Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con i voti favorevoli del centrodestra, l’astensione del Pd e il voto contrario di Rifondazione, Verdi, Sd e IdV, la legge regionale sulle grandi infrastrutture.
Una legge miope e irresponsabile, poiché assume come bussola e ratio suprema la fretta di fare le grandi opere autostradali, cioè Pedemontana, Brebemi e Tem, senza porsi troppi problemi sul come farle e sul conseguente impatto ambientale e territoriale.
La nuova legge, infatti, non prevede soltanto un potere sostitutivo da parte del Governo regionale rispetto a quello nazionale in caso di ritardi procedurali, ma inserisce con l’articolo 10 una sorta di maxi-deroga agli strumenti urbanistici e paesistici, laddove stabilisce che le concessioni per le infrastrutture, approvate dal Presidente della Regione, possono comprendere anche l’autorizzazione per l’edificazione delle aree limitrofe. E come se non bastasse, la definizione di cosa e dove esattamente si può costruire è talmente ambigua e generica, che praticamente tutto diventa possibile. E l’unico vero criterio per tali interventi diventa così che “i margini operativi di gestione possano contribuire all’abbattimento del costo dell’esposizione finanziaria” dell’infrastruttura.
In altre parole, poiché sono noti e significativi i problemi finanziari che comportano le faraoniche opere autostradali, Regione Lombardia non trova di meglio che offrire come preda il territorio più o meno adiacente il tracciato delle autostrade. Insomma, chi ha capitali da investire in qualche affare immobiliare si faccia avanti, per costruire centri commerciali, autogrill, quartieri residenziali di lusso o quant’altro.
L’impatto diretto e indiretto, presente e futuro delle colate di asfalto sul territorio è già pesantissimo di per sé, sia in termini di inquinamento ambientale, che di consumo del suolo. Ma aggiungerci pure una valanga di edificazioni a latere significa essere lucidamente irresponsabili e abdicare una volta di più a ogni idea di governo pubblico del territorio.
Se il buon giorno si vede dal mattino, oggi Formigoni, con la benevola astensione del Pd, ci ha consegnato un pessimo e preoccupante segnale in vista degli affari miliardari che si scateneranno attorno a Expo 2015.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo della legge approvata (la numerazione della legge è provvisoria)
In molti paesi europei accanto alle autostrade si piantano alberi. Qui in Lombardia, invece, si piantano centri commerciali o qualsiasi altra cosa, purché faccia business. Non si tratta della sceneggiatura di qualche pellicola catastrofista, bensì di quanto concretamente potrà accadere se domani il Consiglio regionale approverà così com’è il progetto di legge n. 226 sulle infrastrutture.
Infatti, il provvedimento, teso anzitutto all’accelerazione delle procedure per la realizzazione delle grandi opere autostradali, cioè Pedemontana, Brebemi e Tem, contiene nel suo articolo 10 una norma che fa rizzare i capelli, prevedendo che le concessioni delle infrastrutture possano riguardare anche “interventi di carattere insediativo e territoriale”, rivolti “principalmente agli utenti delle infrastrutture medesime ovvero a servizio delle funzioni e delle attività presenti sul territorio”.
Una definizione talmente generica del tipo di intervento ammesso e della sua localizzazione rispetto al tracciato dell’infrastruttura, che praticamente qualsiasi cosa diventa possibile, purché i suoi “margini operativi di gestione possano contribuire all’abbattimento del costo dell’esposizione finanziaria”. Insomma, una super-deroga da tutti gli strumenti urbanistici e paesistici, che equivale a trasformare i territori attraversati dalle nuove autostrade in una zona franca per le incursioni di grandi capitali immobiliari e speculatori di ogni risma.
Una norma scandalosa e irresponsabile, specie in una regione come la nostra, dove il selvaggio consumo del territorio sta oltrepassando i limiti di guardia. Non a caso, diverse associazioni ambientaliste e vari comitati hanno espresso la loro preoccupazione e contrarietà. L’aveva fatto il WWF durante il dibattito in Commissione e lo fa un gruppo di associazioni (dalla Rete Lilliput all’Ass. Nuovo Municipio, dall’Ass. Parchi del Vimercatese al Comitato No Expo e tanti altri), che in pochi giorni ha raccolto oltre 1.200 firme e che per domani mattina organizza un presidio davanti al Consiglio.
Da parte nostra, continueremo in Aula la nostra battaglia e chiederemo, insieme ad altri consiglieri della sinistra, lo stralcio della norma dal provvedimento. Non possiamo che auspicare che anche dalle parti del centrodestra prevalga un minimo di senso di responsabilità rispetto al territorio e, soprattutto, che il Pd abbandoni la linea della benevola astensione, seguita finora.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare gli emendamenti che presenterà il Prc, firmati anche da altri consiglieri della sinistra. (per leggere il testo del Pdl n. 226, vedi nostra news del 7 maggio)
I cittadini e le cittadine di Corsico, e non solo, si battono da anni perché il raddoppio della ferrovia Milano-Mortara avvenga in maniera sostenibile (vedi anche altre news sull’argomento su questo blog) e hanno ripetutamente denunciato delle irregolarità. Ebbene, il 2 maggio scorso, finalmente, il Ministero dell’Ambiente ha dato ragione al comitato cittadino e al Comune di Corsico, riscontrando il non rispetto delle procedure della VIA (valutazione di impatto ambientale) da parte della Italferr, responsabile dell’esecuzione dei lavori, e invitando dunque la società a sospendere immediatamente i lavori.
Tuttavia, nonostante la nota del Ministero e la diffida del Comune, i lavori a Corsico sono proseguiti tranquillamente.
Oggi abbiamo quindi depositato in Regione un’interpellanza urgente all’Assessore Cattaneo (Infrastrutture) e all’Assessore Boni (Territorio e Urbanistica), in cui si sollecita l’intervento del governo regionale, affinché Italferr rispetti le prescrizioni e sospenda immediatamente i lavori.
qui sotto puoi scaricare l’interpellanza
In Lombardia il territorio è un grande affare, almeno per alcuni, e anche il fatto che la grande area metropolitana milanese sia sempre più satura non sembra assolutamente costituire un impedimento alle continue operazioni immobiliari. Anzi, la fantasia pare non conosca proprio limiti in questo campo ed ecco che arriva la nuova frontiera: rendere più facilmente edificabili le aree attigue alle grandi opere autostradali, cioè Pedemontana, Brebemi e Tem.
È quanto prevede l’articolo 10, comma 3 del progetto di legge della Giunta regionale, approvato oggi in Commissione V con il voto favorevole del Centrodestra e con l’astensione del Pd, mentre il Prc, i Verdi e l’IdV hanno espresso un voto contrario.
Del pdl n. 226, “Infrastrutture di interesse concorrente statale e regionale”, finalizzato anzitutto all’accelerazione delle procedure per le opere infrastrutturali, si è parlato poco a livello pubblico e sempre ignorando, a torto, le disposizioni del suo articolo 10, che rappresentano invece un’autentica bomba a orologeria.
La norma prevede che le concessioni delle infrastrutture, in primis le tre grandi opere autostradali, “possono riguardare anche interventi di carattere insediativo e territoriale, …, rivolti principalmente agli utenti delle infrastrutture medesime ovvero a servizio delle funzioni e delle attività presenti sul territorio”. La giustificazione di tale innovazione normativa, secondo il governo regionale, risiede nella necessità di rendere le aree attigue economicamente sfruttabili, al fine di attrarre capitali privati e abbattere così i costi dell’esposizione finanziaria.
Insomma, il CAL (Concessioni Autostradali Lombarde S.p.a.), di cui il 50% è controllato direttamente dal Presidente Formigoni, mediante la società Infrastrutture Lombarde S.p.a., rilascia le concessioni per le opere infrastrutturali, che comprendono anche l’autorizzazione a costruire nelle immediate vicinanze più o meno qualsiasi cosa, vista la definizione generica prevista dal progetto di legge. Certo, tutta questa procedura va correlata agli Accordi di Programma, cioè alla concertazione tra il Presidente della Giunta Regionale e i Sindaci dei Comuni interessati, ma risulta evidente che a questo punto gli enti locali si troveranno stretti in un angolo e con i loro strumenti urbanistici ampiamente depotenziati. I cittadini che abitano i territori coinvolti, poi, saranno sempre di più ridotti a spettatori impotenti.
Una norma siffatta, qualora venisse approvata così com’è anche dall’Aula consiliare, aggiungerebbe danno al danno. Cioè, non soltanto arriveranno le consistenti colate di asfalto su un’area già oggi tra le più inquinate d’Europa, ma per riuscire a finanziare in qualche modo tali faraoniche opere si mette a disposizione dei grandi capitali immobiliari e di speculatori di ogni risma pure le aree adiacenti.
Ci siamo opposti oggi a questo miope scempio e lo faremo anche in Aula, chiedendo lo stralcio della norma. E invitiamo sin d’ora i cittadini e le associazioni a far sentire la loro voce.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo integrale del pdl 226, così come approvato dalla Commissione V
Che i rapporti istituzionali tra Giunta e Consiglio regionali non fossero idilliaci, lo sapevamo. E che il Presidente Formigoni tendesse a considerare l’assemblea legislativa un fastidio burocratico, anche. Ma quello che sta accadendo in relazione alla vicenda del raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara nel tratto di Corsico ha dell’incredibile e del grottesco.
Infatti, dopo qualche anno che il comitato dei cittadini di Corsico e la stessa amministrazione comunale hanno cercato inutilmente un dialogo con l’Assessore alle Infrastrutture, Cattaneo, il Consiglio Regionale ha approvato il 19 dicembre scorso un ordine del giorno, con il quale impegna la Giunta ad adoperarsi, di concerto con i comuni e la provincia di Milano, per la convocazione della conferenza dei servizi, al fine di valutare l’ipotesi di interramento del raddoppio, proposta da tempo da Corsico.
Eppure, nonostante il voto consiliare, istituzionalmente vincolante, l’assessore Cattaneo continua a fare orecchie da mercante e non è stata promossa ancora alcuna iniziativa regionale, al fine di favorire la ricerca di una soluzione.
Riteniamo questo atteggiamento non soltanto irrispettoso nei confronti del Consiglio, ma soprattutto politicamente irresponsabile. Qui non si tratta nemmeno di giudicare se il progetto di interramento elaborato da Corsico vada bene o no, ma anzitutto di prendere atto che a Corsico c’è un problema, e cioè che buona parte della cittadinanza e il consiglio comunale all’unanimità ritengono l’attuale progetto non sostenibile per il territorio.
Il buon senso e la responsabilità vorrebbero che di fronte a questo fatto si aprisse un dialogo, un confronto democratico per evitare lo scontro con la popolazione locale, visto che i lavori sulla linea procedono imperterriti. Invece no, porte chiuse e silenzio, per non parlare del tempo perso. E ora c’è pure la crisi di governo.
Chiediamo all’assessore Cattaneo dove voglia arrivare. È disposto a provocare uno scontro frontale con la popolazione locale, pregiudicando così persino la realizzazione del raddoppio ferroviario in tempi certi? Dove sta il problema? Nel fatto che Corsico è governato dal centrosinistra?
Oggi abbiamo depositato un’interpellanza urgente all’assessore Cattaneo per sollecitarlo formalmente a dare seguito alle decisioni del Consiglio regionale. Se non sente la voce della responsabilità, almeno ascolti quella degli obblighi istituzionali.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui puoi scaricare il testo dell’interpellanza
Articolo di Luciano Muhlbauer e Osvaldo Squassina, pubblicato su Liberazione del 19 genn. 2008 (pag. Lombardia)
Un normalissimo cittadino della Lombardia fatica terribilmente a capire cosa succede all’aeroporto della Malpensa, a meno che non si voglia arrendere alla “spiegazione” propagandata da Formigoni, Moratti e Lega e amplificata a dismisura da tv e stampa locali: cioè, che Roma avrebbe deciso di punire il Nord operoso.
Dall’altra parte, non è certamente facile comprendere come mai un aeroporto esibito per lunghi anni come un gioiello dal governo regionale, in piena crescita (+10% di traffico passeggeri e +17% di quello merci nel 2007) e collocato nel ricchissimo mercato della pianura padana, si trovi all’improvviso di fronte alla prospettiva di essere travolto da una pesante crisi, anzitutto occupazionale. Insomma, c’è qualcosa che non quadra.
E allora, va anzitutto ricostruito come si è arrivati a questo punto, individuando le responsabilità e gli errori. C’è prima di tutto la crisi Alitalia, ormai arrivata a capolinea, dopo un decennio che i vari governi nazionali, in maniera assolutamente bipartisan, hanno semplicemente rinviato il problema, pompando risorse pubbliche nella compagnia di bandiera e nominando e strapagando dei manager inconsistenti. Oggi, Alitalia si trova con una flotta invecchiata e con l’incapacità struttuale di reggere su un mercato segnato da processi di concentrazione e dall’aggressività dei vettori low cost.
Ma se la storia di Alitalia è tutto sommato conosciuta, molto di meno lo è quella delle scelte della classe dirigente lombarda e nordista, che ha brillato soprattutto per miopia e autoreferenzialità. Sull’asse Torino-Trieste c’è ormai un aeroporto ogni 50 chilometri, quattro soltanto in Lombardia, e tutto questo in assenza completa di programmazione e specializzazione. In altre parole, l’espansione infrastrutturale è avvenuta nel caos di regole e sotto la guida degli interessi particolari. Come stupirsi quindi che il Presidente della Regione Veneto, Galan, abbia dichiarato che a lui di Malpensa non gliene fregava niente, perché doveva promuovere Venezia?
Oppure, basta guardare alla sola Lombardia, dove lo scalo varesino non solo era stato imposto alle popolazioni locali senza le necessarie valutazioni di impatto ambientale, ma ancora oggi è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’accessibilità. E andrebbe ricordato che al suo lancio come aeroporto internazionale doveva corrispondere la trasformazione di Linate in city airport. Cosa non solo mai realizzata, causa perenne bagarre politico-istituzionale tra Regione e Comune di Milano, ambedue di centrodestra, ma fino a poco tempo fa autorevoli assessori regionali fantasticavano addirittura di un “secondo hub lombardo” a Montichiari (Bs).
Una politica mediamente responsabile dovrebbe semplicemente smetterla di giocare allo scaricabarile. Questo vale sia per il livello nazionale, laddove una svendita a Air France che comporta la perdita a breve di quasi 10mila posti di lavoro, tra aeroporto e indotto, è semplicemente insostenibile e inaccettabile, che per il livello locale, dove dovrebbe scattare finalmente un’assunzione di responsabilità in termini di programmazione pubblica.
E questo cambio di passo è maledettamente urgente, perché alla fine, chiunque “vinca” sul piano della comunicazione politica, il prezzo rischiano di pagarlo i soliti noti, cioè i lavoratori. Anzi, i primi 200 esuberi sono annunciati per fine gennaio. Ovviamente, si tratta di precari, tecnicamente non si parla nemmeno di licenziamento e gli ammortizzatori sociali per loro comunque non ci sono.
Da parte nostra, non abbiamo tabù di nessun tipo e ci confronteremo con ogni proposta in base alla sua capacità di salvaguardare l’occupazione nell’area di Malpensa, evitando di anteporre gli ammortizzatori sociali al lavoro.
Il Presidente Formigoni va all’attacco del Governo nel tentativo di autoassolversi rispetto alla grave crisi che sta coinvolgendo Alitalia e Malpensa.
Ma è davvero ora di finirla con lo scaricabarile. Perché le corresponsabilità del fallimento della compagnia di bandiera sono evidenti a tutti e riguardano non solo i vari Governi nazionali, ma anche proprio le amministrazioni regionale e comunali, con il centrodestra che da anni guida la Lombardia, Milano e Varese e che, quindi, dovrebbe forse cominciare ad abbassare i toni.
Detto questo, è chiaro che si sta aprendo ora la fase delicata di una trattativa per la vendita di Alitalia con l’unico acquirente che ha finora presentato un offerta formale, e cioè Air France. L’importante è che tutta l’operazione si svolga all’insegna della più totale trasparenza, che finora è mancata, sulle reali intenzioni della compagnia francese. Perché con il futuro di decine di migliaia di persone e di un interesse economico evidente non si scherza.
Air France deve in primo luogo presentare il proprio piano industriale e chiarire se intenda salvaguardare tutti i punti di forza di Alitalia e Malpensa, a partire dai voli intercontinentali e nazionali, o se miri invece a eliminare un concorrente sul mercato per difendere i propri interessi e quelli della Francia, legati in modo particolare al turismo.
Per quanto ci riguarda, pensiamo che ci siano tutte le condizioni affinché il Governo, le istituzioni regionali e le organizzazioni sindacali dei lavoratori approntino un lavoro di squadra con il comune obiettivo di salvare Alitalia, Malpensa e, soprattutto, l’occupazione. Rinunciando da subito all’avvio di una discussione con il Ministro del Lavoro per gli ammortizzatori sociali, che dà l’idea di un atteggiamento di rinuncia preventiva o, nella peggiore delle ipotesi, di una manovra per far gradualmente digerire migliaia di licenziamenti mascherati, magari a fronte di un depotenziamento enorme dello scalo lombardo già segretamente deciso.
E’ necessario quindi assumere una posizione politica che escluda ogni possibilità di una espulsione di massa dei lavoratori che oggi dipendono, direttamente o indirettamente, da Malpensa.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer e Osvaldo Squassina
L’impugnativa, da parte del Governo, della legge regionale sul trasporto aereo, approvata in Consiglio regionale il 6 novembre scorso, era non solo annunciata, ma soprattutto scontata fin dall’inizio. E questo Formigoni lo sapeva benissimo.
Infatti, uno dei motivi che avevano portato Rifondazione, insieme a Sd e Verdi, ad astenersi su quel testo, era proprio rappresentato dalle lampanti illegittimità rispetto al quadro normativo nazionale ed europeo, segnalate altresì da fonti autorevoli audite in fase di discussione. Eppure, il centrodestra lombardo, in particolare l’assessore Cattaneo, di stretta osservanza formigoniana, aveva forzato lo stesso l’approvazione, come se l’impugnativa fosse l’obiettivo vero dell’operazione politica.
Peraltro, la vigenza o meno della legge regionale n. 29/2007 non influisce minimamente sui destini di Malpensa, poiché si tratta di una legge-volantino. Anzi, se ogni regione italiana approvasse e applicasse effettivamente dispositivi simili, ne conseguirebbe il caos. Infatti, a suo tempo, il presidente della Regione Veneto, Galan, aveva tenuto a specificare che a lui di Malpensa non gliene fregava niente, perché doveva promuovere l’aeroporto di Venezia.
Insomma, la legge in questione ci pare rispondere piuttosto a esigenze di lotta politica tra gli schieramenti e riprodurre quella filosofia particolaristica che è corresponsabile delle odierne, drammatiche difficoltà dell’aeroporto di Malpensa. Cioè, la crescita delle infrastrutture aeroportuali senza programmazione e nel predomino degli interessi particolari. E questa situazione, di un aeroporto ogni 50 chilometri al nord, non è soltanto responsabilità dei vari governi nazionali, ma altresì della classe dirigente lombarda, che ha brillato per miopia e autoreferenzialità.
A Malpensa, calcolando anche l’indotto, sono a rischio tra 10 e 20 mila posti di lavoro, in base a quanto finora si sa del piano Air France, che oggi orienta le scelte di Alitalia. A noi pare che tale prospettiva, insostenibile e inaccettabile, meriti un impegno serio e responsabile e non semplicemente un indegno gioco dello scaricabarile. Quindi, se Air France dovesse confermare questi esiti disastrosi, allora non possiamo considerare un tabù la ricerca di partner alternativi, con i quali verificare delle soluzioni sostenibili e accettabili per la Lombardia e per l’Italia e, soprattutto, per i lavoratori. Ma, contestualmente, il Governo e le Regioni devono assumersi finalmente la responsabilità di definire un piano nazionale e regionale del trasporto aereo, che consenta di programmare il futuro e uscire dall’anarchia.
Chiediamo quindi al presidente Formigoni di recarsi alla riunione del “Tavolo Milano” con questo spirito e con questi impegni, archiviando da subito la propaganda e lo scontro politico per altri fini.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Esprimiamo la nostra viva preoccupazione per come il governo regionale lombardo sta affrontando la vicenda di Malpensa e, soprattutto, per la progressiva espulsione dal dibattito del destino dei lavoratori e del futuro dell’occupazione nello scalo varesino e negli altri aeroporti della nostra regione in generale, che rappresenta il problema principale.
Il centrodestra lombardo sembra, infatti, persistere nella contrapposizione tra il Nord e Roma, considerata responsabile tout court della situazione attuale, e incentrare tutta l’iniziativa sulla gestione degli slot di Malpensa. Certo, questo approccio è senz’altro produttivo sul piano politico-propagandistico, ma rischia di avere effetti concreti soltanto nel gioco delle cordate e degli interessi che vogliono spartirsi le spoglie di Alitalia e il ricco mercato del Nord Italia.
Sintomo di tutto questo è che oggi si parla poco di occupazione, a differenza dell’autunno scorso, quando gli scioperi dei lavoratori di Malpensa raccolsero persino il plauso della Giunta regionale. Eppure, sono a rischio migliaia di posti di lavoro, proprio in un territorio già duramente provato da una serie di crisi industriali e occupazionali negli anni passati.
Sintomatico è altresì il silenzio sulle responsabilità regionali e locali. Non solo non è stato mai risolto il problema dell’accessibilità, per le persone e per le merci, che fa sì che Malpensa, da questo punto di vista, sia un fanalino di coda in Europa, ma non è stata nemmeno mai definita una strategia complessiva per le infrastrutture aeroportuali della regione. Anzi, in questi anni, gli aeroporti lombardi sono cresciuti in totale assenza di programmazione e soltanto in base agli interessi particolari. Il ruolo e la funzione di Linate sono stati oggetto di continue bagarre politiche e istituzionali, mentre, ancora poco tempo fa, importanti assessori regionali fantasticavano pubblicamente su un “secondo hub lombardo” a Montichiari (Bs).
Tuttavia, oggi non è tempo per rivangare vecchie polemiche, bensì per lavorare su soluzioni possibili ed efficaci. Ecco perché ribadiamo, come già affermato in autunno in Consiglio, la nostra disponibilità, purché si faccia sul serio e si scenda dal treno della propaganda. QMa questo significa che la Giunta regionale si sieda al Tavolo Milano, mettendo in campo degli impegni concreti, sul piano della programmazione e delle prospettive di sviluppo, e soprattutto assumendo la questione occupazionale, in termini quantitativi e qualitativi, come prioritaria.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Oggi il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza un ordine del giorno, firmato da tutti i gruppi dell’opposizione e dalla Lega, che impegna la Giunta regionale a sostenere la richiesta del Comune di Corsico e della Provincia di Milano di convocare la conferenza dei servizi per discutere la proposta di interramento del raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara, nel tratto che interessa Corsico. A questo proposito, Luciano Muhlbauer, consigliere regionale del Prc e primo firmatario dell’ordine del giorno, dichiara:
“Con l’odierno voto il Consiglio regionale si riappropria del suo ruolo, che è anche quello di dare ascolto alle richieste dei cittadini. Infatti, da molto tempo ormai, i cittadini e le cittadine di Corsico si sono organizzati in un comitato, che chiede che il raddoppio della ferrovia venga interrato.
Per capire le ragioni della protesta, basta conoscere un po’ Corsico, territorio densamente urbanizzato, e dunque rendersi conto che l’attuale progetto di Italferr è insostenibile, poiché provocherebbe la costruzione di una sorta di muro di Berlino, mediante barriere antirumore alte fino a sei metri, che taglierebbero in due la città.
Il Comune di Corsico aveva persino commissionato al Politecnico uno studio di prefattibilità tecnica, economica e finanziaria, per dimostrare che delle alternative c’erano e il suo consiglio comunale ha votato all’unanimità il sostegno alla richieste del comitato. Eppure, sembrava quasi impossibile trovare un luogo istituzionale dove poter semplicemente discutere la questione.
Ma il comitato cittadino ha insistito, tenacemente. E così, il 13 dicembre scorso, la Provincia di Milano, insieme al Comune di Corsico, ha firmato la richiesta al Ministro Di Pietro di convocare la conferenza dei servizi. Tuttavia, mancavano all’appello il Comune di Milano e, soprattutto, Regione Lombardia, dove l’assessore competente, Cattaneo, ha per troppo tempo ignorato la voce dei corsichesi.
Ora il Consiglio regionale ha rimediato e auspichiamo che anche il Comune di Milano possa presto aggiungersi alla richiesta di convocare la conferenza dei servizi.
In fondo, si tratta di una questione di democrazia e di rispetto per i cittadini”.
Comunicato stampa del Gruppo consiliare regionale del Prc
qui puoi scaricare l’ordine del giorno approvato
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