Blog di Luciano Muhlbauer
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Oggi il Consiglio regionale, riunito per la sessione di bilancio, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno - firmatari Muhlbauer (Prc), Squassina A. (Sd), Prina (Pd) e Cecchetti (Ln) - che impegna l’Assessore Cattaneo “a continuare l’impegno già avviato e ad intraprendere tutte le ulteriori iniziative ed azioni necessarie nei confronti di Regione Piemonte e Trenitalia Spa, anche in vista dell’incontro del 5 agosto, affinché vengano ripristinate le fermate alla stazione della città di Rho per i treni interregionali Milano-Torino”.
In altre parole, la protesta dei pendolari, che ha visto in prima fila il centro sociale Fornace e il Comitato No Expo, ha conquistato l’appoggio dell’assemblea legislativa lombarda.
Auspichiamo vivamente che questa presa di posizione, istituzionalmente vincolante, eviti ogni distrazione agostana e dia all’Assessore regionale la forza necessaria per far sì che a settembre i pendolari della zona di Rho possano effettivamente disporre dei treni per recarsi al lavoro o a scuola.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
Qui di seguito il testo completo dell’ordine del giorno approvato:
 
IL CONSIGLIO REGIONALE
 
PREMESSO CHE
Regione Lombardia considera il miglioramento della qualità del servizio ferroviario regionale uno degli obiettivi dell’azione di governo e che l’area del Comune di Rho è interessata a diversi interventi sull’infrastruttura ferroviaria in vista di Expo 2015.
 
CONSIDERATO CHE
-      dal 14 giugno 2009, con l’entrata in vigore dell’orario estivo, è stata soppressa la fermata di Rho per i treni interregionali della linea Milano Torino, sostituita con la fermata della nuova stazione della Fiera, nonostante questa sia ancora priva di parcheggi pubblici e dei servizi di superficie necessari ai collegamenti con il territorio circostante e non si sia ancora provveduto ad effettuare l’integrazione tariffaria con la metropolitana di Milano.
-      questo provvedimento comporta notevoli disagi per i cittadini di Rho e del territorio circostante, che hanno perso l’unico collegamento diretto con la stazione di Milano Centrale e con il territorio piemontese e che tali disagi si sono manifestati con una petizione con 6.600 firme consegnate a Regione Lombardia dal Centro Sociale Fornace e dal Comitato No Expo, oltre che con manifestazioni presso la città di Rho e lo sciopero del biglietto messo in atto dai pendolari dal 1 luglio 2009.
 
CONSIDERATO INOLTRE CHE
-      l’assenso, in via sperimentale, allo spostamento della fermata da Rho alla Fiera era stato comunicato a Trenitalia dalla Regione Piemonte, da cui dipende la linea in questione, il giorno 19 marzo 2009, in seguito alla riunione tenutasi presso l’Assessorato ai trasporti di Regione Lombardia, a Milano, il giorno 18 marzo.
-      in data 14 luglio, a seguito delle proteste dei pendolari, si è tenuto un incontro presso Regione Lombardia, alla presenza di Regione Piemonte, Trenitalia, Comune di Rho e rappresentanti degli utenti, in cui si è ridiscusso della fermata di Rho e si è rinviata al successivo incontro, che si terrà a Novara il 5 agosto, sulla base di approfondimenti tecnici a carico di Trenitalia, la decisione di quali e quanti treni torneranno a fermare a Rho prima del termine della fase sperimentale e dunque a partire da settembre.
-      in data 22 luglio 2009 il Consiglio Comunale di Rho ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che richiede il ripristino, con effetto immediato, della situazione preesistente all’entrata in vigore dell’orario estivo.
 
IMPEGNA L’ASSESSORE ALLE INFRASTRUTTURE E ALLA MOBILITÀ
 
a continuare l'impegno già avviato e ad intraprendere tutte le ulteriori iniziative ed azioni necessarie nei confronti di Regione Piemonte e Trenitalia Spa, anche in vista dell’incontro del 5 agosto, affinché vengano ripristinate le fermate alla stazione della città di Rho per i treni interregionali Milano-Torino.
 
Luciano Muhlbauer (Prc)
Arturo Squassina (Sd)
Francesco Prina (Pd)
Fabrizio Cecchetti (Ln)
 
Milano, 27 luglio 2009
 
 
Oggi si è finalmente svolto al Pirellone l’incontro per discutere sull’insensata soppressione della fermata di Rho sulla linea interregionale Torino-Milano. Presenti gli Assessori ai trasporti, i responsabili di Trenitalia della Lombardia e del Piemonte, il Sindaco di Rho e rappresentanti dei pendolari, tra cui il centro sociale Fornace e il Comitato No-Expo, animatori della protesta.
Tutti gli attori istituzionali e Trenitalia hanno dovuto riconoscere l’insostenibilità dell’attuale situazione. E’ stato quindi deciso di convocare una nuova riunione, il 5 agosto prossimo, finalizzata a definire alcuni convogli che dovrebbero effettuare di nuovo la fermata a Rho centro a partire da metà settembre.
Si tratta sicuramente di un risultato importante e di un netto riconoscimento delle ragioni dei pendolari. Ma è anche un risultato insufficiente, perché le parole di oggi mancano di certezze, manca un calendario preciso, manca la definizione di quante e quali saranno le fermate reintrodotte.
Inoltre, non riusciamo proprio a capire le ragioni concrete che impedirebbero il ripristino di tutte e trenta le fermate soppresse. Forse perché, così facendo, qualcuno avrebbe dovuto riconoscere di aver commesso un errore?
Si tratta dunque di continuare la mobilitazione per ottenere il massimo risultato possibile per i pendolari. Auspichiamo pertanto che l’Assessore Cattaneo e il Sindaco di Rho seguano la vicenda con serietà, senza ripetere la clamorosa distrazione che nel marzo scorso aveva dato il via libera alla pura e semplice soppressione della fermata.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Nonostante le 4.000 firme raccolte in pochi giorni contro l’insensata soppressione della fermata di Rho, i pendolari aspettano ancora che l’Assessore Cattaneo li incontri e, soprattutto, che li convochi alla riunione con Trenitalia e Regione Piemonte, annunciata per la prima settimana di luglio.
Infatti, i protagonisti della protesta hanno appreso dalla stampa che ci sarebbe finalmente un incontro tra le due Regioni e Trenitalia “per verificare la situazione e decidere la tempistica dei provvedimenti che dovessero essere ritenuti necessari”. Ma non hanno mai nemmeno ottenuto una risposta dall’Assessore Cattaneo alla loro richiesta di poterlo incontrare per consegnargli le firme.
E così, da domani, 1° luglio, i pendolari saranno costretti a attuare il più volte annunciato sciopero del biglietto per ottenere l’ascolto, il rispetto e il servizio a cui hanno diritto. Una forma di mobilitazione pacifica, democratica e assolutamente giustificata.
Di fronte a questa situazione esprimiamo la nostra viva preoccupazione su come l’Assessorato ai Trasporti lombardo sta affrontando la situazione. Infatti, le rappresentanze degli utenti erano già state escluse dalla famosa riunione del 18 marzo scorso, svoltasi al Pirellone, quando Regione Lombardia diede il nulla osta allo spostamento della fermata alla Fiera, mentre il Comune di Rho, sebbene invitato, non aveva nemmeno ritenuto opportuno parteciparvi.
Alla luce di questi precedenti, riteniamo indispensabile che il confronto con Trenitalia e Regione Piemonte sia il più trasparente possibile, con la presenza, quindi, di una delegazione dei pendolari che hanno promosso la raccolta firme.
Nell’esprimere la nostra solidarietà con lo sciopero del biglietto, chiediamo dunque all’Assessore Cattaneo di contattare immediatamente i pendolari della zona di Rho, convocando una loro delegazione all’incontro e dando garanzie sull’impegno di Regione Lombardia perché la fermata venga ripristinata.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Il comportamento dell’Assessore lombardo ai trasporti, in relazione alla soppressione delle fermate di Rho dei treni Torino-Milano, è reticente e gravemente insufficiente.
Per questo, oggi abbiamo depositato in Consiglio regionale un’interpellanza in cui gli chiediamo di fare chiarezza e, soprattutto, di convocare immediatamente una riunione con il suo collega piemontese e Trenitalia, al fine ripristinare al più presto possibile, comunque non oltre settembre, la situazione precedente.
L’Assessore Cattaneo deve anzitutto chiarire quale fosse la posizione del suo Assessorato al momento della decisione di sopprimere le fermate in questione. Infatti, Regione Piemonte, competente per la linea, aveva dato il nulla osta alla soppressione il 19 marzo scorso soltanto dopo un’apposita riunione con l’Assessorato lombardo, svoltasi il 18 marzo a Milano presso gli uffici di Regione Lombardia.
Ebbene, secondo quanto dichiarato alla stampa dallo stesso Cattaneo, egli manifestò la sua contrarietà soltanto il 20 maggio, cioè due mesi più tardi, quando ormai il nuovo orario era già in stampa.
In secondo luogo, riteniamo che l’Assessore non si possa ora limitare a scaricare tutte le responsabilità sulla Regione Piemonte, ma che debba assumere delle iniziative concrete. Riconvochi cioè immediatamente una riunione con il suo collega piemontese e con Trenitalia, al fine risolvere il problema e di evitare che i pendolari della zona di Rho debbano sopportare questo gratuito disagio fino al dicembre prossimo.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo integrale dell’interpellanza
 

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L'Assessore regionale ai trasporti, Raffaele Cattaneo, la smetta di giocare allo scaricabarile e intervenga invece con urgenza per impedire la soppressione, a partire dal 14 giugno, della fermata di Rho per 30 treni della linea interregionale Torino-Milano. Un fatto che comporterebbe un danno grave e gratuito per migliaia di pendolari.
Un'assunzione di responsabilità vera da parte di Regione Lombardia è più che doverosa, visto che tale soppressione era stata decisa, contrariamente a quanto dichiarato alla stampa da Cattaneo, con l'assenso di Regione Lombardia.
Infatti, la proposta di Trenitalia Piemonte di sopprimere, in via sperimentale, le fermate di Rho e di spostarle alla stazione della Fiera, era stata discussa in una riunione del 18 marzo scorso, che si svolse presso l'Assessorato ai Trasporti della Regione Lombardia, presenti i rappresentanti del Piemonte e della Lombardia. Ci risulta fosse assente, invece, il Comune di Rho, anche se non sappiamo se perché non invitato o per scelta.
Ebbene, gli uomini di Cattaneo non espressero alcuna contrarietà alla proposta di soppressione, né in tale riunione - come conferma la nota della Regione Piemonte del 19 marzo, che diede il via libera alla soppressione -, né successivamente. Il primo e unico atto di dissenso da parte di Cattaneo sarebbe infatti arrivato soltanto molto più tardi, con una lettera al collega assessore piemontese, Daniele Borioli, datata 20 maggio e pervenuta alla Regione Piemonte il 26 maggio.
Insomma, il "disaccordo" di Cattaneo, espresso quando il nuovo orario estivo era già in corso di stampa e cominciavano a levarsi le prime proteste dei pendolari, non è soltanto tardivo, ma anche piuttosto strumentale.
Beninteso: tutti possiamo sbagliare, dunque anche l'Assessorato regionale ai trasporti. Ma inaccettabile è che si neghi l'errore tentando di scaricare le proprie responsabilità su altri e che si pensi persino di cavarsela con una letterina dell'ultimo minuto.
Se questo è l'approccio, i pendolari possono stare freschi. Noi pensiamo invece che chi ha commesso l'errore debba essere il primo a preoccuparsi di trovare il rimedio. Ecco perché chiediamo all'Assessore regionale di intervenire immediatamente presso il suo collega piemontese e Trenitalia, al fine di evitare ai pendolari - già sufficientemente tartassati da un servizio scadente - un'ulteriore via crucis.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Arrivano l’Expo, la BreBeMi e la Tem e in Lombardia diventa più facile espropriare piccoli proprietari e piccoli agricoltori per realizzare grandi opere. E il potere di espropriare potrà essere delegato dall’istituzione pubblica, con grande semplicità, anche a soggetti privati, non solo per le necessità dirette dell’opera, ma anche per edificare dell’altro, come per esempio centri commerciali.
Questo è il succo della legge regionale votata a maggioranza stamattina dal Consiglio, intitolata “Norme regionali in materia di espropriazione per pubblica utilità”. In realtà una legge sugli espropri esiste già ed è il Testo Unico del precedente Governo Berlusconi. Quindi, la Regione doveva occuparsi soltanto della parte di sua competenza e armonizzarla con il quadro legislativo lombardo, ma come spesso accade si è poi voluto fare anche altro.
Il Testo Unico nazionale non esclude affatto la possibilità di delegare, in tutto o in parte, i poteri espropriativi a un concessionario di opere di pubblica utilità, anche privato, ma Pdl e Lega, con l’astensione del Pd, hanno voluto forzare quella norma, proponendone una riformulazione molto elastica, cioè: “costituiscono inoltre autorità espropriante i soggetti privati ai quali sia attribuito il potere di espropriare in basa a una norma di legge”.
Che il senso fosse proprio quello di concedere nuove regalie ad alcuni interessi privati forti, a scapito di quelli più deboli, è poi apparso chiaro con la bocciatura, senza troppi fronzoli e senza nemmeno un’argomentazione, dell’emendamento proposto da Rifondazione Comunista, che altro non proponeva che ripristinare la formulazione del Testo Unico nazionale ed escludere dalla delega ai privati gli interventi “accessori” previsti dalla cosiddetta “legge obiettivo lombarda” (l.r. n. 15/2008). Quest’ultima, infatti, prevede la possibilità che nella concessione delle infrastrutture ci siano anche “interventi di carattere insediativo e territoriale”, senza troppi vincoli, se non il fatto che “i margini operativi di gestione possano contribuire all’abbattimento del costo dell’esposizione finanziaria” della grande opera.
In altre parole, si potrà delegare a un soggetto privato impegnato nella grande opera il potere di espropriare, di concordare gli indennizzi e il resto, non solo per il territorio interessato direttamente dall’opera, ma anche per quelle parti di territorio messegli a disposizione nella concessione per costruire più o meno di tutto.
Insomma, un altro favore ad alcuni interessi particolari e una cattiva notizia per il territorio lombardo e per chi lo abita.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il progetto di legge n. 293 approvato oggi (con poche e marginali modifiche) e i nostri emendamenti respinti (quello di cui si parla nel comunicato è il n. 5)
 

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Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su Liberazione del 8 genn. 2009
 
Esprimiamo la nostra completa solidarietà ai lavoratori del settore cargo dell’aeroporto di Malpensa, che ieri hanno manifestato in difesa dell’occupazione.
Il fatto stesso che a Malpensa ci sia una crisi occupazionale è in realtà un controsenso, che si spiega soltanto con le scelte politiche del Governo, tese a garantire alla Cai una situazione di monopolio in vista del suo ingresso, in condizione subordinata, nel gruppo Air France.
Infatti, il mercato del trasporto aereo lombardo, sia per il traffico passeggeri che per quello merci, ha registrato negli ultimi dieci anni una continua crescita e questo trend prevedibilmente continuerà, sebbene forse in maniera più attenuata a causa della crisi economica generale. E si tratta di una domanda di trasporto largamente originata in loco e pertanto difficilmente dirottabile verso aree distanti del paese.
E quindi fuori luogo e fuorviante insistere su una presunta guerra tra Roma e Milano, come fa la Lega, che esiste soltanto nella misura in cui in Italia non si è mai voluto procedere ad una programmazione del trasporto aereo e della sua infrastruttura aeroportuale. Ma questo discorso vale non solo per il piano nazionale, ma altresì per quello specificamente lombardo e limitrofo, dove gli aeroporti sono cresciuti in maniera anarchica.
La realtà è molto più banale e molto meno nobile. Cioè, dopo aver condotto un anno fa una violenta campagna propagandistica contro la “svendita a Air France”, il centrodestra lombardo, che occupa tutti i posti chiave nell’attuale Governo “romano”, ha partorito una strana coalizione di imprenditori italiani, che si tiene soltanto grazie a un costosissimo sistema di favori e contropartite governative, e una compagnia aerea bonsai, la cui unica prospettiva strategica è quella di confluire in uno dei grandi gruppi internazionali, che guarda a caso è sempre Air France.
E, com’è risaputo, Air France non ha alcun interesse, data la sua strategia industriale e commerciale, ad utilizzare Malpensa, ma piuttosto quello di ridimensionare il suo ruolo internazionale. Ma questo lo sanno tutti da tempo e soprattutto lo sanno i partiti del centrodestra, che pubblicamente sparano a zero su Air France, ma nelle stanze di governo hanno compattamente approvato e sostenuto l’operazione Cai.
La si smetta dunque con lo stucchevole teatrino politico, di cui la Lega si mostra maestra. Malpensa si trova al centro di un ricco mercato e se la Cai ridimensiona fortemente la sua attività nello scalo varesino, allora si tratta di garantire temporaneamente gli ammortizzatori sociali ai lavoratori colpiti, compresi i precari, e di liberare i diritti di volo e gli slot per altri vettori interessati a subentrare. Che sia Lufthansa o altri. Cioè, esattamente quello che chiedono i lavoratori e le organizzazioni sindacali che ieri hanno manifestato.
 
 
Oggi il Consiglio regionale ha di fatto seppellito il federalismo delle infrastrutture tanto invocato da Formigoni e dalla Lega. Dopo soli 5 mesi dall’approvazione della legge regionale n° 15, definita allora pomposamente “legge obiettivo lombarda”, la maggioranza ha dovuto presentare e votare gli stessi emendamenti che le opposizioni avevano presentato in maggio.
Ma purtroppo il buonsenso non ha vinto fino in fondo: il centrodestra non ha voluto abrogare il famigerato articolo 10 comma 3. Cioè quella norma che mette a disposizione dei costruttori di autostrade tutto il territorio adiacente l’opera, per edificare pressoché ogni cosa, dal centro commerciale fino ai multisala. Tutto, ovviamente, nel nome del reperimento con ogni mezzo di risorse finanziarie.
Che le nostre critiche, di ieri e di oggi, non fossero e non siano infondate lo ha dimostrato il fatto che la maggioranza ha però dovuto accogliere alcune proposte emendative di Rifondazione.
E così, ora viene riconosciuto l’obbligo che i comuni interessati da queste opere “accessorie” esprimano un “previo parere vincolante” e che le società concessionarie debbano dare comunque al territorio misure di compensazione ambientale, territoriale e sociale. Questi due vincoli nella legge non c’erano, ora grazie alla nostra battaglia ci sono.
Siamo quindi soddisfatti che si siano realizzati due piccoli passi nella giusta direzione, ma siamo completamente scontenti del fatto che sia rimasto in piedi il principio per cui, pur di finanziare opere autostradali, si va a monetizzare la speculazione. Per questo motivo, non abbiamo votato a favore del provvedimento di modifica e proseguiremo la nostra battaglia contro la cementificazione del territorio.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
P.S. l’emendamento al comma 3 dell’articolo 10, approvato oggi, raccoglie due dei tre punti sollevati con il nostro emendamento n. 7 (vedi allegati al post di ieri su questo blog). Il terzo, quello più incisivo, non è stato accolto. Ma con le modifiche introdotte ci sono almeno due vincoli in più, prima non previsti in legge, che i Comuni possono utilizzare. La nuova formulazione del comma 3 dell’articolo 10 della l.r. n. 15 è dunque la seguente:
“3. Le concessioni delle infrastrutture di cui all’articolo 1, previo parere obbligatorio e vincolante dei Comuni territorialmente interessati, possono riguardare anche interventi di carattere insediativo e territoriale, definiti e attuati nell’ambito dell’accordo di programma di cui all’articolo 9, al servizio degli utenti delle infrastrutture medesime ovvero a servizio delle funzioni e delle attività del territorio, i cui margini operativi di gestione possono contribuire all’abbattimento del costo dell’esposizione finanziaria dell’iniziativa complessiva. Nel caso in cui tali interventi comportino l’estensione dell’area oggetto della concessione, ove non diversamente disposto dalla normativa vigente, deve essere prevista a carico della società concessionaria e in accordo con gli Enti interessati, la realizzazione di adeguate opere e misure di mitigazione e compensazione dell’impatto ambientale, territoriale e sociale.”
 
 
Nella seduta di domani il Consiglio regionale, su iniziativa della Giunta, discuterà un pacchetto di modifiche alla legge regionale n. 15 sulle infrastrutture. A leggere la relazione ufficiale di accompagnamento si tratterebbe semplicemente di alcuni aggiustamenti tecnici, ma basta dare un’occhiata all’articolato per capire che siamo di fronte a ben altro. Cioè, a una vera e propria retromarcia dell’assessore Cattaneo e della Giunta.
Infatti, la legge n. 15, definita pomposamente “Legge Obiettivo della Lombardia”, doveva ufficialmente servire per velocizzare la costruzione di 52 infrastrutture, tra cui ovviamente anche le grandi opere autostradali. Il pilastro fondamentale della legge era il principio del “potere sostitutivo” della Regione nei confronti della Stato centrale, in caso di ritardi nella procedura di approvazione delle opere. E così, la legge introdusse unilateralmente tale potere, nel nome, ovviamente, del federalismo fai da te.
Quanti in Consiglio, come noi, rilevarono che quella legge presentava palesi violazioni del quadro costituzionale furono zittiti in malo modo, come nemici della Lombardia. Eppure, sono passati soltanto cinque mesi dalla sua approvazione e la Giunta Formigoni è già costretta a modificarla. E che modifiche! In sostanza di tratta di emendamenti analoghi a quelli presentati a suo tempo dalle opposizioni, cioè viene di fatto eliminato il “potere sostitutivo”.
E, cosa assai interessante, a minacciare di impugnare la legge lombarda davanti alla Corte Costituzionale, e dunque ad imporre tali modifiche, non è stato un qualche “giudice rosso”, bensì il Governo Berlusconi. E così, da domani in poi, la Regione avrà soltanto i poteri che il Governo, mediante accordi, vorrà concederle. In altre parole, esattamente la situazione normativa preesistente all’approvazione della legge n. 15.
Di fronte a questo scenario sarebbe lecito aspettarsi almeno due cose: primo, le scuse dell’assessore Cattaneo e, secondo, l’abrogazione della legge regionale. Ma, ahinoi, non arriverà nessuna delle due e soprattutto non la seconda. Quella legge, infatti, deve rimanere in piedi per almeno due motivi, cioè per salvare la faccia all’assessore Cattaneo e al centrodestra lombardo e per mantenere in vita alcuni aspetti della legge, sempre troppo ignorati.
Ci riferiamo in particolare all’articolo 10, comma 3., con il quale era stata introdotta una sorta di maxi-deroga agli strumenti urbanistici, stabilendo che le concessioni per le infrastrutture possono comprendere anche l’autorizzazione per l’edificazione delle aree limitrofe. Cioè, visti i noti e significativi i problemi finanziari che comportano le faraoniche opere autostradali, Regione Lombardia non aveva trovato di meglio che offrire come preda il territorio più o meno adiacente il tracciato delle autostrade.
Da parte nostra ripresenteremo domani i nostri emendamenti all’articolo 10, uno dei quali era stato bocciato cinque mesi fa per un solo voto, con l’auspicio che i consiglieri della maggioranza che allora votarono con noi lo vogliano fare anche domani. Anzi, a maggior ragione domani.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare i nostri emendamenti, le modifiche della Giunta e la legge 15
 

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In Lombardia parlare di infrastrutture significa anzitutto parlare di autostrade. Per quelle i fondi, pubblici e privati, sono sempre abbondanti, mentre per il trasporto ferroviario locale le risorse sono sempre drammaticamente scarse. E soprattutto bisogna farle in fretta, anche a costo di sorvolare su dei “dettagli” come l’impatto ambientale o la partecipazione alle decisioni da parte delle comunità locali.
E così succede, come nel caso della Broni-Mortara, in provincia di Pavia, che prima si decide la VAS (Valutazione ambientale strategica) e poi non solo si consegna uno studio tecnico-scientifico, ma si pretende pure di procedere nell’iter senza dare ai Comuni e ai cittadini la possibilità di leggersi le 1.000 pagine dello studio e dunque di poter esprimere dei pareri.
Di conseguenza, a metà giugno 50 consiglieri di diversi consigli comunali del pavese hanno preso carta e penna e scritto alla Provincia di Pavia e alla Regione Lombardia per chiedere il rispetto della legalità, ripristinando le procedure della VAS e, quindi, congelando immediatamente la procedura di aggiudicazione della progettazione dell’opera.
Fino ad oggi l’Assessore regionale alle infrastrutture non ha ritenuto opportuno rispondere alcunché. Per questo oggi abbiamo presentato un’interpellanza, con la quale chiediamo, appunto, di bloccare temporaneamente la procedura e di garantire agli enti locali e ai cittadini il sacrosanto diritto di poter avanzare le proprie osservazioni.
L’interpellanza è stata firmata dai seguenti consiglieri regionali: Muhlbauer, Agostinelli e Squassina O. (Prc), Squassina A. e Cipriano (Sd), Monguzzi (Verdi).
 
qui sotto puoi scaricare il testo integrale dell’interpellanza
 

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