Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Chiunque sia l’assessore alla Sanità lombarda, Cè, Formigoni o di nuovo Cè, le cose vanno sempre alla stessa maniera, con i processi di privatizzazione che avanzano senza tregua nel silenzio generale.
C’è il progetto di esternalizzazione dell’unità operativa della dialisi della P.O. di Vizzola Predabissi, afferente all’ospedale di Melegnano, per ora bloccato dal tribunale di Lodi, con sentenza del 19 settembre scorso. Ma adesso entra in campo anche l’ospedale San Raffaele di Milano, che intende avviare l’esternalizzazione dei sistemi informativi, compresi i 38 lavoratori lì impiegati. Beneficiaria di questa privatizzazione dovrebbe essere la Siemens Spa di Milano, azienda senza esperienza significativa in campo sanitario e che versa in una situazione tutt’altro che solida, considerato che essa stessa ha avviato dei processi di esternalizzazione che coinvolgono ben 68 lavoratori delle sedi di Marcianise e di Cassina de’ Pecchi.
Comprensibili dunque le preoccupazioni delle rappresentanze sindacali del San Raffaele, che stamattina realizzano un presidio congiunto con i lavoratori della Siemens. Ma in gioco non è soltanto il futuro occupazionale di decine di lavoratori, bensì la stessa qualità del servizio sanitario regionale. Infatti, quanto sta avvenendo al San Raffaele, tempio della sanità privata lombarda a finanziamento pubblico, sembra essere una sorta di privatizzazione pilota, essendo previste a breve, secondo quanto affermato dal direttore generale Botti, altre 8 esternalizzazioni di servizi informativi in altrettanti ospedali lombardi.
I Consiglieri Regionali lombardi di Rifondazione Comunista esprimono la loro piena solidarietà ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali dell’ospedale San Raffaele e, insieme ai consiglieri Riccardo Sarfatti, Bebo Storti e Carlo Monguzzi, hanno presentato un’interrogazione affinché la Giunta Regionale informi immediatamente il Consiglio sulle finalità dei progetti di privatizzazione in atto.
Nel frattempo è auspicabile che la direzione del San Raffaele sospenda ogni ipotesi di privatizzazione, che rischia concretamente di mettere a rischio dei posti di lavoro e di rendere instabile il servizio.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 10/06/2008, in Sanità, linkato 991 volte)
“Giuro di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale”. Queste parole fanno parte della versione moderna del giuramento di Ippocrate che ogni medico è tenuto a pronunciare all’inizio della sua carriera professionale.
Un giuramento che oggi suona come una beffa di fronte all’orrore che ci ha consegnato l’inchiesta della Guardia di Finanza, che ieri ha arrestato 14 persone nella clinica privata Santa Rita di Milano. Infatti, al Santa Rita non solo hanno truffato e rubato, ma hanno ucciso e mutilato dei pazienti a loro affidati, pur di ricavarne un profitto in denaro contante.
Il Santa Rita non è un ospedale clandestino, bensì una struttura regolarmente accreditata presso la Regione Lombardia e dunque parte integrante del sistema sanitario lombardo, che si basa sulla piena equiparazione tra strutture pubbliche e private. Sia le prime, che le seconde si rapportano con l’insieme del sistema sanitario sulla base del sistema di rimborso a tariffe (Drg, acronimo di Diagnosis Related Groups). Cioè, a ogni prestazione sanitaria viene assegnata una tariffa, che la Regione rimborsa alla struttura sanitaria.
Insomma, il moderno ospedale funziona come un’azienda, come ci ricorda anche la stessa denominazione Asl (Azienda sanitaria locale), dove viene effettuato un calcolo tra costi e benefici. In altre parole, ogni prestazione sanitaria, sotto il profilo meramente economico, può essere valutata in base al margine di profitto, derivante dalla differenza tra spese sostenute dall’ospedale e ammontare del relativo rimborso regionale.
Vi ricordate lo scandalo lombardo delle camere iperbariche di qualche anno fa, esploso soltanto quando qualche paziente era deceduto? Era la medesima storia. Cioè, le strutture sanitarie avevano scoperto che tale prestazione permetteva un notevole margine di profitto e allora furono prescritte cure con camera iperbarica anche a chi non ne aveva bisogno.
Ma le truffe ai danni del sistema sanitario non si contano più. Certo, non se ne parla tantissimo a livello pubblico, perché in Lombardia criticare il sistema di governo del potente Formigoni non è molto popolare, specie sui mezzi di informazione main-stream. Ma le inchieste di magistrati e guardia di finanza non si sono mai fermate e qui basti ricordare che soltanto nelle ultimissime settimane sono finiti indagati due medici dell’ospedale San Raffaele di Milano (quello di don Verzé) e il direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina. L’accusa è sempre la medesima: truffa.
Il Santa Rita è certamente un caso limite, poiché lì non si sono fermati nemmeno davanti alla vita umana, ma la logica è la stessa. Se si trasforma la salute in una merce qualsiasi, con i suoi costi di produzione e suoi benefici economici, il risultato è che la persona, il paziente e i suoi legittimi diritti e interessi finiscono in secondo piano.
Attorno al sistema sanitario lombardo, vero e proprio paradiso della sanità privata, non solo si sono sviluppati interessi potentissimi, ma di fatto la sanità rappresenta il capostipite del modello Formigoni. E così, anche le ultime leggi regionali sui servizi per il lavoro o sull’istruzione e la formazione professionale si ispirano allo stesso modello, cioè i servizi pubblici possono essere gestiti dai privati, i quali non devono nemmeno camminare sulle proprie gambe, visto che godono di un finanziamento strutturale e assicurato da parte del pubblico.
A nulla servono le lacrime di coccodrillo dell’Assessore alla Sanità, il leghista Bresciani, e l’accanita autodifesa del Presidente Formigoni. Il problema non è qualche mela marcia, ma quel sistema dell’accreditamento e della privatizzazione assistita che permette che il marcio proliferi.
 
P.S. è sicuramente vero che nel nostro paese le intercettazioni telefoniche sono troppe, ma senza le intercettazioni la guardia di finanza non avrebbe mai scoperto i crimini che si commettevano al Santa Rita…
 
 
Nella sanità lombarda –e non solo- termini come “razionalizzare” e “modernizzare” hanno il più delle volte un sapore puramente economico. E questo è il caso anche della riorganizzazione in atto presso l’ospedale pubblico Niguarda di Milano, dove la direzione sanitaria prevede di accorpare l’attuale reparto di cardiologia pediatrica (Struttura Complessa di Cardiologia Pediatrica – Sccp) al dipartimento materno-infantile.
Certo, ci sarebbe senz’altro un risparmio economico, ma purtroppo a farne le spese saranno i livelli di assistenza e i piccoli pazienti. Infatti, la cardiologia pediatrica è una disciplina ad alta specializzazione e si occupa prevalentemente di cardiopatie congenite (cioè malformazioni al cuore presenti sin dalla nascita) e la grande maggioranza dei ricoveri è dovuta ad interventi chirurgici o procedure di cardiologia interventiva. Non è dunque un caso che la Sccp, operativa sin dal 1981, faccia attualmente parte del dipartimento cardiologico e cardiochirurgico e non certo della pediatria generale, con la quale ha poco in comune.
In altre parole, questo accorpamento, qualora realizzato, ridurrebbe sì i costi economici per l’ospedale, ma al prezzo dello smantellamento di un reparto di grande valore, riconosciuto anche sul piano nazionale, e dell’assistenza per bambini cardiopatici.
E siccome a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, all’attento osservatore non può sfuggire che nell’area metropolitana milanese ci sono strutture sanitarie private che offrono prestazioni in cardiologia pediatrica, come ad esempio l’Irccs Policlinico San Donato, e che si vedrebbero sicuramente avvantaggiate dal drastico ridimensionamento al Niguarda. Infatti, com’è risaputo, il sistema di rimborso a tariffe vigente in Lombardia fa sì che gli interventi chirurgici siano le prestazioni sanitarie più remunerative per gli ospedali privati.
Già nel 2007 i genitori dei pazienti della Sccp avevano dato vita a un Comitato Genitori al fine di difendere l’esistenza del reparto, ma la direzione sanitaria del Niguarda ha sempre liquidato le loro preoccupazioni con un “le mamme non capiscono”.
Sulla questione è stata presentata un’interrogazione parlamentare il 12 giugno scorso (sen. Baio e Bossoli) e oggi è stata depositata un’interpellanza in Consiglio regionale (Muhlbauer, Agostinelli, Squassina O., Squassina A., Monguzzi).
 
qui sotto puoi scaricare il testo dell’interpellanza sul Niguarda
 

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L’Assessore regionale alla Sanità, Bresciani, intervenga sull’Ospedale Niguarda di Milano per sospendere il trasferimento del reparto di cardiologia pediatrica, prevista per inizio gennaio, e convochi urgentemente un incontro con il Comitato genitori e con i professionisti. Questo è quanto chiedono cinque Consiglieri regionali della sinistra - Muhlbauer (Prc), Agostinelli (Prc), Squassina O. (Prc), Squassina A. (Sd) e Monguzzi (Verdi) - con l’interpellanza presentata oggi.
Infatti, nel quadro del piano di riorganizzazione del Niguarda, la direzione sanitaria prevede di chiudere l’attuale reparto di cardiologia pediatrica (Struttura Complessa di Cardiologia Pediatrica – Sccp), parte del Dipartimento Cardiologico, per trasferire le sue attività a quello Materno-Infantile. Un’operazione fatta in nome della razionalizzazione economica e apparentemente di buon senso, ma che ha suscitato molta preoccupazione sia tra il personale medico, che tra i genitori dei bambini cardiopatici.
Una preoccupazione più che fondata, poiché la cardiologia pediatrica è una disciplina ad alta specializzazione e intensità di assistenza e la grande maggioranza dei ricoveri è dovuta a interventi chirurgici o procedure di cardiologia interventistica. Non è dunque un caso che la Sccp faccia parte del Dipartimento Cardiologico e non certo della pediatria generale, caratterizzata invece da un livello di intensità di cura medio-basso.
Sulla vicenda eravamo già intervenuti nel giugno scorso con una prima interpellanza, ma la risposta dell’Assessore, consistente essenzialmente in una relazione del direttore generale del Niguarda, dott. Cannatelli, è per molti versi lacunosa e superficiale e completamente reticente rispetto a un quesito centrale: cioè, in che misura il ridimensionamento delle erogazioni del Niguarda andrà a favorire quelle di alcune strutture sanitarie private, come ad esempio il reparto di cardiologia pediatrica dell’Irccs Policlinico di San Donato?
Insomma, le domande senza risposte sono francamente troppe. Ecco perché riteniamo sia imprescindibile che l’Assessore si faccia carico della questione, promuovendo in prima persona una verifica dell’impatto della chiusura della Sccp sui livelli di assistenza, acquisendo le opinioni e considerazioni di genitori e medici e, ovviamente, sospendendo nel frattempo lo smantellamento del reparto di cardiologia pediatrica.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Qui sotto puoi scaricare il testo della nuova interpellanza e la risposta dell’Assessore a quella precedente. Per la prima interpellanza vedi invece il post su questo blog del 16 giugno 2008.
 

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Ma di che cosa ha paura l’Assessore regionale alla Sanità? Di un comitato di genitori di bambini cardiopatici? Una domanda apparentemente assurda, ma che ora si impone con tutta la serietà del caso, considerando l’incredibile risposta, anzi la non-risposta dell’Assessore Bresciani alla nostra interpellanza sulla chiusura della Struttura complessa di cardiologia pediatrica (Sccp) dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Nell’ormai lontano giugno del 2008, cinque Consiglieri regionali (Muhlbauer, Agostinelli, Squassina O., Monguzzi e Squassina A.) avevano rivolto a Bresciani una prima interpellanza, vista l’ampia preoccupazione suscitata dai piani di riorganizzazione del Niguarda non solo tra i genitori dei bimbi cardiopatici, ma anche tra il personale medico. La risposta arrivò soltanto alla fine di settembre e consisteva in una nota del dott. Cannatelli, direttore generale del Niguarda, che però eludeva una serie di questioni decisive. Pertanto,  i cinque Consiglieri presero di nuovo carta e penna e nel novembre scorso scrissero una seconda interpellanza, chiedendo questa volta che l’Assessore valutasse in prima persona la situazione e promuovesse un confronto con il Comitato Genitori e con i professionisti del Niguarda (vedi anche post su questo blog del 16-06-08 e del 24-11-08).
Ebbene, sono passati altri due mesi e mezzo ed ecco che è arrivata finalmente la risposta, consistente, ancora una volta, in una semplice nota del dott. Cannatelli, che peraltro sembra una fotocopia della prima. L’Assessore, da parte sua, non ha nemmeno preso in considerazione le domande rivoltegli e tanto meno ha finora dato segni di voler ascoltare l’opinione dei genitori e dei professionisti.
Riteniamo francamente inaccettabile e anche un po’ offensiva questa maniera di interpretare le funzioni istituzionali da parte di un Assessore. Intanto il tempo passa e la chiusura dello Sccp, così come lo abbiamo conosciuto e apprezzato fino a oggi, è prevista per metà aprile. E allora, chiediamo ancora una volta, con forza, che l’Assessore Bresciani si interessi della questione e che incontri in tempi brevissimi i genitori e i professionisti.
Nel frattempo, insieme ad altri consiglieri, ci adopereremo perché della questione si occupi la Commissione Sanità del Consiglio regionale.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo completo dell’interpellanza e relativa “non-risposta”
 

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Leggiamo oggi con sconcerto sul quotidiano la Repubblica che l’opposizione in Regione sarebbe d’accordo con l’intento del Governo di ridurre di 3-5mila unità i posti letto negli ospedali lombardi. Precisiamo pertanto che le dichiarazioni del capogruppo del Pd, Porcari, qualora confermate, riguardano esclusivamente la posizione di quel partito e non certo Rifondazione Comunista.
Da parte nostra, ribadiamo invece la nostra completa contrarietà al progetto governativo, ispirato unicamente alla logica del taglio della spesa sanitaria, mediante un’ulteriore riduzione dei posti letto.
E non bisogna essere certo dei profeti per capire che tale taglio di posti letto, qualora sciaguratamente tradotto in pratica, ricadrà principalmente sulla sanità pubblica, poiché l’esperienza concreta, specie in Lombardia, ci ha insegnato che ogni riorganizzazione sanitaria finisce per avvantaggiare gli operatori della sanità privata e ridimensionare il peso specifico di quella pubblica.
La sanità italiana e anche quella lombarda sprecano molto denaro, a causa sia dei molteplici clientelismi, che della perversa logica del finanziamento a rimborso, che spinge le “aziende sanitarie” a mettere al centro non più la persona malata, bensì la malattia e il relativo utile economico associato alla prestazione sanitaria.
Se si vuole ragionare davvero sulla modernizzazione del sistema sanitario, mettendo però al centro la persona e il suo diritto alla salute, allora il nostro contributo ci sarà. Se invece si intende procedere sulla strada del taglio indiscriminato delle spese sociali, allora la nostra opposizione sarà intransigente.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
L’Assessore regionale alla Sanità, Bresciani, deve intervenire urgentemente presso la direzione dell’Azienda Ospedaliera “Bolognini” di Seriate (Bg), per garantire che il reparto di Pediatria non subisca nell’immediato una chiusura temporanea, né alcun ridimensionamento nel futuro. Questo il senso di un’interpellanza di Rifondazione Comunista in Consiglio regionale.
La richiesta potrebbe apparire a prima vista un po’ strana, considerato che si avvicina –finalmente, va detto - la ristrutturazione del “monoblocco” dell’ospedale, tra i cui obiettivi dichiarati vi è anche quello di aggiornare e migliorare la Pediatria. Eppure, le apparenze a volte possono ingannare, specie quando la trasparenza è deficitaria.
Infatti, ci risulta che la direzione del “Bolognini”, nel quadro dei lavori di ristrutturazione, stia valutando la chiusura temporanea della pediatria, per spostarla all’ospedale di Alzano Lombardo. Una scelta del genere sarebbe, però, non soltanto illogica, ma soprattutto fonte di gravi disagi per i piccoli pazienti e per le loro famiglie, poiché il presidio di Alzano è in grado di garantire posti letto in degenza, ma il pronto soccorso pediatrico e tutta una serie di prestazioni indispensabili rimarrebbero comunque a Seriate.
In altre parole, si produrrebbero delle situazioni paradossali, per cui i piccoli pazienti si recano al pronto soccorso a Seriate, poi vengono ricoverati ad Alzano e, infine, devono tornare al “Bolognini” per visite ed esami possibili soltanto lì.
Come se non bastasse, l’assenza di trasparenza e di certezze ha dato via libera a voci di ogni tipo, che diffondono preoccupazioni sia tra i cittadini che tra il personale sanitario. Ci riferiamo in particolare all’ipotesi che il trasferimento temporaneo sia soltanto l’anticamera di un ridimensionamento definitivo dei livelli di assistenza pediatrici a Seriate.
Insomma, chiediamo che Regione Lombardia intervenga immediatamente per dare un’informazione trasparente agli operatori sanitari e ai cittadini sul territorio dell’ospedale di Seriate. Nonché, soprattutto, per scongiurare sciagurate chiusure - temporanee o definitive - della pediatria al “Bolognini”.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo originale dell’interpellanza
 

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Quella dei concorsi pubblici è una materia intricata. In teoria tutto è semplice, visto che si tratta soltanto di applicare quelle norme di legge e contrattuali che stabiliscono le regole del gioco, a garanzia della trasparenza e dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge (e alla possibilità di accedere ai posti messi a concorso). Ma nella realtà le cose sono un po’ più complicate, poiché si trova sempre qualche furbo interessato più ad aggirare le regole del gioco, piuttosto che ad applicarle.
Non sappiamo se questo è anche il caso del concorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, oggetto dell’interpellanza all’Assessore regionale alla Santità, Bresciani, che abbiamo depositato oggi. Tuttavia, gli indizi per sospettarlo fortemente ci sono tutti e quindi abbiamo chiesto formalmente alla Regione di intervenire, chiarendo la situazione e prendendo gli eventuali provvedimenti del caso.
Per i particolari rinviamo alla lettura dell’interpellanza, che puoi scaricare in fondo a questo post. Qui basti dire che siamo di fronte a una selezione interna, finalizzata a promuovere 7 funzionari dalla categoria C alla D, cioè a quella superiore. Ebbene, la cosa curiosa, per usare un eufemismo, è che la direzione dell’ospedale ha inserito nel bando di concorso delle regole del gioco difformi da quelle previste dalla legge e dal contratto nazionale, modificando in particolare i requisiti di accesso per quella figura professionale.
Chissà perché l’ha fatto e su quale base giuridica poi…? C’è chi mormora che si trattava di garantire qualche clientela politica. Comunque sia, è assolutamente necessario ed urgente fare chiarezza, sia sul caso specifico, che per sapere se ce ne sono altri simili.
 
qui sotto puoi scaricare il testo integrale dell’interpellanza
 

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Questa mattina in Consiglio regionale si è tenuta una conferenza stampa intitolata “Amianto e giustizia, la situazione amianto in Lombardia”, alla quale hanno partecipato Fulvio Aurora (Presidente dell’Ass. Italiana Esposti Amianto, Aiea), Mario Fugazza (Assessore all’Ambiente Comune di Broni, Pv), Edoardo Bai (Legambiente Lombardia), Tiziana Scalco (Cgil Milano) e i due consiglieri regionali Luciano Muhlbauer (Prc) e Carlo Monguzzi (Verdi e Democratici).
Obiettivo dell’iniziativa era la presentazione della seconda Conferenza Nazionale sull’Amianto (Torino, 6-8 novembre), esporre il punto della situazione in Lombardia, nonché le iniziative prese in Consiglio nei confronti del Presidente Formigoni (lettera dell’Aiea e di 11 consiglieri a Formigoni, richiesta di un Consiglio regionale straordinario sull’amianto).
Riportiamo qui di seguito i due lanci di agenzia dell’Ansa sulla conferenza stampa, mentre in fondo puoi scaricare i vari materiali presentati in conferenza stampa.
 
AMIANTO: PRC E VERDI, CAUSA CENTIAIA MORTI ANNO IN LOMBARDIA
 
(ANSA) - MILANO, 29 OTT - In Lombardia sono oltre trecento le persone che, ogni anno, muoiono perche' affette da mesotelioma, malattia provocata prevalentemente dall'esposizione alle fibre di amianto. Il numero sale al migliaio se si considerano anche le persone colpite da asbestosi, altra patologia dovuta all'amianto, o da tumori del polmone.
Sono alcuni dei dati resi noti oggi dai consiglieri regionali Carlo Monguzzi (Verdi e Democratici) e Luciano Muhlbauer (Prc) durante una conferenza stampa organizzata in vista della Seconda conferenza nazionale sull'amianto, in programma a Torino dal 6 all'8 novembre.
Secondo alcune stime sulla presenza di questa sostanza, sarebbero 2,8 i milioni di metri cubi di amianto da smaltire in Lombardia, poco piu' di 784 mila nella sola provincia di Milano. Di questi, nel 2007, sono stati rimossi in Regione 150 mila metri cubi. ''Cifre insufficienti - ha messo in allarme Muhlbauer - perché si riesca a raggiungere l'obiettivo contenuto nel piano regionale amianto, cioè quello di eliminarlo tutto entro il 2016''. La preoccupazione e' che ''la questione della bonifica dell'amianto stia scivolando in fondo alla scala delle priorità della Regione''. Per questo Monguzzi e Muhlbauer solleciteranno un Consiglio regionale straordinario perché ''venga fatta - ha detto Monguzzi - una panoramica della situazione'', tenendo anche conto del fatto che ''il picco delle malattie da esposizione all'amianto - ha spiegato Edoardo Bai, di Legambiente Lombardia - si avrà tra il 2015 e il 2020 perché il tempo di incubazione dei mesoteliomi va dai 30 ai 50 anni''. (ANSA)
 
YN6-LH
29-OTT-09 13:46 NNNN
 
 
AMIANTO: LETTERA A FORMIGONI, CHIEDA A GOVERNO FONDO VITTIME
 
(ANSA) - MILANO, 29 OTT - La Regione Lombardia faccia pressione sul Governo perché venga emanato il decreto attuativo del Fondo nazionale per le vittime dell'amianto, che sbloccherebbe così le risorse destinate come risarcimento ai lavoratori colpiti da malattie da esposizione all'amianto.
È la richiesta che undici consiglieri regionali, 9 di minoranza e 2 di maggioranza, hanno indirizzato al presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, attraverso una lettera inviata lo scorso 15 ottobre. A renderlo noto sono stati gli esponenti lombardi di 'Verdi e Democratici', Carlo Monguzzi, e Prc, Luciano Muhlbauer, durante una conferenza stampa
organizzata in vista della Seconda conferenza nazionale sull'amianto, in programma a Torino dal 6 all'8 novembre.
Richiesta condivisa anche dall'Associazione italiana Esposti Amianto (Aiea): ''Il decreto attuativo - ha detto il presidente Fulvio Aurora - avrebbe dovuto essere emanato tre mesi dopo l'approvazione della legge (che risale al 2007), ma a oggi non c'è ancora nulla. Siamo andati a chiedere al Ministero spiegazioni, ma ci e' stato detto che ci sono difficoltà di ordine burocratico''. Da qui la richiesta alla Regione Lombardia sia per ''sollecitare l'emanazione del decreto che rende operativo il Fondo - ha detto Muhlbauer - sia per chiedere l'estensione del diritto al risarcimento a tutti i cittadini vittime dell'amianto e non solo ai lavoratori che sono stati esposti a questo tipo di materiale''. (ANSA)
 
YN6-GNN
29-OTT-09 14:15 NNNN
 
Cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare il seguente materiale presentato oggi in conferenza stampa:
- lettera dei Consiglieri regionali a Formigoni
- scheda sulla situazione amianto in Lombardia a cura dell’Aiea
- scheda sullo situazione della bonifica alla della ex-Fibronit di Broni (Pv)
- nota del dipartimento salute e sicurezza della Cgil Milano
 

Scarica Allegato
 
Oggi si è tenuto il Consiglio regionale straordinario sull’amianto, chiesto da 10 consiglieri dell’opposizione (Monguzzi, Muhlbauer, Porcari, Saponaro, Agostinelli, Squassina O., Civati, Concordati, Sarfatti, Storti).
Questa convocazione straordinaria del Consiglio regionale segue la lettera inviata nel mese di ottobre a Formigoni –a firma del presidente dell’Associazione nazionale esposti amianto, Fulvio Aurora, e di 11 consiglieri regionali-, in cui gli si chiedeva di intervenire per rilanciare il piano amianto lombardo e di sollecitare il Governo affinché attivi finalmente il Fondo vittime amianto.
Ebbene, quella lettera non ha mai ottenuto risposta, ma oggi il Consiglio regionale, con un voto all’unanimità, ha approvato un ordine del giorno che di fatto impegna Formigoni di intervenire sul governo per il Fondo vittime amianto e impegna il Consiglio stesso di procedere alle opportune modifiche legislative ancora prima delle elezioni, cioè a gennaio.
Ovviamente, non si tratta di tutte le decisioni di cui la Lombardia avrebbe bisogno (vedi mancanza di chiarezza sui siti per lo smaltimento), ma su una serie di punti la maggioranza ha dovuto accettare le nostre proposte e, soprattutto, si è ricominciato a discutere di amianto.
 
Qui di seguito il comunicato stampa unitario dei primi richiedenti il Consiglio straordinario. In fondo puoi scaricare il testo integrale dell’Odg approvato oggi.
 
APPROVATO ODG BIPARTISAN CHE IMPEGNA LA REGIONE A ELIMINARE L’AMIANTO ENTRO IL 2015 E A RENDERE OPERATIVO IL FONDO VITTIME AMIANTO
 
Oggi in Aula nel corso di una seduta di Consiglio regionale straordinario chiesto dall'opposizione è stato approvato un ordine del giorno bipartisan per liberare la Lombardia dall'amianto entro il 2015 e porre fine con serietà e rapidità ad un dramma che in questa regione provoca circa 300 morti l'anno, solo per mesotelioma. "Serve una programmazione vera, occorre individuare e concertare, insieme a province e comuni, la localizzazione più adatta dei siti per lo smaltimento di amianto. Inoltre vanno attivate tutte le nuove tecnologie per innovare i processi di bonifica e di smaltimento. E soprattutto servono più investimenti per garantire che queste operazioni necessarie per la salute dei cittadini si facciano velocemente" hanno detto in Aula i consiglieri Carlo Monguzzi, Carlo Porcari e Luciano Muhlbauer.
Con la mozione il Consiglio impegna la Regione a garantire la continuità finanziaria necessaria alle operazioni di bonifica e recupero dei siti inquinati a partire dal sito di interesse nazionale ex Fibronit di Broni (Pavia), ad attivare forme di incentivazione affinché i privati possano provvedere alla denuncia e allo smaltimento di amianto, ad attivare politiche di sostegno ai cittadini colpiti dalle malattie correlate all'esposizione all'amianto e ai comuni che richiedono sostegno per il ripristino di strutture pubbliche che necessitano di bonifiche. E, non ultimo, a rendere immediatamente operativo il Fondo Vittime dell'Amianto anche sollecitando l'estensione del diritto di accedere ai risarcimenti non solo ai lavoratori ma anche ai cittadini vittime ed esposti all'amianto.
 
Comunicato stampa unitario
 
qui sotto puoi scaricare il testo dell’Ordine del Giorno approvato
 

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