densificazione abitativa, senza però prevedere alcun obbligo o vincolo in termini di servizi.
Anzi, il provvedimento  recita semplicemente, al comma 5 dell’articolo 5, che il Comune in sede di formazione o adeguamento del Pgt “verifica l’eventuale ulteriore fabbisogno di aree pubbliche o servizi urbani indotto dall’attuazione della presente legge”. Cioè, il Comune se ne occuperà eventualmente, se vorrà e se potrà,  forse.
Ma i maggiori beneficiari della deroga saranno certamente i costruttori che amano investire nel business dell’edilizia convenzionata. Infatti, miracolo delle modifiche legislative degli ultimi anni, ormai per Edilizia Residenziale Pubblica (Erp) non si intendono più soltanto le “case popolari”, cioè quelle con canoni d’affitto destinati ai redditi bassi, ma un po’ di tutto, compresa l’edilizia convenzionata.
Ebbene, l’articolo 4 della proposta di legge prevede che in quest’ultimo caso si possa ampliare la volumetria addirittura del 40%, non solo con riferimento al singolo edificio, bensì al “quartiere”. Cioè, anche mediante la costruzione di nuovi edifici.
Un regalo straordinario all’Amministrazione comunale di Milano, nemica giurata delle case popolari e teorica del “mix sociale”, cioè della sostituzione del canone sociale con quello convenzionato, e dei cittadini a reddito basso con quelli a reddito più alto.
Insomma, questo “piano” è un buon affare per alcuni, ma un cattivo affare per la maggior parte dei cittadini.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Qui sotto puoi scaricare il testo del progetto di legge che la Giunta regionale ha deliberato oggi e che è conosciuto come “piano casa” (peso: 2Mb). La maggioranza di centrodestra vuole farlo approvare dal Consiglio entro la fine giugno.
 

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Salta la seduta del Consiglio regionale già fissata al 1° luglio, che doveva discutere e approvare il “piano casa” lombardo. È la prima conseguenza degli emendamenti fortemente peggiorativi presentati ieri in Commissione V (Territorio) da parte del relatore Bordoni, del Pdl (Popolo della Libertà).
Queste modifiche alla proposta di legge della Giunta regionale, approdate in Commissione a meno di una settimana dal programmato Consiglio, evidentemente non preoccupano soltanto le opposizioni, ma anche una parte della maggioranza di centrodestra.
Si tratta infatti di un regalo bello e buono a taluni interessi forti e rappresentano una ulteriore deregulation urbanistica.
E così, secondo gli emendamenti presentati, il bonus volumetrico non varrebbe più per i soli edifici residenziali, ma per qualsiasi edificio, anche in centro città, e per giunta senza alcun obbligo di mantenere la destinazione d’uso.
In secondo luogo, nei quartieri di Erp-Edilizia residenziale pubblica, dove il bonus è più consistente (pari, cioè, al 40%), ora gli enti proprietari, Aler e Comuni, non solo potrebbero cedere la volumetria aggiuntiva a soggetti privati, ma questi ultimi potrebbero persino spostarla in altri quartieri.
Infine, grazie a un emendamento che rappresenta forse più di ogni altro la filosofia di queste novità, al termine dei lavori non sarebbe nemmeno più necessario dimostrare di aver effettivamente realizzato un risparmio energetico. Infatti, verrebbe eliminato il dovere di presentare al Comune l’attestato di certificazione energetica.
Il “piano casa”, così com’era, non ci convinceva affatto, ma la sua nuova versione è semplicemente inaccettabile. Auspichiamo pertanto che il rinvio della seduta del Consiglio non si traduca in una pura perdita di tempo, ma diventi occasione perché si facciano udire quelle voci che, anche all’interno della maggioranza, pensano al territorio come a un bene comune e non come a un parco giochi per i soliti noti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare la tabella sinottica con tutti gli emendamenti e osservazioni finora presentati in Commissione V. Segnaliamo in particolare quelli del Relatore agli articoli 3 e 4
 

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Il tanto decantato “piano casa” lombardo salta di nuovo e non andrà in Consiglio nemmeno il 7 luglio prossimo, come programmato e come strombazzato ai quattro venti dal Presidente Formigoni. È la seconda volta che succede ed è sempre a causa dei dissidi interni al centrodestra, che questa volta si sono manifestati in maniera clamorosa.
Infatti, oggi la Commissione V (Territorio) doveva approvare il provvedimento, ma non l’ha potuto fare perché la maggioranza non è riuscita a garantire la maggioranza. C’erano i consiglieri delle opposizioni e anche quelli della Lega, ma tra le fila del Popolo della Libertà le assenze erano vistose e pesanti.
Nemmeno le imbarazzanti irregolarità del Presidente della Commissione, Bordoni, del Pdl - che ha ritardato l’inizio dei lavori per oltre un’ora nonostante il numero legale fosse ampiamente garantito - sono riuscite a salvare la situazione. I commissari assenti del Pdl non si sono proprio fatti trovare. Quindi, Commissione sconvocata e rinviata a data da destinarsi.
Insomma, nel centrodestra c’è un problema politico evidente, visto che oggi è stata la stessa maggioranza di Formigoni ad affondare Formigoni.
Sarà per il “piano casa” o c’è dell’altro? 
Insomma, ce lo dicano, a noi e ai cittadini, perché francamente non ne possiamo più di questi giochetti, fatti di roboanti annunci mediatici, pessimi progetti di legge e misere sceneggiate di potere.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Ultima ora: in serata Formigoni ha convocato i capigruppo della sua maggioranza. Conclusione, come da comunicato stampa ufficiale della Regione: “Esito della riunione è che la maggioranza ritira tutti i suoi emendamenti per votare in Commissione lunedì il testo originario del pdl varato dalla Giunta regionale". Vedremo dunque lunedì se gli emendamenti peggiorativi verranno effettivamente ritirati.
 
 
La Commissione consiliare V (Territorio) ha approvato oggi pomeriggio il “piano casa” regionale con i soli voti favorevoli del centrodestra. Ma Formigoni è riuscito a ottenere l’approvazione soltanto al prezzo della militarizzazione della sua maggioranza - i cui dissidi interni avevano fatto saltare per due volte la discussione in Consiglio, il 1° e il 7 luglio - e riducendo la Commissione a un passacarte del Presidente.
Infatti, il testo approvato oggi esce dalla Commissione identico a come ci era entrato, poiché ai commissari del centrodestra è stato imposto il ritiro di tutti gli emendamenti - compresi quelli ulteriormente cementificatori del relatore Bordoni -, mentre quelli delle opposizioni sono stati dichiarati inaccettabili in via di principio, cioè a prescindere dal merito.
A questo punto possiamo dare per certo che, contrariamente a quanto annunciato da Formigoni la scorsa settimana, il “piano casa” non sarà discusso nella seduta di Consiglio di domani, ma soltanto lunedì 13 o martedì 14 luglio.
Per quanto ci riguarda, anche dopo il ritiro degli emendamenti di una parte del Pdl, diamo un giudizio negativo del “piano casa”. Ci batteremo in Aula per evitare che i centri storici e i parchi diventino oggetto di operazioni speculative e perché i bonus volumetrici nei quartieri popolari siano destinati ad alloggi sociali e alla riqualificazione.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Nell’odierna seduta del Consiglio è naufragato ingloriosamente, come ampiamente prevedibile, anche l’ultimo tentativo di salvare la faccia a Formigoni e di approvare in ogni modo il cosiddetto “piano casa”. Dunque, ormai è ufficiale, se ne discuterà martedì 14 luglio.
Stamattina la maggioranza le ha provate tutte, presentando una richiesta di procedura d’urgenza e facendo persino saltare la discussione sul provvedimento più corposo, già inserito nell’ordine del giorno. Ma poi la montagna ha partorito il classico topolino e, appena due ore dopo la presentazione alla presidenza dell’assemblea, i capigruppo di Pdl e Lega hanno ritirato la richiesta d’urgenza, prima che fosse messa ai voti.
Insomma, ancora una volta hanno fatto tutto da soli, in piena continuità con gli imbarazzanti pasticci delle ultime settimane.
Infatti, il “piano casa” di Formigoni era stato programmato una prima volta per il Consiglio del 1° luglio, ma poi non se n’era fatto niente, visto che alcuni giorni prima in Commissione il relatore di maggioranza, il forzista Bordoni, aveva presentato numerosi emendamenti, non concordati con la Lega, che stravolgevano il provvedimento. Poi la discussione era stata riprogrammata per oggi, 7 luglio, ma la seduta di Commissione di giovedì scorso non è riuscita a licenziare il testo, causa boicottaggio di alcuni consiglieri del Popolo della Libertà. Ne sono seguiti il diktat di Formigoni, il ritiro di tutti gli emendamenti del centrodestra e il maldestro tentativo di forzare la mano al Consiglio.
In tutti questi passaggi – è bene ricordarlo - nemmeno una delle proposte emendative delle opposizioni è mai stata discussa. Anzi, nella giornata di ieri, esse sono state tutte pregiudizialmente respinte dalla maggioranza.
Chiusa la fase acuta dei pasticci e dei litigi di maggioranza, auspichiamo che, in vista del seduta di Consiglio del 14 luglio, la discussione possa tornare finalmente nei luoghi deputati ed essere affrontata con trasparenza.
Da parte nostra, presenteremo tutti gli emendamenti che la Commissione non ha voluto nemmeno affrontare, perché le troppe manovre e manovrine all’ombra del Pirellone hanno solo rafforzato la nostra convinzione che quel “piano” debba cambiare radicalmente.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Domani, martedì 14 luglio, dopo due rinvii consecutivi dovuti ai dissidi interni alla maggioranza, il Consiglio regionale discuterà finalmente il "piano casa" lombardo.
Un provvedimento privo di fantasia e progetto, che consiste fondamentalmente in un insieme di deroghe e sconti urbanistici innestati su un quadro normativo sempre più intricato e incoerente, nella speranza che basti togliere qualche regola edilizia per ridare ossigeno a tutta l’economia. Insomma, un “piano” dagli incerti effetti anticrisi, ma che in cambio comporta un forte impatto negativo sul territorio.
Che ci troviamo nel regno dei desideri, piuttosto che in quello della programmazione, è peraltro confermato dalla previsione degli effetti economici sbandierata dal Pirellone, cioè i famosi 7 miliardi di investimenti e 30mila nuovi posti di lavoro. Cifre e numeri che suonano bene, ma che purtroppo peccano di scarso realismo, poiché si basano sul presupposto che tutti i soggetti privati, dal primo all'ultimo, in grado di costruire qualcosa in base alla maxi-deroga, lo facciano effettivamente nel futuro immediato. Cioè, che siano non solo invogliati, ma anche in condizione di mobilitare e investire risorse economiche.
Ci permettiamo quindi di dubitare seriamente della concretezza di quei numeri, specie quando la parte pubblica non ci mette un euro e nemmeno un po' di governance.
Dall'altra parte, invece, una certezza c'è: si smantella un altro pezzo di governo del territorio, si favoriscano i soliti furbetti del mattone e si stimola quella selvaggia densificazione abitativa e urbanistica, tanto cara agli attuali amministratori milanesi.
Domani in Aula ci opporremo con forza a questo "piano" che piano non è. Si tratta di un provvedimento sostanzialmente inemendabile, perché sbagliato nei suoi presupposti, e tuttora esposto a ulteriori modifiche peggiorative da parte di settori della maggioranza.
Con i nostri emendamenti vogliamo limitare l'impatto negativo del provvedimento sul territorio, impedire che siano compromesse attività produttive esistenti nelle aree metropolitane e introdurre correttivi che aumentino l'offerta di alloggi per i redditi medio-bassi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo della proposta di legge e i nostri emendamenti presentati
 

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Oggi il Consiglio regionale, con i soli voti favorevoli del centrodestra, ha approvato un brutto “piano casa”, persino peggiorato rispetto alla sua versione originaria licenziata dalla Giunta.
Infatti, stamattina l’Assessore leghista Boni ha presentato una ventina di emendamenti che in larga parte sono la fotocopia di quelli presentati a suo tempo in Commissione -e poi ritirati- dal forzista Bordoni. In altre parole, la maggioranza si è ricompattata, attestandosi sulle posizioni più oltranziste e più vicine agli interessi immobiliari forti che spadroneggiano a Milano.
Il risultato è un “piano casa” che va ben oltre i limiti stabiliti dallo stesso Accordo Governo-Regioni del 1° aprile scorso, aprendo i centri storici e le aree verdi alle deroghe edilizie e ai bonus volumetrici, allargando a dismisura la platea di edifici ai quali è possibile applicare la sospensione delle regole edilizie e permettendo la cessione ai privati delle volumetrie aggiuntive generate dalle case popolari. È stato addirittura abolito l’obbligo di “produrre al comune” l’attestato di certificazione energetica, sostituendolo con un molto più vago e meno impegnativo “dotarsi”.
Difficilmente questo “piano” potrà produrre effetti benefici in termini di ripresa economica e posti di lavoro, ma in cambio produrrà un certo impatto negativo sul territorio e un’ulteriore confusione normativa, vero e proprio regno di furbi e furbetti.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Articolo di Luciano Muhlbauer pubblicato su il Manifesto del 16 luglio 2009 (pag. Milano)
 
E infine, dopo settimane di annunci, smentite, commissioni sconvocate e sedute rinviate, martedì sera il Consiglio regionale ha approvato, con il voto contrario di tutte le opposizioni, il “piano casa” della Lombardia, in una versione persino peggiorata rispetto al testo originario.
In tanti speravano invece in un esito diverso, visti i numerosi dissidi nella maggioranza, ma poi è successo l’esatto contrario, cioè il centrodestra si è improvvisamente ricompattato attorno agli interessi e alle spinte provenienti dai gruppi di potere immobiliare che ormai costituiscono il vero governo del territorio a Milano e dintorni.
Certo, la ragione che ha portato di nuovo pace –e che aveva motivato la guerra?- nel centrodestra c’entra poco con l’urbanistica, ma così vanno le cose nel regno di Formigoni. Infatti, mentre il Consiglio dibatteva, in un'altra stanza il “governatore” ha formalizzato le nomine dei nuovi presidenti e direttori generali degli Irccs, cioè della cosiddetta “eccellenza” della sanità lombarda. E a parte il fatto che Comunione e Liberazione ha ribadito il suo strapotere, compresa l’inquietante nomina al vertice della Fondazione Policlinico-Mangiagalli-Regina Elena dell’antiabortista e leader ciellino Giancarlo Cesana, la novità consiste proprio nei posti concessi alla Lega, che si aggiudica il presidente dell’Istituto Tumori e il direttore generale del Besta. Insomma, una poltrona vale ben un po’ di mattoni.
Comunque sia, il prezzo di questo baratto di potere alla fine lo paga il territorio lombardo con una brutta legge, priva di progetto e consistente in una maxi-deroga alle norme urbanistiche ed edilizie e in bonus volumetrici generalizzati, per la durata di 18 mesi, che metterà a dura prova quei comuni che volessero garantire un minimo di controllo e governo della situazione, che aggiunge ulteriore confusione a un quadro normativo sempre più intricato e incoerente e che comporterà densificazione abitativa e consumo del territorio incontrollati. E tutto questo senza nemmeno rispettare i vincoli indicati dall’Accordo Governo-Regioni del 1° aprile scorso, che la stessa Lombardia aveva sottoscritto.
Per dare un’idea di che cosa stiamo parlando, ma senza perderci nei tecnicismi, basti ricordare che queste deroghe consentiranno di ampliare del 20% gli edifici residenziali della dimensione fino a 1200 metri cubi. In caso di sostituzione, cioè di demolizione e ricostruzione, il bonus volumetrico arriva invece al 30% (al 35% se ci metti anche qualche albero) e questo sarà possibile anche con edifici non residenziali, con tutte le annesse preoccupazioni circa la salvaguardia delle attività produttive.
Nel caso dei quartieri popolari, cioè di edilizia residenziale pubblica, il bonus arriva fino al 40%, viene calcolato sulla base della volumetria complessiva esistente nel quartiere e può concretizzarsi anche in nuove costruzioni. E come se non bastasse, la volumetria aggiuntiva generata dall’edilizia pubblica può essere ceduta dalle Aler e dai Comuni a dei soggetti privati. Certo, c’è il vincolo della destinazione ad alloggi Erp, ma questo concetto significa ormai di tutto e di più. Anzi, nel caso in esame, significa tanta edilizia convenzionata e poca o nulla edilizia sociale.
Va poi rammentato che tutte le deroghe e i bonus, sebbene con qualche vincolo in più, valgono anche nei centri storici e nei parchi.
Infine, tra i peggioramenti introdotti dal Consiglio di martedì va segnalata l’abolizione dell’obbligo di “produrre al comune” l’attestato di certificazione energetica ad intervento edilizio terminato. Sarà poca cosa in mezzo a tanto mattone libero, ma considerato che la presunta bontà di questa legge veniva giustificata con l’incentivo al risparmio energetico, forse questo particolare spiega molto più di tante parole.
 
qui sotto puoi scaricare il testo integrale del “piano casa” (la numerazione della legge è ancora provvisoria)
 

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