Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Mentre Penati, al pari di altri esponenti lombardi del Partito Democratico, civetta con le proposte politiche del centrodestra, arrivando persino a ipotizzare alleanze variabili, in Regione Formigoni prima ringrazia e poi prende a pesci in faccia proprio Ds e Margherita. Questo, in sintesi, è quanto successo stamattina in Consiglio Regionale.
Infatti, nella VII Commissione è in discussione il progetto di legge regionale della Giunta Formigoni che intende riformare in senso autonomistico e privatistico tutto il sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Ebbene, dopo settimane di intenso confronto e dopo aver ignorato preventivamente la proposta di Rifondazione, oggi anche le accomodanti richieste di modifica del Partito Democratico sono state liquidate in un batter d’occhio.
L’obiettivo del centrodestra è concludere nel più breve tempo possibile l’iter istituzionale, per arrivare a una seduta del Consiglio da tenersi a fine luglio e approvare a colpi di maggioranza il progetto di riforma, prima della riapertura delle scuole a settembre. Così, alla faccia del cosiddetto dialogo sociale, anche le audizioni con 90 soggetti - istituzionali, sindacali e dei genitori - interessati al mondo della scuola devono essere ridotte a una farsa da esaurirsi in tre sole giornate.
E non importa nemmeno se quella legge regionale, qualora approvata così com’è, sarà obbligatoriamente impugnata dal Governo, viste le palesi violazioni della legge nazionale e della stessa Costituzione. Anzi, meglio così, perché in quel caso Formigoni potrà annunciare in pompa magna: vedete, il centrosinistra non capisce il Nord! Dall’altra parte, non è certo un caso che Regione Lombardia, pochi giorni dopo il primo turno delle amministrative, abbia fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro l’articolo 13 del Decreto Bersani, che stabilisce che gli istituti tecnico-professionali fanno parte del sistema di istruzione nazionale.
Ci pare che il gioco di Formigoni sia trasparente e prevedibile. Si tratta non soltanto di promuovere la Riforma Moratti in salsa padana, ma soprattutto di arrivare a tutti i costi a un conflitto frontale con il Governo, specie dopo i pessimi risultati elettorali dei partiti dell’Unione. Tutto questo è comprensibile e logico, ma ciò che proprio non si capisce è perché si debba dargli una mano.
La strategia del Partito Democratico di rincorrere le destre, che in Regione ha significato dialogare con Formigoni e sacrificare l’Unione, ha oggi dimostrato tutta la sua pericolosa inconsistenza. Auspichiamo quindi che non si voglia insistere oltre e che da domani si possa cominciare a costruire l’opposizione unitaria all’attacco di Formigoni alla scuola pubblica e laica.
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 7 giugno 2007 (pag. Milano)
Che il cosiddetto buono scuola della Regione Lombardia fosse un truffaldino finanziamento pubblico della scuola privata lo sapevamo già. Ce l’hanno confermato ancora una volta i dati relativi ai 43 milioni di euro erogati per l’anno scolastico 2005/2006, visto che il 99,14% è andato a famiglie i cui figli frequentano istituti privati e che il 63% dei beneficiari dichiarano al fisco un reddito tra 35 e 180mila euro annui.
Ma quanto successo ora con il bando per il buono scuola 2006/2007, scaduto il 31 maggio scorso, aggiunge al danno anche la beffa. Infatti, gli uffici regionali avevano inviato a tutte le scuole lombarde una circolare che le invitava a “informare le famiglie” della possibilità di richiedere il buono. E così, molti genitori della scuola pubblica si erano collegati con il sito della Regione per compilare la domanda on line –unica modalità consentita-, salvo poi scoprire che ciò non era possibile, perché il software rifiutava l’inserimento di dati relativi agli istituti pubblici. Chi poi non si arrendeva e chiamava il numero verde della Regione, si sentiva rispondere che il buono scuola valeva soltanto per scuole private.
In altre parole, le famiglie di quel 90% di ragazzi lombardi che frequentano la scuola pubblica non solo vengono escluse de facto al momento dell’assegnazione, ma ora vengono pure prese in giro.
Evidentemente, il Presidente Formigoni è talmente impegnato a promuovere il suo anticostituzionale progetto di ridisegno regionalista dell’istruzione e della formazione professionale, che si è dimenticato addirittura di salvaguardare le apparenze. Ebbene sì, perché escludere preventivamente i genitori delle scuole pubbliche dall’accesso al buono scuola non costituisce soltanto una violazione della legge nazionale, ma anche di quella regionale che aveva istituito i buoni scuola. Infatti, la legge regionale n. 1/2000 afferma espressamente che destinatari del sussidio sono le famiglie degli allievi delle “scuole elementari, medie e superiori statali e non statali, paritarie, legalmente riconosciute, e parificate”.
Il buono scuola di Formigoni si è sempre mosso sull’estremo confine della legge, che appunto vieta il finanziamento esclusivo della scuola privata, ma ora è stato decisamente oltrepassato il limite. Per questo abbiamo depositato un’interpellanza, sollecitando immediati chiarimenti e sollevando la questione di legittimità del bando 2006/2007.
Infine, chiediamo ancora una volta che venga posta fine allo scandalo del buono scuola lombardo e che si usino, invece, i fondi pubblici per sostenere il diritto allo studio degli studenti di tutte le scuole lombarde, a partire da quelli in condizioni economiche svantaggiate”.
qui puoi scaricare il testo dell’interpellanza
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 25 maggio 2007
Di scuola si parla poco, troppo poco. Eppure, contro la riforma Moratti era sceso in campo un movimento straordinario e lo stesso programma dell’Unione annunciava una “radicale discontinuità”. Ma poi arrivò il rigore della Finanziaria e il cacciavite di Fioroni, con il risultato che oggi alla scuola pubblica mancano drammaticamente le risorse, mentre il quadro legislativo morattiano, seppure “sospeso”, appare sostanzialmente integro.
Una situazione di incertezza e di immobilismo che, lungi dal lasciare le cose come stanno, consente ai sostenitori della riforma Moratti di riprendere l’iniziativa. A dare il via non è a caso il potente Presidente della Regione Lombardia, Formigoni, il quale ha presentato un progetto di legge regionale sul “sistema educativo di istruzione e formazione”, che rappresenta insieme un progetto federalista dal sapore devoluzionista e incostituzionale, nonché un autentico rilancio per la via dei fatti del disegno di una scuola al servizio del mercato, anzi essa stessa mercato.
La proposta del centrodestra lombardo, accompagnata da una pomposa campagna pubblicitaria -ovviamente a spese del contribuente-, fa leva sui pasticci del riformato Titolo V della Costituzione e pretende di esercitare unilateralmente tutte le competenze in materia di istruzione e formazione professionale, istituendo de facto il doppio canale, con l’istruzione liceale e quella tecnico-professionale che si allontanano sempre di più. In altre parole, torna il vecchio avviamento al lavoro, a partire dal 14° anno di età, visto che il progetto prevede che l’innalzamento dell’obbligo scolastico di due anni, introdotto nell’autunno scorso, potrà essere assolto anche nella formazione professionale.
Il sistema si basa, inoltre, sulla piena di equiparazione tra istituzioni formative pubbliche e private, che dovranno quindi accreditarsi presso la Regione per ottenere risorse sulla base del principio della quota capitaria. Inoltre, alle famiglie verrà riconosciuto un “buono” da spendere presso l’operatore che ritengono e gli istituti potranno assumere direttamente il personale docente e non docente, senza dover ricorrere a fastidiose graduatorie.
Per capire meglio cosa dobbiamo aspettarci, conviene brevemente ricordare due precedenti lombardi. In primo luogo, il nuovo sistema pubblico-privato è in vigore per la formazione professionale sin dal 2001. Ebbene, il primo effetto fu che tra il 2000 e il 2004 il numero degli enti formativi balzò da 282 a 1143. Un esercito di enti privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che senza trasparenza e controllo effettivo si accaparrava i miliardi del fondo sociale europeo. Un vero e proprio assalto alla diligenza che ha prosciugato le casse, dequalificato il sistema della formazione e trasformato l’assessorato lombardo all’istruzione in quello più indagato d’Italia. In secondo luogo, nel 2001 fu introdotto anche il “buono scuola”, cioè un sussidio pubblico, che nel solo anno scolastico 2005/2006 assorbì 43 milioni di euro di fondi regionali. Ma, e sta qui lo scandalo, il 99% è andato a famiglie i cui figli frequentano la scuola privata e il 63% beneficiari dispongono di un reddito dichiarato che si colloca nella fascia tra 35 e 180mila euro annui. In altre parole, un finanziamento indiretto, ma esclusivo, della scuola privata e un sussidio pubblico a famiglie in maggioranza non bisognose.
Sarebbe dunque un grosso errore sottovalutare la mossa di Formigoni. Qui non si tratta di un semplice affare lombardo, bensì del tentativo di aprire un varco su scala nazionale, approfittando dell’inerzia governativa, dell’assenza di mobilitazione sociale e delle molte ambiguità in settori non marginali del Partito Democratico. La via delle Regioni per riproporre l’attacco alla scuola pubblica, libera e laica è oggi quella più insidiosa e, se non si svilupperà un’iniziativa politica, istituzionale e sociale all’altezza, rischia pure di essere quella vincente.
Negli ultimi giorni le vie e i mezzi pubblici di Milano sono stati inondati da cartelloni pubblicitari a firma di Regione Lombardia, che con vari slogan annunciano “il nuovo sistema di Istruzione e Formazione Professionale”. E allora, molti si saranno chiesti: ma come, in Lombardia c’è un nuovo sistema di istruzione? La devolution non era stata respinta dal voto popolare appena un anno fa?
Domande più che legittime, infatti, visto che in Lombardia non c’è alcun nuovo sistema scolastico regionalizzato, né una nuova legge. Vi è unicamente una proposta di legge regionale della Giunta Formigoni, la cui discussione non è nemmeno iniziata nella competente commissione consiliare. Ma non basta, visto che non si tratta dell’unica proposta e che verranno esaminati contestualmente anche altri due progetti di legge, uno presentato da Rifondazione Comunista e l’altro dall’Ulivo.
Qui e ora non è questione di ribadire la nostra decisa opposizione di merito al progetto del centrodestra regionale di costruire un sistema scolastico lombardo, basato sulla commistione privato-pubblico e dai tratti decisamente anticostituzionali. Conosciamo bene la filosofia del prendere denaro pubblico per darlo ai privati, così come non è un mistero per nessuno che l’asse Formigoni-Lega intende riaprire per la via dei fatti il conflitto Stato-Regione sulla devoluzione delle competenze in materia di istruzione.
Tutto questo fa parte della dialettica politica, ma ciò che è scandaloso e che rappresenta un vero proprio abuso istituzionale è l’uso del nome, dei simboli e, soprattutto, delle finanze dell’istituzione Regione Lombardia, che è di tutti i cittadini, a prescindere dal loro orientamento, per fare propaganda alle proposte di una parte politica, con l’aggravante che siamo in piena campagna elettorale per le amministrative.
Oggi, Rifondazione Comunista ha presentato un’interpellanza urgente alla Giunta per sapere quanto costa ai cittadini questa campagna propagandistica e quali sono i capitoli di bilancio che la finanziano.
Invitiamo il Presidente Formigoni a dare immediatamente spiegazioni e, soprattutto, a fermare questo vero e proprio abuso.
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui puoi scaricare il testo dell'interpellanza
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 9 marzo 2007 (pag. Milano)
L’analisi dei dati relativi all’erogazione dei 43 milioni di euro del cosiddetto “buono scuola” per l’anno scolastico 2005/2006 riconferma per il quinto anno consecutivo l’esistenza di un vero e proprio scandalo. Infatti, il 99% degli studenti destinatari del “buono” frequentano la scuola privata e il 63% delle famiglie beneficiarie dispongono di un reddito dichiarato che si colloca nella fascia tra 35 e 180mila euro.
Il buono scuola è un sussidio regionale, introdotto dalla giunta Formigoni nel 2001, che viene erogato alle famiglie che ne facciano richiesta a copertura parziale (25% o 50%) delle rette scolastiche. Formalmente è accessibile a tutte le famiglie del milione di studenti lombardi, ma di fatto i requisiti ne escludono il 90%, cioè i ragazzi che frequentano la scuola pubblica. Ufficialmente il buono serve per consentire la “libertà di scelta” tra scuola pubblica e privata a quelle famiglie che per condizione economica non potrebbero esercitarla, ma in realtà la maggior parte dei fondi finisce in mano a famiglie per nulla bisognose. E così, grazie anche all’uso di un indicatore Isee molto sui generis, che non considera nemmeno la situazione patrimoniale, succede che persone residenti in costosissime vie milanesi, come via Della Spiga o Galleria San Babila, possano tranquillamente ottenere un contributo regionale.
In altre parole, mentre per il diritto allo studio di tutti gli studenti lombardi sono stati spesi appena 7 milioni, ben 43 milioni di euro di sussidi, pagati dal contribuente, sono invece piovuti sulle scuole private e su famiglie benestanti. Complimenti Presidente Formigoni, lo Sceriffo di Nottingham non avrebbe potuto fare di meglio!
Rifondazione Comunista chiede, ancora una volta, che venga posto fine a questo scandaloso e immorale drenaggio di denaro pubblico a favore di una vera e propria clientela elettorale. Le ingenti risorse del “buono scuola”, 192 milioni di euro in cinque anni, andrebbero piuttosto indirizzate verso quelle famiglie lombarde, davvero bisognose di un sostegno, che faticano a sostenere i costi dell’istruzione, a partire dal caro-libri, e verso il contrasto del fenomeno dell’abbandono scolastico.
qui sotto puoi scaricare l’analisi del Gruppo regionale del Prc
Il sistema di formazione professionale lombardo, si sa, è notevolmente diverso da quelli delle altre Regioni italiane. Infatti, nel 2001 era stato introdotto quel sistema di accreditamento che ha fatto quintuplicare il numero degli operatori. Un esercito di enti formativi privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che si è accaparrato il miliardo e mezzo di euro stanziato nel periodo 2000-2006, di cui il 45% proveniente dall’Unione Europea.
Tra le vittime illustri dell’eccezione lombarda troviamo non soltanto la trasparenza, l’efficienza e la qualità del sistema, ma anche le condizioni di lavoro dei dipendenti. Ebbene sì, perché il contratto collettivo nazionale della formazione professionale è sempre meno rispettato e imperversano la precarietà e l’insicurezza. Una situazione grave già di per sé, ma che diventa sempre più drammatica con l’avanzare dell’annunciata crisi del settore e con il suo corollario di esuberi di personale.
La Giunta Formigoni non si è limitata a disinteressarsi dell’applicazione del contratto nazionale, ma sta contribuendo attivamente ad ostacolarla, giungendo addirittura a non applicare la legge regionale. Infatti, la 95/80 prevede espressamente la Commissione paritetica regionale, composta da rappresentanti delle parti sociali e dall’assessore competente, la cui funzione è quella di “assicurare la corretta applicazione” del contratto. Ebbene, nonostante il parere legale del Consiglio, richiesto da Rifondazione Comunista, abbia confermato la piena vigenza della normativa, la Giunta regionale insiste nel rifiuto di applicarla. Conclusione: non c’è alcun luogo istituzionale che vigili sull’applicazione del contratto e Regione Lombardia si deresponsabilizza rispetto alla gestione degli esuberi.
Per questi motivi e dopo ripetute sollecitazioni all’assessore Guglielmo, rimaste senza riscontro, oggi il Prc ha chiesto formalmente all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale di intervenire con urgenza, al fine di garantire il rispetto della legge da parte della Giunta. È semplicemente intollerabile che la Giunta Formigoni arrivi persino a ignorare la legge, pur di boicottare l’applicazione del contratto nazionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui puoi scaricare la lettera inviata alla Presidenza del Consiglio Regionale
La Formazione Professionale lombarda, si sa, è un grande ginepraio da quando la Giunta Formigoni ha instaurato il sistema degli accreditamenti. A rendere la situazione ancora più complessa è poi intervenuta la determinazione del centrodestra lombardo di volere a tutti i costi anticipare la riforma Moratti per mezzo della cosiddetta “sperimentazione”. E così può succedere di trovarsi di fronte a degli atti amministrativi che lasciano francamente sbigottiti, com’è il caso del decreto dell’assessorato regionale alla Formazione numero 1755.
Il decreto risale al 17 febbraio scorso e bandisce un “Invito alla presentazione di candidature” per la realizzazione di Poli formativi. Fin qui nulla di strano, si direbbe, se non fosse per due elementi che destano viva preoccupazione, considerato altresì che sono in ballo oltre 11 milioni di euro.
Anzitutto, nelle pieghe di un semplice decreto del direttore generale si annida in realtà una forzatura politica inaccettabile, poiché si colloca l’intera formazione tecnico-superiore nel “nuovo sistema ordinamentale del secondo ciclo”. Essa entrerebbe così a far parte da subito di quella sperimentazione della riforma Moratti che la Conferenza Stato-Regioni, soltanto pochi mesi fa, aveva invece deciso di far slittare all’anno scolastico 2007-2008.
In secondo luogo, il metodo adottato per selezionare i beneficiari degli 11mln di euro disponibili per i progetti di Polo Formativo ci lascia piuttosto perplessi. Infatti, l’assessorato ha definito una procedura molto sui generis, in cui si “invitano” i candidati a presentare domanda in tempi iper-ravvicinati, cioè entro il 10 marzo prossimo, al fine di verificare il possesso della “condizione di ammissibilità”. E a coloro i quali supereranno questa sorta di pre-selezione sarà “riservata” la partecipazione a un “successivo” e non meglio specificato “dispositivo regionale” relativo all’assegnazione del finanziamento. In altre parole, un meccanismo farraginoso che consegna un’unica certezza: bisogna fare tutto molto in fretta! Ma non era più semplice e trasparente ricorrere allo strumento del bando? E perché l’assessorato ha deciso di scavalcare le Province?
Insomma, troppe forzature e troppe ombre sul decreto 1755. Pertanto, Rifondazione Comunista ha oggi chiesto formalmente all’assessore Guglielmo di ritirarlo.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi è approdata in VII commissione consiliare la deliberazione che definisce le modalità di erogazione del buono scuola per l’anno scolastico 2005-2006, licenziata dalla Giunta regionale il 29 dicembre scorso. Un provvedimento identico a quelli degli ultimi quattro anni, che rinnova lo scandalo del lauto finanziamento pubblico a favore delle scuole private e di famiglie di ceto medio-alto, mentre la stragrande maggioranza delle famiglie lombarde si vede esclusa da ogni tipo di sostegno per l’istruzione. Una vera e propria operazione da Sceriffo di Nottingham, tanto più stucchevole quanto è stato sostanzioso –del 21% - il taglio di risorse per l’istruzione ai danni degli enti locali, operata dall’ultima legge Finanziaria del governo.
Basta d’altronde analizzare velocemente i dati relativi all’anno scolastico 2004-2005, per capire che di autentico scandalo si tratta. La Regione Lombardia, infatti, aveva stanziato 42 milioni di euro per il buono scuola, destinati all’ 8,47% degli studenti lombardi che frequentano le scuole non statali (di questi il 6,27 prende effettivamente il buono scuola), e soltanto poco più di 7 milioni per il diritto allo studio, destinati al restante 91,53% degli studenti. Ovvero, siamo di fronte ad un investimento medio pro capite di 666,49 euro per gli alunni delle scuole private e di 7,04 euro per quelli che frequentano la scuola pubblica.
Ma non è tutto. Oltre il 50% (22 mln) di questi 42 milioni di euro è stato assegnato a famiglie con un reddito annuo dichiarato tra 40 e 186 mila euro. Altro che sostegno a famiglie bisognose! Si aggiunga a ciò che l’analisi dei dati ha rilevato che 954 beneficiari del buono scuola dichiarano un reddito annuo praticamente sotto lo zero, cioè oscillante tra -116mila euro e 1960,26. Pertanto, il Prc ha sollecitato un supplemento di controllo regionale della veridicità della situazione familiare dichiarata, come peraltro prevede la normativa nazionale sull’ISEE.
Infine, la Giunta Formigoni aveva motivato l’introduzione del buono scuola con la “libertà di scelta” delle famiglie. Ebbene, i dati relativi agli ultimi quattro anno dimostrano che non vi è stato un traghettamento di alunni dalla scuola pubblica a quella privata, ma semplicemente quello di denaro pubblico, cioè di tutti, alle scuole private e ai ceti abbienti.
Rifondazione Comunista chiede che lo scandaloso sistema di erogazione del buona scuola venga abolito e che si apra immediatamente il confronto istituzionale al fine di giungere ad un modello che ristabilisca la parità di diritti dei cittadini, privilegi l’orientamento delle risorse a favore della famiglie a basso reddito e sostenga la scuola pubblica.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Giorno Milano del 11 ott. 2005
Con la guerra per le poltrone tra Lega e Formigoni che ha portato il Pirellone alla crisi e che sta monopolizzando l’attenzione pubblica, nessuno sembra più vedere la crisi che i cittadini lombardi vivono invece ogni giorno e che richiederebbe un’azione politica urgente e incisiva. Così è successo che nessuno si è accorto dei lavoratori e delle lavoratrici della formazione professionale lombarda che lunedì scorso hanno scioperato contro gli esuberi in arrivo, ben 254 e cioè il 19% del personale assunto a tempo indeterminato nel settore.
La formazione professionale, una volta fiore all’occhiello della Lombardia, è oggi al collasso. 13 sono stati i licenziamenti un anno fa, 254 persone rischiano il posto di lavoro oggi e per l’anno prossimo si annuncia una situazione tragica. Infatti, l’intero sistema di finanziamento è costruito sulle sabbie mobili. Il 45% del totale per il periodo 2000-2006 proviene dall’Ue, mediante il Fondo Sociale Europeo. Ma, e sta qui il problema, il Fse non verrà più erogato l’anno venturo e una sua eventuale ripresa non si avrà realisticamente prima del 2008.
E, come se non bastasse, le risorse sono già oggi praticamente finite tanto che i fondi alla Province hanno subito tagli molto pesanti. La sola Provincia di Milano ha dovuto ridurre il numero di corsi erogati del 45%. Un fiume di denaro si è perso senza lasciare traccia in questi anni, grazie al sistema di accreditamenti introdotto nel 2001, che ha fatto balzare il numero di enti formativi dai 282 del 2000 ai 1143 del 2004. Un esercito di enti privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che senza trasparenza e controllo effettivo si accaparrava i miliardi del Fse. Un assalto alle risorse pubbliche che ha prosciugato le casse, dequalificato il sistema della formazione e trasformato l’assessorato lombardo all’istruzione in quello più indagato d’Italia.
Ora c’è voluto questo ennesimo sciopero perché l’assessore Guglielmo accettasse almeno di sedersi attorno a un tavolo con le organizzazioni sindacali, per affrontare in extremis la situazione di questi 254 lavoratori. Meglio tardi che mai, si direbbe. Tuttavia, il problema di fondo, cioè la crisi strutturale della formazione professionale lombarda, rimane in tutta la sua drammaticità.
Anni di gestione a dir poco allegra di un settore strategico per la Lombardia da parte della Giunta regionale sono la causa del dissesto odierno. Occorre cambiare strada, mettendo mano a una riforma profonda del settore, che ridia centralità ai soggetti pubblici e trasparenza, prospettiva e stabilità al sistema. E occorre farlo ora, prima che sia troppo tardi.
Rifondazione Comunista esprime ai lavoratori della formazione professionale lombarda in lotta la sua totale solidarietà.
C’è voluto questo ennesimo sciopero perché l’assessore Guglielmo acconsentisse finalmente a sedersi attorno a un tavolo con le organizzazioni sindacali. Una reticenza assolutamente vergognosa considerato che il responsabile vero dei 254 licenziamenti è proprio la Giunta Formigoni.
Il sistema della formazione professionale, una volta fiore all’occhiello della Lombardia, è oggi sull’orlo del collasso. 13 sono stati i licenziamenti nel settore un anno fa, 254 persone rischiano il posto di lavoro oggi e per l’anno prossimo si annuncia una situazione tragica. Infatti, l’intero sistema di finanziamento della formazione professionale lombarda è costruito sulle sabbie mobili. Il 45% del totale per il periodo 2000-2006 proviene dall’UE, mediante il Fondo Sociale Europeo. Ma, e sta qui il problema, il FSE non verrà più erogato l’anno venturo e una sua eventuale ripresa non si avrà realisticamente prima del 2008.
Inoltre, non sono nemmeno avanzate risorse per far fronte alla situazione per il 2006-2007, poiché già ora si registra un deficit di oltre 30 milioni di euro, mentre sono già stati tagliati i fondi alla Province. Un fiume di denaro che in questi ultimi anni si è perso senza lasciare traccia, grazie al sistema di accreditamenti introdotto nel 2001, che ha fatto balzare il numero di soggetti formativi dai 282 del 2000 ai 1143 del 2004. Un esercito di enti privati, spesso erogatori di un unico corso in tutto l’anno scolastico, che senza trasparenza e controllo effettivo si accaparrava i miliardi del FSE. Un assalto alle risorse pubbliche che ha prosciugato le casse, dequalificato il sistema della formazione e trasformato l’assessorato regionale in quello più indagato d’Italia.
Per i lavoratori, oltre al danno arriva anche la beffa. Rischiano di perdere il lavoro senza poter accedere agli ammortizzatori sociali. E ancora una volta è la Regione Lombardia a figurare tra i responsabili. La legge regionale 95/80 prevede nell’articolo 41 l’istituzione di una Commissione paritetica regionale, con competenze specifiche anche nel campo della gestione della mobilità. Articolo mai applicato! Un accordo tra organizzazioni sindacali e Regione Lombardia del 2003 prevedeva l’istituzione di un fondo di garanzia. Fondo mai istituito!
I 254 lavoratori, tutti con anni esperienza, dovrebbero ora pagare il prezzo di una politica da rapina. Ciò è inaccettabile. Rifondazione chiede che la Giunta regionale applichi le leggi e gli accordi. Inoltre, presenterà nella prossima seduta del Consiglio un ordine del giorno per impegnare la Giunta a riformare con urgenza l’intero sistema di formazione professionale, ridando centralità ai soggetti pubblici e prospettiva, stabilità ed efficienza al sistema. Prima che sia troppo tardi.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
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