Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
L’onorevole Gian Carlo Abelli, parlamentare e numero tre di Forza Italia, ad oggi continua ad avere a sua disposizione un’auto blu e un autista dell’amministrazione regionale, nonché un ufficio al Pirellone, anche dopo le sue dimissioni da Assessore regionale, avvenute il 24 giugno scorso. Questo è quanto ci conferma ora formalmente la Giunta lombarda, rispondendo alla nostra interrogazione del 31 luglio scorso (vedi post su questo blog del 31 luglio scorso).
Una risposta alquanto scarna, a dire la verità, poiché conferma la circostanza, motivandola con un contratto di collaborazione, a titolo gratuito e senza vincolo di subordinazione, con il Presidente Formigoni, ma senza specificare i termini e i contenuti dell’incarico assegnato all’On. Abelli. Ecco perché oggi abbiamo presentato una nuova interrogazione, chiedendo di conoscere il testo e la durata del contratto e il costo per l’amministrazione regionale dei servizi messi a disposizione.
Tuttavia, non è certamente necessario attendere le ulteriori e doverose risposte della Giunta per poter esprimere il nostro vivo stupore. Ma come? Un deputato che in quanto tale percepisce una sua indennità e usufruisce di diversi servizi e facilitazioni ha bisogno che Regione Lombardia gli paghi automobile con autista, telefono e computer? E per fare che cosa poi? Esercitare le funzioni di parlamentare o quelle di dirigente del nascituro PdL oppure qualcosa d’altro?
E magari ci raccontano pure la favola nera del Ministro Brunetta, dove i responsabili unici dei guai e degli sprechi delle pubbliche amministrazioni sarebbero i malpagati lavoratori. Ma per favore!
Non ci scandalizziamo sicuramente del fatto che Formigoni e Abelli continuino a lavorare insieme al loro progetto politico. Questo è lecito e normale. Ma forse lo è un po’ meno confondere le attività di partito o di corrente con la cosa pubblica.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare la risposta dell’Assessore Colozzi e la nuova interrogazione
C’è maretta nella sede territoriale di Brescia di Regione Lombardia, da quando nel mese di luglio ai suoi dipendenti sono stati liquidati i compensi incentivanti straordinari, legati alla gestione dell’emergenza determinatasi con il terremoto del 2004 nella zona di Salò.
Infatti, il 30 giugno scorso era terminata formalmente la gestione commissariale e, come autorizzato dall’ordinanza n. 3675/2008 del Presidente del Consiglio, sono stati distribuiti ai lavoratori della struttura commissariale i fondi residui non utilizzati, in base ai criteri definiti dal Commissario, l’assessore Massimo Buscemi, e dal Soggetto attuatore, l’allora dirigente della sede bresciana della Regione, Silvio Lauro. Si trattava complessivamente di 297mila euro, di cui la maggior parte, cioè 220mila, era destinata a dipendenti regionali.
Di per sé nulla di strano. Non solo si tratta di una prassi consolidata in casi del genere, ma la competenza e l’impegno dei funzionari e dei tecnici regionali sono stati riconosciuti da tutti. Al massimo ci si potrebbe chiedere chi e come ha stabilito l’ammontare del residuo, visto che nel bresciano c’è ancora oggi chi ricerca fondi per terminare la ristrutturazione di edifici danneggiati dal sisma. È il caso, per esempio, della parrocchia di Muscoline che ospita molte chiese, di cui alcune medievali.
Ma, come si sa, il diavolo si nasconde sempre nel dettaglio e nel nostro caso il dettaglio sta nel come sono stati distribuiti questi compensi. Infatti, il malumore dei lavoratori è ampiamente comprensibile non appena ci si confronta con una serie di stranezze. Così si viene a sapere, leggendo un semplice verbale del 2005, che Silvio Lauro assicurò ai funzionari della sede bresciana che non ci sarebbero state “indennità aggiuntive” per nessuno e soprattutto non per il “soggetto attuatore”, cioè lui stesso, salvo poi scoprire che Lauro si è visto assegnare il compenso più alto di tutti: oltre 24mila euro. Poi c’è il fatto che funzionari che svolgevano attività simili in orari analoghi si sono visti assegnare premi sostanzialmente diversi oppure ci sono le denunce circa l’inserimento nella lista dei beneficiari di qualcuno che non ha mai lavorato nella struttura commissariale, mentre molti altri che svolgevano attività funzionali al commissariato, pur non facendone formalmente parte, si vedevano esclusi del tutto.
Insomma, le domande sono tante e finora non c’è una sola risposta convincente. Per questo oggi i consiglieri regionali Muhlbauer, Agostinelli, Squassina O. (Prc), Monguzzi (Verdi) e Squassina A. (Sd) hanno depositato un’interpellanza, nell’auspicio che per il bene dell’istituzione venga fatta chiarezza al più presto.
Infine, in questa storia c’è anche una morale. Infatti, i funzionari e i tecnici della sede di Brescia, il cui lavoro è andato ben oltre al contrattualmente dovuto, si trovano cornuti e mazziati, ma nel frattempo il nostro Silvio Lauro ha ottenuto la promozione a Direttore Centrale del Personale dell’amministrazione regionale. In altre parole, in questi tempi di Brunetta pensiero e processi sommari ai presunti “fannulloni”, forse vale la pena raccontare questa storia. Giusto per ricordarci di quello che la buona vecchia saggezza popolare sa da sempre, cioè che il pesce inizia a puzzare dalla testa.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo dell’interpellanza
Qualcuno lo mormorava già settimane fa, ma ora le segnalazioni sono diventate davvero tante. Cioè, l’onorevole Gian Carlo Abelli, ex Assessore della Giunta regionale della Lombardia e uomo vicinissimo al Presidente Formigoni, continuerebbe ad avere a sua disposizione un automezzo con relativo autista dell’Amministrazione regionale per i suoi spostamenti a Milano, anche dopo le sue dimissioni da Assessore.
Se questa notizia dovesse corrispondere a verità, allora saremmo di fronte a un fatto di una certa gravità. Ecco perché oggi abbiamo presentato un’interrogazione.
In questi mesi si parla molto e di solito male della pubblica amministrazione. Anzi, si parla male soprattutto dei lavoratori del pubblico impiego, considerati in toto dei “fannulloni” e responsabili unici degli sprechi. E così, la mannaia del Ministro Brunetta si abbatte su quanti garantiscono, spesso in condizioni precarie e quasi sempre con stipendi miseri, il funzionamento dei servizi pubblici.
Ma nessuno sembra avere voglia di guardare davvero cosa succede nelle pubbliche amministrazioni, dove come in altri campi della vita il pesce inizia a puzzare dalla testa. In questo senso il privilegio di una macchina di rappresentanza con tanto di autista sarebbe più che eloquente.
Non vogliamo certo discutere le amicizie politiche del Presidente Formigoni, che sono affari suoi, ma l’istituzione Regione Lombardia e le sue risorse sono un affare di tutti e tutte. Quindi, qualcuno - e con urgenza - deve una spiegazione pubblica ed esaustiva.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo dell’interrogazione
Quante parole erano state spese da Formigoni e dalla sua maggioranza per magnificare il nuovo Statuto “’d’autonomia” della Regione Lombardia. E per celebrarlo a dovere lunedì scorso era stata persino organizzata un’edizione speciale della “festa dello statuto”, con tanto di giochi di luce che illuminavano il Pirellone. Eppure, a soli tre giorni dai festeggiamenti, Formigoni e i suoi hanno già iniziato a violarlo.
Infatti, l’articolo 11 dello Statuto nuovo di zecca, dedicato all’uguaglianza fra uomini e donne, recita testualmente: “La Regione promuove il riequilibrio tra entrambi i generi negli organi di governo della Regione”. Detto, fatto! E con il rimpasto di Giunta, presentato oggi ufficialmente alla stampa, l’unica donna assessore che era presente nel principale organo di governo della Regione è stata sostituita con un maschio.
Ma forse siamo noi a non aver compreso bene il termine “riequilibrio” e l’interpretazione autentica va cercata nelle parole del pretendente alla vicepresidenza della Lombardia, l’assessore Piergianni Prosperini. Non ci riferiamo alle sue esternazioni sulla necessità di “garrotare i gay” che gli avevano regalato la notorietà nazionale, bensì al suo meno noto intervento in Aula consiliare in occasione del dibattito sul nuovo Statuto, dedicato interamente a una requisitoria contro “questa strana cosa che sono le pari opportunità”.
Povera Lombardia! Non rimpiangiamo certo l’ex assessore Viviana Beccalossi, da cui ci divide un abisso politico, ma che ora ci si trovi addirittura con un governo regionale composto da soli maschi ci pare essere un pessimo segnale.
Proprio in Lombardia, i cui governanti pretendono essere l’avanguardia d’Italia, si registra un pesante arretramento culturale. Ce n’è da riflettere per tutti i lombardi e, soprattutto, per tutte le lombarde.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
Regione Lombardia, come tutte le istituzioni pubbliche, stanzia regolarmente dei fondi per finanziare sponsorizzazioni e partecipazioni a eventi di natura istituzionale, culturale o sportiva. E questo va sicuramente bene, sempre che si rispetti il pluralismo e la trasparenza. Ma che vengano stanziati ben 120mila euro a favore del Meeting annuale di Comunione e Liberazione che si svolgerà a Rimini tra il 24 e il 30 agosto, ci pare un eccesso ingiustificabile.
Beninteso, 120mila euro non è nemmeno la cifra definitiva che Regione Lombardia spenderà per partecipare all’evento, bensì soltanto quanto corrisposto direttamente agli organizzatori del meeting per la “concessione di spazi espostivi e di visibilità”. Infatti, occorrerà aggiungere ulteriori costi per quanto riguarda l’allestimento, il personale impiegato ed eventuale materiale pubblicitario, ma questi non risultano quantificati dalla delibera regionale n. 7166 del 24 aprile scorso.
Che vi sia un’evidente sproporzione in questi 120mila euro risulta peraltro da un semplice paragone con un’altra sponsorizzazione, del tutto simile e contenuta nella medesima delibera. Cioè, il governo regionale ha stanziato 50mila euro per una settimana di presenza istituzionale all’Expo di Saragozza 2008.
Oggi abbiamo quindi depositato un’interrogazione alla Giunta per sapere quali sono i criteri che hanno motivato uno stanziamento di tale entità e quali saranno i costi aggiuntivi, allo stato sconosciuti, che dovrà affrontare il bilancio regionale.
Attendiamo ovviamente la risposta all’interrogazione per esprimere un giudizio definitivo, ma sin d’ora pare evidente che i conti non tornano. O meglio, i conti tornano benissimo se consideriamo che la sponsorizzazione riguarda una manifestazione del movimento politico-religioso al quale appartiene il Presidente Formigoni.
E in tempi di vacche magre, dove ogniqualvolta si parla di spesa sociale, per il lavoro o per la casa i governanti lombardi ci rammentano che bisogna risparmiare e tagliare, questo eccesso ci sembra francamente immorale e inaccettabile.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo dell’interrogazione
Dopo due giorni e mezzo di seduta il Consiglio regionale ha approvato il nuovo Statuto d’autonomia della Lombardia. Hanno votato a favore i gruppi della maggioranza di centrodestra (Fi, An, Lega, Udc) e il Partito Democratico, mentre i gruppi della sinistra (Prc, Sd, Verdi, Pdci) si sono astenuti.
Lo statuto entrerà in vigore soltanto dopo una seconda votazione da parte del Consiglio, da tenersi tra due mesi, e verrà definitivamente promulgato se il Governo non lo impugnerà per motivi di illegittimità costituzionale e se non verrà richiesto il referendum popolare.
La Lombardia è tra le ultimissime regioni italiane a dotarsi di un nuovo statuto, come richiesto dalla legge costituzionale n. 1 del 1999, ed è forse l’unico caso in cui questo non sia stato approvato all’unanimità dal Consiglio. Siamo dunque consapevoli che la nostra odierna astensione non rappresenta un fatto ordinario. Dall’altra parte, la Lombardia è il luogo dove il presidenzialismo regionale all’italiana ha mostrato più nitidamente il suo carattere squilibrato e autoritario, anche a causa della forza del sistema di potere di Formigoni, e sarebbe stato irresponsabile e miope adagiarsi su un coro bipartisan che fotografa la distorsione democratica esistente (vedi nostro articolo dell’11 marzo).
Il risultato finale della tre giorni dedicati allo statuto non si discosta molto dal testo iniziale. Sono stati accolti una trentina di emendamenti, ma non sulle parti fondamentali del testo, cioè quelle relative ai poteri e alle funzioni dell’assembla legislativa e del Presidente. E così, da una parte c’è stato qualche abbellimento e, dall’altra, qualche contentino alla Lega, con l’introduzione della “festa regionale”. Non è stata stabilita la data, ma va per la maggiore l’ipotesi del 7 aprile, in memoria del giuramento di Pontida dell’anno 1167…
Significativo era però il lungo dibattito in aula, parecchio lontano dal presunto “spirito costituente” invocato dalle destre e dedicato, invece, in larga misura alle contraddizioni della maggioranza. Tutto sommato, un clima scialbo, dove si toccava con mano che la testa di tanti non stava in Consiglio, bensì in campagna elettorale (quella politica e quella regionale, che si avvicina sempre di più).
Unico fatto degno di nota, in senso negativo, è il tentativo dell’assessore Buscemi (Fi) di abrogare ogni, pur timido, riferimento alle pari opportunità tra i generi, nel caso degli organi di governo della Regione e degli organi direttivi degli enti e delle aziende controllati dalla Regione. Certo, il senso era quello di salvaguardare la mano libera della Giunta nelle nomine, ma il dibattito era più che paradigmatico, perché andava ben oltre alla questione concreta, toccando punte di misoginia stupefacenti, dall’intervento inqualificabile dell’assessore Prosperini (An) fino agli insulti gratuiti a Vladimir Luxuria della Lega. Alla fine, dopo le aspre proteste dell’opposizione e una conseguente sospensione della seduta, il tutto si è risolto con una piccolissima modifica, che in realtà non cambia molto. Ma lo spettacolo è stato davvero imbarazzante!
Dulcis in fundo, il comportamento del Presidente Formigoni, che la dice lunga sul rispetto che gode l’assemblea legislativa da parte del presidente. La sua presenza in aula è durata, infatti, il tempo del suo intervento, dove ha rivendicato che lo statuto è lo “specchio” della sua azione politica, e poi non si è più visto. Nemmeno oggi, durante il “solenne” voto finale, si è presentato perché impegnato in qualche riunione di partito relativa alla sua campagna elettorale per il Senato della Repubblica…
Insomma, lo statuto approvato oggi è uno statuto che si limita a fotografare l’esistente, cioè il modello Formigoni.
qui puoi scaricare sia il testo dello Statuto approvato, che l’intervento in aula consiliare dell’assessore Prosperini, dedicato alla questione pari opportunità. Buona lettura…
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 11 marzo 2008 (pag. Milano)
Da oggi il Consiglio regionale è riunito per discutere e votare, in prima lettura, la proposta di nuovo Statuto della Lombardia. A livello pubblico se n’è parlato poco finora, forse perché si tratta di materia ostica e poco accattivante. Tuttavia, la vicenda non va sottovalutata, visto che lo statuto “determina la forma di governo e i princìpi fondamentali di organizzazione e funzionamento”, come recita l’articolo 123 della Costituzione. Insomma, stiamo parlando di come si organizza la democrazia, il potere politico e il rapporto regione-cittadini nella regione di Formigoni.
E allora, cominciamo dall’inizio, cioè dallo stato di cose presente. La prolungata egemonia culturale e politica delle destre ha segnato profondamente la Lombardia e Formigoni è forse l’uomo politico che più di altri l’ha tradotta in un modello politico e sociale coerente. Le sue parole d’ordine, cioè federalismo e sussidiarietà, si sono concretizzate in un crescente accentramento di potere nel figura del presidente e in una sempre più estesa privatizzazione delle funzioni pubbliche. Un mix micidiale, che fa sì che la stessa privatizzazione sia pesantemente condizionata dalla tutela pubblica di interessi particolari, a partire da quelli della Compagnia delle Opere.
Sul piano istituzionale e su quello dell’equilibrio dei poteri, per scomodare il vecchio Montesquieu, tutto questo ha comportato un progressivo svuotamento dell’assemblea legislativa. Ne costituisce prova lampante il fatto che il 90% delle leggi regionali approvate sono proposte dalla Giunta oppure la forte tendenza alla delegificazione, spacciata come “semplificazione”, ma che nella realtà significa che le leggi fissano criteri sempre più generali, mentre le regole e le norme che contano, specie quando si tratta di distribuire denaro pubblico, le delibera poi la Giunta nelle segrete stanze.
In altre parole, il presidente lombardo non assomiglia tanto ai suoi colleghi statunitensi, ma piuttosto a un’edizione moderna del Principe, che emargina l’assemblea legislativa e instaura un rapporto diretto, neocorporativo e verticistico, con la società.
Ebbene, mesi fa la discussione in commissione statuto iniziò con una proposta di “compromesso” che salvaguardava il presidenzialismo, condiviso da centrodestra e Pd, ma che restituiva al Consiglio almeno alcuni poteri, legislativi e di controllo. Ma poi piombò in commissione l’emissario di Formigoni, cioè l’assessore Colozzi, e fu una raffica di emendamenti e modifiche, con il risultato finale di un testo che fotografa l’esistente. Cioè, un Consiglio debole e un Presidente onnipotente.
È sintomatica a questo riguardo la riscrittura, in extremis, della norma originale che prevedeva una riserva di legge per quanto attiene le prestazioni relative ai diritti civili e sociali. Ora non c’è più nessuna riserva e sarà, dunque, il Presidente ad occuparsene direttamente.
C’è poi tutto il resto, come il rapporto tra Regione e i cittadini, dove la partecipazione è ridotta a qualche affermazione generica, salvo poi elevare a rango statutario il principio neocorporativa del “partenariato”. Oppure, c’è la solita “sussidiarietà orizzontale”, intesa come privatizzazione dei servizi pubblici. O ancora, la parte dei principi generali, dove si elude il fatto che la Lombardia è ormai multietnica e che le famiglie non sono solo quelle fondate sul matrimonio, ma in cambio non si dimentica di citare la “cooperazione” con la Chiesa cattolica.
Insomma, siamo sicuramente riusciti a eliminare dalla proposta alcuni eccessi, come la tutela della vita “sin dal suo concepimento”, trasformato poi in un più ambiguo “in ogni sua fase”, ma lo statuto così come si presenta è l’apoteosi del continuismo.
Non siamo dei pazzi e non sogniamo uno statuto di sinistra nella Lombardia di oggi. Ma pensiamo che uno statuto che assomiglia al programma di governo della maggioranza sia un cattivo statuto. Ecco perché in commissione non abbiamo votato a favore e perché continueremo la nostra battaglia politica.
qui sotto puoi scaricare la proposta di Statuto in discussione in Consiglio
Periodicamente, il Presidente Formigoni annuncia alla stampa che lui è più bravo dei suoi colleghi delle altre Regioni, perché avrebbe ridotto in questi anni il personale dell’amministrazione regionale. Purtroppo si dimentica sempre di ricordare che il suo è un gioco di prestigio, cioè che i numeri da lui esibiti riguardano soltanto i lavoratori con un contratto di lavoro diretto con il Pirellone e non già quelli che effettivamente lavorano per la Regione Lombardia, ma dipendono formalmente da enti del “sistema regionale” o da aziende private.
In altre parole, in questi anni il Governo regionale non ha ridotto il personale, ma piuttosto trasferito ed esternalizzato, il più delle volte comprimendo ulteriormente i già magri stipendi. A tutto ciò si aggiunga che questi processi avvengono in un quadro di trasparenza fortemente deficitaria, nei confronti sia del Consiglio sia, soprattutto, dei lavoratori e delle lavoratrici dell’ente.
È dunque paradigmatico e preoccupante allo stesso tempo che i vertici dell’amministrazione si siano ora inventati un nuovo premio di produttività per i dirigenti regionali: la “incentivazione della mobilità” dei dipendenti. Detto altrimenti, più trasferimenti un dirigente riesce a ottenere nel 2008, più alta sarà la sua retribuzione di risultato.
E non si tratta tanto di spostamenti di lavoratori e funzionari da un ufficio all’altro, per valorizzare maggiormente le competenze professionali presenti, quanto invece di “interscambio di personale fra Direzioni e Enti del sistema regionale” e di “favorire le mobilità in uscita”.
Ci pare alquanto bizzarro che si dica ai dirigenti, in cambio di un premio in denaro contante, di “incentivare” i propri dipendenti ad andarsene, senza chiarire come dovrebbero farlo e senza esplicitarne finalità e obiettivi. Insomma, pare proprio che sotto mentite spoglie si annunci un’ulteriore ondata di trasferimenti e di esternalizzazioni dei servizi.
Per questo abbiamo presentato oggi un’interrogazione alla Giunta, perché la si smetta di giocare sulla pelle dei lavoratori e si dica invece pubblicamente cosa si intende fare.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui puoi scaricare il testo dell’interrogazione
È passato quasi un anno da quando nel Consiglio Regionale fu depositato un progetto di legge (PdL 236 del 21 maggio 2007) per sostenere e incentivare l’utilizzo dei formati aperti, cioè del software libero e open source, nelle pubbliche amministrazioni. Eppure, la discussione in commissione non nemmeno mai iniziata.
Il testo del progetto di legge (che trovi nel file allegato) è il frutto del confronto al tavolo di lavoro “Politica del software nella pubblica amministrazione”, che ha riunito un folto numero di “tecnici” e appassionati della materia e alcuni consiglieri regionali.
In Lombardia, ogni anno le pubbliche amministrazioni spendono decine di milioni di euro per acquistare software proprietario dai grandi monopolisti del settore. Una scelta forse obbligato fino a qualche anno fa, ma oggi non più, poiché il software libero si è evoluto, come dimostra, ad esempio, la sua adozione da parte delle pubbliche amministrazioni dell’Andalusia (Stato spagnolo) e del Massachusset (Usa).
L’uso di software libero non permetterebbe soltanto un risparmio economico, ma altresì il recupero di controllo pubblico sui dati sensibili dei cittadini.
Ora è stata promossa una petizione on line per chiedere che il Consiglio regionale inizi finalmente l’iter di discussione e approvazione del progetto di legge.
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qui puoi scaricare il PdL 236/2007
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 7 febbr. 2008 (pag. Milano)
Dal 5 febbraio il consigliere regionale comasco di Forza Italia, Gianluca Rinaldin, è agli arresti domiciliari. L’accusa mossa dal Pm milanese Francesco Prete, riguardante fatti accaduti negli anni 2005-2007, è di truffa aggravata e falso in atto pubblico ai danni della Regione Lombardia, di corruzione e finanziamento illecito. La custodia cautelare, eseguita dalla Guardia di Finanza, era stata disposta dal Gip Andrea Ghinetti, perché Rinaldin avrebbe tentato di inquinare le prove.
Ebbene, non sta certo a noi valutare se le gravi accuse sono fondate o meno. Per questo c’è la magistratura e il nostro ordinamento prevede, giustamente, che chiunque è innocente fino alla condanna definitiva. Tuttavia, questa considerazione non può diventare un pretesto per chiudere gli occhi e fare finta di niente.
Già ai tempi dell’apertura delle indagini sugli incarichi d’oro al Comune di Milano, che vede coinvolti i consiglieri regionali Borghini e Bonetti Baroggi, avevamo denunciato il delinearsi di una questione morale nel gruppo di maggioranza relativa in Regione Lombardia, cioè Forza Italia, poiché il numero dei consiglieri regionali azzurri coinvolti in inchieste e processi, relativi a reati contro la pubblica amministrazione, stava pericolosamente aumentando (vedi news su questo blog del 30/11/2007). E sempre allora avevamo chiesto a Forza Italia di intervenire, di dare un segnale politico chiaro di trasparenza e responsabilità.
Ora abbiamo semplicemente ribadito le medesime cose, cioè che c’è una questione morale e che Forza Italia lombarda farebbe bene a dare un segnale politico chiaro e netto. Ma, apriti cielo! E il capogruppo regionale di FI, Boscagli, ha reagito dandoci dei “forcaioli” e dei “falsi moralisti” e invocando il garantismo.
Uno strano comportamento, quello di Forza Italia! In questi anni, nell’aula consiliare lombarda abbiamo sentito di tutto da parte della maggioranza di centrodestra, senza che Boscagli facesse una piega: insulti e condanne preventive e sommarie contro persone colpevoli soltanto di non essere padani e bianchi -dai rom fino ai “clandestini”, passando per i musulmani-, criminalizzazione dei gay oppure autentici processi politici contro i cittadini e le cittadine che frequentano centri sociali o manifestazioni di piazza di sinistra, considerati tout court dei delinquenti o peggio. Ma, non appena arriva qualche indagine a carico di un consigliere della loro parte politica, allora si diventa ipergarantisti. Anzi, quando il consigliere azzurro Guarischi, eletto nel 2005 nel “listino del Presidente” di Formigoni, nonostante fosse già condannato in primo grado per corruzione, venne sospeso dal Consiglio regionale, in seguito alla conferma della condanna in appello, allora in Consiglio si sollevò persino una standing ovation in suo onore.
Noi siamo sempre stati garantisti e continuiamo testardamente ad esserlo. A prescindere dal fatto che si tratti di amici o avversari politici. Ma, una cosa sono i processi, altra cosa è la politica e la pubblica amministrazione. E oggi c’è indubbiamente una nuova (o vecchia?) questione morale che si fa largo. E non soltanto dalle parti di Mastella o Cuffaro, ma anche nella Lombardia di Formigoni e Moratti.
qui puoi scaricare l’articolo di La Repubblica Milano del 6 febbraio sull’argomento
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